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Capitolo 2 LA GESTIONE DEI RIFIUTI E LE PROBLEMATICHE CONNESSE

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Academic year: 2021

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2.1 La produzione e la gestione dei rifiuti nel contesto europeo

Le fonti analizzate sono rappresentate dalle pubblicazioni Eurostat, dal portale internet dell’Unione Europea, dal Draft 2006 dei dati ambientali dell’OCSE/OECD e dai dati contenuti nelle comunicazioni relative ai rifiuti di imballaggio, effettuate dagli Stati membri ai sensi della direttiva 94/62/CE, modificata dalla direttiva 2004/12/CE, secondo il format di cui alla decisione 2005/270/CE. Nonostante la presenza di numerose fonti di informazione, i dati risultano spesso difficilmente confrontabili, in quanto non si riferiscono per tutti i Paesi al medesimo anno.

Complessivamente si riscontra che con l’aumento della ricchezza, del reddito disponibile dei consumatori e degli standard di vita sempre più elevati, si è verificata una progressiva crescita della produzione di rifiuti che ammonta oggi a circa 1,3 miliardi di tonnellate di cui circa 58,4 milioni di tonnellate (4,5%) rappresentati da rifiuti pericolosi mentre il 15% da rifiuti urbani. Anche per tale flusso di rifiuti si rileva, tra il 1995 ed il 2004, una progressiva crescita della produzione [APAT e ONR, 2006] (figura 2.1).

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Figura 2.1: produzione dei rifiuti urbani dei paesi membri dell’UE15, anni 2002-2004. Fonte: elaborazioni

APAT su dati Eurosat [APAT e ONR, 2006].

Con riferimento ai soli Paesi dell’UE15, risulta la Germania la nazione con la maggior produzione assoluta dei rifiuti urbani producendo nel 2004 poco meno di 50 milioni di tonnellate di rifiuti, seguita da Regno Unito, Francia ed Italia con 31,7 milioni di tonnellate; tra i più bassi si presenta la Grecia con quasi 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti.

Anche la produzione pro capite di rifiuti urbani è aumentata a testimonianza dell’aumento della ricchezza, fino a raggiungere complessivamente un valore di 580 kg/abitante per anno con un tasso di incremento, nel periodo 1995-2004, del 19,1% [APAT e ONR, 2006]. I dati di produzione pro capite dei singoli Paesi riferiti al periodo 2002-2004, evidenziano che tra le nazioni con i quantitativi più bassi di rifiuti pro capite prodotti si riscontra ancora una volta la Grecia (433 kg/abitante per anno) mentre l’Italia, con 533 kg/abitante per anno si colloca in una posizione intermedia (figura 2.2).

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Figura 2.2: Produzione procapite di RU nei Paesi membri dell’UE15, anni 2002-2004. Fonte: elaborazioni

APAT su dati Eurostat [APAT e ONR, 2006].

Le informazioni OCSE circa la gestione dello smaltimento dei rifiuti, evidenziano l’elevato numero di impianti di discarica presenti sul territorio europeo. Anche se in diversi casi i dati sono precedenti all’entrata in vigore della direttiva 1999/31/CE o risultano addirittura assenti per alcuni Paesi, si rileva nel complesso un numero di impianti di discarica superiore a 6600. Particolarmente elevato appare il numero di impianti presenti in Germania (2263), Regno Unito (1691) e Grecia (1032) [OECD Environment data, 2006]. L’Italia, invece, dispone di 401 discariche per rifiuti non pericolosi e 6 per rifiuti pericolosi [APAT e ONR, 2006].

Un’altra rilevante forma di gestione dei rifiuti è rappresentata, senza dubbio, dall’incenerimento. Il numero di impianti censiti dall’OCSE sul territorio europeo risulta pari a 767, di cui 586 dotati di sistemi atti a garantire il recupero di energia (va sempre tenuto conto che i dati si riferiscono ad anni diversi per i vari Paesi). L’Italia, in particolare, dispone di 48 impianti di cui 45 adibiti al recupero di energia [APAT e ONR, 2006].

