Andrea Fedi
Persistenza e cambiamento nei Viceré
di Federico De Roberto
1Plusça change, plusc'est la
même
chose.Il proverbiofrancese,secondocuipiùsi
cambia
e piùlecoserestanocome
sono, definisce sinteticamenteilrapporto, impostatonei Vicerédi FedericoDe
Rober-to, traprogressostoricoe reazione,o, per usare termini politicamenteneutriein forzadi questopiù aderenti all'ideologiadel nostroautore, ladinamica che uni- scepersistenza ecambiamento.Implicitamente, inoltre,mettein risalto
un
punto importantee quasi paradossaledisiffattarelazione: vale adire chepersistenza ecambiamento,
nell'evoluzionedel singolo edella società,procedonodiparipas- so,evanno
considerati insieme, malgrado abbiano, all'apparenza, natura oppo-sta,perché laconservazione diuna situazioneedil
mantenimento
della stabilità al suo intemo, secondo i canoni darwiniani seguiti daDe
Roberto, richiedono continui aggiustamenti. Questolegame
fra elementi tradizionalmente opposti èun esempio
delprincipio generale sucui sibasal'organizzazione delromanzo
e cheinforma ognisingolaparte: infatti ogni evento, ogni pensieroed ogniparola cheil lettoreincontrahanno
un valore didefinizione relativo,limitato dal con- fronto edalcontrastocon il loroinsieme. Questaaffermazione,chesipuò
gene- ricamentesottoscrivereperqualsiasioperaletteraria,trovaun
significato specifi- conelromanzo
diDe
Roberto.Generalmente persistenza e invarianza
vengono
consideraticome
stati natu- rali o spontanei,da accettarecome
dati di fatto e quindi tali danon
richiedere spiegazioni,mentreilcambiamento
elanovitàsono consideratiun problema
da spiegare o un obiettivo da raggiungere.De
Roberto, nei Viceré, si propose di mostrarechei due fenomeni (rinnovamentoeconservazione) sono equivalenti e complementari, eche ognisituazione storica o biograficaè problematica, priva di un valore assoluto; il valore,infatti, è unavariabile dipendente dal punto di vista,ossiadalleparolechesiusanoperdefiniree dareformaalla realtà.Tuttele visionidellarealtà,anzi,sonoindividuabilicome
unacostruzionelinguistica, re- golata daprecisi richiami semantici e completata dall'accostamentodi prospet- tive differenti.Nel romanzo, l'osservazionedei meccanismi del progresso nella storia della società e dell'individuo viene condotta dall'angolatura di un unico gruppo so- ciale, quellodei viceré,gli
Uzeda
(unafamigliadi nobili siciliani ancorapoten-QUADERNld'iialianisticaVolumeXIU, No.2,1992
200
ti),
2seguiti nell'arcodi
tempo
chevadal 1855 al 1882.Sebbene compaiano
più volte,anchefraipersonaggiminori,esempidelmutamento
socialein attopresso tutte le classi, possiamo rilevare che soltantoi personaggi appartenenti alla fa- migliaUzeda
sonooggettodirealeevoluzionenelcorso dell'opera.E
quinditale evoluzione,come
reazione a mutate condizioni storiche, ciò che interessa l'autore,alpunto che l'inizioelaconclusionedelromanzo
recanoindizi iquali cirimandano, informa
significativa, al rapportofrapersistenzaecambiamento.
Fin dal
primo
capoverso, i segni di quel passato contraddistinto dalla potenza degliUzeda vengono
ascontrarsi conle"novità" dei tempi:Giuseppe, dinanzi al portone, trastullava il suo bambino, cullandolo sulle braccia, mostrandogliloscudo
marmoreo
infissoalsommo
dell'arco,larastrellierainchioda- ta sulmuro
delvestibolodove,aitempiantichi,ilanzidelprincipeappendevanole alabarde[...].(1.1.1:413)3La
continuitàfrapassato,presenteefuturo,raffigurata inquestobozzettodivita quotidiana, risulterà scossauna
prima volta dalla "novità" della morte della principessa Teresa("Don
Salvatore?. . .Che
c'è? . . .Che
novità? . . ." 1.1.1:413); e la valenza simbolica degli elementi di scena introdotti nell'esordio (il
portone del palazzoedil suocustode, lo
stemma,
larastrelliera) ritorneràase- gnare lo sviluppo dell'intreccio nei punti nodali.La
primavolta ciò si verifica nelmomento
in cui il principeGiacomo
raggiunge l'apice della potenza, nell'organismofamiliareesociale, allaconclusionefelice dituttiisuoi intrighi,iquali,
nondimeno, avendo
per obiettivo la restaurazione del patrimonio feudale dellafamigliaUzeda,additanoiltraguardoe,adun tempo, illimite delconcetto tradizionaledi potere,nel cui ambitoterreedenaro sonoequiparabilicome
og- getti inertidatesaurizzareanzichédivenirebaseattivadelcommercio:
agliocchidel principe, lavecchiaiadeimobilie delle livreeera
come
unaltrotitolo di nobiltà; e se tutti tenevano adesso il guardaportone mentre vent'anni addietro c'erain cittàsolo quellodiCasa Uzeda,chiavevanelvestibolo larastrelliera?. . .(2.7.2:852)
Nel rispetto dell'identificazionefra nobiltàe apparenze, postulata in questora-
gionamento
del principe (dove il rispetto del canone impersonale del verismo trapassa inammiccamento
ironico dell'autore),quei riferimenti all'ingresso del palazzodegliUzeda
tornerannofuori ancoraquando
occorrerà ribadirel'aspetto puramente formaledellatrasformazionepoliticadegli Uzeda,laqualesi realizzacompiutamente
conlacarriera politicadelprincipinoConsalvo,primaeletto sin-daco
di Cataniae quindi candidato vittorioso alla carica di deputato del regno d'Italia. Il primo eventofarinascerenel personaggio l'albagìa dellastirpenobi- liare di cui il guardaportone è ancorauno
degliemblemi
distintivi (a dispetto dell'opinionediGiacomo
riportata inmodo
indirettonellacitazione precedente):Sapeva chelagrandepopolaritàdellasuacasatadipendevadal fasto esteriore, dalle
PersistenzaecambiamentoneiVicerédi
De
Roberto 201livreefiammanti,dallecarrozzerilucenti,dalguardaportonemaestoso[...].(3.5.1:971)
Piùavanti,laripresaquasiletteraledelladescrizionecontenutanell'incipitdel
romanzo
("mostrandogli lo scudomarmoreo
infisso alsommo
dell'arco, la ra- strellierainchiodata sulmuro
del vestibolo" 1.1.1: 413; "vergognosodel grandestemma
infissosull'arcodelportone, dellarastrellieradelvestibolo"3.9.1: 1065)si
accompagna
alla consapevolezza che i tempi nuovi della democraziahanno
generatol'esigenza elamoda
dialtriorpelli,come
l'ostentazionedell'umanitari- smo,un'infarinaturadi nozioni politiche efilosofiche, lateatraleesibizionedelle qualitàoratorie:5pareva volersi scusare del suo titolo e delle sue ricchezze, quasi vergognoso del grande
stemma
infisso sull'arcodelportone, della rastrelliera del vestibolo, dei ri- trattidegli avi,come
