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Il Parlamento del viceré Carlo de Boria duca di Gandía (1614)

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(1)

Acta Curiarum Regni Sardiniae

14.

Il Parlamento del viceré Carlo de Boria duca di Gandía (1614)

a cura di Gian Giacomo Ortu

(2)

ACTA CURIARUM REGNI SARDINIAE

Volumi già pubblicati

1. Acta Curiarum Regni Sardiniae'.

Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moderna Atti del Seminarlo di Studi (Cagliari, 28-29 novembre 1984) Cagliari, 1986 (seconda edizione, 1989).

2. Il Parlamento di Pietro IV dAragona (1355) a cura di Giuseppe Meloni

Cagliari, 1993.

3. I Parlamenti di Alfonso il Magnanimo (1421-1452) a cura di Alberto Boscolo

Revisione, apparati e note di Olivetta Schena Cagliari, 1993.

5. I Parlamenti dei viceré Giovanni Dusay e Ferdinando Girón de Rebolledo (1494-1511)

a cura di Anna Maria Oliva e Olivetta Schena (in corso di stampa).

•14. Il Parlamento del viceré Carlo de Borja duca di Gandía (1614) a cura di Gian Giacomo Ortu

Cagliari, 1995.

(3)

ACTA REGNI

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tt****t*t************

CURIARUM SARDINIAE

IL PARLAMENTO DEL VICERÉ CARLO DE BORIA

DUCA DI GANDfA (1614)

a cura

di Gian Giacomo Ortu

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>e.

4

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

(4)

O Copyright Consiglio regionale della Sardegna, 1995 Redazione, stampa e distribuzione a cura

dell'EDI.CO.S. (Editori Consorziati sardi) s.r.l.

Via Contivecchi 8/2 - Tel. e Fax (070) 270507 Fotocomposizione e impaginazione, Ediservice Viale Elmas 154 - 09122 Cagliari

Tel. 070/240328-240748 - Fax 070/240327

(5)

Comitato scientifico

per la pubblicazione degli Atti dei Parlamenti sardi

Il PRESIDENTE del Consiglio regionale

On. MARIA FRANCESCA CHERCHI, Vice Presidente del Consiglio regionale Prof. BRUNO ANATRA, ordinario di Storia moderna nell'Università di Ca-

gliari

Prof. ITALO BIROCCHI, ordinario di Storia del Diritto italiano nell'Uni- versità La Sapienza di Roma

Dott. MARIAROSA CARDIA, ricercatore di Storia contemporanea nell'Uni- versità di Cagliari

Prof. GUIDO D'AGOSTINO, ordinario di Storia delle Istituzioni politiche nell'Università di Camerino, membro della "Commission Internatio- nale pour l'Histoire des Assemblées d'États"

Prof ANTONELLO MATTONE, ordinario di Storia delle Istituzioni politi- che nell'Università di Sassari

Dott. GABRIELLA OLLA REPETTO, ispettore generale per i Beni archivi- stici

Prof. GIROLAMO SOTGIU, ordinario di Storia moderna nell'Università di Cagliari

Prof. MARCO TANGHERONI, ordinario di Storia medievale nell'Università di Pisa

Segreteria del Comitato scientifico

Dott. GIAMPAOLO LALLAI, capo Servizio segreteria del Consiglio regio- nale della Sardegna

Dott. ANNA DESSANAY, funzionario del Servizio studi del Consiglio re- gionale della Sardegna

Dott. MARIA SANTUCCIU, funzionario del Servizio amministrazione del Consiglio regionale della Sardegna

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Alla memoria di Mario, mio padre.

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I

Gian Giacomo Ortu

Il Parlamento del viceré Carlo de Boria duca di Gandía (1614)

(10)

ABBREVIAZIONI

Asc: Archivio di Stato di Cagliari Acc: Archivio Comunale di Cagliari

ACA: Archivio della Corona d'Aragona di Barcellona ACEM: Archivio delle Cortes spagnole di Madrid Aci: Archivio Comunale di Iglesias

Aco: Archivio Comunale di Oristano AHNM: Archivio Storico Nazionale di Madrid BNM: Biblioteca Nazionale di Madrid Buc: Biblioteca Universitaria di Cagliari Bus: Biblioteca Universitaria di Sassari

(11)

1.

Corpi e partiti

1. Il 18 novembre 1612 Filippo III conferisce al viceré di Sardegna i po- teri per convocare il Parlamento 1. L'apertura è fissata per il 15 dicembre 1613, ma per proroghe successive si arriva al 16 gennaio, di giovedì, quando don Carlo de Borja, duca di Gandia, può tenere il suo discorso del soglio.

Come per tutti í viceré che lo hanno preceduto nell'esperienza, an- che per lui si tratta di un'occasione importante per qualificarsi agli occhi del sovrano, mentre nel giro stretto dell'ufficialità regia cova l'attesa ed un'aspettativa intensa. Non è solo la speranza delle consuete mercès: si è conclusa qualche tempo prima, nel 1611, la visita di Martino Carrillo che si è lasciata dietro una pendenza greve di censure e sanzioni ammi- nistrative e di procedimenti giudiziari promossi a carico della gran parte deí funzionari regi che governano l'isola 2. Non ce n'è uno, anzi, dei mag- giori di grado, dal reggente la Reale Cancelleria, don Giuseppe Mur, al procuratore reale, don Onofrio Fabra de Ixar, dal governatore di Caglia- ri, don Giacomo de Aragall, al maestro razionale, don Pietro de Ravane- da, su cui non incomba la spada di Damocle di un processo i cui atti, istruiti e inviati in Spagna dal Carrillo (sembra senza molti riguardi per gli interessati), destano píù di una preoccupazione 3.

Per il duca di Ganda, evidentemente, l'inquietudine che destano questi procesos de visita è la migliore garanzia di fedeltà e sollecitudine,

I Cfr. il proceso: si veda anche la lettera regia dello stesso giorno in ACEM, Cerdena, leg. 15, exp. 208. Copia del conferimento dei poteri è in ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4914, cc. 23-26v.

2 Per la relazione della visita pubblicata: M. CARRILLO, Relación al Rey don Phelipe nue- stro Sei7or. Del nombre, sitio, pianta, conquistas, christiandad, fertilida4 ciudades, lugares y govierno del Reyno de Sardeúk, Barcelona, 1612. Cfr. anche M.L. PLAISANT, Martin Carrillo e le sue rela- zioni sulle condizioni della Sardegna, Sassari, 1969. La nomina del Carrillo a visitador in ACA, Cancilleria Sardiniae, reg. 4912, cc. 136-141.

3 Per la cattiva amministrazione del Fabra, del Naharro e del Ravaneda, la Real Caxa avrebbe accumulato dei crediti per 396.797 lire sarde, provenienti dal donativo del Parla- mento Elda, da appalti e da altri diritti regi: Asc, AAR, B4, cc. 244 e segg. Al riguardo cfr.

anche la Relación de lo que se ha hallado deverse a V.M. en el Reyno de Cerdega, in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1088, al 5 marzo 1612. Don Giacomo de Aragall è condannato il 20 giugno 1612 alla sospensione di un anno e ad una multa di 300 ducati per crimini ed eccessi com- piuti nel suo ufficio: ACA, Cancelleria Sardiniae, reg. 4914, cc. 1-5.

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nei lavori del prossimo Parlamento, di tutti i componenti la règia cort 4. E certo per questo don Pietro de Ravaneda otterrà la concessione di re- carsi a corte per discolparsi soltanto il 13 giugno 1614, dopo la conclu- sione del Parlamento 5.

Non tutti gli ufficiali visitati dal Carrillo, inquisiti o meno, hanno però l'opportunità di partecipare ai lavori del Parlamento. Non l'ha il reggente Mur, che il 6 luglio 1613 è sostituito da don Michele Miralles, già consigliere all'Audiencia di Maiorca 6, e non l'hanno i dottori della Reale Udienza sarda don Giovanni Masons e don Gabriele Angelo Dalp, defunti, il cui posto è preso rispettivamente da Francesco Angelo Vico Artea e da Luca García'. Il García ha ancora poco da vivere e gli subentrerà presto Nicola Scarxoni 8, mentre per il sassarese Vico, che serve già vent'anni negli uffici regi, si tratta della prima accelerazione di una carriera di prestigio che lo porterà al Consiglio supremo d'Arago- na 9. Qualche mese prima dell'inizio del Parlamento è esonerato dal suo posto di giudice della Reale Udienza anche Monserrato Rossellò,

La patente di nomina a viceré di don Carlo de Borja è del 13 giugno 1610 — in ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4912, cc. 172-182; AHNM, Casa de Osuna, leg. 651 (2) e Asc, AAR, H14, c. 67 — e prevede lo stesso affidamento della missione al Carrillo, che è del 25 settem- bre 1610. La conferma del Borja per un secondo triennio è del 5 marzo 1614: AHNM, fon- do e unità cit.; Asc, fondo cit., H15, c. 6; copie di entrambi i privilegi si trovano in AcA, Cancillería Sardiniae, reg. 4913, cc. 42-44 v. e reg. 4914, cc. 214-219. Per altre fonti su que- sto viceré si rimanda a D.E. TODA Y GCELL, Bibliografia Espaliola de Cerdena, Padova, 1964, vol. 2, pp. 243-252.