Comunque, come si evince dai grafici a torta di figura 2.3a e 2.3b, la discarica rappresenta ancora la forma più comune di smaltimento sia dei rifiuti pericolosi sia degli urbani (non

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pericolosi), in seconda battuta i rifiuti pericolosi sono destinati ai trattamenti chimico-fisici mentre gli urbani all’incenerimento con o senza recupero di energia. Ciò è dovuto al fatto che la discarica rappresenta tutt’oggi il metodo di smaltimento dei rifiuti meno costoso anche se, c’e da chiedersi se l’immissione di inquinanti in atmosfera, la contaminazione delle acque superficiali e sotterrane che affronterò in dettaglio nel capitolo 3, la renda realmente il metodo di smaltimento meno costoso.

Figura 2.3a: Gestione dei rifiuti pericolosi nei Paesi membri dell’UE15 [OECD Environment Data, 2006].

Figura 2.3b: Gestione dei rifiuti urbani (non pericolosi) nei Paesi membri dell’UE15 [OECD Environment

Data, 2006].

Nonostante l’elevato ricorso alle discariche, si rileva comunque una progressiva diminuzione a scapito dell’incenerimento (figura 2.4) anche se, considerando ogni singolo paese dell’UE15, si riscontrano significative differenze come mostrato dal grafico di figura 2.5 che sintetizza la situazione registrata nel 2004.

Gestione dei rifiuti pericolosi nei Paesi membri dell'UE15 31.8% 18.2% 50.0% Tratt. chimico-fisico Incenerimento Discarica

Gestione dei rifiuti urbani nei Paesi membri dell'UE15

21.2%

24.2% 54.6%

Trattam. Biologico e riciclo Incenerimento

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Figura 2.4: Valore complessivo procapite di smaltimento dei rifiuti urbani in discarica e tramite

incenerimento dell’UE15. Anni 1994-2003. Fonte dati: EUROSTAT [OECD Environment Data, 2006].

Figura 2.5: Ricorso alle discariche, all’incenerimento e al recupero dei materiali nell’anno 2004 [EEA,

2007].

Dal grafico di figura 2.5 si nota inoltre che paesi come Olanda, Belgio e Germania oltre a ricorrere in minima parte allo smaltimento dei rifiuti in discarica, operano anche un alto tasso di recupero dei materiali; mentre paesi come Italia, Spagna e Finlandia, presentano non solo un ampio ricorso alle discariche, ma anche una percentuale più bassa nel recupero dei materiali. La situazione culmina con la Grecia con più del 90% dei rifiuti smaltiti in discarica [EEA, 2007].

Come affronterò più nel dettaglio nei paragrafi 2.2 e 2.3, Italia e Grecia presentano situazioni molto differenti, sia tra loro che rispetto ad altri paesi europei. Ciò è dovuto al fatto che l’Italia ha cominciato ad attuare gli strumenti per la gestione dei rifiuti solo a

294 286 281 281 280 275 264 259 81 84 88 89 95 99 102 106 108 285 0 50 100 150 200 250 300 350 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 p ro c a p it e ( k g /a b it a n te *a n n o ) smaltimento procapite degli RU in discarica incenerimento procapite degli RU

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seguito dell’adozione delle direttive comunitarie. Attualmente sta, infatti, incrementando i tassi di riciclo, compostaggio e incenerimento incoraggiata, soprattutto, dai target imposti dalle leggi nazionali [EEA, 2007]. La Grecia, invece, appare come il “fanalino di coda” a livello europeo nella gestione dei rifiuti in quanto sta ancora recependo le direttive in materia di rifiuti ottenendo, infatti, la deroga di 4 anni per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla “landfill directive” n°1999/31/CE [CD, 1999] descritti nel paragrafo 1.1. In conclusione emerge che il profilo e le caratteristiche della produzione dei rifiuti variano nettamente da paese a paese; ciò avviene in funzione di molte variabili come la crescita economica, le densità e le abitudini delle popolazioni. Questo comporta rilevanti differenze anche nella scelta della tipologia di gestione dei rifiuti dettata, in primis, dall’esistenza o meno degli impianti e delle infrastrutture adibite, e dalle capacità delle strutture governative. Avendo a che fare con molteplici situazioni e realtà differenti, è fondamentale il ruolo dell’UE come guida nella politica di gestione dei rifiuti, individuando i risultati potenziali che possono essere raggiunti; sono comunque le politiche a livello nazionale che determinano i risultati realmente raggiungibili [EEA, 2007].

