Sito di Importanza Regionale (SIR) 63 "Cerbaie"
Sito di Importanza Comunitaria (SIC ) IT5170003 "Cerbaie"
4uadro valutativo
RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dott.ssa Silvia Stefani
Comune di Bientina
PIANO DI GESTIONE
Responsabile del Procedimento Dott.ssa Laura Pioli
Gruppo di lavoro interno Dott.Guido Iacono
San Miniato (PI) via San Bartolomeo, 17 TEL. 0571 20761 FAX 0571 243964
mandataria mandante collaborazione
GRUPPO DI LAVORO
Coordinamento generale e tecnico-scientifico
Dott. Biol. Patrizia Carla Sechi (1) Dott. Andrea Soriga (1)
Dott. Ing. Paolo Bagliani (1)
Coordinamento operativo indagini naturalistiche sul campo
Dott. Nat. Andrea Bernardini (3) Supporto al coordinamento
Dott. Ing. Elisa Fenude (1) Contributi tematici
Aspetti fisici e geologici Dott. Geol. Maurizio Costa (1)
Geol. Luigi Bignotti (2) Geol. Marina Cattaneo (2) Ing. Francesca Tamburini (2)
Aspetti biologici e faunistici Dott. Nat. Andrea Bernardini (3)
Dott. For. Armando Verdino (3) Dott. Nat. Massimiliano Petrolo (3) Dott. Valentina Lecis (1)
Dott. Tamara Mura (1)
Aspetti agroforestali Dott. Agr. Andrea Vatteroni (2)
Dott. For.Armando Verdino (3) Aspetti socio-economici e insediativi Dott. Sara Tonini (2)
Dott. Ing. Franco Rocchi (2) Dott. Andrea Lazzarini (2) Dott. Mariagrazia Equizi (2) Dott. Ing. Margherita Monni (1)
Aspetti storico-culturali e paesaggistici Ing. Lorenzo Tenerani (2) Dott. Arch. Laura Zanini (1) Dott. Agr. Andrea Vatteroni (2)
Aspetti cartografici Ing. Roberto Ledda (1)
Geom. Cinzia Orru (1) Geom. Guido Sbandi (1) Dott. Mariagrazia Equizi (2) Dott. For. Armando Verdino (3)
(1): CRiTerIA srl; (2) ambiente sc; (3) Ecoistituto delle Cerbaie snc
INDICE
3 QUADRO VALUTATIVO... 1
3.1. Schede degli habitat e delle specie di interesse presenti nel Sito con indicazione delle esigenze ecologiche e dello stato evolutivo della risorsa ... 1
3.1.1. Schede degli Habitat di Interesse Comunitario... 1
3.1.2. Schede delle specie floristiche di Interesse Comunitario...35
3.1.3. Schede delle specie faunistiche di Interesse Comunitario... 145
3.2. Scheda del Formulario Standard Natura 2000 ... 241
3.2.1. La attuale Scheda del Formulario Standard ... 241
3.2.2. Sintesi della proposta di aggiornamento delle Informazioni ecologiche della Scheda del Formulario Standard ... 254
3.2.3. Proposta di aggiornamento della Scheda del Formulario Standard (Sezione 3 Informazioni ecologiche) ... 258
3.3. Misure di conservazione attualmente indicate per il sito ... 265
3.4. Analisi delle pressioni e delle minacce ambientali ... 275
3.4.1. Schede dei fattori di pressione e delle minacce ... 275
3 QUADRO VALUTATIVO
3.1. Schede degli habitat e delle specie di interesse presenti nel Sito con indicazione delle esigenze ecologiche e dello stato evolutivo della risorsa
3.1.1. Schede degli Habitat di Interesse Comunitario HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition (Cod: 3150)
QUADRO GENERALE Descrizione
Habitat lacustri, palustri e di acque stagnanti eutrofiche con vegetazione sommersa, radicante o natante. Nei siti con distribuzione alpina, o comunque alto-montana, possono essere anche presenti torbiere. Lo sviluppo di queste associazioni vegetali può avvenire anche all’interno di chiarie dei magnocariceti o all’interno delle radure di comunità elofitiche a dominanza di Phragmites australis, Typha spp., Schoenoplectus spp. ecc.,
La classificazione sintassonomica di riferimento comprende vari tipi di alleanze, delle quali le seguenti possono essere classificate come le più presenti nelle Cerbaie: per la classe Potametea Klika in Klika & Novák 1941, Potamion pectinati (Koch 1926) Libbert 1931, Nymphaeion albae, Utricularion vulgaris Den Hartog & Segal 1964.
Specie caratterizzanti
Sulle Cerbaie le specie caratterizzanti i laghi eutrofici sono Utricularia vulgaris, Potamogeton spp, Nuphar luteum, Nymphaea alba, Hottonia palustris anche se connotate dalla preferenza per condizioni di vita oligotrofiche.
Distribuzione
I siti di questa tipologia sono pressoché distribuiti uniformemente lungo la penisola, rarefacendosi nelle isole.
Criticità e minacce
Costituiscono fattori di minaccia vari fenomeni inerenti alla modificazione degli specchi d’acqua: l’interramento provocato dall’accumulo di sedimento sui fondali, le immissioni di reflui, l’inquinamento della falda. Soprattutto il primo può far incorrere in un cambio di vegetazione e di composizione floristica pressoché irreversibile.
Anche l’introduzione di fauna alloctona (mammiferi o pesci) può rappresentare una minaccia per alcune delle specie caratterizzanti l’habitat, come nel caso di Myocastor coipus nei confronti di Nymphaea alba.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition (Cod: 3150) Esigenze ecologiche
I siti hanno una quota minima molto variabile, a causa proprio della loro ampia distribuzione nel territorio e, quindi, dell’assenza di una qualsiasi loro correlazione con l’altitudine e con parametri climatici. L’acidità delle acque si attesta solitamente su valori di pH maggiori di 7.
Analisi Locale
Distribuzione nel Sito
Gli habitat che presentano fitocenosi di idrofite radicanti o flottanti si rinvengono presso:
- Lago delle Docce (Fucecchio) con popolazioni di Nymphaea alba e Utricularia vulgaris;
- Laghetto del’alta Valle delle Docce (Fucecchio) con Nymphaea alba;
- Lago della Sammartina (Fucecchio) con Nuphar luteum e Utricularia vulgaris;
- Laghetto della Sammartina (Fucecchio) con Nymphaea alba;
- Laghetto delle Pianore (Santa Maria a Monte) con Nymphaea alba;
- Laghetto della ninfea e Lagombroso presso la Riserva di Montefalcone (Castelfranco di Sotto) con Nymphaea alba e Utricularia vulgaris;
- Lago di Poggiadorno (Castelfranco di Sotto) con Nymphaea alba e Utricularia vulgaris.
Caratteri
Superfici d’acqua lentica situate lungo rii e torrenti a seguito della realizzazione di bacini artificiali a scopo antincendio o venatorio, tali habitat presentano una vegetazione idrofitica uniformemente distribuita su tutto lo specchio con, spesso, una suddivisione spaziale fra ninfeacee e Utricularia.
Stato evolutivo
In assenza di perturbazioni esterne (ripuliture del fondo, immissioni di inquinanti, periodi di eccessiva siccità), tali habitat sembrano abbastanza stabili con una struttura vegetazionale che tende a mantenersi nel tempo.
Esigenze ecologiche
Quantità e qualità delle acque sono le condizioni per la persistenza dell’integrità dell’habitat.
Valutazione dello stato di conservazione
Buono, nonostante lo scarso numero dei siti presenti.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion (Cod: 3260)
QUADRO GENERALE Descrizione
Habitat fluviale avente molte specie in compartecipazione con l’habitat 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition” dal quale si distingue per la sostanziale assenza di acque ferme o lente ma caratterizzate da una costante portata idrica. Le alleanze di riferimento sono Ranunculion fluitantis Neuhäusl 1959 e Ranunculion aquatilis Passarge 1964 (syn. Callitricho-Batrachion Den Hartog & Segal 1964) dell’ordine Potametalia Koch 1926 (classe Potametea Klika in Klika & Novák 1941). La prima è contraddistinta da velocità idrica maggiore con gli apparati fogliari del tutto sommersi; nella seconda una parte delle foglie è portata a livello della superficie dell’acqua grazie alla diminuzione della velocità.