Cfr. ACA, AAR, H14, c. 202: sostituendo temporaneamente il Ravaneda col suo pri- mo coadiutore, il generoso Francesco Pinna, il duca di Gandía giustifica la tarda autorizza- zione al suo viaggio in Spagna con i lavori del Parlamento nei quali lo assisteva «y era de mucho fruto por el real servici° de su Magestad».

6 Il privilegio reale di nomina del Miralles, in seguito alla sospensione del Mur ad opera del Carrillo, è del 6 luglio 1613: Asc, AAR, H14, cc. 195 e 236 e ACA, Cancillería Sar- diniae, reg. 4914, cc. 87-90v.

7 Il Masons è deceduto mentre è in atto l'accertamento della sua limpieza, richiesto da persona a lui avversa. Il Carrillo esprime un giudizio molto lusinghiero sul suo operato:

ACA, Consejo de Aragón, leg. 1053, 25 novembre 1611. Il García, valenzano, già avvocato fi- scale nell'isola di Maiorca, è preferito ad alcuni candidati sardi con la motivazione di una già folta presenza di naturals nell'Udienza di Sardegna: ACA, fondo e leg. cit., parere del Su- premo d'Aragona, 1 febbraio 1613.

8 Lo Scarxoni è già subentrato al Vico, il 7 marzo 1612, come juez de cort nel crimina- le e prende il posto del García con privilegio del 28 aprile 1614: cfr. rispettivamente Asc, AAR, H14, c. 145 (ma anche Aca, Cancillería Sardiniae, reg. 4913, cc. 119-122) e ACA, fondo cít., reg. 4915, cc- 69-73.

9 Per la nomina del Vico, del 7 marzo 1612, Asc, AAR, H14, c. 125 e ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4913, cc. 115v-119. Si veda anche il parere favorevole del Supremo in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1053, al 2 febbraio 1612.

(13)

ma solo perché ormai già vecchio e piuttosto malandato di salute 10.

Con il Miralles, il Ravaneda, lo Scarxoni e il Vico, compaiono nella règia cort del Parlamento anche l'avvocato fiscale don Francesco Jagarat- chio, il procuratore reale Onofrio Fabra de Ixar, il reggente la Reale Te- soreria don Giovanni Naharro de Ruecas, l'altro dottore della Reale Udienza Pietro Tarnona, l'avvocato del Regio Patrimonio Andrea del Rosso 11 e infine il governatore di Cagliari e di Gallura, che è ora don Giovanni rapata. Lo rapata è stato investito a vita della carica soltanto in seguito a forti contrasti, con una decisione del Consiglio supremo d'Aragona che ha annullato una nomina viceregia del 24 novembre 1612 a favore di don Raimondo etrilles. La carica infatti per antica consue- tudine spetterebbe agli Aragall, e Filippo III ne dà conferma riconoscen- do la successione, alla morte dello rapata, a don Diego de Aragall Cer- vellon, figlio di Giacomo, anche lui come il Vico destinato ad una note- vole carriera 12.

Per don Onofrio Fabra de Ixar, che tiene la carica di procuratore reale dal 1567, è l'ultima grande fatica, perché muore nel 1615 lasciando il posto, per supplica accolta dal re, al genero don Paolo di Castelvì, fi- glio di don Giacomo, marchese di Laconi ". È stato preceduto, un anno prima, da don Giovanni Naharro de Ruecas, in servizio da venticinque anni, che ha lasciato la carica, a sua volta, al figlio don Pietro 14.

Lo Jagaratchio, pure in servizio da venticinque anni, e molti li ha passati a Sassari, città natale, da fiscale e assessore per il criminale del

10 ACA, Consejo de Aragón, leg. 1053, consultas varie del gennaio e febbraio 1613.

Il La sua nomina all'ufficio (in ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4909, cc. 207v-210) se- gue al passaggio di Giovanni Masons, precedente titolare, alla plaga di nuova istituzione di giudice di corte nel criminale: ivi, reg. 4910, cc. 51-54, al 5 luglio 1606.

12 privilegio di nomina dello apata, del 31 marzo 1613, in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1089, alla data. La nomina viceregia di don Raimondo etrilles, in Asc, AAR, H14, c.

167; ivi anche, alla c. 250, la nomina dell'Aragall, che è del 3 agosto 1614: cfr. anche ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4915, cc. 69-73.

13 Don Onofrio Fabra ha lasciato erede unica ed universale la figlia Maria Anna, avu- ta da una Castelvì, donna Aldonsa, che gli sopravvive qualche anno. Il suo testamento e i suoi capitoli matrimoniali sono riportati in una causa promossa contro Maria Anna da don- na Maria de Ixar, contessa del Mayno: Asc, AAR, Q133. Il privilegio di nomina del Castel- vi, del 10 maggio 1615, è in Asc, AAR, H14, c. 229. Per la carriera di don Onofrio Fabra cfr. ACA, Cancillería Sardiniae, regg. 4910, cc. 74-77 e 4912, cc. 135-136.

14 La nomina di don Pietro Naharro, del 6 aprile 1614, è in Asc, AAR, H15, c. 177.

Data la sua minore età il posto è interinalmente ricoperto da Giuliano de Abella, con nomi- na del 5 dicembre 1615: Asc, AAR, H15, c. 62 e ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4919, cc. 4-8.

In un primo tempo si pensa di assegnare l'ufficio allo zio di Pietro, don Antonino Brondo de Ruecas: ACA, Consejo de Aragón, leg. 1089, al 29 gennaio 1615.

(14)

governatore del Capo di sopra, è un pugnace difensore della giustizia re- gia e fa il paio con il Vico nella solerzia antistamentaria e anticagliarita- na. Funzionari di sperimentata fedeltà ed efficacia sono anche il Targo- na, formatosi al Colegio Mayor di Santiago e laureato presso l'Università di Huerta, e il del Rosso, in carica dal 1607 15.

Non v'è dubbio, al di là dell'ombra gettata su alcuni di essi dalla vi- sita del Carrillo, che si tratti di un corpo di funzionari compatto ed affi- dabile per esperienza consumata e per fedeltà. Certamente vi hanno un ruolo preminente i sassaresi: Vico, definito dal viceré «mucho secreto y prudente para las cosas de govierno», Jagaratchio, che muy geloso della giuri- sdizione regia si adopererà a respingere quasi tutti i greuges proposti, e Ravaneda, la cui moglie, Elena Cariga, è signora della contrada di Thiesi.

In cambio della sicurezza che conferiscono all'azione parlamentare del Gandia, questi ufficiali possono ben chiedergli qualche maggiore pro- pensione per gli interessi della loro città. Ma anche il TaraQona, da poco concluso il parlamento, incaricato di una visita nelle amministrazioni ci- viche, si darà da fare per portare inquietudine e disagio nell'élite dei ciu- tadans cagliaritani 16

2. Il 29 gennaio 1614, a Parlamento già iniziato (ma è al lavoro soltanto la commissione degli abilitatori), lo stamento ecclesiastico si riunisce nel palazzo reale di Cagliari per nominare il suo sindaco, nella persona di Michele Català, presbitero e beneficiato della sede di Cagliari. Sono pre- senti don Francesco d'Esquivel, arcivescovo di Cagliari; Gavino Tavera, procuratore di don Gavino Manca de Cedrelles, arcivescovo di Sassari;

Giuseppe del Rosso, procuratore di don Lorenzo Nieto, vescovo di Al- ghero, e di don Giovanni Battista della Bronda, vescovo di Bosa, ol- treché sindaco del capitolo di Alghero; Giovanni Atzori, procuratore di don Giacomo Passamar, vescovo d'Ampurias e di Civita; Vincenzo Bac- callar, sindaco del capitolo di Cagliari; Antonio Dessi per il capitolo di Ales e Sebastiano Carta per il capitolo di Iglesias. Sono invece assenti, ma seguiranno regolarmente i lavori del Parlamento, Pietro Paolo Pira, Francesco della Bronda e Simone Montanacho, sindaci rispettivamente dei capitoli di Oristano, Ampurias e Bosa, il mamoiadino Antioco Mar-

15 Per le notizie sul Jagaratchio ACA, Consejo de Aragón, leg. 1091; la sua nomina ad av- vocato fiscale è del 9 novembre 1608: ivi, Cancillería Sardiniae, reg. 4910, cc. 269-272. Per le notizie sul Taracona e sul del Rosso ivi, Consejo de Aragón, leg. 1352, docc. 28 e 35.

16 I giudizi sul Vico e sul Jagaratchio in Aca, Consejo de Aragón, leg. 1352, doc. 38. Per il Vico cfr. anche cap. 5, note 19 e 21. Sulla visita del Taracona si veda la nota 54 del cap. 3.

(15)

cello procuratore di don Antonio Canopolo, arcivescovo di Oristano, e Salvatore Costanti, sostituto procuratore per lo stesso viceré del minori- ta don Diego Borja, vescovo di Usellus e Terralba.

