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Ai fini della presente tesi di Laurea si illustreranno la relazione tecnico – illustrativa e gli schemi grafici preliminari come richiesto dall’art.

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Capitolo V

P ROGETTAZIONE PRELIMINARE

Nella progettazione si richiede la concretizzazione di quanto richiesto nel Documento Preliminare di avvio alla Progettazione e quindi la traduzione dei requisiti illustrati in scelte progettuali che caratterizzano l’intervento.

Ai fini della presente tesi di Laurea si illustreranno la relazione tecnico – illustrativa e gli schemi grafici preliminari come richiesto dall’art.

22 del D.P.R. n. 554/99 per i quali si rimanda alle tavole allegate.

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P ERCORSI E S OSTA

L’accessibilità all’area è garantita da due ingressi per il pubblico, più un ingresso distinto per il personale addetto alle corse dei cavalli dal quale si accede ad un’area di parcheggio per furgoni e caravan degli animali.

L’area di parcheggio si estende per 20100 mq secondo i fabbisogni indicati dalle Norme CONI per l’impiantistica sportiva

1

, approvate con deliberazione della G.E. del CONI n. 851 del 15 luglio 1999. Nel parcheggio sono previsti quasi 500 posti auto, 10 posteggi per pullman e 50 posti moto.

Affianco all’ingresso principale sono predisposti 50 posti auto per disabili come prescritto dalle normative

2

.

La corsia di servizio ai parcheggi ha una larghezza minima di 7 metri per permettere la manovra in entrata e uscita dagli stalli che hanno una larghezza minima di 2,40 m e una profondità di 5,00 m. Sono previste aiuole verdi con l’impianto di alberi a fusto per l’ombreggiatura; i marciapiedi hanno dimensione minima si 1,50 m e altezza di 0,15 m con scivoli in corrispondenza degli accessi di pendenza massima 8%.

1

In base al numero di utenti che raggiungono l'impianto con mezzi vari, le aree di parcheggio, per i

diversi mezzi di trasporto, distinte per tipo di utenti, saranno di massima dimensionate in base alle

seguenti utilizzazioni convenzionali e superfici comprensive degli spazi di manovra:

o cicli e motocicli: n. 1 utente - mq 3;

o autovetture: n. 3 utenti - mq 20;

o autopullmann: n. 60 utenti - mq 50.

2

Salvo diversa disposizione di legge, dovrà essere previsto nel parcheggio per il pubblico

ed in quello per gli atleti almeno n. 1 posto auto ogni 50 autovetture o frazione.

(3)

I posteggi riservati ai pullman hanno stalli di larghezza minima 3,50 m con marciapiedi tra uno stallo e l’altro di 3,00 m per permettere il passaggio delle persone.

L’ingresso principale è costituito da un edificio a due piani; la hall di ingresso è un’ampia zona a doppio volume per l’accoglienza del pubblico.

Al piano terra si trovano i servizi igienici e un salone per l’organizzazione di

eventi: mostre, conferenze, allestimenti e premiazioni. Nel blocco di destra

si trova la biglietteria e l’ufficio informazioni. Indipendenti sono gli ingressi

ad un ambulatorio per il primo soccorso e ad un locale di deposito e

magazzino. I collegamenti verticali consentono l’accesso al soppalco

superiore che si affaccia sulla hall di ingresso. Al piano superiore sono

previsti un locale per attività commerciale (souvenir, accessori, ecc…) e

due uffici direzionali con segreteria. Verso l’esterno si apre un’ampia

terrazza dalla quale si gode della vista dell’intero impianto sportivo.

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L A PISTA DA CORSA

La pista da corsa dell'ippodromo è di forma ellittica, con rettilinei lunghi 370 m e raccordi anulari di raggio 170 m. Lo sviluppo della pista misurato ad un metro dalla corda interna è 1130 m e la larghezza misura 24 m. Al suo interno si snoda una corsia larga 4,00 m per i veicoli di servizio, le emergenze e le riprese tv. È previsto anche un prolungamento di 90 m del rettilineo per la partenza dei cavalli in corrispondenza della zona del maneggio.

La copertura della pista è in sabbia; il fondo della pista è formato da materiale di drenaggio, materiale tufaceo e sabbione. Il manto sabbioso ha, invece, uno spessore di 3 cm. L’inclinazione dell’asse maggiore della pista è di 45° N/E; in generale le norme CONI prevedono che per impianti sportivi all’aperto l’asse principale di svolgimento di attività deve essere orientato preferibilmente in direzione nord – sud;

orientamenti diversi potranno essere consentiti ove giustificati da

particolari tipi di attività o modalità di utilizzazione. La configurazione

dell’area di intervento non permette il rispetto di tale prescrizione, ma data

la peculiarità dell’impianto si può considerare che l’inclinazione dell’asse

principale sia sufficiente a garantire il migliore svolgimento dell’attività

sportiva.