d'altrettantemacchie,d'altrettantiattestatid'indegnità. (3.9.1:1065)
Ma
l'esemplarità dell'esordioedellasuaambientazione acquisterannoun
risal- todrammatico
eparadossale nell'episodio dell'incontrofradon
Eugenio,ziodel principeGiacomo,e Pasqualino,dalunga data cocchiere eservitore dicasaUzeda:Fatto ungesto d'indignazione,Pasqualino preseun'altraseggiolanelbugigattolo,e sedetteaccantoalcavaliere[...].Alfresco del vestibololaconversazionesiprolun- gava:padroneeservodiscorrevano intimamente,dapariapari,mescolandoil
fumo
della pipa e del sigaro; anzi, quantunque Pasqualino non fosse elegante
come
un tempo, pure sembrava il padrone, e don Eugenio il creato. Il guardaportone, tra scandalizzatoed invidioso della confidenza [. . .] spasseggiava dignitosamentedi- nanziall'entrata[...].(3.1.1:896-97)In questa scena, consapevole allegoriae insieme caricatura dei contenuti della propagandapoliticacoeva(l'incontro fra lavecchiaclassedominante edilpopo- lochesi affacciaallascenadella storia"dapariapari"),6ilvestibolo delpalazzo Francalanzaè custoditoda un guardaportone che, sebbene
assuma
qui spessore dipersonaggio vivo(controlariduzione a partedellacornicechesieraverificata neglialtriesempi), èchiamato unavoltadipiùad assumerelafunzionedinume
tutelaredelprivilegiodicasta(eilsensodellatrasgressioneinatto difrontealui trasparetanto nel suoatteggiamento,"trascandalizzatoedinvidioso",quanto, e conicastica efficacia,nel suo"spasseggiare dignitosamentedinanzi all'entrata", quasiaripristinare,amplificandolasuapresenza, l'onore violatodi casaUzeda,
come
adarginarelaportata dell'offesacontrole convenzionisociali).Ilvestibo- lo, per di più, diventa il luogodove
profeticamente si realizza quell' affratella-mento
trail nobileedil popolanoauspicato da Consalvonei suoidiscorsidema-
gogici, la cui retoricaaffettazionediegualitarismo verrà volgarizzatadaisuoide- trattori in termini che paiono unachiosa al quadro edificante dipinto dall'ami- chevole conversazionediPasqualinoe
don
Eugenio:asentirlo, tutti gliuomini eranofratelli,fattipersedersi sopraunastessapanca..
(3.5.1:972)
Gliesempi che
abbiamo
mostratofinora, identificatida un
processodi iposta- tizzazioneditematichesocialialqualeV
incipitdàl'abbrivio,sonogiàsufficienti a delineareil particolaretipo di rapportoche si instaura fragli elementi del si-stemasocio-politicodescrittoneiViceré.
Se
ilromanzo
si apre conil guardaportone che indica al figlio i segni della potenzae della nobiltà della famigliaUzeda, eseadistanzadi anni siriconosce ancorainquei segni più esterni la distinzione che provienedal sangue nobile e dall'antichitàdei titoli,laverachiavedivolta delmotivo
èlaconstatazione che, pur rinnovandosi i tempi acausadegliesitidel Risorgimento,resta intattanegli aristocraticicome Consalvo
la consapevolezza del prestigio che deriva proprio dal "fasto esteriore"(3.5.1: 971); e alle proferte di umiltà e di democrazia del principino,rammentate
poc'anzi,faseguito un'esplicitavalutazione della portata di simili affermazioni, un'osservazione del narratore tanto più sferzantequanto più la vesteèdimessae l'intonazione neutra:"Ma
eglifaceva questo atempo
e luogo"(3.9.1: 1065).Con
un procedimentostrutturalmentesimile,solo diversoepiù riccodiumori nell'esecuzione formale, la scenadella conversazionetraPasqualinoedon
Eu- geniomuove
dalriconoscimentodell'assenzadiogniformalità("dapariapari"), per introdurre con gradazione ironicailcommento
paradossale che amplifica ilconcettodi uguaglianza
appena
accennatoenemina
ilfondamento
obiettivo,già fragile, rovesciandoirapporti nellascala socialefraiduepersonaggi: "anzi,[...]Pasqualino [. . .]
sembrava
il padrone,edon Eugenio
il creato". Stabilite simili premesse, la reazione del guardaportone, più che ribadire la misura dell'im- pressione che fatti del genere suscitano nel popolo, induce a riconsiderare lo status sociale delle figure incampo,
tant'èvero che il paragrafo si chiude con una battuta dello stesso guardaportone, il quale, richiesto di indicare chi sia la persona cheparlaconPasqualino,accenna dubbiosoall'evidente differenzafrailpadrone, il principe
Giacomo,
edon
Eugenio:"Uno
zio del principe, dice!"(3.1.1:897).
Mescolato agli intenti satirici, v'è qui l'enunciato che larivoluzione in atto nella storia, ineffetti,determinail tramontare solodiunacertanobiltàdi parata, allaqualerestanoormai soltantoititoli,
7mentrepoteree ricchezza salvaguarda-
no
intattalaposizionedei principi diFrancalanza,così abili daconvertirein op- portunitàdiprofittoquello stessofenomeno,sfruttandoladecadenzadeimembri meno
dotati edattivi dellafamiglia (suor Crocifìssa,don
Eugenio, Ferdinando).Nel complesso, l'attenzionedella societàversogli attributi esteriori del potere, vecchioenuovo,
maschera
larealtà,cioèilfattocherestainvariataneltempo
la distanzacheseparailpopolodai potenti.Il modello stilistico ed ideologicoappena tracciato fa
nuova
mostra di sé in una descrizioneche interviene,durantelacampagna
elettorale di Consalvo,nelmomento
in cui si vogliono spiegare i nuovi rapporti che si stabiliscono fra ilprincipino, desideroso diostentare
modi
democratici coerenti con lasuanuova
immagine,eBaldassarre,che inpassatoavevaricopertolamansione
di maestrodicasa apalazzoFrancalanzaedorasi incaricadicurare l'azione dipropaganda delcandidato:
ilpadroneeilservo erano scomparsi,sedevanoafiancoallastessa tavola,ilprincipe passavalacartae lapennaall'antico creato,sidavanodellei
come
duediplomatici stipulantiuntrattato.(3.9.2: 1073)Il
meccanismo
è analogoaquellodell'esempioprecedente: la similitudine, che,seguendo
il filologico dello sviluppodel discorso, parrebbedirettaa rinforzare l'ideasuggerita dalla scena, sitramutainun
appuntocaricaturaleattoa far brilla- recomicamente
lanaturaesteriore eteatraledelle novità politichepostunitarie, grazie all'impiego magistrale di una similitudine("come
due diplomatici") la quale, nelcrescendopomposo
edironicodellaspecificazionechene prolungalanotagiàquasi stonata ("stipulanti
un
trattato"), disvela un'enfasi volutamente i-nadeguata (e inconsistente) rispetto al compito che le è affidato, di bilanciare quella distanza socialeduevolte sottolineata nel brano ("il padrone eil servo";