Nel caso dei sindaci e procuratori sí tratta sempre di dottori in utro- que, ad eccezione di Sebastiano Carta, rettore di Gergei, e di Antonio Dessi, laureato in teologia. Persone tutte, comunque, di una certa com- petenza e qualità che esprimono almeno tre orientamenti: uno di imme- diata consonanza con la regia cort, con il solo Costanti; un secondo ispi- rato dalle ragioni della primazia cagliaritana con il Català, il Baccallar, il Dessi e il Carta; il terzo nettamente filosassarese che gravita attorno al Tavera, con il del Rosso, della Bronda, Atzori, Marcello e Montanacho.

Non sappiamo del Pira, che vediamo tuttavia giocare un ruolo abbastan- za attivo nel Parlamento.

La polarità tra i due gruppi maggiori è in verità assai marcata, ed è comprensibile dato che il tradizionale contrasto tra le sedi di Cagliari e di Sassari, già pervenuto nel 1606 alla Rota, vive ora i suoi momenti di più acuta tensione 17. E proprio gli arcivescovi d'Esquivel e Manca Cedrelles ne sono i massimi protagonisti storici, soprattutto con l'epopea dell'«in- venzione» dei corpi santi che segue di poco la chiusura del Parlamento.

Sono in verità due prelati di qualche valore, come del resto il Canopolo 18.

Don Gavino Manca Cedrelles, sassarese di nobile origine, è stato ve- scovo di Bosa e di Alghero ed è designato alla sede di Sassari nel 1613, a convocazione del Parlamento già avvenuta, succedendo al cagliaritano Andrea Baccallar. Impensabile la sua diretta partecipazione al Parlamen- to, che sarebbe un riconoscimento della primazia del rivale, facile il pre- testo che accampa per la delega al Tavera, accingendosi alla prima visita della sua diocesi. Morirà il 6 luglio 1620 19.

17 Cfr. in ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4910, cc. 91-93 (28 marzo 1606), una lettera di Filippo III al viceré di Sardegna conte del Real perché persuada l'arcivescovo di Sassari a desistere dalla pretesa del primado de Cerdena y Corsega, «pues la justicia estét en favor del de Cal- ler, y consta por la possession immemorial en que esta com se sabe».

" Merita di ricordare per questi tre ecclesiastici il giudizio espresso dal visitatore Car- rillo; sul d'Esquivel, «prelado de muy exemplar vida y costumbres, limosnero y prudente, muy ama- do de sus stíbditos»; sul Manca Cedrelles, allora vescovo di Bosa, «prelado de tanta virtud y exemplo, que todos le iuzgan muy benemerito de lo que tiene, y de mayores dignidades»; sul Cano- polo, «prelado de grande experiencia, muy exemplar, y cuidadoso de sus stíbditos»: M.L. PLAISANT, Martin Carrillo, cit., pp. 92, 93 e 95.

19 Sul Manca Cedrelles cfr. P. TOLA, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sarde- gna, Torino, 1837-38, vol. II, pp. 211-213 e S. PINTUS, Vescovi e arcivescovi di Torres, in «Archi- vio storico sardo», vol. I (1905), p. 80; cfr. anche, ma l'indicazione vale per tutti i prelati in oggetto, D. FILIA, La Sardegna cristiana. Storia della chiesa, Sassari, 1913, vol. II, capp. II e III.

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Il d'Esquivel lo seguirà pochi anni dopo, il 21 dicembre 1624. Nato in Maiorca, attorno al 1554, dottore in utroque, vi è stato a lungo inquisi- tore. Ascende alla massima prelatura sarda il 20 giugno 1605, ed ha mo- do di distinguersi soprattutto nell'erezione dell'Università cagliaritana, decretata nel parlamento Elda e formalmente autorizzata da Paolo V con bolla del 12 febbraio 1606. Non potrà assistere alla sua apertura, av- venuta nel 1626, ma in compenso il 27 novembre 1618 inaugurerà il Se- minario cagliaritano (poi Collegio dei nobili e quindi Convitto naziona- le). Nel 1610 ha anche tenuto un sinodo diocesano 20.

Personalità di spicco forse ancora maggiore è Antonio Canopolo.

Nato a Sassari, da padre corso, verso il 1540, è nominato arcivescovo di Oristano il 3 ottobre 1588, dopo essere stato per qualche tempo in Spa- gna come cappellano dell'imperatrice Maria d'Austria. Fatica non poco ad adattarsi alla sede arborense, sino a vedersi costretto alla residenza da Clemente VIII con una brusca lettera del 15 luglio 1600. Ma il suo cuo- re resta a Sassari, dacché continua ad investirvi gran parte dei suoi mezzi in opere benefiche e di cultura. Il 9 dicembre 1611, legandovi venti bor- se di studio, fonda un collegio per chierici, e si adopera quindi per l'ere- zione dell'Università sassarese. Nel 1616 vi impianta anche una tipogra- fia, quasi una risposta alla richiesta avanzata da Cagliari nel Parlamento di un potenziamento della tipografia Canelles. Anche lui, come i colleghi di Cagliari e di Sassari, seppure con minore clamore e fortuna, si è ado- perato all'arricchimento del martirologio romano. Morirà nel 1621, quando per la nomina appena avvenuta avrebbe potuto finalmente coro- nare l'aspirazione a guidare la sede di Sassari 21.

Di rilievo minore, ma non insignificanti, sono i governanti delle altre diocesi sarde. E, fatto curioso, sono tutti di freschissima nomina, anche se il vescovo di Alghero, Lorenzo Nieto, che proviene dal monastero di Nuestra Seflora de Monserrat, si è già guadagnato nella diocesi di Ales la fama solida di gran teologo e predicatore, oltre che di uomo abile 22. V'è poi da aggiungere che il della Bronda e il Passamar, che nel 1622 passerà alla sede turritana, sono sassaresi e fanno quindi fronte comune per le que-

20 Dati biografici sul d'Esquivel in L. CHERCHI, I vescovi di Cagliari, Cagliari, 1983, pp.

146-153; cfr. anche P. TOLA, Dizionario biografico cit., pp. 68-80.

21 Sul Canopolo si vedano R. BONU, Serie cronologica degli arcivescovi di Oristano, Sassa- ri, 1959, pp. 98-103, e R. TURTAS, La casa dell'Università, Sassari, 1986, pp. 67 e segg.

22 È il giudizio espresso dal Carrillo, in M.L. P - LAISANT, Martin Carrillo cit., p. 95. Alcu- ni dati biografici sul Nieto e sul Borja in G. SORGIA, I vescovi della diocesi di Ales (1503-1866), in AA.VV., Diocesi di Ales-Usellus-Terralba. Aspetti e valori, Cagliari, 1975, pp. 271-286, in par- ticolare a p. 276.

(17)

stioni della primazia con il Manca Cedrelles e il Canopolo 23, mentre il Borja, avendo uno dei due procuratori sostituti del viceré, che gli è pro- curatore principale, e cioè l'Atzori, in comune con il Passamar, ci avverte ancora una volta di una certa tendenza filosassarese del duca di Gandia.

3. Del resto il duca di Gandia è anche signore degli stati e contea di Oliva, un insieme di feudi, il più vasto, del Capo di Sopra. In tale qualità il 5 gennaio 1614 nomina suo procuratore nello stamento militare il pro- prio segretario, Michele Velasquez. A rappresentarlo nel Militare c'è pe- rò anche Girolamo Vaca de Avila, regidor dei suoi feudi sardi e cognato del Velasquez 24.

Ma è tutta la règia cort ad avere una sua immediata e consistente pro- iezione nello stamento militare. Il Ravaneda, come procuratore della moglie, vi fa comparire al suo posto il fratello Francesco. Come nobili, il Fabra de Ixar e il Naharro de Ruecas vi sono rappresentati rispettiva- mente da don Giacomo di Castelvì, marchese di Laconi e prima voce dello stamento, e da don Luigi de Aragall Gualbes, barone di Joiosa Guardia. Il governatore di Cagliari don Giovanni rapata, ancora, dal fra- tello Francesco, alcaide di Cagliari e presto barone di Las Plassas.

Tra i partecipanti ai lavori dello stamento militare che fanno parte dell'amministrazione regia appaiono sotto il diretto controllo della règia cort anche don Pietro Moros de Molinos, vicario reale di Sassari, che nella fase decisiva del Parlamento, il 30 marzo 1614, rilascia procura a Michele Velasquez; don Salvatore Carcassona, giudice della Reale Udienza, che agisce per sé e per Antonio Angelo Carcassona, luogote- nente della Procurazione reale in Alghero 25; Gaspare Cugia, che parte-

23 Sul Passamar, la cui bolla di nomina è del 12 agosto 1613, cfr. P. MARTINI, Biografia sarda, Cagliari, 1837-38 e 1842-44, al vol. III, pp. 3-5. Su di lui, sul della Bronda e sul Nieto si vedano anche le scarne, e talora imprecise, notizie nei vari lavori di Sebastiano Pintus:

Vescovi di Bosa, Vescovi di Ottana e di Alghem, Vescovi di Fausania, Civita, Ampuria, tutti in «Ar- chivio storico sardo», rispettivamente ai voli. III (1905), IV (1908) e V (1909).