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L A TRIBUNA SPETTATORI

La normativa di riferimento per il dimensionamento delle tribune è la Norma CONI per l’impiantistica sportiva n. 851/99 e la norma UNI Sport n. 9217/98.

Le tribune con posti in piedi sono suddivise in settori, ognuno dei quali con capienza massima di 120 spettatori, delimitati da corsie di smistamento aventi larghezza minima di 1,20 m. sono previste corsie trasversali di smistamento di larghezza minima pari a 1,20 m, e tali da servire non più di 20 posti per fila per ognuna delle parti ad esse contigue.

Il percorso massimo che ogni spettatore deve compiere, utilizzando i percorsi di scorrimento per raggiungere il punto di deflusso dalla tribuna non deve essere maggiore di 40 m.

La capienza delle tribune è di 2500 persone, suddivisi in 10 settori.

La prima fila di gradoni è rialzata rispetto al piano di campagna di 1,00 m;

si accede al corridoio di smistamento attraverso rampe di larghezza minima 2,00 m e pendenza non superiore all’8%. La corsia di smistamento di mezzo è accessibile con rampe di scale, sia dall’esterno che dal corridoio inferiore. Altre rampe di scale conducono al terzo livello dove sono previste quattro sale stampa chiuse con finestre e pareti vetrate.

I gradoni hanno una seduta di 0,60 m e un’alzata di 0,40 m in

accordo alle prescrizioni normative.

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La visibilità è assicurata disponendo la tribuna ad almeno 5 m dalla pista da corsa; data la grande estensione dell’impianto si è aumentato questo limite fino a 12 m.

Calcolo della visibilità – Norma UNI Sport 9217/98

Particolare attenzione è stata posta nella progettazione del prospetto posteriore della tribuna che si affaccia dalla parte di Viale Marina. I locali ricavati sotto la struttura delle gradinate sono stati suddivisi in:

• Servizi igienici

• Locali tecnici

• Bar

• Galleria vetrata.

È previsto un ampio terrazzo per il pubblico in piedi dal quale si

gode la vista dell’intera pista. Il terrazzo è ricavato sopra la sala

scommesse e il portico adiacente.

(7)

La struttura prevista della tribuna è mista, con pilastri in cemento armato che reggono le travi inclinate e le gradinate. La copertura è retta da pilastri in cemento armato di sezione quadrata con interasse di 5,60 m e da profilati in acciaio. L’orditura della copertura è ottenuta con travi curve in legno lamellare a sezione variabile; le travi hanno una luce totale di 17 m. È stato eseguito un predimensionamento sullo seguente schema portante assumendo la trave di copertura lineare e a sezione costante:

17

11,5

4

5,5 2,5

12,5 4,5

68 kN/m

54 kN/m 14,5 kN/m

2,545°

5

L’analisi dei carichi ha permesso di dimensionare le travi in legno

lamellare che avranno sezione trasversale di 0,30 x 1,00 m nella sezione di

appoggio in corrispondenza del profilo di acciaio di sostegno. Per dettagli

si veda l’Allegato “Predimensionamento delle travi di copertura della

tribuna”. Sopra le travi principali è prevista una lamiera recata (h=16 cm)

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la quale ripartisce sulle strutture principali tutti i carichi di copertura, ma soprattutto svolge funzione stabilizzatrice nei confronti dei carichi orizzontali. Il pacchetto di copertura svolge anche una importante funzione fono-assorbente, al fine di migliorare comfort acustico in presenza di pubblico. Nella copertura sono stati ricavati quattro lucernari di materiale semitrasparente che permettono un’illuminazione diffusa della tribuna.

Il legno

Il legno è sempre stato utilizzato come materiale da costruzione; in origine in quanto materiale naturale, quindi di facile reperibilità e “pronto all’uso”, successivamente apprezzato per le sue caratteristiche estetiche, oggi il legno è soprattutto considerato per le sue caratteristiche tecnologiche, che lo rendono particolarmente competitivo rispetto altri materiali da costruzione. Tra i suoi vantaggi possiamo annoverare il fatto che sia un materiale molto resistente sia dal punto di vista statico (è fra i materiali da costruzione più leggeri in rapporto alle prestazioni), sia agli agenti chimici ed ambientali; è inoltre un materiale che sa essere estremamente economico. E’ un buon isolante termico, elettrico ed acustico. E’ una risorsa rinnovabile, biocompatibile e non inquinante.

Inoltre è un materiale igroscopico, in grado quindi di assorbire le variazioni di umidità dell’ambiente.