"il principe", "l'antico creato"). Trala collaborazione diBaldassarre all'allesti-
mento
dei funerali della principessa Teresa, in apertura diromanzo
(nell'anno 1855), e la sua attività di sostenitore politico del principino nelle elezioni del 1882, al termine della storia, la differenzanon
oltrepassa ilmondo
delle pure idealità, confinata nella sfera nominale, che testimonia, nell'uso delle formule allocutive,una
suppostafamiliaritàfomentatadallanuova
eradidemocrazia, in cui i principiscendono dalloropiedistallo("«Signorprincipe»non
glidavapiù, per democrazia, dell'Eccellenza, «la nostra società ha fatto iscrivereuna
cin- quantinadi elettori [. . .]»" 3.9.2: 1073), ed i servi sono promossi a dignità dinuovo
conio,purché abbianolequalitàchesirichiedono, ossia"lagravità"edun
aspetto"piùserioe decorativodi tantialtri":eglisiguardava intornoed ascoltavaconlagravità dell'anticomaestro dicasa,era più serioedecorativoditantialtri;unsindacodiprovinciachegli stava a fiancogli disse:
«Da
noi la riuscita è assicurata.E
qui, professore,come
vanno le cose?»«Eccellente!» fece Baldassarre, scrollandoilcapo.(3.9.2: 1073)
Anzi, se il
cambiamento
annunciato dal "soffio dei nuovi tempi" (1.3.5: 497;1.3.8: 518) sortisceunesito reale, saràquellodiprodurre unasituazionedi van- taggio per quei discendenti degli antichi viceré che sanno mettere a frutto l'ereditàdei padri. All'atto pratico, e perculminedi ironia derivantedall'inter- pretazione letterale della vicenda, si assiste nel
romanzo
all'avanzamento dei potenti aspesedel popolo;inuoviprivilegi di Baldassarre,divenuto"liberocit- tadino",sitraducononegli oneridiunaservitùvolontaria:andava e veniva, sudato, sbuffante,
come
ventotto anni addietro, quando ordinava l'aristocraticocerimoniale dei funerali dellavecchiaprincipessa.Ma
allora egliera servostipendiato,eadessoliberocittadinocheintervenivaaun metingodemocrati- co, e che prestava il suo appoggio al principe non per quattrinima
per un'idea.(3.9.3: 1078)
Così, in un'altra occasione, il rispetto del significato letterale assegnato ad una frase pronunciata a
mo'
dislogan propagandisticoda Consalvo, duranteun
discorso elettorale, consente di stravolgere lo spirito democratico del motto e portaallalucenon
sololacinicasimulazionedelpersonaggio,ma
anchelo scar- sopesodicerte dichiarazionidiprincipio tantoinvoga:«[. . .] Milioni e milioni d'uomini liberi possono volontariamente riconoscersi e vantarsi sudditi di un
uomo come
loro? Ionon ho nessunpadrone!».E
inquesto era sincero,perchéavrebbevoluto essereglistessopadronedeglialtri.(3.6.1:997)8Icasiche
abbiamo
finquiriportato, insostanza, chiarisconoilricorso dell'au- tore ad artifici stilistici costanti; in concreto, lasmentita dei termini "parità" e"uguaglianza"
(come
di altreparole d'ordine dell'epoca a lui contemporanea)è compiuta con l'uso provocatorio di notazioni che sfiorano la dimensione dell'iperbole grazie ad un processo di accumulazione, sul piano semantico e formale,il quale prende lemosse
di solitoda un'osservazioneambigua
o velata e, pervia diprecisazione e specificazione, stabilisceun
crescendo che immette neldiscorsodissonanzecosìpronunciateda confermarelafondatezzadiquel so- spettodi falsità insinuato prima, intono minore, nellemaglie diuna
prosa chemimava
il rispettodelle convenzioni stabilite,esi scuote poi dal proprio preve- dibile fluire conun
guizzo, l'umorismo grottesco marcato dall'uso di tonalità stridenti,eccessivamente alteo basse: il nobile abbassato a "straccione" (3.1.1:897);il servo elevatoalrangodi"diplomaticostipulante
un
trattato".Nell'incontrofra
don Eugenio
ePasqualino l'accenno all'intimitàdella con- versazione("padronee servodiscorrevano intimamente") trapassa inuna speci- ficazione("dapariapari")non
opacaa quella significazione ironicacheacquista piena luce nella resa di tale uguaglianza inun
dettaglio di basso realismo ("mescolando ilfumo
dellapipa edel sigaro"), per toccare il suo vertice nella precisazionefinale("anzi, [. . .] Pasqualinosembrava
ilpadrone,edon Eugenio
il creato" 3.1.1: 897). Allo stesso
modo,
neicommenti
che irridono alle ansie democratichedelprincipino,ilpesodelconcettodiuniversale fratellanza a cuisi allude ("asentirlo,tuttigliuomini eranofratelli")simisurasullafutilitàdellasua rappresentazione concreta("fattiper sedersi sopraunastessapanca"). Altrettanto ingannevole, rispetto alla direzione che prenderà il discorso, appare l'impressione che dà il ritratto di Consalvo e Baldassarre ("sedevano a fianco alla stessa tavola"), rinforzataapparentementedall'attitudine di umiltà edi fra- ternitàdelprincipe("passavala cartaelapenna
all'anticocreato","sidavano
del lei"); l'esito della scena, del tutto fuori tono, di una solennità sproporzionata all'occasione che la suscita("come
due diplomatici stipulanti un trattato"),ha
l'effetto dirimettereindiscussionel'idillicaarmoniadelquadretto edificanteche l'autorevenivastrutturando,sul
fondamento
diuna premessa dubbia("ilpadrone eilservoeranoscomparsi").Percompletare l'esamedi questo
modulo
stilisticonella serie di esempi for- niti,possiamo
indicarelostessomovimento
narrativonelparagone istituitofrailtempo
incui Baldassarre sovrintendevaal cerimonialedel funerale dellaprinci- pessa Teresaeilpresente,chelovedeafiancodelprincipeConsalvonellacam- pagna
elettorale.Anche
qui il tono asseverativo dell'antitesi moraleggiante sta- bilita fralequalifichedi"servostipendiato"edi"liberocittadino",mentrelascia pensare che il narratore possa indirizzarsi, nell'aggiunta conclusiva, verso un'ulterioreconferma
delpassaggiodiqualitàoccorso, sfociainun'affermazione chedi fatto negailmiglioramento ipotizzato ("prestava ilsuo appoggioal prin- cipenon
perquattrinima
perun'idea")per rinforzarealcontrario imotivi della faticaedell'attività servileespletatainnome
diquell'idealedemocraticochene- ga ilcompenso
primadovuto,ma non
esime dall'omaggio, reiterato sotto altre forme,allanobiltà,ricollegandosi perciòallememorie
del funeraleconcui tuttoil discorso si era iniziato ("andava e veniva, sudato, sbuffante,
come
ventotto anni addietro,quando
ordinaval'aristocraticocerimonialedei funeralidella vec- chia principessa").In sostanza, l'operadidemistificazionedella storia ufficialeperseguitada
De