La presenza di Butomus umbellatus rappresenta un fattore diagnostico.
Specie caratterizzanti
Ranunculus trichophyllus, R. fluitans, R. peltatus, R. penicillatus, R. aquatilis, R. baudotii, Zannichellia palustris, Z. obtusifolia, Potamogeton spp. (tra cui P. schweinfurthii, presente in Italia solo in Sardegna), Myriophyllum spp., Callitriche spp., Sium erectum, Hottonia palustris, Baldellia ranunculoides, Utricularia minor, Ceratophyllum submersum, Hippuris vulgaris, Najas minor, Sagittaria sagittifolia, Vallisneria spiralis, Nuphar luteum, Ceratophyllum demersum, Cardamine amara, Veronica anagallis-aquatica, Nasturtium officinale, Sparganium erectum, Apium nodiflorum, Scapania undulat,. Butomus umbellatus.
Distribuzione
Habitat diffuso in prossimità dei corsi d’acqua di tutta la penisola ad eccezione della Puglia.
Recentemente segnalato anche in Basilicata. Assente anche in Sardegna.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion (Cod: 3260)
Criticità e minacce
Le minacce per questo tipo di habitat sono collegate alle variazioni della velocità di corrente: in caso di scarsi afflussi meteorici o captazioni della falda, la minor portata d’acqua potrebbe creare condizioni idonee a fitocenosi elofitiche della classe Phragmiti-Magnocaricetea nonchè una commistione con l’habitat 3150 (acque stagnanti); nell’eventualità opposta, di aumento della portata idrica, si potrebbe assistere alla riduzione della capacità delle macrofite di radicare sul fondale, ciottoloso e in continuo movimento.
Anche la disponibilità di luce rappresenta un fattore critico per il quale questa vegetazione non si insedia in corsi d'acqua ombreggiati dalla vegetazione esterna e dove la limpidezza dell’acqua è limitata dal trasporto torbido.
Esigenze ecologiche
Habitat diffuso dalla fascia basale a quella montana, necessita di condizioni ecologiche stabili al fine di evitare le condizioni di criticità precedentemente espresse.
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
L’habitat è diffuso in forma assai frammentaria nel SIC e mai con struttura di corso d’acqua francamente fluente ma come aree a debole scorrimento in corrispondenza di slarghi fluviali o laghetti di origine venatoria realizzati presso il corso dei rii.
Stazioni singole sono segnalate lungo il Rio delle Tre Fontine (Santa Maria a Monte) o il Rio di Lischeto (Fucecchio) al Parco delle Cerbaie.
Caratteri
L’habitat si presenta sotto forma di chiari disposti in mezzo alla foresta anche se in condizioni di buona illuminazione lungo il corso di rii all’interno dei vallini. Carattere comune è la presenza di Ranunculus trichophyllus e/o Ranunculus aquatilis a atappezzare l’intera superficie dell’area.
Stato evolutivo
L’interramento naturale di questi chiari o interventi di alterazione di origine antropica possono modificare le condizioni ambientali in maniera anche esiziale.
Esigenze ecologiche
Illuminazione dell’area e quantità costante di apporto idrico garantiscono nel tempo la permanenza dell’habitat.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion (Cod: 3260)
Valutazione dello stato di conservazione
Scarso in ragione, in primis, della scarsità di stazioni presenti.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
1. Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion. (Cod: 3290)
QUADRO GENERALE Descrizione
Habitat tipico di fiumi mediterranei a flusso intermittente contraddistinti da assenza di regime idrico nel periodo tardoprimaverile–estivo durante il quale le potenziali comunità del Paspalo- Agrostidion verticillati Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952 lasciano il posto alle appartenenti alla classe Potametea che colonizzano le eventuali pozze d’acqua residue.
L’ordine e la classe di riferimento sono rispettivamente: Paspalo-Heleochloetalia Br.-Bl. in Br.- Bl., Roussine & Nègre 1952; Molinio-Arrhenatheretea Tüxen 1937). A dispetto di queste caratteristiche, il manuale EUR/27 di interpretazione degli habitat suggerisce specie adatte ad una permanenza annuale e continua all’interno dell’alveo, facendo sostanzialmente combaciare questo habitat con il 3280.
Specie caratterizzanti
Polygonum amphibium, Ranunculus fluitans, Potamogeton natans, P. nodosus, P. pectinatus, Agrostis stolonifera, Polypogon viridis (= Agrostis semiverticillata), Paspalum sp. pl., Bidens sp.
pl., Apium nodiflorum, Glyceria fluitans, Myriophyllum sp. pl., Persicaria amphibia, Veronica beccabunga.
Distribuzione
L’habitat si ritrova, oltre che nelle storiche segnalazioni della Liguria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, anche nelle recenti segnalazioni di Toscana e Umbria.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
1. Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion. (Cod: 3290)
Criticità e minacce
La dinamica del corso fluviale e le cause di modificazione della stessa rappresentano il maggior fattore di criticità per un ambiente strettamente legato alla presenza o all’assenza temporanea dell’acqua. Profonde captazioni, periodi di siccità prolungati o deviazioni da parte dell’uomo del flusso idrico sono le cause più concrete di possibili evoluzioni o regressioni della componente vegetazionale.
Esigenze ecologiche
Come segnalato per altri habitat, i fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo- Agrostidion necessitano di condizioni ecologiche stabili o comunque ripetute annualmente con climi mediterranei connotati da aridità e carenza di precipitazioni estive alternate ad inverni ed autunno piovosi. Le temperature non sembrano influire su di un ecosistema incentrato sulla presenza o assenza del corso d’acqua.
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
La maggior parte dei rii presenti e siti in ambiente non forestale, essendo a carattere di flusso intermittente, possiede lembi, seppur frammentati e parziali dell’habitat.
Le stazioni più estese e complesse si rinvengono lungo il Rio di Ponticelli (il Rio più grande del SIC), il Rio delle Lame a Lucca e il Rio delle Stanghe (Fucecchio), lembi del Rio Lischeto (Fucecchio) e Rimòro (Castelfranco-Santa Croce sull’Arno).
Caratteri
L’habitat si rinviene in fasce più o meno contigue all’alveo fluviale dove la vegetazione tipica (in particolare Bidens frondosa, Ranunculus repens, Eupatorium cannabinum, Polygonum anphibium) trova lo spazio e la luce necessari.
Stato evolutivo
Si presenta come un habitat fortemente dinamico a causa delle diverse e ripetute modalità di gestione delle sponde dei rii (sfalcio, evoluzione della copertura arbutivo-arborea, subentro di specie perenni…) ma anche in grado, in maniera rilevante, di ricostituirsi non appena le condizioni ambientali tornino idonee.
Esigenze ecologiche
Buona quantità di luce e copertura arbustivo-arborea non eccessiva sono le due condizioni, insieme allo sfalcio periodico, per la permanenza dell’habitat.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
1. Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion. (Cod: 3290)
Valutazione dello stato di conservazione
Buono in ragione del numero delle stazioni rinvenute.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO Lande secche europee (Cod: 4030)
QUADRO GENERALE Descrizione
Formazioni arbustive acidofile tipicamente connotate in Europa e nelle fasce submontana e montana italiane dalla forte presenza di Calluna vulgaris. Nel piano basale sono comprese le associazioni con sporadica presenza di brugo e abbondanza di specie eliofile e termofile arbustive quali Cytisus scoparius, Ulex europaeus, Erica arborea e/o E. scoparia. Le suddette associazioni si formano dalla degradazione di boschi acidofili o in presenza di pinete post- incendio. Sulle Cerbaie, l’associazione di riferimento è Physospermo cornubiensi – Pteridium aquilini Arrigoni 1997 connotata dalla rada presenza nello strato arboreo di Pinus pinaster.