Caratteristiche chimiche

Il legno è un materiale organico, composto da circa il 50% di

carbonio, dal 42% di ossigeno, dal 6% di idrogeno, 1% di azoto e 1% di

elementi diversi. E’ inoltre un materiale anisotropo: le sue proprietà

meccaniche variano a seconda della direzione delle fibre considerata

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(longitudinale, radiale e tangenziale); ad esempio le caratteristiche di rigidezza sono elevate longitudinalmente e molto basse nelle altre due direzioni.

Il legno lamellare: la tecnica

Il legno lamellare nasce dall’esigenza di superare i limiti dimensionali della materia prima, cioè del fusto degli alberi. Il legno lamellare è ottenuto incollando tavole omogenee di legno opportunamente preparate (le cosiddette “lamelle”). Le lamella vengono incollate sia in senso orizzontale che verticale. Nel primo caso i piani che vengono incollati sono perpendicolari alla maggiore delle dimensioni della sezione trasversale. Nel secondo caso i piani sono perpendicolari alla minore delle dimensioni della stessa sezione. Queste diverse tipologie di incollaggio danno luogo, generalmente, a due diversi prodotti. Il multilam o meglio conosciuto come legno lamellare con incollaggio orizzontale, mentre il bilam( trilam, quadrilam) presenta incollaggio verticale. La tecnica di incollare le lamelle di legno risale all’invenzione del 1901 del maestro carpentiere Otto Karl Freidrich Hetzer, il quale sostituì a staffe e bulloni, un collante speciale a base di caseina. Dall’applicazione di quella tecnica nasce il legno lamellare oggi più conosciuto e adoperato, il legno lamellare incollato.

In attesa di una normativa nazionale specifica (vedi NI.CO.LE,

attualmente all'esame del Ministero dei Lavori Pubblici), le industrie

italiane produttrici di legno lamellare hanno assunto, come riferimento per

il calcolo e l’esecuzione delle costruzioni, la norma tedesca DIN 1052

(1988), essendo questa riconosciuta come la più valida e dettagliata

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norma europea del settore. Essa consta di due parti distinte: la prima riporta le caratteristiche del materiale ed i criteri di verifica degli elementi strutturali, la seconda illustra le tipologie e le capacità prestazionali dei diversi tipi di collegamenti meccanici. Ne esistono una traduzione ufficiale in inglese ed alcune “spontanee” in italiano; è inoltre disponibile, nella sola lingua tedesca, un utile “manuale esplicativo” che, seguendo punto per punto i capitoli della norma, ne chiarisce ed approfondisce i contenuti, con l’ausilio di numerose illustrazioni ed esempi.

Dal settembre 1995 è altresì disponibile, nella versione ufficiale tradotta dall’UNI, l’Eurocodice 5 (Parte 1-1: Regole generali e regole per edifici), lo strumento normativo a livello europeo, appartenente alla più ampia collana di norme basate sulla moderna metodologia di calcolo agli stati limite. Mentre in alcuni paesi europei la progettazione con l’EC5 è già una realtà diffusa, in Italia il suo utilizzo è ancora nella fase sperimentale, limitato oltretutto dalla mancata pubblicazione dei NAD (Documenti Nazionali di Applicazione) contenenti le indicazioni riguardanti i coefficienti parziali di sicurezza sui valori delle azioni ed i valori delle resistenze dei materiali.

Il legno lamellare incollato nasce dall’applicazione simultanea di due tecniche: l’incollaggio e la lamellazione. La combinazione di queste tecniche consente di ottenere prestazioni migliori rispetto a quelle del legname di partenza. La lamellazione permette infatti di ovviare alla discontinuità della materia prima, scartandone le parti difettose;

l’incollaggio, invece, realizza tra le fibre delle tavole adiacenti un

collegamento meccanico il più possibile simile a quello originario. In fase

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di produzione, le lavorazioni che vengono effettuate sul legno originario sono: la scelta del materiale più adatto, la preparazione delle lamelle, la giunzione di testa (finger joint), l’incollaggio e la finitura dei pezzi.

Tutte le fasi di lavorazione richiedono un particolare ambiente produttivo ben attrezzato e rispondente ad alcuni requisiti fondamentali:

• settori di fabbricazione collocati in modo ordinato e funzionale;

• ambiente climatizzato con temperatura e umidità costanti ed idonee per la conservazione e la lavorazione delle materie prime impiegate.

Scelta della specie legnosa

La scelta del tipo di specie legnosa da utilizzare tiene conto di alcune caratteristiche fondamentali:

• caratteristiche fisico - meccaniche del materiale;

• attitudine all’incollaggio;

• durabilità (legata strettamente anche all’impiego che ne viene fatto);

• disponibilità di approvvigionamento;

• costo;

• esigenze estetiche.