Roberto nei Viceré si realizza peril tramite di unasottile ironia, capillarmente infusanel romanzo, intesaa dimostrareilvalore
meramente
retoricodelle agio- grafierisorgimentalichecircolavano nello scenariopolitico italiano sul finire del secolo.La
viacheegliseguì fu inprimo
luogol'adozione dellastruttura narrati- vaditipo verista,mirantearestituire luciedombre
dell'epocaconforzapolemi- ca integra(appena venata di psicologismo,ma
benlontana dall'approdo, oscil- lante franichilismoed ottimismoconsolatorio, dell'ultimo e più stancoromanzo
del ciclo,L'Imperio). Tuttavia ciòchesalvòl'autore dalledebolezzeinsite inun genere ormai prossimo adesaurire la propria vitalitàartistica, e lo sottrasse di fattodaquel"tramontodelverismo"incui tantaparte della bibliografiacriticasi
ostina a confinarlo, resta l'appropriazione,cheegli tentò, del vocabolario e dei motivi dique\Vhistoria postunitaria, permisurarnela credibilità sulparagonedi un contesto storicamente verisimile e per rivelarne l'intrinseca debolezza con un'ironiacheattingeunacaricadirompentedal contrastoconlo sfondo,superfi- cialmenterealisticoedoggettivoeppuregià variegato e
mosso
daforzenuove.Infine, alletentazionidel
compromesso
edalle speranzedipacificaconviven- zacoltivate sulterreno del progressoscientifico dimarca
positivista,De
Roberto volle contrapporre,conun
pessimismopiù irosoche tragico, laresistenza op- posta ad ognicambiamento
dalle stesse leggi di naturadefinite da Darwin.La
storia del testo dei Viceré (ricostruibile sulla scorta delle notizie riportate nelle lettere di
De
Roberto al giovaneamico
Ferdinando Di Giorgi) testimonia inmodo
eloquentetaleproposito.Inunaletterachereca l'indicazione"Milano, 16 luglio1891"" De
Robertoafferma:Quando
saròtornatoacasa,attaccheròi Viceré(tenehoparlato?).Ho
smessal'idea discriverelaRealtà(almenoperora)e vo' prepararequesti Viceré,chesaràunro-manzo
. . .come? Non
lo so ancora. Ti possodire soltanto l'idea: la storiad'una gran famiglia,la qualedeveessere compostadi quattordici oquindici tipi,trama-
schi e femmine, uno più forte e stravagante dell'altro. Il primotitolo era Vecchia
razza: ciòtidimostril'intenzione ultima,chedovrebbeessereildecadimento fisico emorale d'unastirpe esausta.
Vedremo!
(Navarria 273)Sia il
primo
titolo dell'opera, Vecchia razza, che quello definitivo dimostranocome
l'originaria sollecitazione a metteremano
alromanzo
provenisse dall'in- fluenzadelle teorie naturaliste sull'impronta determinata dalla race nell'indivi- duo.Ma
finda questoprimo
accennosalta agliocchiun
paradossaleaccostamen- to fra la"forza"attribuitaaipersonaggie l'intenzioneproclamatadi metternein luceil "decadimentofisicoemorale". Sololaclassificazione deipersonaggi co-me
"tipi"edil riferimentoallaloro"stravaganza" fannopresagirele modalitàdi una coniugazioneteorica fra la"forza" e la "decadenza": lepremesse del libro stanno tutte nella posizione singolare edanomala —
di potenza—
che i viceré (rappresentanti diuna
piùristrettacategoriadi nobili)12occupano
emantengono
nell'ambitodiunasocietàmessa
insubbugliodagli eventi delRisorgimento,che vedeaffermarsilapartecipazionealla vita politica delcetoborghesee, inminor
misura, perfino del popolo.Se
"stirpeesausta" preludedunque
allascomparsadiuna
casta sopravvissuta al feudalesimo, una sorta di fossile sociale, la "stravaganza" (da assumere, in chiavedarwiniana,come
variabilità)ela"forza"presuppongono
la possibilità di un'evoluzione,cheimplicacertamentela fine di una"stirpe",ma come
premessa della suatrasformazione. Del resto lo stessotitolo scelto,/ Viceré,evocando
il potere el'elevatacondizionesociale deiprotagonisti,sioppone
inmodo
eviden- teallanegativitàdel titoloprimitivo, Vecchiarazza, aconferma
dello sviluppo attuatosinel nucleoconcettualeche regolavalaformazionedelromanzo.In pochi mesi d'assidua applicazione
De
Roberto si dedicò ai capitoli d'apertura e aquelli necessari perchérisultassero delineati lascena, inodied
il contesto storico del romanzo. Nel settembredel 1891 i primi duecapitoli sono giàimpostati(cfr.Navarria283-84). Stabilito l'incipitdelromanzo,l'ideachelo sorreggecomincia adessere elaborata,einottobrelo stato disviluppodel libroè descritto così:Siamo
giàal7°capitolo,ecol 10°sichiuderàlaprimaparte.Ce
nesaràuna seconda lunga press'apoco quantolaprima,epoi basta. [. . .]Mi
sonomesso
allavoro,al solito, senza piano, senza saperedoveandare a sbattere lecorna, con ungerme
di idea;apocoapocoquestos'èvenutosviluppando,eadessomi
paredivedercichia- ro.IVicerédovevaesserelastoriad'unafamigliadi nobiliprepotentie stravaganti,ma
quanti dovevano essere imembri
di questa famiglia? In quale epoca doveva svolgersiquestastoria?Qualiavvenimenti dovevanoformarla?Non
ne sapevonulla, escrissicosìtrecapitoli.(Navarria 285-86)Dell'idea primitiva restanosaldi, nel
primo
abbozzarsi dellevicende, lacen- tralitàdella famigliadei viceré e la sua caratterizzazione mediante la "strava- ganza": laforzadi questa famiglia adessoè connotata,con unasensibileaccen- tuazione,daltermine"prepotenti";nessuncenno
piùalladecadenza.Siconsolida quindi il vincolo già postulatotra singolarità dicomportamenti eattitudine allaprevaricazione. Inoltresiaggiungel'esigenzadi stabilireunacorrelazionepreci- sa tragli avvenimenti, inparticolarequelli storici,e gli attributi della famiglia;
ma
si deve osservare che la vicenda nasce proprio intorno a questi attributi,mentre soltanto in un secondo
momento
si avverte l'esigenza di precisarne icontornistorici,
come
se essirappresentasseroilmero
pretestoper esporreun
as- sunto validoinognitempo.La
struttura dei Viceré, quindi, appare costruita fin dall'inizio intorno adue
blocchi narrativi: la storia della famiglia Uzeda,movimentata
dai fatti conse- guenti al testamentodella principessa, elatrasformazione dellasocietà italiana sotto laspinta degli eventi risorgimentali. Nella redazionedefinitiva delroman-
zo, questi due blocchi, ravvicinati dal punto di vista della concezione e della materia,vennerodistanziaticonl'interposizionedialcunicapitoliche descrivono
le vicissitudini di tre generazioni di
Uzeda
(cap. 1.3), la tormentosaesperienza matrimonialedellamogliediRaimondo
Uzeda, Matilde(capp. 1.4e 1.5), leglo- riosememorie
dellafamigliadeiviceré (cap. 1.5)elapoco
edificantestoria del conventoedeimonaci