2.2 La produzione e la gestione dei rifiuti in Italia

Nel 2006 in Italia sono state prodotte oltre 140 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 32,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, 107,5 di rifiuti speciali di cui 56 di rifiuti di non pericolosi, 5,9 di rifiuti pericolosi e 46 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzioni e demolizioni [APAT e ONR, 2007]. L’impatto sull’ambiente raggiunge notevoli livelli da parte di entrambe i comparti, sia per le quantità smaltite nel territorio, sia per la qualità dei rifiuti che in modalità diverse agiscono sui ricettori idrici, sul terreno e nell’aria.

L’ammontare della produzione nazionale di rifiuti urbani riscontrato nel 2006, è il risultato di un aumento superiore a 2,7% (corrispondente a quasi 860 mila tonnellate) della produzione nazionale che ha caratterizzato il 2005. L’aumento medio annuale nel periodo 2004-2006 (+2,7%) risulta particolarmente marcato se raffrontato con quello riscontrato nel precedente triennio 2001-2003 (+1,2%, figura 2.6). Complessivamente, si calcola che dal 2000 al 2006, la produzione nazionale è cresciuta in valore assoluto di oltre 3,5 milioni di tonnellate, corrispondenti ad un incremento percentuale del 12,3% circa [APAT, 2008].

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Figura 2.6: Andamento della produzione di rifiuti urbani, anno 1996-2006. [APAT, 2008].

La produzione dei rifiuti è correlata alla situazione produttiva ed ai livelli di consumo presenti nel territorio, pertanto mostra una situazione diversificata nelle tre aree geografiche del paese (figura 2.7)[APAT, 2008].

Figura 2.7: Ripartizione per area geografica della produzione totale degli RU, anni 2002-2006 [APAT,

2008]. 0 2000 4000 6000 8000 10000 12000 14000 16000 2002 2002 2003 2003 2004 2004 2005 2005 2006 2006 2007 1 0 0 0 /t o n Nord Centro Sud

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A differenza di quanto riscontrato nelle precedenti rilevazioni, si osserva che nell’ultimo anno l’aumento più consistente della produzione dei rifiuti si è verificato nel Nord Italia con un aumento di circa il 3%, a fronte di incrementi pari all’1,8% ed al 2,9% rispettivamente del Centro e del Sud [APAT, 2008].

In base alla distribuzione territoriale si evidenziano significative differenze anche nella produzione pro capite di rifiuti urbani (figura 2.8): il Sud nel 2006, presenta una produzione procapite di 509 kg/ab*anno, il centro la produzione più alta con 638 kg/ab*anno con la Toscana che raggiunge 704 kg/ab*anno, ed il Nord 544 kg/ab*anno attestandosi intorno ai valori prossimi della media nazionale di 550 kg per abitante per anno [APAT, 2008]. Tali valori dipendono dall’effettiva produzione domestica dei singoli abitanti, dai rifiuti generati dalla presenza turistica, e dai rifiuti speciali assimilati agli urbani, che negli ultimi anni sono cresciuti in modo diverso nelle diverse regioni, anche in rapporto alle diverse modalità di assimilazione dei rifiuti speciali espresse dai comuni.

400 450 500 550 600 650 700 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 pr oc ap it e (k g/ ab *a nn o) Nord Centro Sud

Figura 2.8: Ripartizione per area geografica della produzione procapite degli RU, anni 2002-2006 [APAT,

2008].

A differenza di quanto rilevato per i valori di produzione assoluta mostrati nel grafico di figura 2.7, l’andamento dei dati pro capite evidenzia, tra il 2005 ed il 2006, una maggiore crescita percentuale per le regioni del Sud (+3%) rispetto a quelle del nord Italia (+2,4%). Al Centro si osserva, invece, una sostanziale stabilità (-0,2%). A livello nazionale, la crescita della produzione pro capite si attesta complessivamente al 2% circa [APAT, 2008].

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L’aumento della produzione dei rifiuti è dimostrato essere correlato linearmente con principali indicatori socio-economici; ciò rende necessario l’attivazione di politiche di prevenzione previste dagli atti strategici e regolamentari europei, al fine “disaccoppiare” le due componenti agendo sulla progettazione dei prodotti “eco-compatibili”, sui cicli di produzione e sulla promozione di consumi sostenibili.

La composizione merceologica dei rifiuti rispecchia pienamente tale problematica in quanto rappresenta il risultato del modello dell’intenso consumo: dalla fine degli anni ottanta al 2000 si è verificato un netto decremento della frazione organica umida (dal 49,5% al 20% in peso dei RSU) a scapito dei materiali cellulosici (da 16% a 34% in peso) e dei materiali plastici (da 5,7% a 15% in peso) che costituiscono gli imballaggi (figura 2.9a e 2.9b) [Losrangio e Pandolfo, 2006].