I legnami più utilizzati in Europa che corrispondono a queste esigenze sono:

• abete rosso per la disponibilità del materiale, caratteristiche

intrinseche e facilità di lavorazione;

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• abete bianco meno pregiato di quello rosso, presenta un accrescimento irregolare, con seguente riduzione delle caratteristiche meccaniche;

• larice buone caratteristiche meccaniche e di durevolezza, ampiamente utilizzato per le strutture esposte agli agenti atmosferici, aspetto particolarmente piacevole;

• pino silvestre facile lavorazione, facile reperibilità, poco utilizzato in edilizia.

Relazione legno e umidità

L’umidità è uno dei parametri più importanti del legno poiché ne influenza tutte le caratteristiche, sia fisiche che meccaniche. Ci sono diversi gradi di umidità:

• Umidità normale del legno: pari al 12% con temperatura di 20° C e umidità relativa dell’aria del 65%;

• Umidità allo stato fresco: superiore al 20%;

• Umidità al punto di saturazione: attorno al 30%;

• Umidità commerciale: pari al 15%, si raggiunge con la stagionatura naturale del materiale;

• Umidità d’impiego: è l’umidità con cui si dovrebbe lavorare l’elemento strutturale ligneo affinché risulti in equilibrio con l’ambiente. I valori di riferimento sono (tolleranza 3%):

• Ambiente esterno: 15%;

• Ambiente chiuso, non riscaldato: 12%;

• Ambiente chiuso riscaldato: 9%.

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Preparazione delle lamelle

Le tavole che vengono utilizzate nella produzione del legno lamellare vengono dapprima fatte essiccare naturalmente, all’aria aperta.

Dopo di che, vengono sottoposte ad un processo di essiccazione artificiale, che fa loro raggiungere l’umidità di impiego (9-12%). Questo processo permette inoltre, di migliorare il processo di incollaggio e di eliminare eventuali parassiti o microrganismi all’interno del materiale. All’uscita dall’essicatoio le tavole vengono lasciate stabilizzare in un ambiente climatizzato per 2-3 giorni. Seguono controlli dimensionali, qualitativi e di umidità.

Giunzione di testa: finger joint

L’operazione di giunzione delle testate delle tavole è interamente svolta in modo automatico. Si può suddividere a sua volta in 4 operazioni successive:

1. la fresatura degli innesti e la spalmatura della colla;

2. l’incollaggio a pressione;

3. la piallatura e il taglio della lamella;

4. la disposizione nel “polmone”, dove le tavole rimangono per almeno 8 ore a condizione di umidità e di temperatura controllate

Incollaggio e composizione delle travi

Entro un massimo di 48 ore dalla piallatura della tavole si deve effettuare l’operazione di incollaggio della stessa, per evitare che l’ossidazione della superficie del legno riduca la presa della colla.

L’incollaggio avviene mediante un’incollatrice a tendina.

(14)

Questa è l’operazione più critica del processo di produzione delle tavole lamellari per questo è necessario un continuo monitoraggio delle condizioni termoigrometriche, mediante la registrazione continua dell’andamento della temperatura e dell’umidità dell’aria. Per questi motivi l’ambiente in cui avviene il processo deve mantenere una temperatura costante di 20°C. L’assemblaggio delle lamelle avviene a pressione, tramite morsetti, fissando le lamelle su una superficie detta “letto di pressaggio”. La forma e le dimensioni del letto di pressaggio dipendono dalle caratteristiche geometriche dell’elemento finito. La normativa DIN 1052 regolamenta questo processo definendo la pressione di serraggio dei morsetti, i tempi di pressaggio e la dimensione delle lamelle per le travi curve. Il processo di pressaggio delle travi ha una durata variabile da 6 a 10 ore a seconda della forma, del tipo di colla utilizzata e della temperatura.

Finitura

Una piallatrice automatica elimina tutte le irregolarità presenti sui

due fianchi dopo l’incollaggio e calibra l’elemento allo spessore finale. La

normativa di riferimento (DIN 1052) prevede un protocollo dell’andamento

dell’incollaggio e la marcatura dei singoli elementi corrispondente alla

registrazione nel libro di produzione. Una volta piallate le travi vengono

finite con tutte le lavorazioni necessarie al montaggio e assemblaggio della

struttura, per mezzo di macchine a controllo numerico. Le lavorazioni che

chiudono il ciclo produttivo sono l’impregnazione delle travi mediante

vernici di tipo e pigmentazione a scelta del cliente e il preassemblaggio

della ferramenta.