Specie caratterizzanti
Sulle Cerbaie la variante termofila è connotata da: Cytisus scoparius, Physospermum cornubiense e Hieracium racemosum; le altre costanti sono specie residuali delle formazioni precedenti o di recente invasione: Pinus pinaster, Genista pilosa, Calluna vulgaris, Ulex europaeus, Frangula alnus, Arbutus unedo, Cistus salvifolius, Erica scoparia, Rubus ulmifolius, Quercus petraea, Erica arborea.
Distribuzione
Distribuzione atlantico-medioeuropea, rara nelle Alpi orientali.
Criticità e minacce
Le brughiere rappresentano un habitat di transizione verso una successione ecologica più o meno evoluta al di fuori di casi di pionierismo stabile per il ricorrente passaggio del fuoco o del pascolo ad esempio. L’evoluzione da preferirsi è ovviamente quella a querceto acidofilo, specie se a rovere, tracce della quale sono ancora evidenti nella composizione floristica dell’associazione.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO Lande secche europee (Cod: 4030) Esigenze ecologiche
Suoli tendenzialmente connotati da bassi valori di pH, poveri di nutrienti e asciutti. Non mancano casi di terrazzi fluvio-glaciali molto evoluti (paleosuoli) con eventuale ristagno d’acqua tipici anche delle colline delle Cerbaie. In alcuni casi, l’habitat si rileva anche su suoli decalcificati derivati da substrati carbonatici, su ofioliti, su depositi morenici o su morfologie rilevate presenti nell’area delle risorgive.
Analisi Locale
Distribuzione nel Sito
Gli arbusteti a brughiera sono ampiamente diffusi nel SIC, per lo più come stadi iniziali della successione conseguenti a incendi o ai tagli fitosanitari occorsi negli ultimi anni al pino marittimo a causa della malattia inferta dalla cocciniglia Matsucoccus feytaudi.
Le plaghe più estese si localizzano lungo l’asse che negli ultimi dieci anni ha visto lo sviluppo di numerosi incendi, nella zona che da Cerretti (Santa Maria a Monte) verso est volge, attraversando parte della Riserva Naturale di Montefalcone (Castelfranco di Sotto) verso via delle Pinete presso Staffoli (Santa Croce sull’Arno) e oltre fino a Via delle Sette Querce nel Comune di Fucecchio.
Estese brughiere si localizzano inoltre in vaste aree segnate dai tagli come in val di Lischeto (Castelfranco di Sotto) o nella zona della Val Grande (Fucecchio).
Caratteri
L’associazione Pteridio aquilini-Ericetum scopariae si presenta sul territorio con strutture e fisionomie alquanto diversificate secondo le stazioni, gli stadi della successione e differenze floristiche locali.
Esistono situazioni di struttura aperta, le migliori dal punto di vista della presenza di specie di pregio, in cui l’arbusteto risulta costituito da aggruppamenti di Calluna vulgaris, Ulex europaeus ed eriche con spazi liberi in cui si possono rinvenire specie come la rara Tuberaria lignosa presso Staffoli.
Le condizioni più comuni invece riportano coltri dense di arbusti in cui alle succitate, si associano Pteridium aquilinum, Rubus ulmifolius, Cytisus scoparius con non infrequenti situazioni di rinnovazioni incontrollate di pino marittimo a scoraggiare la già difficile ripresa delle latifoglie arboree.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO Lande secche europee (Cod: 4030) Stato evolutivo
Solo in rari casi la brughiera si presenta come una formazione stabile, evolvendo, più o meno velocemente verso stadi più complessi nella successione ecologica che possono portare alla ricostituzione del bosco di latifoglie o, più spesso, a pinete dense.
In rari casi il ripetersi degli incendi su una stessa area, sta consentendo temporanee stabilizzazioni di alcune lande arbustive (Cerretti).
Esigenze ecologiche
Le brughiere, oltre a richiedere l’intervento dell’incendio o del taglio boschivo intenso, si sviluppano su pendici a relativa aridità edafica, lungo le dorsale collinari o i versanti a basso ristagno d’acqua.
Valutazione dello stato di conservazione
Medio e variabile secondo le diverse stazioni, i diversi stadi e le diverse tendenze evolutive presenti.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* stupenda fioritura di orchidee) (Cod: 6210)
QUADRO GENERALE Descrizione
Praterie perenni di origine secondaria polispecifiche a dominanza di graminacee emicriptofitiche, interessate da una ricca presenza di Orchidaceae che rende prioritario l’habitat in questione. Il carattere prioritario è individuato da almeno uno dei seguenti criteri:
A) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee
B) Il sito ospita un’importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non molto comune a livello nazionale
C) Il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale rarità a livello nazionale
L’ordine di riferimento per l’habitat in questione è il Brometalia erecti Br.-Bl. 1936. e le alleanze sono così definibili: per gli aspetti mesofili Xerobromion erecti (Br.-Bl & Moor 1938) Moravec in Holub et al. 1967 per gli aspetti xerofili Festuco amethystinae-Bromion erecti Barbero & Loisel 1972 per gli aspetti xerofili delle Alpi liguri.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* stupenda fioritura di orchidee) (Cod: 6210)
Specie caratterizzanti
Anthyllis vulneraria, Arabis hirsuta, Campanula glomerata, Carex caryophyllea, Carlina vulgaris, Centaurea scabiosa, Dianthus carthusianorum, Eryngium campestre, Koeleria pyramidata, Leontodon hispidus, Medicago sativa subsp. falcata, Polygala comosa, Primula veris, Sanguisorba minor, Scabiosa columbaria, Veronica prostrata, V. teucrium, Fumana procumbens, Globularia elongata, Hippocrepis comosa. Tra le orchidee, le più frequenti sono Anacamptis pyramidalis, Dactylorhiza sambucina, Himantoglossum adriaticum, Ophrys apifera, O. bertolonii, O. fuciflora, O. fusca, O. insectifera, O. sphegodes, Orchis mascula, O. militaris, O. morio, O. pauciflora, O. provincialis, O. purpurea, O. simia, O. tridentata, O. ustolata, Narcissus poëticus, Polygala flavescens.
Distribuzione
L’habitat è diffuso prevalentemente nel settore Appenninico centrale ma anche sulle Alpi e in Calabria, ovvero dove si ritrovano i prati pascoli montani.
Criticità e minacce
La criticità per questo tipo di habitat coincide con lo stesso elemento che lo ha determinato: il pascolamento, responsabile della formazione secondaria dell’habitat, può rappresentare una minaccia nel caso in cui non venga regolamentato; fenomeni di sovraccarico o di sottocarico del cotico erboso porterebbero a forme di degradazione. Lo stesso abbandono dell’attività di sfalcio o di pascolamento (a causa della diminuzione della pratica della monticatura e dell’abbandono del settore agro pastorale in generale) provocherebbero evoluzioni verso cenosi diverse. A questo si aggiungono localizzati episodi di erosione del suolo (idrica incanalata).
Esigenze ecologiche
L’habitat si ritrova nei piani bioclimatici Submeso-, Meso-, Supra-Temperato. I siti hanno una superficie di estensione variabile, prevalentemente intorno a 400 ha, e una quota minima molto variabile, mediamente di 860 metri. La copertura forestale è mediamente pari a circa il 35%
della superficie dei siti.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* stupenda fioritura di orchidee) (Cod: 6210)
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
I prati mesoxerofili a presenza di orchidacee sono poco diffusi nel SIC con alcune stazioni notevoli come nella zona di Baldacci (Santa Croce sull’Arno) o presso via Malemerende (Fucecchio). Altri siti si rinvengono in luoghi esterni ma prossimi al confine del SIC come lungo la via Fonte del Mascagni presso Querce (Fucecchio) o lungo il pide delle Cerbaie in via Piè di Monte non lontano da Santa Maria a Monte.
Caratteri
La fisionomia prevalente è quella di un prato incolto sottoposto a periodici sfalci senza movimento terra durante l’anno che mantengono la struttura vegetazionale allo stadio ideale per la permanenza delle specie perenni caratterizzanti.
Altre situazioni concernono pendii xerofili non gestiti dall’uomo in cui la successione vegetazionale non progredisce essenzialmente per scarsità di acqua.
