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Matematica Discreta Lezione del giorno 15 gennaio 2009

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(1)

Matematica Discreta

Lezione del giorno 15 gennaio 2009

Fissato un intero m (detto modulo) abbiamo definito una relazione di equivalenza nell’insieme Z dei numeri interi relativi, detta congruenza aritmetica modulo m: in tale relazione un intero relativo a è associato ad un intero relativo b se m è divisore della differenza a-b (quindi se esiste un intero relativo k tale che a-b=mk) e in tale caso si dice che a è congruo b modulo m e si scrive a≡b (mod m)

In base ad alcune considerazioni già esposte, ci limitiamo a studiare i casi in cui il modulo m è >1.

Ci proponiamo ora di studiare le classi di equivalenza della congruenza modulo m, dette classi di congruenza modulo m. Se scegliamo ad arbitrio un rappresentante aZ, dalla teoria delle classi di equivalenza sappiamo che la classe di congruenza [a] rappresentata da a è definita come segue:

[a] = { xZ / x≡a (mod m) } = { xZ / m è divisore di x-a } = { xZ / x-a=mk con kZ }=

= { xZ / x=a+mk con kZ }.

Dunque gli elementi di [a] sono della forma x=a+mk con k che varia in Z: al variare del parametro k, si ottengono tutti gli elementi della classe [a] (che sono dunque infiniti numeri interi relativi).

Possiamo calcolare qualche elemento di [a] facendo assumere al coefficiente k alcuni particolari valori interi relativi (k=0,1,-1,2,-2,…..): [a] = {a , a+m , a-m , a+2m , a-2m ,….}

Esempio: nella congruenza modulo m=9, la classe [5] rappresentata da a=5 contiene i numeri della forma x=5+9k, con k che varia in Z: [5] = { 5, 14, -4, 23, -13, ….}.

Abbiamo visto che ogni classe di congruenza modulo m contiene infiniti numeri interi relativi, e conosciamo la struttura che hanno i numeri di ogni classe. Ma quante sono in tutto le distinte classi di congruenza modulo m ?

Esempio. Studiamo le classi di congruenza modulo m=3.

Costruiamo una di tali classi, fissando per esempio il rappresentante a=5:

[5] = { xZ / x≡5 (mod 3) } = { xZ / x=5+3k con kZ } = {5, 8, 2, 11, -1, …}

Se vogliamo costruire una classe di congruenza diversa da [5], dobbiamo scegliere un rappresentante che non sia congruo 5 modulo 3 (perché sappiamo da un Teorema precedente che se aRb allora [a]=[b]). Possiamo per esempio scegliere a=7 (la differenza 7-5=2 non è multiplo di m=3):

[7] = { xZ / x≡7 (mod 3) } = { xZ / x=7+3k con kZ } = {7, 10, 4, 13, 1, …}

Se vogliamo costruire una classe di equivalenza diversa dalle 2 classi già costruite, dobbiamo scegliere un rappresentante a che non sia congruo 5 modulo 3 e che non sia congruo 7 modulo 3.

Possiamo per esempio scegliere a=3 (le differenze 5-3=2, 7-3=4 non sono multipli di m=3):

[3] = { xZ / x≡3 (mod 3) } = { xZ / x=3+3k con kZ } = {3, 6, 0, 9, -3, …}

A questo punto non riusciamo a costruire una classe di equivalenza diversa dalle 3 già costruite, perché non riusciamo, per quanti tentativi facciamo, a trovare un rappresentante a che non sia congruo 5 modulo 3, che non sia congruo 7 modulo 3, e che non sia congruo 3 modulo 3.

Da questo ragionamento un po’ empirico, possiamo concludere che le classi di congruenza distinte modulo 3 sono:

[5], [7], [3]

ossia le classi sono in numero di 3, cioè in numero uguale al modulo.

Il prossimo teorema dimostrerà che ciò non è casuale:

(2)

Teorema. Fissato il modulo m>1, le seguenti classi di congruenza modulo m:

[0], [1], ………., [m-1] (*)

sono tutte distinte ed esauriscono tutte le classi di congruenza modulo m. In particolare vi sono esattamente m distinte classi di congruenza modulo m.

Dimostrazione:

La tesi richiede la dimostrazione di 2 affermazioni:

a) le classi (*) sono tutte le classi di congruenza modulo m.

b) le classi (*) sono distinte

Dimostriamo la a): comunque preso un rappresentante aZ la tesi è che [a] coincide con una delle classi (*). Se a è uno dei numeri 0,1,….,m-1, non c’è niente da dimostrare. Sia dunque a diverso da 0,1,….,m-1.

Distinguiamo 2 casi:

I° caso: a>0. In questo caso dividiamo a per m: esistono interi q,r≥0 tali che a=mq+r, con r<m. Si ha a-r=mq, quindi a≡r (mod m) e da ciò si ricava [a]=[r]. Ma i valori possibili del resto r sono i numeri 0,1,…,m-1, dunque [a] coincide con una delle classi (*).