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I L M ANEGGIO

L’area del maneggio prevede le seguenti strutture:

• Club house con servizi di ristoro, direzione e segreteria;

• Spogliatoi doppi (fino a 30 persone);

• Locale per il custode;

• Ambulatorio veterinario;

• Due stalle per cavalli a box singolo in doppia fila con galleria centrale (40 animali);

• Sei stalle con box doppio forniti di fienile, selleria e portico;

• Sei finili per la paglia e tre silos per il mangime;

• Due paddok di 50 x 25 m; un paddok 26 x 30 m;

• Un maneggio coperto regolamentare 40 x 20 m.

All’interno della pista sono previsti due campi ostacoli, uno di prova e l’altro per le gare regolamentari di misure 60 x 95 m.

Le strutture del maneggio sono a disposizione del pubblico, anche per la stabulazione fissa di cavalli di proprietà privata.

Distinti da queste strutture sono previsti box, fienili e silos per i cavalli da corsa.

Esigenze ambientali

Nella stabulazione del cavallo sono pochi i problemi legati alla

creazione di un particolare microclima, essendo un animale che si adatta

ottimamente al variare delle condizioni di temperatura e umidità dell’aria.

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Le condizioni ottimali di stabulazione possono comunque essere indicate nel campo di 5°-20°C di temperatura e 60%-80% per l’umidità relativa.

Sistemi di stabulazione

I sistemi di stabulazione del cavallo possono essere distinti in stabulazione individuale e collettiva.

Indipendentemente dal sistema di stabulazione, nelle stalle per cavalli la pavimentazione viene comunemente realizzata in cemento: la fratassatura, rendendolo meno scivoloso, è necessaria per favorire l’appoggio degli zoccoli degli animali. In alternativa al battuto di cemento si possono usare altri tipi di pavimentazioni (gres o granito);

indipendentemente dal tipo di materiale è importante la creazione di pendenze idonee a garantire lo sgrondo delle acque di lavaggio, in modo da mantenere asciutto l’ambiente. Si indicano a tal fine pendenze verso il pozzetto di raccolta delle urine dell’ordine dell’1,5-2% per il cemento e del 2-3% per le altre pavimentazioni.

La stabulazione viene generalmente effettuatasi lettiera; oltre alla paglia, materiale ormai caduto in disuso, si usano la segatura, il truciolo di legno e la torba.

Possono essere usate in alternativa pavimentazioni in gomma, che risultano più facili da pulire e offrono maggiore stabilità al cavallo. La gomma è adottata prevalentemente per le corsie delle stalle.

La pavimentazione della stalla deve essere realizzata ad una quota

di almeno 15 cm dal piano di campagna per consentire un ambiente più

asciutto.

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La stabulazione in box

Il box costituisce l’elemento modulare dell’allevamento dei cavalli da equitazione e da corsa ed è caratterizzato da un locale di dimensioni variabili fra un minimo di 3x3 m ed un massimo di 4x4 m; dimensioni maggiori costituiscono casi eccezionali e sono adottate solo per le fattrici con puledro. Valori standard:

cavallo fattrice

Lunghezza 3,5 4

Larghezza 3,2 4

Cubatura 35-40 50-60

Altezza parete

- box interni 2,5 2,5

- box esterni 3,0-3,5 3,0-3,5

Porta

-larghezza 1,2 1,2

- altezza

-- battente inferiore 1,2-1,3 1,2-1,3 --battente superiore 0,9-1,0 0,9-1,0

Le pareti possono essere realizzate con materiali diversi, oltre alla

muratura viene spesso usato il legno soprattutto nelle strutture

prefabbricate. L’altezza delle pareti varia a seconda che il box sia

all’interno di un fabbricato; per i box all’aperto si adottano altezze in

gronda dell’ordine di 3 m e altezze di colmo di 3,5-4 m a seconda della

disposizione dei box. Le pareti devono essere lisce, prive di spigoli vivi per

evitare traumi agli animali nel loro rialzarsi da terra. Il legno è il materiale

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preferito, anche se per motivi economici si adottano spesso strutture in muratura.

Per favorire la ventilazione si prevedono finestre a vasistas; per la finestratura il materiale preferibilmente quello plastico per la minore conducibilità termica.

Al fine di consentire una migliore illuminazione dei box si prevede la creazione di lucernai sulla copertura, sostituendo alcuni elementi di copertura con lastre di materiale trasparente.

Disposizione dei box

I box possono essere disposti secondo le diverse tipologie:

• box lineari ad un ordine

• box lineari a due ordini contrapposti

• box lineari a due ordini con corsia interna.