Stato evolutivo
In assenza di modificazioni della gestione antropica, i prati mesoxerofili tendono a mantenere inalterate le loro caratteristiche floristico-vegetazionali.
Esigenze ecologiche
La principale esigenza consiste nel mantenimento del regime di sfalcio periodico della cotica erbosa.
Valutazione dello stato di conservazione
Scarso in relazione principalmente al basso numero di stazioni censite.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion coeruleae) (Cod:
6410)
QUADRO GENERALE Descrizione
Comunità erbacee seminaturali povere di nutrienti, da sfalcio, o talora anche pascolati caratterizzati dalla prevalenza di Molinia cerulea. Sono individuate due varianti, una presente su suoli da neutro-alcalini a calcarei con falda freatica fluttuante, riferibile all'alleanza Molinion coeruleae Koch 1926 (Eu-Molinion) e l’altra su suoli più acidi dell'alleanza Junco- Molinion (Juncion acutiflori) entrambe incluse nell'ordine Molinietalia coeruleae Koch 1926, classe Molinio-Arrhenatheretea Tx. 1937.
Specie caratterizzanti
Allium angulosum, A. suaveolens, Betonica officinalis, Carex panicea, C. tomentosa, Cirsium palustre, Deschampsia caespitosa (segnala degradazione), Epipactis palustris, Equisetum palustre, Festuca trichophylla, Galium boreale, Gentiana pneumonanthe, Gladiolus palustris#, Gratiola officinalis, Inula salicina, Iris sibirica, Juncus acutiflorus, J. articulatus, J.
conglomeratus, J. effusus, J. filiformis, J. subnodulosus, Laserpitium prutenicum, Lychnis flos- cuculi, Lythrum salicaria, Molinia coerulea, Myosotis scorpioides, Ophioglossum vulgatum, Phragmites australis, Plantago altissima, Potentilla erecta, Prunella vulgaris, Ranunculus acris, Sanguisorba officinalis, Schoenus ferrugineus, S. nigricans, Scorzonera humilis, Selinum carvifolia, Serratula tinctoria, Succisa pratensis, Swertia perennis, Taraxacum palustre agg., Teucrium scordium, Thalictrum lucidum, Trifolium dubium, T. patens, Trollius europaeus, Valeriana dioica, Willemetia stipitata.
Per la variante localizzata su suoli neutri o basici: Molinia coerulea, Dianthus superbus (ssp.
superbus), Selinum carvifolia, Cirsium tuberosum, Colchicum autumnale, Inula salicina, Sanguisorba officinalis, Serratula tinctoria, Tetragonolobus maritimus, Silaum silaus, Carex hostiana,
Per la variante localizzata su suoli acidi: Viola palustris, Galium uliginosum, Crepis paludosa, Luzula multiflora, Juncus conglomeratus, Ophioglossum vulgatum, Inula britannica, Lotus uliginosus, Dianthus deltoides, Potentilla erecta, Carex pallescens, Agrostis canina, Juncus acutiflorus, Sphagnum palustre.
Distribuzione
Habitat presente in tutte le regioni dell’Italia settentrionale dalle Alpi fino alla Pianura Padana.
Nuove segnalazioni in Calabria e in Toscana, dove è comunque dubbio.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion coeruleae) (Cod:
6410)
Criticità e minacce
La tendenza delle praterie con molinia ad evolvere velocemente in altre comunità, spesso legnose, riferibili a Fagetalia sylvaticae o Alnetea glutinosae in funzione della disponibilità idrica, comporta il necessario sfalcio della vegetazione e il ritorno alle tradizionali pratiche colturali, ormai desuete o troppo spesso ignorate. Drenaggi o captazioni possono invece abbassare la falda trasformando le praterie in comunità xero-mesofile; concimazioni o aumento della sostanza minerale sono altresì dannose comportando un’ulteriore trasformazione della comunità. Da segnalarne ormai la rarità dell’habitat specie nelle aree planiziali.
Esigenze ecologiche
Habitat diffuso dalle aree planiziali della Pianura padana, fino alla fascia montana. I suoli di riferimento sono torbosi o argilloso-limosi, a umidità costante o anche con significative variazioni stagionali, derivanti da substrati carbonatici o silicei. Il suolo è comunque torboso e soggetto a parziale inaridimento estivo. La tendenza ad evolvere verso altri tipi di cenosi fa sì che solo le comunità a Molinia coerulea più marcatamente acidofile possano costituire comunità relativamente stabili.
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
I molinieti e le aree, più o meno estese, a Molinia si presentano assai diffusi nel SIC, in questi ultimi anni in aumento in ragione, per lo più, dei tagli boschivi fitosanitari a danno del pino marittimo che, avendo scoperto molte plaghe forestali, nelle zone a maggiore umidità hanno visto l’insediarsi temporaneo della specie.
Aree significative si rinvengono in corrispondenza delle stazioni a torbiere a sfagno meglio conservate (Pianore - Santa Maria a Monte, Ghiandone – Santa Croce sull’Arno, Sammartina – Fucecchio) oppure in molte zone lasciate libere dai tagli come al Mandriale e in Val Grande (Fucecchio) nella zona di Paniaccio (Santa Maria a Monte) o presso il Parco Robinson (Castelfranco di Sotto).
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion coeruleae) (Cod:
6410) Caratteri
Si possono distinguere, anche per comodità, molinieti primari e secondari, i primi presenti in situazioni ambientali considerabili più o meno stabili a causa della particolarità della stazione o degli sfalci periodici, i secondi diffusi a seguito della scopertura di estese aree boschive colonizzate successivamente dalla specie.
I molinieti primari sono le plaghe prossime alle torbiere dove è stata rinvenuta, ad esempio, la Gentiana pneumonanthe (Ghiandone) e dove si trovano associazioni vegetali più complesse rispetto alle aree temporaneamente occupate.
Stato evolutivo
I molinieti secondari sono destinati ad essere sostituiti, in assenza di altre modificazioni ambientali, da progressivi stadi di vegetazione arbustiva e arborea. I molinieti primari si presentano relativamente stabili.
Esigenze ecologiche
Adeguato grado di umidità edafica e mantenimento dello stadio vegetazionale grazie a sfalci periodici o struttura forestale aperta.
Valutazione dello stato di conservazione
Buono, soprattutto per la notevole presenza dei molinieti secondari, assai in espansione negli ultimi anni a seguito di incendi e tagli fitosanitari.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion (Cod:
6420)
QUADRO GENERALE Descrizione
Giuncheti mediterranei tipici di ambienti igrofili, ubicati sia presso le coste in sistemi dunali, su suoli sabbioso-argillosi ma anche in ambienti umidi nei quali le fasi di aridità sono solo
temporanee. L'habitat viene riferito all’alleanza Molinio-Holoschoenion vulgaris Br.-Bl. ex Tchou 1948 dell'ordine Holoschoenetalia vulgaris Br.-Bl. ex Tchou 1948 della classe Molinio- Arrhenatheretea Tx. 1937.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion (Cod:
6420)
Specie caratterizzanti
Holoschoenus vulgaris, Agrostis stolonifera, Galium debile, Molinia caerulea, M. arundinacea, Cyperus longus ssp. longus, C. longus ssp. badius, Erianthus ravennae, Trifolium resupinatum, Schoenus nigricans, Carex mairii, Juncus maritimus, J. acutus, J. litoralis, Asteriscus aquaticus, Hypericum tomentosum, H. tetrapterum, Inula viscosa, Oenanthe pimpinelloides, O.
lachenalii, Eupatorium cannabinum, Prunella vulgaris, Pulicaria dysenterica, Tetragonolobus maritimus, Orchis laxiflora, O. palustris, Succisa pratensis, Silaum silaus, Sanguisorba officinalis, Serratula tinctoria, Genista tinctoria, Cirsium monspessulanum, Senecio doria, Dorycnium rectum, Erica terminalis, Imperata cylindrica, Festuca arundinacea, Calamagrostis epigejos, Epipactis palustris, Sonchus maritimus, Ipomoea sagittata, Allium suaveolens.