24 Deriviamo le notizie sui militari, quando altrimenti non segnalato, da F. FLORIS, S.

SERRA, Storia della nobiltà in Sardegna, Cagliari, 1986 e V. PRUNAS, I privilegi di Stamento mili- tare nelle famiglie sarde, Torino, 1933.

25 Don Salvatore Carcassona, sposato con donna Caterina Castelvì Silvestre — cfr.

Asc, Notarile, Cagliari, sciolti, vol. 363, all'il maggio 1610 —, è nobile con privilegio del 18 marzo 1611: qualche notizia su lui in ACA, Cancilleria Sardiniae, reg. 4912, cc. 166-172 e Consejo de Aragón, leg. 1352, doc. 33. Antonio Angelo Carcassona potrebbe essere uno degli omonimi di cui in P. MARTINI, Biografia sarda cit., vol. I, pp. 274-280; la sua nomina a luogo- tenente della Procurazíone reale di Alghero, del 18 maggio 1610, in Asc, AAR, H14, c. 121.

Ma sulla famiglia algherese dei Carcassona si veda anche G. SoRcin, Antonio Angelo Carcas- sona e l'Inquisizione, in Studi sull'Inquisizione in Sardegna, Palermo, 1961, pp. 67-93.

(18)

cipa come procuratore generale del marchese di Quirra ed è coadiutore del Razionale; Melchiorre de Silva, vehedor generale del Regno; France- sco Pinna, primo coadiutore del Razionale; Giovanni Velasquez, figlio di Michele, che porta i voti di alcuni cavalieri di Ozieri.

L'analisi delle procure mostra evidente e fitto l'intreccio della règia cort con alcuni dei maggiori feudatari dell'isola e rivela più che un ab- bozzo di accordo tra il viceré e la prima voce dello stamento militare che si porta dietro tutti, o quasi, i Castelvì, i Barbarà, i Cervellon, i Sant Just. Non solo, ma il fatto che don Giacomo de Castelvì agisca nel Mili- tare anche per l'arcivescovo di Cagliari, oltre che per il Fabra de Ixar, e il fatto che il Ravaneda ed il Cugia propendano per Sassari, fanno pensa- re ad un'ipotesi inizialmente ben meditata di attraversamento e neutra- lizzazione della frattura tra il Capo di Sopra ed il Capo di Sotto, tra Sas- sari e Cagliari, che passerebbe per un accorto gioco delle parti tra una règia cort a dominante sassarese e le prime voci degli statuenti, tutte ca- gliaritane. Prima voce del Reale è infatti il consigliere capo di Cagliari, Pietro Giovanni Otger, che nel Militare si fa pure lui rappresentare da Michele Velasquez.

Quest'ipoteca viceregia sui lavori parlamentari è reale, e alla fine si rivelerà anche efficace, ma non è facile addomesticare le ragioni esaspe- rate di corpi, gruppi e uomini che aspettano col Parlamento l'occasione da non mancare di una redistribuzione delle risorse e degli onori 26, e in qualche caso di una resa dei conti per crediti mai esatti o per debiti da far pagare. È il caso della nobiltà sassarese, che giunge al Parlamento de- cisa a riequilibrare il rapporto della propria città con Cagliari, con l'o- biettivo ultimo di rimettere in discussione il primato della città meridio- nale, ma intanto con quello minimo di rimediare ad alcune patenti in- giustizie che Sassari ritiene di aver subìto, in specie nella ripartizione del donativo.

Suo alfiere è don Francesco Scano Castelvì, che emerge come uno dei protagonisti maggiori del Parlamento, cui si è preparato con un'abile azione di raccolta e concentrazione dí procure. Lo Scano Castelvì muo- ve infatti da alcuni poli principali di attrazione — Francesco Manca de

26 Alla base delle alleanze stipulate nelle occasioni parlamentari può ben esservi la prospettiva di acquisizione di un ufficio o di un appalto importanti che postulano il favore del viceré, per le sue informative al sovrano, ma implicano pure la solidarietà economica di più persone, famiglie e gruppi, per la prestazione delle garanzie necessarie. Per un esempio illuminante si vedano le liste di frawas prestate nel 1625 a don Paolo Castelvì, per l'ufficio di procuratore regio, e a don Francesco Ravaneda per quello di maestro razionale: in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1307, cc. 111-116.

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Homedes, barone di Usini e Tissi, Francesco Virde Meloni, signore di Pozzomaggiore, e Francesco Esgrecho, che interviene anche nel Reale come sindaco di Sassari — per far convergere su di essi e su alcuni altri minori alleati, stretti tutti da un gioco efficace di sostituzioni imbricate e dí affidamenti solidali, tra i 70 e gli 80 voti. La "costellazione" sassare- se che diciamo «dei quattro Franceschi» è nel parlamento Gandía l'e- sempio chiarissimo di una strategia meditata, di parte stamentaria, per il controllo del voto e la precostituzione degli esiti dei lavori. Essa "porta"

e organizza, in funzione degli interessi di Sassari e della nobiltà del Ca- po di Sopra, specialmente la schiera irrequieta e tumultuante dei cava- lieri logudoresi alla ricerca di impieghi e riconoscimenti. Della feudalità raccoglie, oltre a don Francesco Manca e don Francesco Virde, e allo stesso Scano Castelvì quale procuratore dello stato di Pastrana, don Giovanni Carrillo de Albornoz, signore del Monteleone, don Andrea Manca, signore di Opia e Montesanto, don Francesco de Ledà Carrillo, barone del Costaval, e donna Maddalena de Liperi Gambella, barones- sa di Romangia, attraverso il suo procuratore don Francesco de Liperi.

Il resto, parenti o sodali, è tutta piccola nobiltà: Ansaldo, Aquena, Bron- da, Cardona, Cariga, Casagia, Casalabria, Figo, Guerau, Homedes, Mar- tinez, Paduano, Pilo, Sasso, Tavera, Virde e Zonza di Sassari, e i Grixo- ni di Ozieri.

Al centro di questo aggregato di interessi locali e familiari sta, come già detto, don Francesco Scano Castelvì. Laureato in diritto, signore uti- le, con la moglie donna Margherita Francisco, della scrivania della Pro- curazione reale di Sassari, è anche beneficiario dei frutti dell' encontrada della Romangia, nonché reggitore dello stato di Portugal. Uomo assai fa- coltoso e influente, partecipa della vita cittadina in tutti i suoi aspetti, ora come consigliere capo e sindaco, ora come speculatore nel commer- cio dei cereali. Di lì a qualche anno sarà anche lui, come il Canopolo, ti- tolare di una tipografia e si adopererà per la fondazione in Sassari della chiesa del Collegio gesuitico. Di fatto egli può intervenire in tutti e tre gli stamenti, nel Reale attraverso soprattutto lo Esgrecho, e nell'Ecclesia- stico per la presenza di alcuni membri di famiglie che gli sono vicine, gli Aquena e i Bronda 2i.

27 Deriviamo le notizie sullo Scano Castelvì da: Asc, AAR, alle unità BC 40, c. 163, P7, cc. 31 e 42, P8, c. 60; Buc, Miscellanee forensi dei tempi della signoria spagnola, vol. IV, nn.

2 e 20 (causa contro i conti di Sedilo, con sentenza della Reale Udienza nel 1612); da R.

TURTAS, La casa dell'Università cit., passim. Stampato nella tipografia dello Scano Castelvì è l'opuscolo di A. MA(:HIN, En favor de la ciudad del Alguer, a cerca de la paga de los censos carga- dos sohre sus derechos, Sacer, 1626.

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Tra gli alleati dello Scano Castelvì che emergono nei lavori parla- mentari ci sono due Manca Homedes, Francesco e Antonio. Il primo, barone di Usini e Tissi, sposato con Elena Zonza, opera nel Parlamento tra i giudici dei greuges e compare tra gli offerenti il donativo al viceré. Il che lo pone, nei ruoli del parlamento Gandia, un gradino appena più sotto dello Scano Castelvì, che figura come trattatore e come offerente.

Il fratello Antonio, che già si distingue in quest'occasione per alcune presenze come giudice dei dissentiments e come ambasciatore, sarà perso- naggio di rilievo nel successivo Parlamento del 1624 come sostenitore acceso del viceré Vivas 28.

Altra figura centrale e decisiva per le fortune di questo raggruppa- mento sassarese è Francesco Esgrecho, il sindaco della città, di cui è sta- to anche giurato capo. Sposato con una Bronda, è familiare del Sant'Uf- fizio. Si deve certamente al suo protagonismo, con l'evidente condiscen- denza della règia cori, se il Parlamento si apre alle ragioni da tempo delu- se dí Sassari, nonostante una posizione non forte nello stamento reale, che resta dominato dai cagliaritani 29.