Il fabbricato ad un ordine è in genere utilizzato per piccoli

allevamenti, mentre per allevamenti con oltre una dozzina di animali si

preferiscono le altre due tipologie. I primi due tipi privi di corsia di servizio

devono avere una tettoia a sbalzo (o corsia coperta) della larghezza di

almeno 2 m, per il riparo degli addetti al governo della scuderia. Le

scuderie con corsia interna sono preferite nei climi freddi non tanto per gli

animali quanto per il personale. La corsia di servizio viene realizzata della

larghezza di 2,5-3 m in modo da consentire una facile esecuzione di tutte

le operazioni per il governo del cavallo. Anche per le corsie dovrà essere

prevista la realizzazione di pozzetti di scarico delle acque di lavaggio, con

pendenza dell’ordine di 1,5%.

(19)

Con questa tipologia costruttiva si preferiscono porte scorrevoli sospese su monorotaia, per evitare l’ingombro delle porte tradizionali.

I ricoveri collettivi

I ricoveri collettivi si adottano nei paddok di allevamento per i cavalli da corsa o nelle aree di stabulazione all’aperto per i cavalli da carne. Nel primo caso si tratta di tettoie con pavimentazione interna in cemento per il riparo degli animali dalle intemperie; nel secondo caso di capannoni di ricovero per la notte. Va preferita la pavimentazione in cemento al terreno per garantire all’animale un piano più asciutto per il decubito per facilitare le operazioni di pulizia e rinnovo della lettiera. La superficie unitaria da assegnare a ciascun capo adulto è dell’ordine di 8-9 mq, per i puledri 4-5 mq.

Le recinzioni

Le recinzioni dei paddok di estensione inferiore all’ettaro vengono realizzate con staccionate di altezza non inferiore a 1,5 m e costituite da due o tre correnti, generalmente in legno. La distanza tra i montanti non deve superare i 3 m per garantire buona stabilità all’insieme. La porzione di montante che viene interrata (non inferiore a 0,7 m) deve essere preventivamente trattata con catrame per garantirne la durata nel tempo;

i bordi dei correnti devono essere arrotondati e preferibilmente protetti dalla morsicatura con protezione metallica.

Stoccaggio del mangime

Lo stoccaggio del mangime avviene per mezzo di silos, contenitori

di grandi dimensioni realizzati in vetroresina la cui forma è di tipo cilindrico

nella parte centrale e troncoconico nelle parti inferiore e superiore. Il

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contenitore in vetroresina è tenuto in piedi da una struttura tubolare metallica a tre piedi, alla quale è fissata anche una scaletta per l’accesso degli addetti alla sommità del contenitore.

Il contenitore è dotato di un boccaporto superiore (utilizzato in genere per il riempimento) e di un boccaporto inferiore, quest’ultimo collegato ad uno scivolo di metallo al di sotto del quale vengono posti i contenitori più piccoli da riempire con il mangime man mano che serve.

L’uscita del mangime dal silos avviene per gravità quando un addetto

aziona manualmente una leva che comanda l’apertura del boccaporto

inferiore.

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S ERVIZI A GGIUNTIVI

L’ippodromo è stato integrato con servizi aggiuntivi che ne fanno un impianto plurivalente anche quando non vengono disputate gare ippiche.

Come già illustrato nel paragrafo precedente, la zona per i cavalli consente un utilizzo delle strutture per tutto l’anno, essendo dotato oltre che di box affittabili anche di un maneggio coperto.

Le altre strutture fruibili all’interno dell’impianto sono:

• il ristorante;

• i campi sportivi con spogliatoi;

• gli esercizi commerciali.

Il ristornate e i campi sportivi sono raggiungibili sia per attraversamento diretto della pista, sia per il sottopasso pedonale.

Il ristorante è stato dimensionato per 100 porti tavola in base a disposizioni igienico – sanitarie delle ASL.

Un esercizio di Ristorazione Tradizionale è composto essenzialmente dai seguenti locali:

A. Cucina B. Sguatteria

C. Dispensa e deposito D. Sala/e da pranzo

E. Servizio igienico per il personale e spogliatoio

F. Servizi igienici per il pubblico

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Tutti i locali hanno una superficie ventilata maggiore di 1/8 della superficie del pavimento, misura che assicura anche un fattore di luce diurna maggiore del 2%. I locali hanno un’altezza minima di 4 m e una profondità massima misurata perpendicolarmente alle superfici vetrate non superiore a 2,5 volte l’altezza.

Cucina e sguatteria

La cucina è il locale destinato a contenere tutte le attrezzature necessarie per la preparazione dei pasti, disposte in modo razionale ed organizzato in funzione delle fasi del processo produttivo: essa deve essere ubicata in modo da non essere attraversata da percorsi sporchi quali ad esempio l’entrata delle merci alla dispensa o magazzino, il rientro delle stoviglie sporche al locale di lavaggio.