II° caso: a<0. In questo caso –a>0 e dividiamo (-a) per m: esistono interi q,r≥0 tali che (-a)=mq+r, con r<m. Distinguiamo 2 sottocasi:

I° sottocaso: r=0. In questo sottocaso si ha (-a)=mq quindi a-0=a=m(-q) cioè a≡0 (mod m), da cui [a]=[0], e dunque [a] coincide con una delle classi (*).

II° sottocaso: r>0. In questo sottocaso a-(m-r)=a-m+r=a-m-a-mq=m(-1-q) quindi a≡(m-r) (mod m) e da ciò si ricava [a]=[m-r]. Ma i valori possibili di r sono i numeri 1,2,….,m-1 (perché r>0), dunque i valori possibili di m-r sono i numeri m-1,m-2,…..,1 e si conclude che [a] coincide con una delle classi (*).

Dimostriamo la b): la tesi è che le classi (*) sono distinte. Se per assurdo 2 di tali classi coincidessero, si avrebbe [x] = [y], con 0≤x,y≤m-1, e con xy (per esempio sia x>y: nel caso opposto x<y si ragiona in modo analogo). Da [x]=[y] seguirebbe x≡y(mod m), ossia x-y sarebbe un multiplo di m, cioè x-y=kt con k intero; ma x-y>0 (perché x>y) ed inoltre x-y<m (perché x<m) e ciò implicherebbe k>0 e k<1, contraddizione perché k è intero.

Esempio: consideriamo il modulo m=6. Per il Teorema precedente vi sono 6 distinte classi di congruenza modulo 6 ed esse sono [0], [1], [2], [3], [4], [5]. Se prendiamo una qualunque classe di congruenza modulo 5, essa coinciderà con una di queste 5 classi.

Per esempio:

[22]=[?] : siamo nel I° caso (a>0) quindi si divide 22 per 6 e si prende il resto r=4, ottenendo [22]=[4]

[-30]=[?] : siamo nel II° caso (a<0) quindi si divide 30 per 6 e poiché il resto è 0 siamo nel I°

sottocaso, ossia si ha [-30]=[0]

[-31]=[?] : siamo nel II° caso (a<0) quindi si divide 31 per 6 e poiché il resto è 1 siamo nel II°

sottocaso, ossia [-31]=[m-r]=[6-1]=[5].

Nell’esempio precedente in cui abbiamo studiato empiricamente le classi di congruenza modulo 3, trovando le 3 classi:

[5], [7], [3]

possiamo notare che [5]=[2], [7]=[1], [3]=[0]

dunque le 3 classi di congruenza distinte modulo 3 sono:

[0], [1], [2]

coerentemente con l’ultimo teorema dimostrato.

(3)

Teoria dei grafi

L’origine storica della teoria dei grafi si fa risalire al problema dei 7 ponti di Könisberg (Eulero, 1736). Il problema posto era relativo al fiume Pregel attraversato da 7 ponti che collegavano 4 zone di terra (2 sponde e 2 isole):

Sponda a

1 2 6

Fiume Isola 5 Pregel

3 4 7 Sponda c

Ponti: 1,2,3,4,5,6,7 Zone di terra: a,b,c,d

Gli abitanti della città di Könisberg si chiedevano se fosse possibile partire da una delle 4 zone di terra, percorrere tutti i 7 ponti una ed una sola volta e tornare al punto di partenza.

Schematizzando il problema, si possono rappresentare le zone di terra a,b,c,d come punti nel piano ed i ponti come “archi” di curva che li uniscono:

a 6 1 2

b

5 d

3 4

C 7

Questo è già un primo modello di quello che chiameremo grafo, ma tale rappresentazione visiva (con punti e archi che li uniscono) non è univoca, in quanto dipende dalla scelta delle posizioni dei punti e dal modo di tracciare gli archi di curva che li uniscono.

Una definizione più astratta di grafo, ma più precisa ed univoca, è la seguente:

Isola b

Isola d

(4)

un grafo è una struttura costituita da 2 insiemi A, V (l’insieme A è detto insieme degli archi o lati del grafo, l’insieme V è detto insieme dei vertici o nodi del grafo), e da una funzione f: A → V2

(dove V2 indica l’insieme di tutti i sottoinsiemi di V che hanno cardinalità 2) detta funzione di adiacenza. Dunque la funzione f associa ad ogni arco aA un insieme f(a)={v,w} di 2 vertici: in questo caso si dice che i vertici v,w sono gli estremi dell’arco a.

Da notare che, in questa definizione così astratta, si prescinde dalla reale natura dei “vertici” e degli

“archi” perché gli insiemi A, V sono insiemi assolutamente generici.

Una rappresentazione grafica di un grafo si ottiene appunto rappresentando ogni vertice con un punto del piano e ogni arco con un arco di curva che unisce i due vertici estremi dell’arco.

Nell’esempio del grafo dei ponti, l’insieme dei vertici è V={a,b,c,d}, l’insieme degli archi è A={1,2,3,4,5,6,7}, e la funzione di adiacenza f: A  V2 è definita ponendo:

f(1)={a,b}, f(2)={a,b}, f(3)={b,c}, f(4)={b,c}, f(5)={b,d}, f(6)={a,d}, f(7)={c,d}.

Riferimenti

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