diSan
Nicola(cap. 1.6).La
dilatazione dellamisurastorica così prodotta genera unarivoluzione co- spicua nella natura e nelle intenzioni del testo, poiché sposta l'attenzione dall'elementare convergenzadi una cronaca familiare con l'"eroica" storia na- zionale,13dal sempliceincontrodirealtàugualmenteprosaiche, elaindirizzada unlatoversoil riconoscimentodei processilinguisticichedanno forma
allareal- tàesonola chiaveper decodificarne l'aspetto recondito (perchiarire qualitàed
entità di ogni cambiamento),dall'altro verso l'individuazione di leggi naturali valideanchenell'arcodi
un
piùlungo periodostorico.Inproposito
non
bisognadimenticarecome
laculturadifine Ottocentofosse influenzatadavisioni antitetiche suldestinodelmondo:
se la teoria diDarwin
af- fermavalacontinuitàdelprogresso,siapurenon
insensoassoluto, laconoscenza degli attributie degli effettidel secondoprincipiodellaTermodinamica, formu- latoal principiodel secolo, suggerirono aintellettualicome
Morel,Lombroso
eNordau
(cheDe
Robertoben conosceva:cfr. Di Grado)l'ideaapocalitticadiun
graduale decadimentodi tutte lecose. Evoluzionee degenerazione, latendenza ad unordinecomplesso oalmassimo
disordine,eranonellamentalitàdell'epocai due poli della natura, in perenne contrasto fra loro nella conformazione del
mondo
e della società(cfr.Arnheim); nello stessocicloprogettatodaDe
Rober-to,mentrei Vicerésichiudonoconilriproporsi
—
interminidiversiesecondoun meccanismo
piùraffinatoedelaborato—
delmodellopolitico feudale,L'Imperio sfiorala prospettivadel rifiuto della vitamoderna, ipotizzatada Nordau, fino aimmaginare
gli strumenti ele tappedel "suicidiocosmico"dicui aveva parlatoHartmann
e a cuiDe
Robertostessosiriferivaespressamentenell'Amore(12).La
consapevolezza della dinamica evolutiva, nei Viceré, è sottolineata alterminedi ciascuna delle tre parti del romanzo, conla riproposta, in posizione strutturalmentesignificativa, della sorte di queipersonaggi acui pare affidata la sopravvivenzaelafuturagloria degli Uzeda: ilduca d'Oragua,
Consalvo
eLo-dovico, rappresentanti il poterenei suoidiversi aspetti(temporaleedecclesiasti- co).14Al terminedellaprimaparte,
quando
ilducad'Oragua
vieneelettodeputa- toperlaprimavolta, ilprincipeGiacomo
loindicaalfiglioConsalvo come mo-
delloesemplare dellacapacitàdi adattamentoal mutarsi delle istituzioni politi- che:
vedilo zio
come
faonoreallafamiglia:quandoc'eranoiViceré,inostrierano Vice- ré;adessocheabbiamoilParlamento,lozioèdeputato!...(1.9.4:697)Al terminedella secondaparte, in occasionedel ritorno aCataniadi Lodovico, nel 1870,sitracciaunprofilodellasuafolgorantecarriera:
Egliavevadatoappena unavoltaall'annonotizie di sé alla famiglia, tuttointentoai doveridelsuoufficio,allapreparazionedellasua fortunacheoramaieraavviata. In pocopiù ditre anni era già segretarioaPropaganda ed arcivescovo di Nicea; Pio
Nono
aveva moltastimadilui.(2.9.2:883)Infinei Vicerési chiudono
con
l'elezionediConsalvoadeputatodel regno, nel 1882, e, più precisamente, con le parole che questi rivolge alla prozia,donna
Ferdinanda, laquale incarnail culto del passato, delle"memorie
dei fasti degli antenati"(1.3.7:513).L'ultimafrasedeldialogofrai due,cheè poi lachiusa del romanzo,("lanostrarazzanon
è degenerata: èsempre
lastessa"3.9.4: 1103) si- glalaconclusionedel ciclonarrativo aperto dallosmembramento
delpatrimonio di casa Francalanza (previsto dalle disposizioni testamentarie della principessa Teresa), complicato dalle rivoluzioni politiche e ricondotto all'equilibrio dal primatoraggiuntodaConsalvo
nelleprimeelezionia suffragioallargato.Il fatto che le tre partizioni del
romanzo
si chiudano specularmenteall'inse- gnadiepisodi e di motivichepongono
l'accentosul rinnovarsi dell'antico pre- stigiodeiviceré acquistaunvaloremegliodefinitoseosserviamocome,
intuttie tre i casi citati, i successi di alcuni personaggi fanno da contrappunto allade- scrizione di altremanifestazioni, di caratterepatologico,le quali, lungi dal rap- presentare semplicisticamentel'invecchiamentodellarazza, sonoun
indice della suavitalità,lasciano presagirelasuaimminente
evoluzione;insenso darwiniano,infatti, mostri e campioni
non
sono che gliestremi opposti sulla scaladelleva- riazioni diunaspecie.15Nel paragrafo che conclude laprima parte(1.9.4), la vittoria del
duca
si in- treccia alla descrizione della gravidanza di Chiara, fino al parto diun
aborto mostruoso:dall'alvosanguinosovenivafuoriun pezzodicarne informe,una cosainnominabile, un pescecolbecco, un uccellospiumato; quel mostrosenza sesso aveva unocchio solo,trespeciedizampe, ederaancorvivo. (1.9.4:691)
Un fenomeno
di tal genere, nel contesto della teoria di Darwin, è strettamente correlatoalprocessoevolutivodiognispecie,come
illustra,fragli altri,un passo del capitolo quintode\V Originedelle specie,dedicatoalleleggi dellavariazione:Sipuòdireabuoncontocheesiste unalottacostantefralatendenzaallareversione ad unostato
meno
modificato,da unaparte,contemporaneamente ad una tendenza innataavariazioni diogni genere,e,d'altra parte,lacapacitàdella selezioneconti- nuativa,chetende amantenerepuralarazza.[. ..]Finchélaselezioneè incorsocon rapidità,dobbiamo
sempreattendercichelestrutturechesivanno modificando sia-no anche moltovariabili.(197)
L'esaltazionediLodovico,d'altrocanto,avvieneproprio nel
momento
in cui Ferdinando, nel disfacimentodell'organismoeneli'acuirsi della pazzia, famo-
stradialcunefissazionimaniacali,
come
il sospetto, ladiffidenza el'avidità,che celano, a detta dello stesso narratore, una natura 'positiva', dato che in altrotempo —
si intuisce—
lo avrebbero difeso dalle ruberie dei parenti. Ferdinando sconta la sua appartenenza allarazza dei Vicerécon lamorte, perché dalla fa- migliahaereditato i germi diuna
degenerazione mortale ("il sangue vecchioe impoveritodei Viceré", "le flaccide fibre"), enon
conosce che una variazione tardivaedistorta di quell'istinto diprepotenzaeaggressività, caratteristicodella stirpedegliUzeda
("sirivelavaaun
trattodei Viceré"),cheassicuralasopravvi- venzanellanuova
societàadalcunidei suoimembri:
A
trentanove anni egli sene moriva: il sangue vecchioe impoveritodei Viceré sidissolveva,nonnutrivapiùleflaccidefibre.(2.9.1:879)
Ferdinandoeraimpazzitodeltutto.