La cucina è realizzata in modo da evitare il più possibile percorsi di ritorno rispetto al flusso di trattamento dell’alimento (accesso materie prime -> preparazione pre-cottura -> cottura -> eventuale guarnizione ->

servizio) ed è articolata in settori di lavorazione.

La sguatteria è il vano destinato al lavaggio delle stoviglie usate nelle sale da pranzo, nonché degli utensili e del pentolame di cucina qualora per tale ultima funzione non esista un’idonea zona della cucina, dotata di apposita vasca di lavaggio.

Dispensa e deposito

Dispensa e deposito devono essere inaccessibili al pubblico e

destinati unicamente alla conservazione di merce alimentare. La dispensa,

adiacente al locale cucina, e il deposito devono avere accesso

preferibilmente dall’esterno e comunque tale da non comportare

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l’attraversamento obbligato della cucina da parte delle merci in arrivo. Fino a 100 posti tavola la dimensione minima della dispensa è di 12 mq.

Sala da pranzo

La sala di sosta è dimensionata tenendo conto del rapporto di mq.

1,20 per ogni utente; nella sala sono previsti tavoli e percorsi per la fruibilità dell'esercizio da parte di disabili come previsto dalla normativa di legge (D.M.236/89).

Servizio igienico per il personale e spogliatoio

L'unità igienica per il personale di cucina è prevista allo stesso piano ed è attigua all'ambiente di lavoro. Per il ristorante è prevista la presenza di massimo 10 addetti; è sufficiente quindi un servizio igienico con tazza all’inglese e bidet.

Lo spogliatoio per il personale è dimensionato tenendo conto della superficie minima di 6 mq fino a 5 addetti e 1,2 mq aggiuntivi ogni ulteriore addetto.

Servizi igienici per il pubblico

Per ristoranti con posti tavola da 51 a 100 ,le disposizioni indicano una dotazione di due unità igieniche per donne e due per uomini, di cui almeno uno adeguato alla normativa per disabili.

Sul retro è presente un ampio portico con vista sulla pista da corsa.

Spogliatoi e campi sportivi

A servizio dei campi sportivi sono previsti degli spogliatoi per gli

atleti. La struttura presenta due corpi di fabbrica ciascuno diviso in due

distinti spogliatoi. È presente anche uno spogliatoio per gli arbitri, un

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locale per il custode dei campi, mentre distaccato è previsto un locale con funzioni tecniche e di deposito materiali.

Il dimensionamento dei locali spogliatoio (spogliatoi in locale comune) viene effettuato considerando una superficie per posto spogliatoio non inferiore a mq 1,60 (m 0,80x2), comprensiva degli spazi di passaggio e dell'ingombro di eventuali appendiabiti o armadietti.

Considerando l’opportunità di ospitare fino a 15 atleti, la superficie dello spogliatoio è di 35 mq. Gli spogliatoi devono risultare fruibili da parte dei disabili; a tal fine le porte di accesso hanno luce netta non inferiore a m 0,90. Gli spogliatoi sono dotati di due WC, di cui uno adeguato alla fruizione da parte dei disabili, e di 4 docce.

Fondi commerciali

In adiacenza all’ingresso principale sono previsti due blocchi di fondi

commerciali, ciascuno diviso in due singole unità. I fondi commerciali

possono essere affittati a singole unità o a coppia per attività commerciali

che richiedono maggiore superficie utile. L’ingresso alle attività è prevista

dal lato del parcheggio, in modo da rendere l’esercizio indipendente dallo

svolgimento delle gare sportive. È previsto che vetrine espositive si

affaccino all’interno del complesso.

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L A P OSTAZIONE E LISOCCORSO

Esistono diverse normative che sono state emanate, sia da organismi nazionali di alto prestigio (per es. l'americana FAA: Federal Aviation Administration), che internazionali, quali l'ICAO (1nternational Civil Aviation Organization). Tali normative rappresentano il risultato di un lungo e laborioso processo di analisi e studio da parte di numerosi esperti internazionali, su tutti gli aspetti tecnici che concorrono a garantire il raggiungimento degli obiettivi di funzionalità dell'infrastruttura, nel più ampio possibile rispetto dei concomitanti ed irrinunciabili requisiti di sicurezza della navigazione aerea. Tali norme, inoltre, racchiudono un notevole bagaglio conoscitivo e di esperienza, scaturito dall'uso quotidiano di migliaia di infrastrutture sparse in tutto il mondo:

1. FAA Advisory Circular N. 150/5390-2A "Progetto degli eliporti"

(Heliport Design) del 20.1.1994, che richiama a riferimento, tra gli altri, anche i documenti;

- FAR 77 - Oggetti che interferiscono con lo spazio aereo navigabile (Objects Affecting Navigable Airspace), ultima revisione del 25.10.1989;

- FAR 27 - Norme di certificazione per elicotteri categoria normale (Airworthiness Standards: Normal Category Rotorcraft), ultima revisione del 13.3 1996;

- FAR 29 - Norme di certificazione per elicotteri categoria da

trasporto (Airworthiness Standards: Normal Category Rotorcraft), ultima

revisione del 13.3.1996;

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2. ICAO Annex 14 : Aerodromes - Volume Il - Heliports – 1990 3. ICAO : DOC 9261-AN/90312 - Manuel de l'Helistation - 1985.