Figura 2.9a: Composizione merceologica di RSU (% in peso) nell’anno 1976 [Lostrangio e Pandolfo, 2006].

Figura 2.9b: Composizione merceologica di RSU (% in peso) nell’anno 2000 [Lostrangio e Pandolfo, 2006].

COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA DI RSU (% in peso) ANNO 2000

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La variazione della composizione merceologica degli RSU non è avvenuta di pari passo ad un cambiamento nelle tipologie di gestione dei rifiuti come mostra i grafico di figura 2.10 focalizzato nel periodo 2002-2006.

Figura 2.10: Variazione delle tipologie di gestione dei RU, anni 2001-2006 [APAT, 2008].

Come riscontrato complessivamente per i paesi dell’UE15 (paragrafo 2.1), anche l’Italia mostra una riduzione al ricorso allo smaltimento in discarica che nel 2006 diminuisce di 0,7 punti percentuali rispetto al 2005 pur facendo registrare un incremento dell’1,7% della quantità assoluta di rifiuti smaltiti in discarica pari a 17,5 milioni di tonnellate [APAT, 2008].

Il ricorso alle altre forme di gestione, appare abbastanza stabile: l’incenerimento, che interessa più del 10% dei rifiuti urbani raggiungendo quasi 4 milioni di tonnellate di rifiuti, registra una diminuzione dello 0,1% (molto al di sotto della media dei principali paesi europei), mentre aumentano dello 0,6% il trattamento meccanico biologico e produzione di CDR con oltre il 23% dei rifiuti trattati pari a 9 milioni di tonnellate. Particolarmente rilevante è il dato relativo alla crescita del settore del compostaggio da matrici selezionate che, con 3,2 milioni di tonnellate trattate, fa registrare una crescita del 6%; infatti, la progressiva crescita del settore del trattamento biologico, finalizzato alla valorizzazione della frazione umida residua, assume un particolare significato ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti biodegradabili, così come richiesto dalla normativa comunitaria [APAT, 2008].

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Si riscontra, infine, il perdurare in Campania del ricorso allo stoccaggio delle “ecoballe” che mostra una sostanziale stabilità, passando dal 2,6% al 2,4% [APAT, 2008].

Nell’ultimo quinquennio si sviluppato, quindi, un sistema più articolato per il trattamento dei rifiuti, tuttavia rimangono da risolvere problematiche come le modalità di effettivo riuso del CDR prodotto (da conferire in impianti industriali dedicati o negli inceneritori) e lo smaltimento della frazione biostabilizzata che rimane per ora indirizzata alle discariche. Anche per il comparto del compostaggio rimangono aperte le difficoltà per conferire il compost al mercato: il compost di qualità appare, infatti, condizionato dagli scarsi risultati raggiunti dalla raccolta differenziata al Sud del Paese, per il compost di qualità più bassa si registrano, invece, situazioni di utilizzo come interventi ambientali e copertura per le discariche [APAT, 2008].

In conclusione, l’analisi dei sistemi di gestione presenta uno scenario con forti trasformazioni che, nelle diverse realtà territoriali, mira a ridurre lo smaltimento dei rifiuti in discarica, a sua volta attuabile con un contestuale incremento delle raccolte differenziate oltre che con l’utilizzo degli impianti sopra specificati.

Anche la realtà della raccolta differenziata appare, infatti, decisamente diversificata passando da una macroarea geografica all’altra: mentre il Nord, con un tasso di raccolta pari al 39,9%, raggiunge in pratica, con un anno di anticipo, l’obiettivo del 40% del 2007 fissato dalla legge 296/2006, il Centro ed il Sud con percentuali rispettivamente pari al 20,0% ed al 10,2%, risultano ancora decisamente lontani [APAT, 2008].

2.3

La produzione e la gestione dei rifiuti in Grecia

In termini di gestione dei rifiuti, la Grecia è ampiamente dietro i più avanzati partner europei [Andreou, 2004]. In un momento in cui molti paesi europei stanno proibendo, o pianificano di proibire, le discariche di rifiuti biodegradabili, le autorità greche sono ancora impegnate nello sviluppare le infrastrutture basi per lo smaltimento controllato dei rifiuti in discarica così da incontrare il maggior pressing dell’UE. Condannata in numerose occasioni dalla corte di giustizia europea, la Grecia raggiunge uno dei records più negativi nella politica ambientale; ciò è dovuto, oltre che all’assenza di impianti organizzati, alla diffusa e radicata opposizione locale alla creazione di siti di discarica legalmente

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autorizzati, ed alle procedure amministrative imperfette e mal redatte [Giannakourou, 2004].