Distribuzione
Habitat diffuso pressoché in tutta Italia a partire dalla Pianura Padana fino alla Sicilia, è assente nelle regioni settentrionali della Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Trentino.
Criticità e minacce
Questi habitat tendono a evolversi in boscaglie a dominanza di salice o pioppo e successivamente a frassino meridionale, nel caso dell’assenza di attività agro pastorali che regolamentino l’invasione di specie erbacee. Al fine di conservare un habitat particolare delle aree umide è dunque necessario continuare le pratiche (soprattutto agricole) ormai diffuse e al contempo evitare i fenomeni di realizzazione di impianti di arboricoltura da legno o bonifica che contribuiscono in maniera accentuata a diminuire la biocomplessità dei soprassuoli.
Esigenze ecologiche
La permanenza di condizioni di umidità edafica e atmosferica elevate sono alla base di un ecosistema fragile, portato all’evoluzione in altri tipi di fitocenosi.
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
L’habitat si rinviene, in forma frammentata in una miriade di stazioni planiziali di cui le principali si trovano in corrispondenaza dello sbocco della valle del Rio di Ponticelli con il Padule di Bientina nella zona del Grugno (Santa Maria a Monte-Castelfranco di Sotto) presso bassure non coltivate dove l’acqua ristagni periodicamente o vada ad accumularsi in conseguenza dei non infrequenti allagamenti dell’area.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion (Cod:
6420) Caratteri
Si tratta quasi sempre di aree agricole lasciate incolte per molto tempo a causa anche degli eccessivi ristagni d’acqua sia in zone prossime al Padule di Bientina che, altre volte, non lontano dai greti fluviali in territori lasciati incolti da anni e colonizzati dalle erbe igrofile.
Stato evolutivo
In assenza di modifiche ambientali, la tendenza sarebbe l’incedere verso il bosco planiziale palustre anche se tale processo risulta spesso assai lento per le condizioni instabili (forti cambiamenti annui del regime idrico) che inducono la permanenza delle specie caratteristiche.
Esigenze ecologiche
Buona illuminazione e regime idrico che garantisca elevata umidità per gran parte dell’anno anche, tollerando periodi limitati di siccità estiva.
Valutazione dello stato di conservazione
Buono anche se il numero delle stazioni non risulta elevato.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO Torbiere alte attive(Cod: 7110)
QUADRO GENERALE Descrizione
Le torbiere alte attive, seppur tipiche e sostanzialmente esclusive dell’arco alpino, interessano il SIC delle Cerbaie per l’origine ombrotrofa che le caratterizza. L’alimentazione proveniente prevalentemente da acque meteoriche è infatti una prerogativa base di alcune situazioni in cui la carenza di umidità edafica è evidente.
Denominatore comune di queste torbiere è la dominanza del genere Sphagnum in qualità di colonizzatore dell’area e substrato delle specie tipiche. Il processo di formazione della torba deve essere attivo anche se possono essere incluse sospensioni o regressioni naturali di tale processo.
Dal punto di vista sintassonomico la vegetazione delle torbiere alte attive viene riferita prevalentemente all'alleanza Sphagnion medii Kästner et Flössner 1933, inclusa nell'ordine Sphagnetalia medii Kästner et Flössner 1933 (= Sphagnetalia magellanici Kästner et Flössner 1933) e appartenente alla classe Oxycocco-Sphagnetea Br.-Bl. et R. Tüxen ex Westoff et al.
1946. Possono essere compresi aspetti riferibili alle alleanze Caricion fuscae Koch 1926 em.
Klika 1934 (p.p.) e Caricion davalliane Klika 1934 (p.p) all’interno dell’ordine Scheuchzerietalia palustris Nordhagen 1937 e della classe Scheuchzerio-Caricetea fuscae R.
Tüxen 1937.
Specie caratterizzanti
Andromeda polifolia, Carex pauciflora, Cladonia spp., Drosera rotundifolia, Eriophorum vaginatum, Odontoschisma sphagni, Sphagnum magellanicum, S. imbricatum, S. fuscum, Vaccinium oxycoccos, Carex nigra (= C. fusca), Carex limosa, Drosera anglica, Drosera intermedia, Eriophorum gracile, Rhynchospora alba, R. fusca, Scheuchzeria palustris, Utricularia intermedia, U. minor, U. ochroleuca.
Distribuzione
Habitat ad areale nettamente settentrionale, si ritrova in Val d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia e d Emilia Romagna. Recente segnalazione anche in Piemonte. In misura assai ridotta possono le torbiere alte attive possono essere ritrovate sull’Appennino settentrionale.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO Torbiere alte attive(Cod: 7110) Criticità e minacce
Rappresentano fattori di minaccia i vari interventi riconducibili all’uomo e in grado di deturpare e sconvolgere un ambiente prettamente stabile e pressoché incapace di evolversi come la Torbiera. Captazioni o deviazioni delle sorgenti, interramenti, bonifiche o altre alterazioni sono dunque criticità da non sottovalutare. Per le torbiere in questione, alimentate dal flusso meteorico, si pone anche il problema della sopportazione dei lunghi periodi di siccità .
Esigenze ecologiche
Le torbiere alte si caratterizzano per l’elevata acidità e l’estrema carenza di nutrienti minerali.
Sono localizzate nei Piani Bioclimatici Supra-, Oro- e Crioro-Temperato, con vegetazione perenne a dominanza di specie del genere Sphagnum.
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
Le aree ascrivibili all’Habitat 7110 si riferiscono ai lembi di torbiere a sfagno la cui struttura, seppur peculiare dal punto vista fitocenotico rispetto ai typi boreali, conserva un rilevante grado di complessità floristico-ecologica nonché un buon sviluppo dello sfagno con conseguente, seppur differenziale secondo le aree, produzione di torba.
Due sono le aree in cui si conservano torbiere di questo tipo:
- la Sfagneta delle Pianore (Santa Maria a Monte) ampia ca 1 ettaro;
- la Sfagneta della Sammartina (Fucecchio) ampia ca 0,4 ettari.
Caratteri
Le due aree sono situate lungo il versante esposto a nord di un vallino, in corrispondenza di una rottura di pendenza del pendio, condizione che favorisce il maggior ristagno locale delle acque meteoriche e di sorgente.
Lo sfagno è uniformemente diffuso laddove la morfologia non produca piccole e brusche acclività e si accompagna sempre alla felce florida (Osmunda regalis) presente per tutta l’estensione del sito.
Alle due specie guida (Ass. Sphagno-Osmundo-regali), si accompagnano specie di notevole interesse quali la Drosera rotundifolia var. corsica alla Sammartina o Potamogeton polyognifolius e Hydrocotile vulgaris (Pianore). Negli impluvi liberi dallo sfagno, possono trovare sede Leucojum vernum, Arisarum proboscideum, Carex elata.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO Torbiere alte attive(Cod: 7110) Stato evolutivo
Le due torbiere, fino a un paio di anni fa non gestite, hanno visto lo sviluppo invasivo di erbe e arbusti (Ericacee, Ulex europaeus, Pteridium aquilinum) e alberi (Alnus glutinosa, Frangula alnus, ma anche Pinus pinaster) che ne hanno messo a serio repentaglio l’integrità strutturale.
Interventi successivi di sfalcio selettivo della vegetazione hanno, ad oggi, riportato l’habitat allo stato ideale, liberando le specie di pregio eliofile con conseguenti, verificati progressi di espansione delle popolazioni.
Esigenze ecologiche
Periodi di scarsità eccessiva di precipitazioni e sviluppo abnorme della vegetazione arboreo- arbustiva sono i due fattori che potenzialmente possono produrre fenomeni di degrado e impoverimento della torbiera.
Valutazione dello stato di conservazione
Buono grazie agli interventi messi in campo anche se, verosimilmente, queste aree, rispetto ai decenni passati, si sono assai impoverite dal punto di vista floristico, rispetto alle cenosi originarie.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli (Cod: 9160)
QUADRO GENERALE Descrizione
Querco-carpineti a rovere (Quercus petraea) o farnia (Quercus robur) di fondovalle o di basso versante nella fascia collinare, sviluppati su suoli idromorfi o con falda superficiale, nelle Cerbaie tipici di boschi mesofili e mesoigrofili dei vallini. Elevata la partecipazione di carpino bianco (Carpinus betulus) con, nello strato erbaceo, un ricco corredo di geofite a fioritura precoce.