In Italia a tutt'oggi, per la realizzazione di un eliporto, viene fatto specifico riferimento al doc. 2, ovvero alle normative internazionali dettate dall'ICAO e che sono state recepite nel nostro ordinamento giuridico mediante il D.P.R. 4.7.1985 n. 461.

La definizione di eliporto e la definizione di elisuperficie, contenuta all'art. 1 del D.M. 10.03.88 consentono di operare le seguenti differenze sul piano ontologico tra "eliporto" ed "elisuperficie":

- "Eliporto": «Area adibita al decollo, atterraggio e movimentazione di elicotteri, aeronauticamente idonea e collegata a precise realtà commerciali, munita delle autorizzazioni necessaire ed in grado di garantire lo svolgimento del Traffico Aereo Generale».

- "Elisuperficie": «Area idonea alla partenza e all'approdo di aeromobili, che non appartenga al demanio aeronautico di cui all'art. 692 del codice della navigazione e su cui non insista un aeroporto privato d cui all’art. 704 del Codice della Navigazione", destinata all'uso esclusivo degli elicotteri.»

Il riferirsi alle raccomandazioni contenute in documenti internazionali, mentre è raccomandabile per la progettazione e la gestione operativa di un eliporto, si può considerare solo di ausilio per ottenere più elevati margini di sicurezza nel caso si tratti di una elisuperficie.

La normativa nazionale inerente le elisuperfici non fornisce limiti

determinati, né per gli ostacoli, né per i venti, ma impone solo che gli

ostacoli eventualmente presenti lungo le traiettorie di decollo e approdo

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devono essere tali da poter essere superate con i margini previsti dalle norme generali (art. 5 D.M. 10.03.1988).

La dimensione minima dell’area di approdo e decollo (F.A.T.O - Final Approach and Take-Off Area) deve essere almeno una volta e mezzo la distanza compresa tra i punti estremi dell’elicottero con i rotori in moto (detta lunghezza fuori tutto FT).

L’elicottero attualmente in uso dal servizio Pegaso 3 ha una lunghezza fuori tutto di 13 m. Considerando la possibilità di atterraggio di altri tipi di elicotteri, l’area F.A.T.O. è stata progettata di forma quadrata con lato di 30 m.

All’interno del quadrato di atterraggio e decollo è prevista l’area di

toccata (Touch-down and Liti-0ff Area – T.L.O.) che deve essere almeno 2

volte la dimensione massima del carrello (DC); la DC dell’elicottero in uso

misura 3,85 m e la T.L.O. è stata sovradimensionata realizzando una

superficie circolare di 11 m di diametro. Attorno all’area di atterraggio è

prevista una Safety Area ulteriori pari almeno a 1/3 della dimensione del

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rotore. Infatti è previsto che attorno alla F.A.T.O non si trovino ostacoli per una fascia di almeno 2 metri.

Tali dimensioni sarebbero sufficienti anche all’atterraggio di un elicottero Agusta A109 (che è l'aeromobile più utilizzato in ambito soccorso aereo in Italia).

L’elisuperficie sarà dotata di impianti di illuminazione diurna e notturna come disposto in Appendice 2 del D.M. Infrastrutture e Trasporti del 8 Agosto 2003.

La piattaforma di atterraggio si trova al centro di un’area libera di circa 120x115 m che assicura le manovre di distacco e atterraggio in sicurezza. La superficie di avvicinamento e allontanamento è delimitata da tre lati con barriere vegetali frangivento per la protezione dei rumori e dello spostamento d’aria all’esterno. All’area si accede direttamente da Via Giuseppe Verdi attraverso strada asfaltata. A fianco della superficie di atterraggio è prevista una piazzola per la sosta delle autoambulanze di soccorso.

A corredo dell’elisuperficie sono previsti un magazzino officina di deposito attrezzature e un hangar per la manutenzione dell’elicottero.

Inoltre è previsto un edificio per il ricovero dell’equipaggio e per la

direzione. Tale edificio prevede un ufficio per il comandante, una cucina,

servizi igienici e sei stanze per piloti, equipaggio e personale medico

poiché i turni superano anche le 8 ore.

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