Connessi in qualche modo alla costellazione sassarese dei quattro Franceschi ci appaiono alcuni altri raggruppamenti minori che, costituiti essenzialmente sulla base delle relazioni familiari e parentali, consento- no tuttavia ai portavoce di contrattare le loro prestazioni parlamentari su basi più solide del mero prestigio personale. Il più consistente è quel- lo che si aggrega attorno a don Giovanni Guiò Durant, signore di Ossi e Muros, e al dottor Gaspare Cugia. Il Guiò, algherese, è nominato nel Parlamento giudice dei gravami o greuges e porta alla causa del Capo di Sopra i voti di alcuni cavalieri di Sassari e Bottidda, dei Liperi e Gaya soprattutto. Gaspare Cugía, che abbiamo già incontrato, è un sassarese di famiglia destinata a radicarsi in Cagliari. Lui, intanto, non si è ancora piegato agli interessi della capitale e continua ad operare in linea di

28 Alcune notizie sui Manca Homedes in Asc, AAR, Q123, dove è anche il testamen- to del loro padre Giacomo.

29 Per notizie sulla vita e i tempi di Francesco Esgrecho si veda G. 1,01 PUDDU, Con- flitti di competenza tra la magistratura reale e quella inquisitoriale in Sardegna nel secolo XVII, Mi- lano, 1974, dove appare coinvolto, in combutta con alcuni suoi sodali, Virde, Liperi e ell- sarello, ma in particolare col cognato Giovanni Battista della Bronda, nell'omicidio del dottor Angelo Jagaratchio, assessore del governatore. L'episodio è significativo non solo della posizione in Sassari dello Esgrecho, uomo temuto perché potente e pericoloso, ma anche delle tensioni che si erano venute determinando tra l'amministrazione regia e le oli- garchie cittadine. Lo Esgrecho è condannato a morte in contumacia per crimine di lesa maestà, con devoluzione al Fisco dei suoi beni: cfr. Bue, Allegazioni e consulti di giuristi sar- di, vol. IV, al n. 24.

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coerenza con le sue origini. Gli si deve certamente, come al Vico, al Ra- vaneda, ecc., la maggiore benevolenza della règia cort nei confronti di Sassari piuttosto che di Cagliari. Coadiutore del Ravaneda e regidor del marchesato di Quírra, dopo il Parlamento, il 7 ottobre 1618, sarà nomi- nato archivista regio ".

Gruppi minori sui quali si esercita l'influenza del partito dei logudo- resi sono quelli costituiti dai cavalieri degli altri maggiori centri del Ca- po di Sopra: dagli Arca, Solivera, Tola e Mestre di Ozieri, portati rispet- tivamente da don Francesco Arca, signore della baronia di Monti, che ci appare anche vicino agli ambienti della règia cort (il suo feudo lo ha ac- quistato nel 1609 dai Ravaneda), da don Giovanni Tola Chidicone, da Diego Tola dell'Arca e da Girolamo del Mestre; dai prolifici Carta di Be- netutti, rappresentati da Angelo, Giorgio e Giovanni Antonio, ecc. A parte il barone di Monti si tratta di gente di poco peso, che non per il proprio prestigio, ma stando all'ancora di posizioni più forti, spera qual- che affermazione nel Parlamento.

L'unico militare del Capo di Cagliari che sembra muoversi secondo un piano preciso di controllo dei voti dello stamento militare, in risposta all'azione dello Scano Castelvì, è il conte di Cuglieri, don Giovanni Bat- tista etrilles. Egli raccoglie direttamente una trentina di procure che poi redistribuisce per sostituzione ad una serie affidabile di procuratori in seconda che sono poi alcuni esponenti della grande nobiltà cagliarita- na: Filippo e Pietro Battista Cervellon; Antonio, Francesco e Salvatore Castelvì; Luigi Aragall Gualbes e Alberto e Raimondo Il conte di Cuglieri porta così alla causa della feudalità meridionale i voti delle maggiori famiglie di Alghero, Bosa e Cuglieri, gli Abella, gli Amat, i Deli- tala, i Font, i Lercaro e i Sanna. Ma a lui si affidano anche uomini come

30 Gaspare Cugia ci ha creato qualche problema. Nella loro Storia della nobiltà in Sar- degna cit., p. 224, Floris e Serra parlano di due Gaspare Cugia: uno coadiutore del Raziona- le che sarebbe del ramo ancora sassarese, un altro, regidor del marchesato di Quirra, del ra- mo divenuto cagliaritano. Ma proprio la procura del marchese di Quirra rilasciata a Gaspa- re Cugia per la partecipazione al Parlamento lo indica come coadiutore del Razionale. Ci viene difficile pensare a due Gaspare Cugia che operano contemporaneamente per lo stes- so principal, l'uno come regidor, l'altro come procuratore. Certo è che questo Gaspare Cugia

— fosse uno e non bino — sarebbe abile ed ubiquo nei suoi impegni: nel 1608-10 è segre- tario dell'encontrada di Romangia (Asc, Notarile, Cagliari, sciolti, vol. 363, al 30 giugno 1608 e al 29 maggio 1610), e mentre è ancora regidor dei Carroz Centelles lo diventa pure dello stato di Massa (Asc, fondo cit., legati, vol. 913, cc. 283 e segg.). Per la nomina a coadiutore del Razionale, in posto di nuova istituzione, cfr. ACA, Cancillería Sardiniae, regg. 4910, cc.

43v - 47, e 4912, cc. 1-3 (4 luglio 1608); per la nomina ad archivero del Real Patrimonio ivi, reg. 4920, cc. 108v-114 e Asc, AAR, H16, c. 22. Altre fonti diverse lo segnalano come amico intrinseco del Vico e come speculatore nel commercio dei cereali.

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don Enrico de Sena, consigliere regio e governatore del Capo di so- pra 31; don Angelo Delitala e don Onofrio Fois, l'uno e l'altro cavalleriz- zo maggiore del Logudoro, il primo per titolo e il secondo interinalmen- te 32; Agostino Angelo Suzarello, signore di Putifigari; Agostino Angelo Delitala, avvocato fiscale del governatore sassarese 33; Giovanni Antonio Sanna, vicario reale di Alghero; Francesco Amat, già governatore dí Al- ghero, ora signore di Lunafras, che agisce pure nello stamento reale co- me sindaco di Alghero, e non è forse ancora divenuto quel devoto del Vico che sarà in seguito. E non basta: tra i partecipanti al Parlamento nelle file del conte di Cuglieri c'è il cognato don Raimondo

sfortunato concorrente alla carica di governatore di Cagliari, già presen- te nel parlamento Elda come sindaco di Alghero; c'è don Francesco Ca- stelvì Montarians, alcaide di Castellaragonese, e c'è don Salvatore Castel- vì, altro figlio del marchese di Laconi, sposato ad Isabella Avmerich ere- de della baronia di Acquafredda. Si tratta evidentemente di una costella- zione di alleanze che, mobilitando il triangolo nord-occidentale di Al- ghero, Bosa e Cuglieri, vale da un lato ad attenuare la pressione parla- mentare della piccola nobiltà del Capo di Sopra e dall'altro a stringere altre solidarietà tra la règia cort e lo stamento militare. È lo stesso intento che abbiamo colto nel duca di Gandía, e non ci sembra improbabile tra i due un qualche accordo iniziale che si sarebbe parzialmente logorato nella condiscendenza del Borja per il partito sassarese. Intanto esso vale a far giocare un ruolo di rilievo nel Parlamento a don Raimondo les, designato giudice dei greuges, e a don Salvatore Castelvì, che compa- re tra gli offerenti il donativo.

Don Giovanni Battista etrilles sembra d'altronde nelle condizioni più favorevoli per esercitare un ruolo di grande mediatore tra interessi difficili da conciliare: nei suoi quarti ci sono etrilles, Aragall, Sant Just e Alagon, è sposato con Maria Castelvì, sorella del marchese di Laconi, frequenta la corte reale e benché giovane gode già fama di valoroso e di mecenate

" Enrico de Sena è aggiunto al padre Francesco quale governatore del Capo di Sassa- ri e Logudoro, con diritto di successione, il 12 settembre 1600: ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4903, cc. 195-199.

32 Onofrio Fois è di freschissima nobiltà, in quanto il suo privilegio è del 23 dicembre 1613: Asc, AAR, H14, alla fine del volume. È stato alcaide e capitano di Iglesias (AcA, Can- cillería Sardiniae, reg. 4914, cc. 21-22) ed è quindi nominato cavallerizzo del re (ivi, al reg.

4915, cc. 20v-22).