La specie quercina dominate discrimina l’appartenenza sin tassonomica.
Laddove la farnia caratterizza il piano dominante (25,2%), si rinviene l’associazione Polygonatum multiflori-Quercetum roboris subass. carpinetosum betuli Sartori (1984).
Nei vallini caratterizzati da rovere, l’associazione individuata è Asparago tenuifoli–Carpinetum betuli assoc. nova holosintypus.
Entrambi i sintaxa appartengono all’ordine Crataego laevigatae–Quercion cerridis Arrigoni, il quale identifica associazioni planiziari inserite all’interno dell’ordine Quercetalia pubescenti- petraeae Kilka.
Specie caratterizzanti
Oltre alle specie caratterizzanti le 2 associazioni - Carpinus betulus, Quercus robur/Quercus petraea –, si individuano, ne piano intermedio, le costanti Corylus avellana, Acer campestre, Euonymus europaeus, Ulmus minor, Crataegus monogyna, Sorbus torminalis, Malus sylvestrys, Cornus mas.
Per il piano erbaceo, si citano Ruscus aculeatus, Anemone nemorosa, Ilex aquifolium, Lonicera etrusca, Allium pendulinum, Asarum europaeus, Crocus napolitanus, Rubus hirtus.
Distribuzione
L’habitat è tipico della Padania centro-occidentale e dei limitrofi versanti collinari, corrispondenti a Piemonte, Lombardia e Trentino. Al centro Italia si ritrova in Toscana, Lazio, Umbria e Marche.
In Toscana è tipica delle Cerbaie, sopra Pistoia, presso Galliano e Scarperia (Mugello), tra Aulla e Fivizzano e sotto Mulazzo (Lunigiana), presso Barga (Garfagnana) e lungo il torrente Ciuffenna (Valdarno).
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli (Cod: 9160)
Criticità e minacce
Lo strato intermedio del bosco, interessato in maggior percentuale (45%) da carpino bianco, è largamente governato a ceduo; l’apertura di chiarie e di aree private della copertura vegetale può sovente comportare la veloce invasione da parte della Robinia pseudacacia, specie se presente in focolai di invasione limitrofi. Le stesse rovere e farnia possono perdere vitalità a favore della robinia in caso di forti invasioni della specie alloctona.
Esigenze ecologiche
I querco-carpineti si ritrovano fino a 200-400 m s.m. su suoli profondi, ricchi di humus o limoso- argillosi, neutro-subacidi, freschi, da bene a mediamente drenati, inondati per brevi periodi.
Temperatura media annua da 10° a 15°.
Precipitazioni annue da 800 a 1.400 mm.; precipitazioni estive da 100 a 200 mm. Questi valori sono in parte compensati dalla falda freatica o dalla situazione di fondovalle.
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
I querco-carpineti rappresentano uno degli habitat di maggior pregio del SIC e ricoprono interi vallini laddove siano assenti forme di antropizzazione e dove, nei dintorni, non sia ancora presente la Robinia pseudacacia.
I siti più interessanti sono rappresentati dal sistema dei vallini fra i territori di Castelfranco e Santa Maria a Monte (Valle del Rio Cannellaio – a dominanza di rovere - e Valle del Rio delle Tre Fontine, con presenza di entrambe le specie guida), i vallini inclusi all’interno della Riserva Naturale di Montefalcone e la valle del Rio della Torre.
Nella zona di Fucecchio, degni di nota sono il sistema dei vallini dell’alta valle delle Docce e Lago di Crocialoni e la Val di Cava e la Val di Rota a est di Pinete.
Lembi di querco-carpineti si rinvengono poi in tutto il SIC con minori estensioni o ai margini, ad esempio, di associazioni più igrofile nei vallini più umidi.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli (Cod: 9160)
Caratteri
Le comunità di questo habitat sono espressioni mature di formazioni forestali vicine allo stadio climax in ragione della struttura del querceto rappresentata da fustaie di individui grandi, talora vetusti, a copertura spesso colma con strato dominato di prevalente carpino bianco.
Le fioriture di geofite primaverili sono pingui e, peculiari delle Cerbaie, si citano Polygonatum multiflorum, Asparagus tenuifolius, Narcissus poeticus e, localizzati, Galanthus nivalis, Scilla bifolia, Geranium nodosum.
Oltre ai caratteri tipici dell’habitat, sulle Cerbaie compare una facies peculiare dei querco- carpineti a rovere, presente in alcune pendici inferiori di versanti esposti a nord laddove, diffusa e talora dominante, diviene la presenza del tiglio selvatico (Tilia cordata) tanto da pensare, nell’ambito dell’associazione Asparago tenuifoli-Carpinetum betuli, ad una sub- associazione tilietosum cordatae. I tilio-carpineti a rovere rappresentano lembi relittuali di foreste a clima mesofilo continentale e sono una delle formazioni boschive di maggior rilevanza naturalistica del SIC.
Stato evolutivo
In assenza di perturbazioni esterne, l’habitat presenta alta stabilità strutturale e tende a conservare e massimizzare le peculiarità naturalistiche presenti.
Laddove, in alcuni vallini utilizzati a scopo agricolo, le pratiche colturali venissero abbandonate, è ragionevole prevedere il ritorno di una vegetazione legnosa di particolare rigoglio, spesso però a danno della farnia (tranne dove sia, nei dintorni localmente abbondante) e a favore di Polpulus alba o similari specie pioniere.
Esigenze ecologiche
In queste aree mesofile e mesoigrofile, connotate da condizioni pedo-climatiche relativamente stabili nelle quali gli incendi e lo sfruttamento intensivo agricolo sono rari o improbabili, il maggior rischio è rappresentato dalle invasioni di Robinia pseudacacia in seguito a tagli eccessivi del ceduo di carpino bianco o anche delle matricine di querce. Gli attacchi della specie provocano la neutralizzazione del suolo tendenzialmente sub-acido e l’ingresso di specie nitrofile del sottobosco come Sambucus nigra, Rubus ulmifolius, Euonymus europaeus con danno, spesso esiziale, sulla biodiversità e sulla composizione specifica originaria dei siti.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli (Cod: 9160)
Valutazione dello stato di conservazione
Lo stato di conservazione dell’habitat attiene principalmente:
- all’integrità strutturale del soprassuolo rappresentata dalla presenza di una regolare disposizione di querce di medio-grandi dimensioni a copertura pressoché colma o comunque, in pochi anni, tendente a colma in caso di tagli recenti;
- all’assenza di focolai di invasione di Robinia pseudacacia.
Nelle situazioni di buono stato di conservazione, il grado di naturalità risulta elevato, la complessità ambientale massima così come la stabilità dell’ecosistema.
I vallini menzionati più sopra rappresentano, con minime variazioni stazionali (passaggio di incendi, piccole intrusioni di Robinia…) zone di pregio estremo e quindi connotabili come aree di massima protezione.
Note
In alcuni lembi di querco-carpineto, nelle prati basse di versanti esposti a nord, compare, assai sporadico in non più di tre stazioni, il faggio (Fagus sylvatica), presente ogni volta con pochi individui a denotare il carattere relittuale della formazione.
Nella Riserva di Montefalcone, i faggi riescono a rinnovarsi e nella zona della valle delle Docce raggiungono il limite altitudinale inferiore di 15 m s.m..
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO PRIORITARIO
Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) (Cod: 91E0*)
QUADRO GENERALE Descrizione
Foreste alluvionali, ripariali e paludose di Alnus spp., Fraxinus excelsior e Salix spp. presenti lungo i corsi d’acqua sia nei tratti montani e collinari che planiziali o sulle rive dei bacini lacustri e in aree con ristagni idrici non necessariamente collegati alla dinamica fluviale. Si sviluppano su suoli alluvionali spesso inondati o nei quali la falda idrica è superficiale, prevalentemente in macrobioclima temperato ma penetrano anche in quello mediterraneo dove l’umidità edafica lo consente.