La
sorda diffidenzadestatasi in luicontroi fra-telli,ilsecretosospettochenongliavevaconsentitodi attribuire all'affezioneleloro premurefastidiose,eranocresciute digiornoingiornoe invasotalmenteil suocer- velloche noncapiva più nessun'altraidea. Egliche per trentanove anniavevadato provadi tanto disinteressedameritardallamadreil
nome
diBabbeo,dalasciarsiru- bardatutti, sirivelavaauntrattodeiViceréconquel sospetto buffoepazzo,adesso chenon avevapiù nulladalasciare. (2.9.2:885-86)Non
bisogna dimenticareche,nei passi citati sopraed anche altrove, decadi-mento
fisico e istintodi sopraffazione sonoconsideratitratti coerenti edugual-mente
pertinenti,come
iduelatidiuna medaglia,nellarappresentazione dei Vi- ceré; solo il sostrato darwiniano consente di giustificare ed inquadrare l'appa- rente antinomia.Sono
illuminanti al riguardo certe generalizzazioni, fondate sullascienza biologica dell'epoca(soprattuttoDarwin)e applicate all'esamedei rapportisociali,che leggiamoinquellaponderosa operasaggistica,L'Amore,
cheDe
Roberto pubblicò l'anno successivo alromanzo
maggiore. Vi rintracciamo passi che chiariscono la gradazione di somiglianze e differenze, fra imembri
dellafamigliaUzeda,e giustificanocasicome
quellodiFerdinando:La
storia naturaledimostrache tuttigli esseri viventi [. . .] formano unaspecie di scalaogamma
dovelemodificazionie losviluppodelle strutture e delle attitudini procedonopergradi e inmodo
taleche, seduetipi moltodiscosti l'unodall'altro sonotanto diversidaparereancheindipendenti,l'esameditutti itipiintermedii fa scoprireper qualserie di successivimutamentiessisicollegano.(1)210
Se pensiamo chetra lascimmia edilgenio esistonoil selvaggioe l'uomo comune, vediamo cheladiversitàprocedepergradi,quindichevi sonogradi d'affinità. (2)
Nelrispettodelladinamica che siamovenutiesponendo,l'elezionediConsal-
vo
è precedutadalla morte del padre, ultimo rappresentantediun
desiderio di potere intenso,ma
limitato allacerchia familiareecittadina,messo
inforsedalle novitàdeitempi.Isegni della malattia paterna,chenon
acasoha
caratteretumo-
rale,sonocollegatiesplicitamentealladebolezzadella"razza", del"sangue",che per altro corrisponde alla sopravvenuta incapacità di
Giacomo
di fronte all'esigenzadi adattarsialmutatocontestosociale.Sorprendentemente,difronte allamorte del padre leparole di Consalvo esprimonolacertezza che l'apparte- nenzaallarazza degliUzeda
glioffreunaprospettivadinuova
forza,anticipando la conclusione del romanzo, che vedràimmutata
rispetto al passato la potenza dei viceré:Sarebbeanch'eglimorto primadeltempo, primadiconseguire iltrionfo, uccisoda quei mali terribiliche
ammazzavano
gliUzeda
giovani ancora? [. . .]Che
avrebbe datoegli stesso, perché nelleproprie venescorresse il sangue vividoe sanodi un popolano?..."Niente! ..."
Ilsangue poveroe corrotto dellavecchia razzaloface- vaquelcheera[...].(3.7.5: 1039)
Risulta evidente,inbrani
come
questo,chelemalattie, lacorruzione dellefibre,non pongono
unaseriaminacciaallasopravvivenzadei vicerée della loroautori- tà;semmai,
si trattadel fattorediscriminante che segnala, nellagalleriadei tipi dellafamiglia,quantisonoportatori diquellecaratteristichedellastirpe chenon
sono più adatte al contesto sociale. Infatti le occorrenze dei termini inerenti altema
dellamalattia (svoltocon grandericchezzadi lessicoe varietàdisintomato- logia) seguono l'andamento deltema
dell'evoluzione, concentrandosi nella se-conda
enellaterzaparte del romanzo. Nellorocomplesso,iriferimentiallama-
lattia,anzichétracciare
un
quadroclinicodella realtà,fosco e pessimistico(come
glistudiosi
hanno
spessointeso),sonopresentati sottoforma
divariazione,come
il naturale
complemento
del principio evolutivo che si affermain alcuni perso- naggi.Alle attestazioni dicongenitafragilitàriportatesopranevanno
affiancate altre,che,opponendo
ilriaffiorare,nella famigliaUzeda,di superstitielementidi forza e longevità, resterebbero incomprensibili senza il supporto diuna
teoria biologicaingradodispiegarelacoesistenzadientrambiifenomeniall'interno di una "vecchiarazza":Trai progenitoripiù lontanic'eraquellamescolanzadiforzae digraziache forma- valabellezzadelcontino[. ..].Perunaspeciedireviviscenzadellevecchiecellule delnobile sangue,
Raimondo
rassomigliavaalpiùpurotipo antico. (1.3.6: 502)Teresa pareva fosse venutafuori da unavecchiacellulaintattadel puro sangueca- sigliano.(3.2.1:906)
PersistenzaecambiamentoneiVicerédi
De
Roberto 21ilprincipe poteva viverecent'anni,
come
tantidiquegliUzeda
che avevanoilcuoio duro[...].(3.2.3:919)ilnostrosangueèimpoverito;eppureciònonimpedisce a moltidei nostri di arrivare sani e vegeti all'invidiabile età diVostra Eccellenza! ...(3.9.4: 1102)
Condizionato dai fattori naturali descritti, il
movimento
della storia, il"progresso", è destinato a scontrarsi con un sistema
—
l'assetto sociale retaggio del feudalesimo—
chetendenecessariamenteall'immobilità, chefadella stabili- tà,del"postonelmondo"
(3.7.5: 1039),l'obiettivo prioritario,eseneserve, oltre checome
fine,come mezzo
perridurre ladeviazione dacerte regole.Un tempo
lapotenzadellanostra famiglia venivadaire;ora vienedalpopolo...La
differenzaèpiùdinome
chedi fatto...(3.9.4: 1099)L'affermazionediConsalvo,nel finale del libro,discendedall'intuizioneche ispira il romanzo, vale a dire la possibilità di applicare alla rappresentazione della realtà la legge scientifica dell'equifinalità, che
De
Roberto mostra anche altrovedi averben compreso;16il principio, cheregolailmeccanismo
della se- lezionee dell'evoluzione, secondoilquale gli stessi risultati possono avereori- ginidiverse, giustificail fatto paradossalechetutti glisconvolgimenticreati dal Risorgimentonon hanno
provocato alcuncambiamento
di rilievo nella società catanese. Ilproblema
della difesa degli interessi sociali, brillantemente risolto dagli Uzeda, è certouno
di quelli che"ammettono
più d'una soluzione"{L'Amore
17): lasopravvivenzadellarazzadeiviceré è procuratadallestesse in- novazioni sociali chedovevano
segnarne il tracollo,come
riconosceConsalvo
nellaconfutazionedelsuodiscorsopubblicorivolta alla ziaFerdinanda:
Dobbiamo
farci mettere il piede sul collo anche noi? Il nostro dovere, invece di sprezzarelenuoveleggi,mi
pare quellodi servircene! ...(3.9.4: 1101)Nei Viceré, ciò che guida l'articolazione di dettaglio della struttura è l'organizzazione dei contenuti secondo i principi della biologia ottocentesca: il rapportotraidiversilivellilinguisticidel
romanzo
(storico-documentario,dialet- tale, narrativo, psicologico,ecc.) costituisce un sistema coerente, improntato al concettoche il linguaggiomascheralanaturaleimmobilità della realtàumana
esociale,ossiala
permanenza
di certe leggi. Inunastrutturaapparentementecao- tica, ricca di personaggi edi episodi, si stabilisceprogressivamenteun
ordine, che manifestal'invarianza naturaledi cuiabbiamo
parlato. Tuttiigesti deiviceréUzeda
rispondonoalle caratteristiche dellorogrupposociale,esonosubordinati allasopravvivenzaeallarealizzazionedelloroistintodipotenza.Aldifuoridella dialettica fraprogresso e regresso,in
voga
allafine delsecolo diciannovesimo,De
Robertohastrutturatoi Vicerésullabase del principio dar- winiano checosìriassumevanelsecondocapitolodelVAmore:
Il progresso, in senso assoluto,non esiste [. . .]. Nell'evoluzione non c'èné supe-
rioritànéinferiorità. [...]