33 Il suo privilegio di nomina in Asc, AAR, H14, ci., al 16 dicembre 1609.

34 Per la sua biografia cfr. D. SCANO, Donna Francesca Zatrillas, marchesa di Laconi e di Sietefuentes, in «Archivio storico sardo», XXIII, 1941-45, nn. 1-4, pp. 72-73 e A.J. MUR, Ca-

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L'alleanza robusta tra i Cetrilles e i Castelvì sarebbe certo sufficiente a contrastare la preponderanza numerica deí cavalieri del Capo di So- pra. Ma il fronte cagliaritano è gravemente eroso da liti e contese recen- ti, alcune insanabili. Abbiamo già accennato alla questione del governa- torato di Cagliari e Gallura, che ha creato tensione tra gli rapata, i e- trilles, i Cervellon e gli Aragall 35. Sono appena un paio d'anni che per questioni di confine è insorto un contrasto tra don Giovanni Battista Castelvì, barone di Samassí, e don Tomaso Brondo, signore di Serraman- na, con i rispettivi vassalli che si sono affrontati con lance e spade 3'. I Brondo si vedono anche contesi i propri domini dagli stessi conti di Cu- glieri, con una lite interminabile in cui si inserisce il Fisco 37.

Ma il conflitto più aspro, dagli strascichi più pesanti e di notevole portata storica, è quello precipitato, dopo una latenza di diversi anni, tra i Castelvì e gli Alagon alla morte di donna Caterina Alagon, moglie di don Francesco Castelvì, visconte di Sanluri e figlio del marchese di La- coni. Caterina è figlia di don Giacomo Alagon marchese di Villasor ed ha sposato il Castelvì in seconde nozze dopo aver perso, nel 1598, un anno appena dopo il matrimonio, il primo marito, don Gioacchino Folch de Cardona, barone di Capudabbas. Le sue nozze col giovanissi- mo Castelvì sono il tentativo di porre fine alla lite già in corso tra gli Alagon e i Castelvì per la successione al feudo del Folch. Matrimoni si- mili, se qualche volta riescono, talaltra volgono al peggio. Ed è questo il caso dei due malassortiti Alagon-Castelvì, perché quando Caterina muo- re, il 5 febbraio 1607, lascia un testamento, dettato appena il giorno pri- ma, e sembra su ispirazione del giudice e giurista Monserrato Rossellò, col quale lascia il suo feudo al fratello Giacomo. Questi vi rinuncia per aver scelto la vita ecclesiastica, e lascia campo libero al nipote Ilario, ri- masto unico erede. Per i Castelvì è una delusione, ed è anche un affron- to, ma lacrime e rabbia debbono riservarli a tempi migliori, perché in- tanto Francesco, il fratello Paolo e il marchese di Castelvì loro padre so-

balleros sardos en la orden militar de Calatrava, in AA.VV., Studi storici e giuridici in onore di Anto- nio Era, Padova, 1963, in particolare a p. 190. È a don Giovanni Battista etrilles che Gio- vanni Carnicer dedica il suo Breve discurso del primado de Cerdeiia y Corsega, en favor del Arco- bisbo de Caller, en escilo de información, para su Magestad Catolica, y su S.S.R.0 de Aragdn, Ma- drid, 1616.

" E continuerà a crearne negli anni seguenti per la preoccupazione degli Aragall, alla scomparsa di Giovanni rapata, di mantenere la carica nel giro della propria parentela, Cer- vellon o Cetrilles: ACA, Consejo de Aragón, doc. non datato e al 17 febbraio 1616.

36 In Asc, AAR, Q125.

37 Ne è rimasta una documentazione assai consistente, cfr. soprattutto Buc, Miscella- nee forensi cit. vol. I, nn. 5-13 e 23; vol. III, nn. 1-10 e vol. IV, nn. 1-9.

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no accusati d'aver procurato la morte di Caterina e il caso finisce in Spa- gna, presso lo stesso Filippo III. Alla fine sono prosciolti, ma l'ombra lunga e oscura che il fatto ha gettato nei rapporti tra le due più prestigio- se casate sarde resterà una delle chiavi per capire più di un aspetto di quegli avvenimenti che a metà Seicento, e soprattutto negli anni del vi- ceré Camarassa, turberanno profondamente la vita politica sarda 38.

Per gli Alagon non è neppure tutto. Qualche anno prima della mor- te di donna Caterina, nel 1604, è scomparso don Martino, secondo mar- chese di Víllasor, che lascia i suoi feudi, compresi il Parte Barigadu Susu e P encontrada di Trexenta, all'ancora fanciullo Ilario, immesso nel loro possesso il 21 giugno 1604. E subito la tutrice, la madre donna Isabella Requesens, deve affrontare altra lite con il Fisco per pendenze sulle ren- dite del Parte Barigadu Susu 39.

Nonostante lo spicco della personalità del conte di Cuglieri, l'uomo eminente del partito dei cagliaritani resta il marchese di Laconi. I Castel- vi sono troppo forti, per feudi, parentele e amicizie, perché qualcuno possa attentare alla loro preminenza; capaci persino di passare indenni attraverso i tanti guai giudiziari cui vanno incontro per la loro inclinazio- ne all'uso della violenza 4°. Partecipano in cinque al Parlamento: il mar- chese, i figli don Paolo, signore per matrimonio dell' encontrada di Siligo, don Francesco, visconte di Sanluri, e don Salvatore, barone di Acqua- fredda, anche lui per matrimonio, e quindi il signore di Samassi, don Giovanni Battista 41. Nel loro giro stanno l'arcivescovo di Cagliari, il pro-

38 Sulla complicatissima vicenda Alagon-Castelvì lo studio più completo è ancora quello di D. SCANO, Donna Francesca Zatrillas cit, in particolare alle pp. 77-82 per i fatti ri- chiamati nel testo. Il testamento di Caterina Alagon in Asc, Notarile, Cagliari, legati, vol.

1500, al 4 febbraio 1607.

39 Coinvolti in questa causa sono anche i etrilles e gli Aragall, cfr. Asc, AAR, Q117.

Sull'eredità di don Martino Alagón anche BC 40, c. 49, nel fondo citato. Da osservare che nel parlamento Gandía il giovane Ilario Alagon è rappresentato da don Salvatore Carcasso- na, la cui vicinanza alla règia cort vale certo a sottolinearne ancor più l'assenza, tanto più che il Carcassona è sposato con una Castelvì.

40 Dopo Francesco Castelvi anche il fratello Salvatore è imputato, nel 1606, dell'assas- sinio della moglie donna Isabella Aymerich Bellit: ACA, Consejo de Aragón, leg. 1089. Com- plici sarebbero anche il marchese di Laconi e i figli Francesco e Paolo; cfr. anche Asc, No- tarile, Cagliari, legati, vol. 605, c. 625. Da segnalare il fatto che di questi episodi non c'è trac- cia alcuna nella biografia che a Francesco ha dedicato P. TOLA, Dizionario biografico cit. vol.

I, ad vocem.

41 Giovanni Battista Castelvì è figlio di Giovanni, fratello del marchese di Laconi, e ci appare fortemente indebitato con la Real Caxa, fino alla confisca delle rendite del suo feu- do il 23 luglio 1612: Asc, AAR, BC42, c. 391. Sulle sue difficoltà finanziarie cfr. anche Asc, Notarne; Cagliari, legati, voli. 24, c. 332, e 25, c. 394.

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curatore reale e il governatore di Cagliari e Gallura. Tra i feudatari, mag- giori e minori, rientrano nella costellazione dei Castelvì i Cervellon, don Giovanni, signore di Samatzai, e don Girolamo, conte di Sedilo 42, don Girolamo Sani Just, signore di Furtei, donna Eleonora Capata, signora di Las Plassas (ma per lei il figlio don Francesco), don Giuseppe Sanna di Gesico, don Emanuele Santa Cruz di Tuíli, donna Tomasa Nin Dedo- ni di Senis (ma per lei don Antioco Barbarà), don Gherardo Cetrilles, si- gnore del Gerrei, e quindi gli heretats Melchiorre Torrella di Capoterra,

Nicola Porcella di Serdiana, Pietro Portogues di Posada, Leandro Tor- res di Ussana e Pietro Porta di Teulada 43.

In una posizione relativamente autonoma rispetto ai maggiori schie- ramenti stanno alcuni altri militari di un certo peso specifico. Primo tra tutti don Antonio Brondo Ruecas, signore di Serramanna e Villacidro, che ha pendente una lite con i Cetrilles per i suoi possedimenti. Sposato tre volte con donne dell'alta nobiltà e tra i baroni più facoltosi, si fa rap- presentare al Parlamento da don Girolamo Amat 44. Personaggi emer- genti sono Fabrizio Manca Guiso, che ondeggia tra la parte cagliaritana e quella sassarese, aspirando intensamente alla nobiltà 45, e Michele Comprat, cagliaritano, ma signore di Torralba. Uomo che ha già giocato tutte le sue carte è invece don Antioco Barbarà: sposato con donna An- tonia Capata e in lite dal 1612 con la cognata Eleonora per la successio- ne della baronia di Las Plassas, ha quasi sessant'anni ed è anche suocero del signore di Samatzai. Ha svolto e svolge l'attività prevalente di ammi- nistratore e arrendatore di feudi. Nel 1604 lo troviamo regidor dello sta-

42 Nel loro contrasto con i signori di Romangia e con don Francesco Scano Castelvì, i conti di Sedilo hanno una ragione di piú per stare nel partito cagliaritano: Buc, Miscellanee forensi cit., vol. IV, nn. 2 e 20.

u Don Gherardo Cetrilles, signore del Gerrei, lo è anche di Gesturi per il suo matri- monio con donna Clara Dedoni: J. GRAMUNT, Los linajes catalanes en Cerdelia, Barcelona, 1958, p. 69; Nicola Porcella, figlio di Gaspare, è signore anche di San Sperate per donazio- ne della madre donna Teodora Boter: Asc, Notarile, Cagliari, legati, vol. 363, al 24 dicem- bre 1610; il Portogues ci appare in costanti difficoltà economiche, sino a perdere tempora- neamente il feudo dopo il Parlamento: Asc, fondo cit. voll. 911, c. 131, e 912, c. 121; qual- che notizia su Leandro Torres in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1352, doc. 35 e su Pietro Por- ta in ACA, Cancillería Sardiniae, regg. 4910, cc. 6v-8, e 4911, cc. 202-203.