Sulle Cerbaie, la specie guida è Alnus glutinosa e le localizzazioni,oltre che tipicamente ripariali lungo i fossi, si situano ad occupare intere plaghe vallive, originando boschi a carattere palustre.
La struttura tipica è il governo a ceduo semplice.
La vegetazione è collocabile all’interno di Osmundo regali-Alnetum glutinosae Vanden Berghen 1971 e di Alno glutinosae-Fraxinetum oxycarpae (Br. Bl.1915) Tchou 1946 nel caso in cui la componente a frassino ossifillo sia codominante.
Le due associazioni sono collocabili rispettivamente all’interno delle alleanze Alnion glutinosae Meijr – Drees 1936 e Fraxinion angustifoliae Pedrotti 1970, entrambe appartenenti all’ordine Populetalia albae Br. Bl 1931.
Specie caratterizzanti
Lo strato dominante è quasi sempre occupato per intero da Alnus glutinosa con sporadiche comparse, nei casi meno igrofili, di Fraxinus oxycarpa, Ulmus minor, Populus alba.
Lo strato intermedio è occupato da arbusti mesoigrofili fra i quali spiccano tipicamente Viburnum opulus (nelle ontanete meglio conservate) e Euonymus europaeus.
Lo strato erbaceo, tipicamente nitrofilo, presenta specie come Rubus ulmifolius, Lycopus europaeus, Carex pendula e altre, più peculiari, che caratterizzano in maniera rilevante il paesaggio delle ontanete come Leucojum vernum, Arisarum proboscideum, Carex elata (nelle chiarie), Lysimachia nummularia, Allium ursinum, Hydrocotile vulgaris, il raro Ophioglossum vulgatum oltre a Osmunda regalis.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO PRIORITARIO
Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) (Cod: 91E0*)
Distribuzione
Le associazioni sono diffuse pressoché in tutta Italia ad eccezione di Puglia, Campania e Basilicata. In Toscana si rinvengono, oltre che nelle Cerbaie e nel Padule di Bientina, a S.
Rossore (Palazzetto), Migliarino, Macchia Lucchese (Viareggio), Tirrenia; molto frammentariamente altrove.
Criticità e minacce
Le principali criticità si possono ascrivere a:
- Cambiamenti nella destinazione d’uso a favore di terreni agricoli;
- Intrusione esiziale di Robinia pseudacacia con trasformazione ecologico-naturalistica dei siti;
- Sviluppo eccessivo dei rovi a seguito di tagli boschivi recenti troppo intensi.
Esigenze ecologiche
L’habitat si rinviene su substrati con materiali alluvionali ricchi di sostanza organica. I suoli sono acidi, asfittici, a drenaggio impedito, sommersi per buona parte dell’anno oppure con falda freatica molto superficiale.
Le temperature medie annue variano da 14° a 15°. Precipitazioni annue medie intorno a 950 mm con piovosità media estiva di circa 100-150 mm, compensata però dall’acqua di falda
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO PRIORITARIO
Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) (Cod: 91E0*)
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
Le ontanete delle Cerbaie hanno subito una rilevante riduzione negli ultimi anni a causa, essenzialmente, delle conseguenze nefaste legate a tagli boschivi a raso.
Le principali aree in cui si rinvengono ontanete palustri di notevole estensione si ritrovano in una zona fra Staffoli, Galleno e Orentano in cui i vallini sono tributari dell’ampia valle del Rio di Ponticelli. In quest’area, di rilevante importanza sono:
- la vasta e remota Valle della Simoneta, estesa quasi cento ettari e sede della più grande ontaneta delle Cerbaie;
- l’attigua Valle del Leone;
- la Valle della Macchia;
- la Valle del Ghiandone.
Altre aree di notevole valore sono:
- il Vallino del Ghinghero fra Quattro Strade e il Padule di Bientina nel Comune omonimo;
- la Valle laterale del Rio delle Lame a Lucca presso via dell’Agrifoglio fra Galleno e Pinete;
- l’alta Valle che discende verso il Lago di Crocialoni fra Pinete e Massarella.
Presenti infine, fasce riparie di elevato valore paesaggistico-ecologico fra le quali si citano le ontanete del Rio Rimòro fra Galleno e Staffoli e del Rio Lischeto presso Staffoli.
Caratteri
Le ontanete delle Cerbaie, governate fino ad oggi quasi sempre a ceduo semplice, si trovano spesso in condizioni di turno superato con ceppaie e polloni di notevoli dimensioni e altezza e strato intermedio poco rappresentato.
Nello strato erbaceo, i boschi a ontano nero sono, nei casi meglio conservati, l’espressione massima di ecosistemi relitti in cui si sono conservate popolazioni di specie divenute assai rare.
Le estese fioriture di fine inverno di Leucojum vernum rappresentano uno spettacolo ancora ben visibile nelle ontanete più integre insieme alla fedele presenza diffusa di Arisarum proboscideum.
Lo strato arbustivo è tipicamente occupato da Viburnum opulus con Euonymus europaeus.
Nelle chiarie e nei luoghi più umidi vegeta il sarello (Carex elata) o il campanellino estivo (Leucojum aestivum) o si creano zone torbose in cui si rinviene la felce florida (Osmunda regalis) insieme a Blechnum spicant e la rara Dryopteris carthusiana.
In pochissime ontanete, è stato rinvenuto l’Ophioglossum vulgatum.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO PRIORITARIO
Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) (Cod: 91E0*)
Stato evolutivo
In assenza di tagli boschivi, i cedui di ontano nero tendono a invecchiare con probabile progressiva selezione dei polloni fino a formazioni tendenti alla fustaia.
Esigenze ecologiche
Il taglio raso delle ontanete, favorito dalla legislazione forestale regionale, rappresenta il pericolo maggiore per la conservazione dell’habitat in ognuno dei casi che si possano verificare:
- trasformazione dell’uso del suolo (utilizzo agricolo o impianti di arboricoltura da legno);
- invasioni massicce di Robinia pseudacacia con rapidissimi cambiamenti ecologici;
- apertura alla luce eccessiva di un habitat a carattere sciafilo con stress notevoli per i contingenti erbacei di pregio sottoposti alla concorrenza di specie eliofile meno esigenti.
In questi casi, alto è il rischio di intrusione di Populus alba in luogo dell’ontano nero.
La gestione delle ontanete dovrà invece tener conto delle esigenze dell’habitat, ogni volta pianificando e attuando il modello più idoneo secondo il contesto locale (invecchiamento del soprassuolo, presenza di Robinia nelle vicinanze, presenza di particolari corteggi erbacei di pregio…).
Valutazione dello stato di conservazione
La riduzione dell’estensione delle ontanete negli ultimi trenta anni, stimabile nel 50-60% del totale, pone la questione, di fondamentale importanza, della conservazione degli ultimi lembi relitti dell’habitat prioritario la cui superficie attuale, nel SIC, raggiunge quasi i duecento ettari.
Lo stato di conservazione nelle singole località presenta un quadro assai variegato in ragione, essenzialmente, della variabile presenza di Robinia pseudacacia che, in alcune stazioni, è in forte avanzamento o dello sviluppo eccessivo dei rovi che rischia di aduggiare lo strato erbaceo nemorale che, in molti casi, risulta impoverito.
Nei casi a maggiore naturalità (che si ritrovano, più o meno, in tutte le località menzionate più sopra), i contingenti delle specie arbustivo-erbacee di pregio comprovano il livello di integrità strutturale e funzionale del sito.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO PRIORITARIO
Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) (Cod: 91E0*)
Note
In alcune ontanete sono presenti piccole aree a sfagno, in corrispondenza di risorgive o di impluvi a ristagno permanente di acqua. Tali aree, in cui sempre è diffusa la presenza di Osmunda regalis, rappresentano, quasi sempre, situazioni a elevata ombrosità, risultato forse di uno stadio progressivo di successione vegetazionale in cui la foresta di ontano ha sostituito pregressi stadi più aperti.