Il problema della gestione dei rifiuti in Grecia ha 2 dimensioni. La prima è da ricondursi alla natura del territorio e alla distribuzione spaziale della popolazione: la Grecia, infatti, conta una popolazione di circa 10,7 milioni di abitanti di cui l’86% vive nelle Prefetture sulla costa, il 30% vive ad Atene ed il 10% a Thessaloniki; comprende più di 100 isole abitate ed il 43% del territorio è montagnoso [Lasaridi, 1999]. La seconda problematica, come discusso nel paragrafo 1.2, consiste nella mancanza di una strategia di gestione in grado di coordinare i vari livelli di governo nazionale, regionale e locale: la Grecia, infatti, è amministrativamente divisa in 13 regioni a loro volta suddivise in Municipalità e Comunità, entrambi responsabili della raccolta e del trattamento sia dei rifiuti solidi che dei rifiuti liquidi.

Fino ai vicini anni ’90, le discariche incontrollate rappresentavano il metodo tradizionalmente utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti solidi. Pertanto priorità è stata data all’abbattimento delle discariche non controllate ed alla contestuale costruzione delle discariche controllate, in greco “HYTA”.

Nel 2002, il 51% della quantità totale dei rifiuti solidi prodotti nel paese è stata smaltita senza trattamenti preventivi nelle “HYTA”, il 49% in discariche incontrollate (che servivano il 47% della popolazione), e solo l’8% è stato riciclato all’origine o è stato avviato al compostaggio (figura 2.11) [YPEHODE e KEDKE, 2003].

Figura 2.11: Gestione dei rifiuti solidi urbani nell’anno 2002 [YPEHODE e KEDKE, 2003].

Tipologia smaltimento RSU in Grecia nel 2002 8,0% 92,0% Riciclo Discarica 51% Discariche controllate (HYTA) 49% Discariche non controllate

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Come prefissato dal Ministero dell’Ambiente, della Pianificazione e dei Lavori Pubblici greco (YPEHODE), il numero delle discariche incontrollate è stato statisticamente ridotto da 6500 nel 1997 a 1032 nel 2003 [Leonardo da Vinci Project, 2007]. Ciò è avvenuto parallelamente al cambiamento della mappa amministrativa che ha visto diminuire le 5600 Comunità e 360 Municipalità a circa 300. Diversi siti di smaltimento incontrollato sono stati bonificati e 43 discariche controllate sono state costruite consentendo di servire circa il 55% della popolazione (35 sono già attualmente in coltivazione). 19 discariche controllate sono oggi in fase di costruzione, si stima che serviranno un altro 19% della popolazione considerando anche l’ampliamento di 3 impianti già esistenti. Sono state contate 32 proposte per la costruzione di nuove discariche controllate, alcune di queste già state approvate grazie ai Fondi Nazionali e d al secondo Fondo di Coesione nelle regioni amministrative del Sud dell’Egeo, di Creta e della Tessalia. La costruzione degli impianti proposti servirà a coprire un ulteriore 21% della popolazione [Leonardo da Vinci Project, 2007]. In accordo ai calcoli del YPEHODE, quando i siti designati diventeranno operativi, l’87% dei rifiuti prodotti dalla nazione saranno trattati coprendo circa il 73,4% della popolazione (principalmente sulla terraferma). E’ atteso che entro la fine del 2008, le discariche incontrollate cesseranno definitivamente di esistere [YPEHODE e KEDKE, 2003].

Come riscontrato complessivamente nei paesi dell’EU15 (paragrafo 2.1), anche in Grecia la produzione di rifiuti urbani sta costantemente aumentando: gli ultimi dati ufficiali risalenti al 2004 indicano una un produzione di RSU annua di 4,781 milioni di tonnellate, la stima attuale risulta circa di 5 milioni di tonnellate [Leonardo da Vinci Project, 2007]. La quantità di rifiuti continua ad essere all’incirca più bassa di quella degli altri paesi europei riflettendo in maniera minore il modello dell’intenso consumo [Gnardelli, 2005]. Ciò è testimoniato anche dalla composizione merceologica dei rifiuti: come si evince dalla figura 2.12, la frazione putrescibile rappresenta la percentuale maggiore in peso del rifiuto urbano, raggiungendo in alcuni casi anche più del 50% [Christopoulus, 2005]; la restante frazione è caratterizzata da una bassa percentuale in carta e plastica che raggiungono rispettivamente il 20% e l’8,5% del peso totale [Moussiopoulos, 2004; YPEHODE e KEDKE, 2003].