44 Deriviamo le notizie sul Brondo da ACA, Consejo de Aragón, leg. 1352, doc. 37 e J.

GRAMUNT, Los linajes cit. p. 41.

45 Di Francesco Manca Guiso si conserva nella Bus, Ms. n. 63, un abbozzo di ricerca sui feudi, i titoli e le rendite del Regno: Nota de las cosas que hallo' y noto' don Francisco Manca y Guiso en los registros que estdn archivados en el archivo real de Barcelona buscando papeles de su pleyto. -È anche capitano di guerra dell' encontrada di Orosei: ACA, Cancillerfa Sardiniae, reg.

4914, cc. 53v-55.

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to di Oliva, nel 1606-1608 è capitano di Iglesias e al momento è percet- tore delle rendite del feudo del genero. L'età e la parentela, che si esten- de ad alcune delle maggiori famiglie della nobiltà meridionale, Cervel- lon, Sant Just, Capata e Nin, giustificano il ruolo che gli è assegnato di sindaco dello stamento 46.

L'accordo tra il conte di Cuglieri e il marchese di Laconi determina uno schieramento di forze comunque imponente, nonostante le fratture interne. Voto per voto il partito sassarese resta più consistente, ma se i voti si pesano, non si contano, allora la sezione cagliaritana dello stamen- to militare resta la più forte, anche se la propensione filo-sassarese della règia cort e dello stesso viceré alla fine le impedirà di vincere la partita contro i cavalieri del nord. Se ne ha un primo avviso nella distribuzione iniziale degli incarichi. Gli abilitatori di parte stamentaria non possono essere che cagliaritani, poiché sono per consuetudine le prime voci; ma tra i trattatori espressi dal Militare, don Giacomo Castelvi è solo a fron- teggiare due sassaresi, don Francesco Scano Castelvì e don Giovanni Carrillo de Albornoz, mentre quarto designato è quel Michele Velasquez che non è altro che la longa manus del viceré. Nella stessa condizione sí trova don Raimondo etrilles nella commissione dei gravami, poiché tra i giudici del Militare si trova solo con tre sassaresi: don Giovanni Guiò Durant, don Francesco Manca de Homedes e il dottor Luigi Homedes.

C'è evidentemente qualcosa che impedisce di dare a ciascun voto il suo giusto peso, ed è forse l'affetto del viceré per i logudoresi 47.

4. Nello stamento reale l'egemonia cagliaritana corre minori pericoli.

Per consuetudine Cagliari è presente sia con il suo consigliere capo, Pie- tro Giovanni Otger, sia con un sindaco, Francesco Pitzolo. Sassari, come abbiamo già visto, è presente con il sindaco Francesco Esgrecho e Al- ghero con don Francesco Amat. Sindaci di Oristano, Iglesias, Bosa e Ca- stellaragonese sono rispettivamente Antioco Parti, Nicola Cani Baccallar (già presente nel precedente Parlamento), Giuliano Ursena e Bonifacio Capai. Il Capai, fatto ben significativo, è anche consigliere in seconda di Cagliari, e proprio per il 1614 48. Antioco Parti è uomo di peso, ma trop-

46 Per la causa con gli Capata cfr. Buc, Allegazioni e consulti cit. vol. II; per il servizio nei feudi sardi del duca di Gandía: AHNM, Casa de Osuna, leg. 1010, doc. 51. Altre notizie in Asc, Notarile, Cagliari, legati, voli. 494, c. 376, e 909, c. 318 e in ACA, Cancillería Sardiniae, reg. 4910, cc. 64-67.

47 Un'espressione di questo affetto in BNM, Ms n. 18.651(30), lettera autografa del du- ca di Gandía ai consiglieri di Sassari (6 settembre 1611).

48 Per altri uffici ricoperti cfr. AcA, Cancilleda Sardiniae, reg. 4911, cc. 1-2.

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po legato all'amministrazione regia, come luogotenente della Procura- zione reale dí Oristano, e assai compromesso in attività commerciali e speculative, per poter giocare un ruolo autonomo nei confronti della règia cort". Altrettanto fortemente intrigato con la Procurazione reale è il dottor Ursena che ha l'appalto dell'encontrada di Parte Oier Real e che pure traffica in cereali, lui nel porto di Bosa come il Parti in quello d'Oristano 5".

Nicola Cani Baccallar sembra invece rientrare in una piccola costel- lazione di parlamentari iglesienti che attraversa lo stamento reale e quello militare, con attori principali lo stesso Cani e nel Militare don Gioacchino Arquer, che vi rappresenta, oltre allo stesso Pietro Paolo Otger, d'origine iglesiente, don Onofrio Ram, capitano e alcaide di Igle- sias 51, e don Michele Otger, signore delle ville spopolate di Villaperuc- cio e Tului.

Francesco Amat, sindaco di Alghero, di cui è pure consigliere ca- po, è altro personaggio emergente. Già governatore di Alghero, è ora signore di Lunafras e diverrà conte di Villarios ". Di Francesco Esgre- cho abbiamo già detto quanto basta. Egli muove le sue pedine più che in questo stamento, dove è frequentemente isolato, nel Militare e nel- l'Ecclesiastico, che prestano maggiore attenzione agli interessi della sua città.

Cagliari resta quindi nel Reale la città dominante, e tuttavia di questa forza non può fare l'uso che vorrebbe, vuoi per l'orientamento avverso di alcuni membri della regia cort, vuoi per l'atteggiamento non proprio indipendente dell'Otger e del Pitzolo che sappiamo soprattut- to preoccupati di sistemare i figli 53, e probabilmente perché sulla li- bertà di movimento dei suoi rappresentanti, ma in fondo dell'intero suo Consiglio che li assiste, pesano due decenni infausti e inverecondi di faide interne e di conflittualità con l'amministrazione regia che han- no messo in forse la sua stessa autonomia amministrativa 54. Sono co- munque ormai lontani i tempi in cui Cagliari, mentre andava affer-

" Per le sue attività speculative Asc, AAR, P7, cc. 57, 59v, 64v, 73 e 109; P8, c. 116;

BC44, e. 362.

50 Per gli arrendaments dell'Ursena cfr. Asc, AAR, BC43, c. 132v, e BC44 c. 22.

51 Il suo privilegio di nomina, del 1° febbraio 1613, in Asc, AAR, H14, c. 186.

52 Su di lui P. MARTINI, Biografia sarda cit. vol. II, pp. 241-244.

" Su queste loro preoccupazioni cfr. AcA, Consejo de Aragón, leg. 1352, doc. 32.

" Sulla tormentata storia dell'amministrazione di Cagliari tra il 1590 e il 1610 cfr. G.

Soscia, Premesse ed attuazione delle costituzioni di Bernardino Armanyach (1621-1622), in Spa- gna e problemi mediterranei nell'età moderna, Padova, 1973, pp. 93-138.

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mando la sua egemonia sulle altre città del Regno, e si faceva scudo del suo ruolo militare per attentare alla stessa immunità dei feudi, poteva segnare con la sua azione e le sue pretese un intero Parlamento ".

" Ci riferiamo al parlamento Perez Scriva. de Romani: A. ERA, Il Parlamento sardo del

1481-1485, Milano, 1955.

(29)

2.

Il processo

1. Non possediamo tutti gli elementi necessari a capire come il duca Gandía abbia preparato il terreno per lo svolgimento del suo Parlamen- to r. Per quanto abbiamo visto nel capitolo precedente ci appare evi- dente che la sua azione si è sviluppata secondo un piano e una coeren- za d'azione che non è lecito supporre nelle rappresentanze stamentarie dei corpi. Ecclesiastici, militari e ciutadans si presentano infatti tutt'altro che compatti al loro interno. Ciascuno stamento non può non ubbidire alle ragioni ultime dell'interesse comune e corporativo dei propri com- ponenti, nei confronti sia della règia cort che delle altre rappresentanze, ma tutte le sezioni del Parlamento sono anche attraversate da interessi personali, familiari e locali che portano facilmente alla formazione di partiti o fazioni che certo avranno reso i lavori parlamentari assai più intensi e contrastati di quanto non lascino pensare i documenti che ce ne sono rimasti 2.