In tali casi, ha da essere valutata l’opportunità di mirate gestioni puntuali volte alla conservazione dello sfagno con possibili aperture localizzate del soprassuolo arboreo.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) (Cod: 91F0)
QUADRO GENERALE Descrizione
Boschi alluvionali e ripariali misti meso-igrofili che si sviluppano lungo le rive dei grandi fiumi nei tratti medio-collinare e finale che, in occasione delle piene maggiori, sono soggetti a inondazione. In alcuni casi possono svilupparsi anche in aree depresse svincolati dalla dinamica fluviale. Per il loro regime idrico sono dipendenti dal livello della falda freatica.
Lo strato arboreo dominante è composto dalla farnia (70%) e frassino ossifillo (30%) con piano dominato con prevalente carpino bianco (80%), olmo campestre e pioppo bianco.
L’associazione vegetale di riferimento è Fraxino angustifoliae-Quercetum roboris Gellini, Pedrotti e Venanzoni (1986) nella subassociazione carpinetosum betuli che identifica luoghi a sommersione solo invernale. Il succitato sintaxon appartiene all’alleanza Fraxinion angustifoliae Pedrotti, 1970 all’interno dell’ordine Populetalia albae Br. Bl.
Specie caratterizzanti
Lo strato arbustivo vede la presenza diffusa di Euonymus europaeus, Malus domestica, Prunus avium mentre il livello erbaceo ospita tipicamente Ruscus aculeatus, Anemone nemorosa, Cardamine pratensis, Myosotis sylvatica, Hedera helix, Ajuga reptans, Luzula forsteri.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) (Cod: 91F0)
Distribuzione
L’habitat è diffuso uniformemente in tutta Italia seppur concentrato nei luoghi umidi e nelle zone interdunali corrispondenti alle lame. In Toscana è evidente in frammenti della costa tirrenica da S. Rossore fino al Parco della Maremma comprendente anche la Piana dell’Ombrone. Presente anche nelle Cerbaie specie nella subassociazione carpinetosum betuli.
Criticità e minacce
Tagli boschivi con possibile intrusione di Robinia pseudacacia o sostituzione dell’uso del suolo con trasformazione in terreni agricoli.
Nelle aree interdunali costiere l’associazione ha subito negli anni la sostituzione con le pinete a Pinus pinea e le conseguenze dovute al trattamento del bosco per lo sfruttamento dello stesso.
Esigenze ecologiche
I suoli sono bruni, profondi, ricchi di humus, spesso limoso - argillosi, soggetti a impaludamenti e più o meno asfittici talvolta salmastri o torbosi.
Il Clima presenta Temperature medie annue da 14° a 17°. Precipitazioni annue fra 700 e 950 mm.; precipitazioni estive fra 60 e 150 mm, largamente integrate dall’umidità del suolo.
Analisi Locale Distribuzione nel Sito,
L’habitat è presente in una stazione a carattere relittuale ampia circa due ettari, nel vallino della Sanfriana presso Casa Menchina fra Pinete e Torre nel Comune di Fucecchio.
Caratteri
Il querco-frassineto della Sanfriana si presenta come un’area scampata da un lato allo sfruttamento agricolo dei terreni planiziali dei vallini (lato a valle) e dall’altro alla gestione sconsiderata del bosco attuata attraverso tagli eccessivi che hanno finito per favorire, in maniera estensiva, la Robinia pseudacacia (lato a monte).
Il bosco è una fustaia di farnia e frassino ossifillo con individui di grandi dimensioni (altezza 40 m e diametri che raggiungono il metro) e strato inferiore a prevalente carpino bianco.
Lo strato erbaceo è dominato da Ruscus aculeatus con, nelle aree più aperte, fioriture primaverili di Anemone nemorosa e Cardamine pratensis (quest’ultima lungo il sistema dei rii).
Stato evolutivo
La comunità forestale della Sanfriana, in assenza di perturbazioni esterne (ad esempio tagli boschivi di qualunque tipo), è un’associazione stabile prossima al climax.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) (Cod: 91F0)
Esigenze ecologiche
I tagli boschivi sono un pericolo in ragione, principalmente, dell’estrema vicinanza di estese plaghe dominate da Robinia pseudacacia che non tarderebbe, in presenza di spazi idonei, a intrudersi nel querco-frassineto con conseguenza esiziali.
Valutazione dello stato di conservazione
I querco-frassineti dovevano, in passato, essere maggiormente presenti nelle Cerbaie, cenosi mesoigrofile intermedie fra gli alneti o gli alno-frassineti e i querco-carpineti più mesofili. Oggi si conservano solo nel vallino della Sanfriana in uno stato di conservazione che può dirsi buono anche se eccessivo, in ragione forse delle passate ceduazioni intensive dello strato dominato di caprino bianco, è lo sviluppo, nello strato erbaceo di Ruscus aculeatus.
Note
Il querco-frassineto della Sanfriana è sito in un terreno di proprietà pubblica dell’Amministrazione Comunale di Fucecchio e oggetto, negli ultimi tempi, di azioni di tutela tramite interventi di gestione e monitoraggio.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba (Cod: 92A0)
QUADRO GENERALE Descrizione
Trattasi di boschi planiziali di pioppo bianco e/o salice bianco insediatisi su ex coltivi abbandonati localizzati in aree umide, oppure forme regressive a partire da ontanete planiziali intensamente ceduate con impossibilità di Alnus glutinosa di recuperare la competitività in situazioni di eccessiva scopertura, situazione nella quale è avvantaggiato i pionieri pioppi e salici. Si collocano indubbiamente ad un piano più alto rispetto ai saliceti ripariali. L’alleanza di riferimento è la Populion albae Br.-Bl. ex Tchou 1948 compresa all’interno dell’ordine Populetalia albae Br.-Bl. ex Tchou 1948 e nella classe Salici purpureae-Populetea nigrae Rivas- Martínez & Cantó.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba (Cod: 92A0) Specie caratterizzanti
Populus alba, Salix alba, Populus. nigra, Rubus ulmifolius, Rubia peregrina, Iris foetidissima, Arum italicum, Sambucus nigra, Clematis vitalba, Humulus lupulus, Melissa officinalis, Ranunculus repens, Hedera helix, Laurus nobilis, Fraxinus oxycarpa, Rosa sempervirens, Euonymus europaeus, Brachypodium sylvaticum.
Distribuzione
Presente in tutta la penisola tranne in alcune Regioni del nord Italia (Trentino, Piemonte, Val d’Aosta) dove è sostituito dall’habitat 3240 (saliceti arbustivi). L’habitat 92A0 si colloca prettamente lungo i fiumi e i corsi d’acqua.
Criticità e minacce
Pur essendo una fase di transizione verso un’evoluzione o un regresso della complessità floristica e vegetazionale, la conservazione di questo habitat è utile al fine di evitare l’invasione di specie alloctone fortemente infestanti quali, Ailanthus altissima, Acer negundo e Amorpha fruticosa. Soprattutto l’ingresso di Robinia pseudoacacia può rappresentare una vera e propria minaccia per la conservazione di queste aree umide.
Esigenze ecologiche
L’habitat si rinviene su terreni connotati da abbondante umidità edafica anche temporaneamente inondati, su suoli spesso acidi o sub-acidi. Le abbondanti precipitazioni meteoriche devono andare ad aumentare la pur superficiale falda freatica.
Analisi Locale Distribuzione nel Sito
L’habitat non si presenta molto diffuso nel SIC se non in due aree in conseguenza del ritorno della vegetazione arborea su fondovalle in precedenza utilizzati a fini agricoli:
- Val di Cava a est di Pinete (Fucecchio);
- Rio Bottaccio a ovest di Via Mariani (Santa Maria a Monte).
Caratteri
Il bosco si presenta come una fustaia da seme, in conseguenza della spontanea ricolonizzazione delle specie principali (pioppo bianco e salice bianco), assai densa con sottobosco erbaceo- arbustivo costituito da specie neutrofile e mesoigrofile come Hedera helix, Rubus ulmifolius, Sambucus nigra, Euonymus europaeus.