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Figura 2.12: Composizione merceologica di RSU (% in peso) nell’anno 2001. [Moussiopoulos, 2004;

YPEHODE e KEDKE, 2003].

Alla luce dei presenti dati, si riscontrano curiose analogie con la composizione dei rifiuti italiani (paragrafo 2.2) risalente al 1976 quando ancora non aveva preso piede il modello dell’intenso consumo. Ciò è indice della condizione di ritardo che caratterizza il territorio greco e che si riflette nella difficoltà di adeguamento alle richieste comunitarie.

In merito alla produzione procapite, ogni abitante genera 433 kg di rifiuti urbani l’anno o 1,18 al giorno [OECD Environment data, 2006]; nonostante la quantità dei rifiuti sia rapidamente aumentata a causa dell’urbanizzazione e dell’immigrazione nei centri urbani, la produzione media dei rifiuti è più bassa rispetto alla media dei paesi dell’UE15. Tuttavia, il più basso consumo riscontrato non elimina o riduce il problema delle gestione dei rifiuti che anzi, negli ultimi decenni è degenerato in Grecia molto più che negli altri paesi dell’UE15 a causa dell’inadeguatezza delle pratiche di gestione dei rifiuti solidi, dovuta, a sua volta, all’inefficienza delle infrastrutture ed ai continui cambiamenti dei modelli imposti dal rapido sviluppo economico [Gnardelli, 2005].

Alla luce di queste problematiche, la Grecia sta ora procedendo alla pianificazione di infrastrutture per un’efficace gestione integrata dei rifiuti solidi, attraverso lo stabilimento di impianti adibiti alla raccolta dei rifiuti, al trasporto e al temporaneo stoccaggio, ad impianti per il recupero di materiali e all’introduzione di nuove tecniche e sistemi per il riciclaggio. Grazie a questo nuovo approccio, la quantità dei materiali riciclati è stimata ad oggi essere il 37,5% in peso dei rifiuti solidi urbani di cui circa il 5% è costituito da materie plastiche. La quantità di rifiuti riciclati risulta, comunque, ancora molto minore rispetto a quella dagli altri membri dell’UE [Leonardo da Vinci Project, 2007].

Composizione merceologia media RU (% in peso) in Grecia anno 2001 47.0% 20.0% 8.5% 4.5%4.5% 15.5% Organico Carta Plastica Metalli Vetro Altro

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Si può concludere che la politica di coesione dell’Unione Europa e il “pressing” operato anche nei confronti della Grecia avvenuto parallelamente allo stanziamento di contributi finanziari per creare le necessarie infrastrutture, hanno condotto ad un miglioramento delle strategie nella gestione dei rifiuti. Come descritto nel paragrafo 1.1, tale miglioramento è avvenuto in seguito all’adozione di una politica burocratica centralizzata che è andata a scapito della democrazia locale e della partecipazione. Questa soluzione può, comunque, essere efficiente nel breve periodo, ma certamente non contribuisce ad aumentare la partecipazione ed il consenso pubblico. Il modello politico attuato di “comanda e controlla” necessiterà, quindi, di essere sostituito da pratiche e metodi più comprensivi che abbiano lo scopo di incrementare la partecipazione dei cittadini e di far avvicinare attori privati e sottonazionali nell’implementazione e nella formulazione della politica ambientale [Andreou, 2004].

Figura

Figura 2.1: produzione dei rifiuti urbani dei paesi membri dell’UE15, anni 2002-2004. Fonte: elaborazioni
Figura 2.2: Produzione procapite di RU nei Paesi membri dell’UE15, anni 2002-2004. Fonte: elaborazioni
Figura 2.3b: Gestione dei rifiuti urbani (non pericolosi) nei Paesi membri dell’UE15 [OECD Environment
Figura   2.4:  Valore   complessivo   procapite   di   smaltimento   dei   rifiuti   urbani   in   discarica   e   tramite
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