Dovremo fare comunque lo sforzo di cogliere oltre le forme la re- altà delle forze operanti: è vero però che nel Parlamento del 1614 l'azio- ne risoluta del viceré e della règia cort ha lasciato una sua impronta forte e quasi paradigmatica, tanto da renderne lo svolgimento, nell'eredità consegnata ai posteri, normativamente esemplare 3. Questa esemplarità

Avrà certo fatto, con maggiore discrezione o con minori resistenze, quanto è impu- tato al Vivas nel Parlamento successivo: Memoria! y relación de todo lo que ha sucedido en el parlamento que celebra el Virrey don Iuan Vivas en el Reyno de Cerderia en el ano 1624, in Buc, Fondo Baylle, Miscellanea varia (Stamenti), in specie ai fol. 7-15v.

2 Sui limiti di "sincerità" di questi documenti cfr. A. MARONGIU, Il Parlamento in Italia nel Medioevo e nell'Età moderna, Milano, 1962, pp. 447-48.

Cfr. F. Vico, Leyes y pragmaticas reales del Reyno de Sardeiia, Napoles, 1640, tit. I, cap.

VIII: «Ordenamos, y mandamos, que entre dichos Iuezes Reales, y Patrimoniales, y los tres estamen- tos, y los tratadores, habilitadores, y luezes de Greuges, se guarde con puntualidad todo lo que en el dicho Parlamento [del duca di Gandía] se guarda, en razón de los dichos assientos, y preceden- cias». Questa norma non va tuttavia intesa con rigidità: regolamenti veri e propri non esisto- no, e come vedremo fa testo l'esperienza consegnata ai verbali del proteso. Trattando del ce- rimoniale del Parlamento, in un suo papel, Giovanni Carnicer osserva che esso «tiene sus or- dines por la costumbre segun los exemplares que se hallan en los procesos delos parlamento», in AHNM, Casa de Osuna, leg. 561 (2). Quando non si danno precedenti sardi si ricorre anzitut- to agli usi catalani e quindi aragonesi: A. MARONGIU, Il Parlamento in Italia c.a., p. 324, e B.

PITZORNO, Le leggi spagnole nel Regno di Sardegna, Sassari, 1919, pp. 65-70. Più in generale si veda A. MATTONE, «Corts» catalane e Parlamento sardo: analogie giuridiche e dinamiche istituzio-

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impone allora qualcosa di più di una mera replica discorsiva del suo verbale.

2. Dopo la prima proroga dell'inizio dei lavori all'8 gennaio 1614, moti- vata con il maltempo che impedisce ai convocati di giungere a Cagliari, e dopo le tre consuete dichiarazioni di contumacia (8, 11 e 14 gennaio) 4, il Parlamento può aprirsi soltanto il 16 gennaio, giorno fissato per l'allocu- zione introduttiva del viceré. Ma prima che il corteo si aduni e si diriga alla cattedrale c'è un primo tentativo del sindaco di Sassari di rimettere in discussione il primato di Cagliari nello stamento reale, contestandone il diritto alla precedenza e il privilegio di partecipare al Parlamento con due rappresentanti. Lo Esgrecho, come di prammatica, ricorda le glorie storiche della sua città, piegatasi soltanto volontariamente agli Aragona e protagonista essa stessa della conquista completa del Regno di Sardegna.

Il sindaco di Cagliari, il Pitzolo, dopo essersi consultato con il consiglio cittadino — il che significa che esso in qualche forma convocato e riuni- to segue attivamente i lavori del Parlamento' — e con la collaborazione del consigliere in seconda Capai, ribadisce i privilegi acquisiti da Caglia- ri in forza della consuetudine. Dopo aver consultato la regia cort e forse facendosi schermo del suo parere, il Gandía ordina il rispetto del costu- me invalso, ma intanto evita di scontentare Sassari rimettendo al sovra- no e al Consiglio d'Aragona ogni decisione definitiva in merito agli usi invalsi e alla loro legittimità

vali (XIV-XVII secolo), in «Rivista di storia del diritto italiano», vol. LXIV (1991), pp. 19-44.

Per il "modello" di corts catalane è fondamentale l'opera quattrocentesca di T MIERES, Ap- para tus super Constitutionibus curiarum generalium Cathaloniae, Barcelona, 1621. Cfr. anche J.

CAROLEU É INGLADA, J. PELLA Y FORGAS, Las Cortes Catalanas, Barcelona, 1876.

Sulla contumacia cfr. A. NIARoNc;in, I parlamenti sardi. Studio storico istituzionale e comparativo, Milano, 1979, p. 85; vedi anche A. DE CAPMANY, Practica y estilo de celebrar Cor- tes en el reino de Aragón, principati° de Cataluna y reino de Valencia (y una noticia de las de Castilla

v Navarra), Madrid, 1821, alle pp. 24-26. Per il Parlamento sardo J. DEXART, Capitula sive Acta curtitrum Regni Sardiniae sub invictissimo Coronae Aragonum imperio concordi trium bra- chiorun aut solius militaris voto exarata, Calari, 1645, lib. I, tit. I, cap., I, al 5 7 del commento.

Si tratta della trezena, cfr. al riguardo A. MARONGIU, I parlamenti sardi cit., p. 62. Rife- rimenti più diretti ad essa nei capitoli 42 e 47 di Cagliari. Sulla derivazione catalana di que- sto istituto cfr. l'analoga vintiquatrena di Barcellona: J. CAROLEU É INGLADA, J. PELLA Y FOR- GAS, Las Cortes cit., pp. 84 e 89 e segg.

Che la decisione del Gandía lasci un varco aperto all'iniziativa sassarese lo dimostra l'accanimento con cui il pur morbido Otger si batterà presso il Consiglio d'Aragona perché siano formalmente confermati, all'atto della decretazione regia dei capitoli del Parlamento, i privilegi cagliaritani alla precedenza e ai due rappresentanti: AcA, Consejo de Aragón, leg.

1352, docc. 66-68.

(31)

Lo stesso giovedì 16 gennaio il corteo parlamentare, in multitudine copiosa, tra inni e preghiere, si porta in cattedrale. Assiso il viceré sul so- glio, gli altri si dispongono nell'ordine previsto'. Immediatamente sotto- stanti, sul primo gradino, stanno gli alti funzionari, quelli che costituisco- no la règia cort: in mezzo il reggente Miralles, alla sua destra in ordine di grado e di anzianità i dottori della Reale Udienza (Jagaratchio, Vico, Scarxoni, Taraena e l'avvocato patrimoniale del Rosso); alla sua sini- stra, in successione, il governatore di Cagliari, il procuratore reale, il maestro razionale e il tesoriere generale. Sul secondo gradino siedono i funzionari minori. Lo stamento ecclesiastico si dispone alla destra del soglio, quello militare alla sinistra e quello reale di fronte. L'ordine del clero vede primo l'arcivescovo di Cagliari, secondo quello di Arborea e quindi i vescovi di Alghero, Bosa e Ampurias e i capitoli di Cagliari ed Iglesias; sono assenti tutti gli altri, e si può intuire la ragione della latitan- za del rappresentante dell'arcivescovo dí Sassari. I militari stanno invece ordine turbato, ad evitare certo che una gerarchia precostituita scateni di- scussioni e alterchi 8. Ma intanto i primi tre posti nell'elenco del verbale sono tenuti dal marchese di Laconi, dal conte di Cuglieri e dal visconte di Sanluri. Anche nello stamento reale si registrano delle assenze — e quella del sindaco di Sassari potrebbe essere intenzionale —, mentre i sindaci di Bosa e di Oristano protestano per il posto loro assegnato e fanno mettere a verbale che l'averlo subìto non può pregiudicare l'ordi- ne che spetta loro. Certo è che sul banco del Reale si sono come affollati i consiglieri di Cagliari, quasi fosse giorno di mostra.

Sistemato ciascuno nel posto che gli compete o che si è guadagnato, il viceré ordina al segretario del Parlamento, il Sabater, di leggere la pro- posició d'apertura 9. Quello del Gandía non è in verità un discorso trop- po impegnativo, ma ha una sua efficace semplicità. Il sovrano ama i suoi sudditi e governa secondo la giustizia che ha appreso dai suoi predeces- sori. Legge e giustizia sono i fondamenti dello stato e del buon governo, e ad esse devono ispirarsi gli ufficiali regi. Lui certo si propone di seguir- le e per questo gli è stato concesso di convocare il Parlamento. Tre cose gli sembrano essenziali perché il Regno si regga come deve: la giustizia,

7 Ordine previsto, tuttavia non del tutto certo, ma cfr. J. DEXART, Capitula cit., lib. I, tit. I, cap. I, 5 13-15. Sul corteo parlamentare e sulla disposizione ín cattedrale si veda anche M. PINNA, Il magistrato civico di Cagliari, in «Archivio storico sardo», IX (1914), pp. 242-243.

8 Quali si erano verificati, p. es., nel Parlamento del 1481-85, cfr. A. ERA, Il parlamento sardo cit., pp. 19-20.

9 Il Gandía ne informa Filippo III con lettera del 19 gennaio, assicurandogli che ora si procederà con toda brevedad: Aca, Consejo de Aragón, leg. 1352, docc. 24-25.

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