Ad
ognigradodellascalaviventenonc'ènéprogressori- spettoalgradosottoposto,néregressorispettoalsovrapposto,ma
unarelativacon- venienzanella diversità.(13-14)Per la comprensionedella relazione dinamica che lega ipiani temporali nel
romanzo
è essenziale intenderecheleleggiimmutabilidellanaturacondizionano lo sviluppodi ogni tipo di societàumana
ed appaionoevidenti all'osservazione distaccatadella storia:quantunque dicessero che i tempi erano mutati, tutte queste cose, i segni visibili dellaricchezzae dellapotenza,non avevanopotuto, non potevanoperderemai, per mutarditempi,illoro valore. (3.5.1:971)
Quasiché,
ammessa
purelapossibilitàd'abolirecon un trattodipennatutte ledisu- guaglianze sociali,esse non si sarebbero di nuovo formate il domani, essendo gliuomini naturalmentediversi,e il furbodovendo sempre, in ogni tempo,sottoqua- lunque regime, metterein
mezzo
ilsemplice,el'audace prevenireiltimido,eilforte soggiogare il debole!Nondimeno
piegavasi,concedevatutto, aparole, allo spirito deinuovi tempi.(3.9.1: 1065)18Nei Viceré l'ironica regressione dei contenuti della storia dall'Olimpo delle idealità allaprosaicarealtàdegli individuièfinalizzatacoscientementeall'inda- ginedi unalegge cheè metastoricaeduniversale: lanatura formale (e
dunque
prettamentelinguistica)deicambiamenti,19chetienecelatal'immutabilità delsi-stemasocialeenefacilita laconservazione.
Veritàemenzogna,
come
vantaggioesvantaggio,come
progressoe regresso,come
bene e male, sono termini indissolubili.E
la più grande ed ultimaverità sarebbe questa: che tutto è relativo;ma
poiché il relativo non avrebbe senso se non s'opponesseall'assoluto,ancheciòèvero—
finoad uncertopunto.(L'Amore 515)Impostando
lapropria narrativa intorno a questetesi,De
Robertosiponeva
sulla viadell'effettivosuperamentodellavisioneverista,pur senza compiernel'interocammino;
ciòche gli impedì di procedere oltre i limiti di unatransitoria origi- nalità ful'incapacitàdiriconoscerel'importanzacheassume
laforma
dellareal- tà(ilpuntodi vista)sele conseguenzediognivariazionediforma hanno
davve- rotanto peso.Universityof Toronto
NOTE
1 Lostudiodi
De
Robertoe l'archiviazionedellesue operemaggiorisu supportomagnetico sonostatil'oggetto dellamiatesiuniversitaria,conclusanel1989a Firenze,sottolaguida diLanfrancoCarettiediRobertoFedi. Ilpresente lavorooffre, nel lorosviluppo,alcune ideematurateallora sullabasediunarchiviodigitaledell'operadiDe
Roberto, conside- revole perentità(quattroromanzi ed unatrentina dinovelle),filologicamente piùcorretto delleedizionicorrenti,ma
soprattutto fornito diun'estremaflessibilità diimpiego, grazieaglistrumentidi ricercaedi analisiedaicriteriapprontatiduranteillavoro.
Peresteso,il
nome
dellafamigliaaccompagnatodaititolinobiliari,è: Uzeda,principi di FrancalanzaeMirabella(1.2.3:461).Lecitazioni,ove nonsiaspecificatalaprovenienza,siintendonoriferite aiViceré. Ilnu- merodellapagina è precedutodatrenumeriseparatidalpunto,chesiriferiscono, rispet- tivamente,allaparte,alcapitoloealparagrafodiappartenenza.QuandosicitaL'Imperio, oltrealtitolosiriportanoilcapitolo elapagina.
Per chiudere ildiscorso menzionatodisopra,miparedivedere quiunaconfermadella presenzadell'autoreappenacelata dietroleriflessionidelpasso precedente, ilquale, in
omaggio ai precetti dellascuolaverista, sisforza diriprodurre ilpensiero del principe Giacomoetuttaviaveladebolmentel'interventodelnarratoreacondannadellanaturatut- ta esteriore dell'istituzione nobiliare.Serisultavaquasi grottesco(forseintenzionalmente) quelfarsivantodimobili elivree inforzadellaloro"vecchiaia"
—
termine già negativo—
anzichédellaloro "antichità", l'osservazionediGiacomocircailguardaportone, oramai divenuto lusso perpiccoliparvenu, è perfino contraddetta dall'opinionedel figlioConsal- voche,a distanzadidiversi capitoli,e quindidianni (nepassanoalmenodieci),esprime un senso vivo diorgoglioperil guardaportone (oraaddirittura"maestoso"), mentre, ai suoi occhi,lelivreeritornanoaddirittura"fiammanti"(comedel restoeranostate definite in unaltropasso,2.2.2:729,nelgiudiziodeipopolani'clienti'dellozioGaspare,ducae deputatodelregno),in unsoprassaltodicoerenzanarrativaconilpuntodivistadeiper- sonaggi.
Cfr. 3.3.3:949,unpassodovesidichiaral'equivalenzasostanziale
—
mutatalaforma—
fra passatoepresente, unificati dallalegge naturalecheimponelaprevaricazione del piùfor- te,del piùabile:"Come
un tempo avevagettato sulla follailsuotiro aquattro, cosìla schiacciavaadessocolpesodellasuadottrina,elagentechesitiravadacanto,untempo, pernonrestarsottoisuoicavalli,esclamandotuttavia:«Chebell'equipaggio!»adessolosta-vaaudire,intronata dellasualoquela,dicendo:«Quantecosesa!»".D'altronde,lo stesso paragonetra lafogaoratoriaelacarrozzalanciata sulla follanonfa altrocheaccentuare lasopravvivenzadi abitudini invalsedasecolinella stirpe dei viceré,poiché sirichiama puntualmente ad unaneddotoriferitodadonna FerdinandaaConsalvo bambino: "Una voltacheil capitanodigiustiziaconlacarrozza propriaardìpassar innanzi allasua, sai chefecemiononno?Loaspettòalritorno,ordinòalcocchieredibuttargliaddossoica- valli, glifracassòillegno eglipestòlecostole!..." (1.4.4:549).
Meditata èlasceltadelpersonaggiodidon Eugenioa rappresentarelafiguradelnobilein questo umoristico quadretto. All'introversionefantasticanteeall'attivismosterile siuni- sce in Eugenio la spocchia nobiliare, l'illusione del potere che gli dovrebbe derivare semplicementedalsanguenobiliareedalretaggiodelpassato:è propriolui,purvelleita- riamente,checercaditenerealtaladignitàdel casato, didifenderladalle reiterateoffese che scaturisconodallacondottadei familiari edella società. D'altrapartedonEugenio, Ferdinandoe suor Crocifissa rappresentanoifalliti,colorochesonoeffettivamentedesti- natiasoccomberenella lottaperlasopravvivenzastoricaesociale della nobiltà,incapaci diconfrontarsiconquellarealtàcheipredecessoriediparentihannosaputopadroneggia- reechealoro restapressochéignota,confusaaisognidigloriaedievasionecheperse- guonoinvano.
Sutaleaspetto siappuntal'ironiadell'autore, sul finire delromanzo, quandoallospro- fondaredidon Eugenionellamiseria enellademenzasenilecorrispondeunacomicaen- fatizzazione dei suoi titoli, in un catalogo fantastico per geografia ed onorificenze:
"«Eugenio ConsalvoFilippo Blasco Ferrante FrancescoMariaUzedadiFrancalanza,Mi- rabella,Oragua, Lumera,etc., etc.,GentiluomodiCamera(conesercizio) diSuaMaestà, quello erare!»esicavavailcappello«FerdinandoII;medagliatodaSuaAltezzailBeydi Tunisi del Nisciam-Ifitkar, presidentedell'Accademiadei QuattroPoeti,
membro
corri-214
Andrea
Fedispondentedi più societàscientifico-letterario-vulcanologiche di Napoli, Londra, Parigi, Caropepe, Pietroburgo, Paoloburgo,Nuova Yorke Forlimpopoli,autoredellacelebre o- pera storico-araldico-nobilo-blasonico-gentilesco-cronologica intitolata l'Araldo Sicolo consupplimento...
Un
soldo,percomprarmi unsigaro...»" (3.6.3:1009).8 Lanatura meramente nominaledegli ideali professatida Consalvo in politicaèribadita nell'Imperio:"Consalvoera divenutodemocraticoeprogressista,promettendodisedere a sinistra, didare perfino una
mano
ai socialisti.Tutto questonongli era costatonulla,o benpoco:parole,parole,parole"(2: 1144).9 Eccounaltroesempiodellostessoprocedimento,inunpassocheirridealpatriottismodel ducaGaspare:"nessunopensavaa prendereun provvedimento chedimostrassealpopolo
come
itempi fosserocangiatieiprivilegidistruttietuttiicittadiniveramente edassolu- tamente uguali. Egli propose e fece decretare l'abolizionedel pane sopraffino" (1.8.2:663).
10 Sulpessimismodi
De
Roberto, esullasuaparticolare natura,cfr.Tedesco75-77, 127.1
Non
èfattoretrascurabilelagenesimilanesedelromanzo,sorrettadallafrequentazionedi artisticomeBoito,Camerana, Gualdo,Giacosa, Rovetta,Pragae Oliva.12 Lasingolaritàdellaposizionedeiviceréfralanobiltàlaritroviamoaccennata duranteil
raccontodell'infanziae della formazionedi Consalvo: "quelli,non potendogli rendere paneperfocaccia,giacchéil nomignolodegli Uzeda,/Viceré,dicevalaloroanticapo- tenza, se lomettevanosotto" (1.6.2: 595-96); e quindiin unpasso dell'Imperio,dovesi
ponel'accentoancoraunavoltasulla"potenza" degliUzeda, presentando
come
unodei requisitifondamentali perlacomprensionedel personaggiodiConsalvo"lapresunzione ereditariadegliUzeda,più conosciuti, laggiùinSicilia,colnomignolodi«Viceré»,poi- ché vantavanoparecchi vicerétragliantenatiedeiviceréserbavanoancorailfastoedilprestigio"(L'Imperio2: 1141).
1 Sutaleaspettodelromanzo,presente,a nostro avviso,
ma
nonpreminente,sisonofermati glistudicritici.Grana,ad esempio,reputalaraffigurazionedella vitapubblicadapartediDe
Robertoallastreguadiuna appendicedella vitaprivatadegliUzeda; inproposito,cfr.anchePomilio.
14 LeambizionidiLodovico sonoperfettamenteassimilabilia quellediGaspareeConsalvo, enonsoloperilpesodellachiesanella società:laricerca delpoterecuiLodovicotende, percorrendolascaladellagerarchiaecclesiastica(secondoicanoni stendhalianide//ros- so eilnero), èdescrittacomeun'aspirazionealla regalità,alpotereassoluto,e quindi co-
me
unamanifestazionedella"prepotenza"degli Uzeda: "AiBenedettini,infatti,c'eraun regno daconquistare: l'Abate eraunapotenza, avevanonso quantititoli feudali,unpa- trimonio favolosodaamministrare:leantiche Costituzionidi Siciliaglidavanoildiritto di sederetraiPari delregno!"(1.3.2:478).Anchein unaltrocaso, ilcampodiazionedel Padre benedettino,il conventodi SanNicola, èassociato,per ruoloed importanza, alla nobiltà piùalta,inmezzoallaqualesifamenzione,naturalmente, anchedei viceré:cfr.1.6.3:606.
15 Siconfronti, in merito a questo,unafrasedell'Amoreche, riallacciandosi alle teorie di Lombroso,classifica lastessagenialitànel campodella variazione 'mostruosa': "tutti i geniisonoilprodottodianomaliedellapsiche"(353).
16
"Come
in matematica,così,anzipiùspessoinfilosofiavisono problemi cheammettono piùd'unasoluzione"(L'Amore17).17 Cfr. L'Amore 15: "non c'è né progressoné regresso in senso assoluto,
ma
diversitàe complicazione".18 Siconfrontino,sultema,le tesiriportatenell'Amore:"ilbanchierechetentaunaspecula- zione dice che essahaper oggettoil bene del paese, il miglioramento delle industrie, l'incrementodelcommercio: