II.1. I SCRIZIONI E VOLONTÀ RITRATTISTICA
II.1.2. σεμα Φρασικλείας (IG I³ 1261): agalma o eikon?
ζεια Φναζζηθείαξ· ηόνε ηεηθέζμιαζ αἰεί, ἀκηὶ βάιμ πανὰ εεμκ ημῦημ θαπμζ᾿ ὄκμια. Ἀνζζηίμκ Πανζ[όξ ι᾿ ἐπ]μ[ίε]ζε
Io, sema di Phrasikleia, mi chiamerò per sempre fanciulla (kore) avendo ricevuto questo nome dagli dei in luogo delle nozze.
Aristion di Paro mi fece139
Lřepigramma della kore di Phrasikleia (Fig. 12), datata allřincirca alla metà del VI secolo a.C.,140 costituisce unřoccasione unica per testare la relazione tra
137
A differenza della base di Ermolico figlio di Diitrefe dallřacropoli, dove la firma di Kresilas è di minori dimensioni rispetto al resto, dando lřimpressione di essere sussidiaria allřofferta: HURWIT 2015, 130-131. Vedi anche nota 325.
138 Vedi specialmente II.3.1. 139
IG I³ 1261 = CEG I, 24 (trad. LA ROCCA 2014, 52 e autore). Vedi ancheAUSTIN 1938, 10-13; JEFFERY 1961, 78 n. 29; 1962, 138-139 n. 46; KONTOLEON 1970, 90. Per una discussione sullřepigramma dopo il recupero della scultura (MN, inv. 4889): DAUX 1973, 382-389; IMMERWAHR 1990, 77 n. 460; SVENBRO 1993, 8-25; KISSAS 2000, 47 n. 14;MARTINI 2008.
140 Post 590 a.C.: C
ATLING 1973, 6. Ca. 570 a.C.: FLOREN 1987, 164. Ca. 550 a.C.: BOARDMAN
1978, fig. 108a; STEWART 1990, 119. Ca. 540 a.C.: MASTROKOSTAS 1972, 318; TRAVLOS 1988, 365; ECKER 1990, 195-196; KARAKASI 1997, 511; NEER 2010, 53; FULLERTON 2016, fig. 3.1. Ca. 530: STEWART 1976, 262; RIDGWAY 1977, 142; ROLLEY 1994, 282-283. Ca. 520 a.C.: STIEBER
61
apparenza sensibile e iscrizione in età arcaica. La statua è stata rinvenuta nel 1972 in Attica, nella necropoli di Mirrinunte presso Merenda, opera dello scultore pario Aristion.141 La base iscritta, tratta in luce nel XVIII secolo, fu reimpiegata invece come capitello di colonna nella vicina chiesa bizantina della Panaghia. Lo stato di conservazione è eccezionale: la kore, ancora attaccata al plinto, presentava una frattura solo in corrispondenza del polso della mano sinistra. Le ampie tracce di policromia sullřabito142
depongono a favore di unřesposizione limitata nel tempo, a cui seguì il seppellimento in una fossa insieme a un kouros e frammenti ceramici.143
La kore di Phrasikleia arricchisce il piccolo corpus di statue arcaiche, in sembianze femminili, intese per uso funerario. Insieme allřesemplare di Merenda, tra le korai attiche soltanto la kore di Berlino144 può associarsi con buona probabilità a sepolture, mentre nessuna evidenza proviene dallřarea del Ceramico.145 Le poche attestazioni non consentono di speculare sul carattere generale di questa tipologia di opere, sulle intenzioni della committenza e degli artisti. Piuttosto, prevale la tendenza maggioritaria secondo cui, in età arcaica, stele e sculture a tutto tondo si inquadrano come raffigurazioni idealizzate del tipo generico a cui il defunto apparteneva.146 In realtà, la sola presenza del nome
141 Quattro basi di monumenti funerari, del tipo a gradini e a colonna/pilastrino, testimoniano
dellřattività ad Atene e in Attica tra il 540 e il 525 a.C.: IG I3 1208; 1211; 1261; 1269a. Sulla
carriera di Aristion RIDGWAY 1977, 433; STEWART 1976; 1990, 119; BOARDMAN 1978, 75-76; BARLOU 2013.
142 Ricostruzione della figura compresa lřantica policromia in B
RINKMANN ŔKOCH-BRINKMANN Ŕ
PIENING 2010.
143 Anche il kouros si trova al Museo Archeologico Nazionale di Atene: inv. 4890. Sul contesto di
rinvenimento inclusa la documentazione ceramica, invero piuttosto trascurata, ROSENBERG- DIMITRACOPOULOU 2015.
144 SMB, Antikensammlung, inv. 1800. 145
Cfr. RIDGWAY 1977, 141-142.
146
Lapidario ROBERTSON 1975, 108. Del resto, seguendo lo stesso pattern che caratterizza la storiografia delle korai dellřacropoli di Atene, la statua di Phrasikleia è stata alternativamente interpretata come la rappresentazione di una divinità, di unřeroina o di una donna realmente vissuta. Divinità: SCHEFOLD 1973, 155; KONTOLEON 1974; NEUMANN 1979, 227. Eroina: MASTROKOSTAS 1972; RIDGWAY 1977, 174; DřONOFRIO 1982, 151. Donna o simbolo di un individuo reale: CATLING 1973, 7; DAUX 1973-74, 241; CLAIRMONT 1974, 220-223, 237; STEWART 1990, 119-120; SVENBRO 1993, 8-25; SOURVINOU-INWOOD 1995, 249-250; STIEBER
62
proprio su monumenti funerari147 dovrebbe indurre a una riflessione più profonda e accompagnata dallřanalisi dei termini che compongono lřiscrizione. Le parole descrivono bene, quasi pedissequamente, quanto la statua mostra: la kore di Phrasikleia raccoglie un lembo di veste nella mano destra e, nella sinistra, stringe un fiore di loto ancora dischiuso (Fig. 13). Il drappeggio ricadente fino ai piedi e la figura intera, a grandezza naturale, non appaiono disturbati dal gesto e consegnano la percezione di unřimmobilità sistematica. Non ci sono sbuffi né giochi di pieghe, come se lřautore avesse voluto veicolare la bellezza al possesso per sempre. La costruzione del tipo della kore è sapientemente imbevuta di segni iconografici che caratterizzano la giovane donna, precocemente strappata alla vita terrena. La veste, cinta da una fascia ornamentale, presenta numerosi elementi decorativi, quali meandri incisi e rosette a quindici o sedici petali che ricordano ancora il fiore di loto. Il volto possiede occhi spalancati e tirati in su esternamente; la bocca, dalle estremità acute nelle labbra, forma il classico sorriso arcaico; le sopracciglia sono anchřesse tese in fuori. I capelli sono riccamente adorni di fiori, probabilmente il medesimo loto, così come il viso è incorniciato da una ricca parure di gioielli (orecchini, collana). Un braccialetto decora ogni braccio. Sembra verificato quanto Saffo rivolge alla figlia Kleis riguardo lřarte di acconciarsi i capelli: ].εμξ· ἀ βάν ιε βέκκα [η᾿ ἔθα πμηά ζ]θ ᾶξ ἐπ᾿ ἀθζηίαξ ιέβ[ακ η]όζιμκ, αἴ ηζξ ἔπδ<ζ> θόαα<ζ>ξ [ π μνθύν ςζ ηαηεθζλαιέ[κα πθόηςζ, ἔ ιιεκαζ ια θα ημῦημ δ [ὴ ἀ θθ᾿ ἀ λακεμηένα<ζ>ξ ἔπδ[ζ η α<ὶ>ξ ηόια<ζ>ξ δάζδμξ πνμ[θένεζ πμθύ ζ]ηεθάκμζζζκ ἐπανηία[κ ἀ κεέςκ ἐνζεαθέςκ· [
[…] colei che mi generò [mi diceva un tempo] / che allřepoca della sua giovinezza era davvero un grande / ornamento se una ragazza portava le chiome / strette da un nastro
147 Presentano il nome proprio da solo al genitivo la stele di Aristion opera di Aristokles (IG I3
1256; stele: MN, inv. 29) e il kouros di Aristodikos (IG I3 1244; kouros: MN, inv. 3938), entrambi attici.
63
purpureo / ma che era meglio / che colei che avesse le chiome più bionde di una fiaccola / le portasse adorne di corone / di fiori sgargianti148
La grande profusione di ornamenti e gioielli fa parte della decorazione della sposa, scena ricorrente in grande quantità sui vasi e descritta dalle fonti.149 È in questo momento che la semantica assume, nella raffigurazione scolpita e nellřepigramma, carattere ideale. Kore non è qui lřequivalente femminile del kouros, né potrebbe associarsi al generico andrias o a qualsiasi scultura che non rientri nella definizione di agalma.150 Il suo significato è chiarito dal futuro perfetto di kaleo (v. 2: ηεηθέζμιαζ αἰεί), che esprime uno stato permanente nel futuro e così trascende persino la morte.151 In un noto frammento di Mimnermo152 ritorna la connessione tra i fiori e la giovinezza (v. 3: ἄκεεζζκ ἥαδξ), in un malinconica constatazione della caducità della vita umana. È quasi un threnos che ricorda la corona di fiori posata sul capo della kore di Phrasikleia, enfatizzando così il valore del sema come memoriale di un essere mortale. Alla semiotica verbale dellřiscrizione, quindi, corrisponde perfettamente la semiotica visuale, onnipresente nella statua. Gli dei, al posto delle nozze imminenti, hanno concesso un nuovo nome alla ragazza: lo stato di kore non è più tipologico, non si associa alle korai dellřacropoli, ma materializza in scultura quel breve tempo (v. 3: πήποζμκ ἐπὶ πνόκμκ) della giovinezza destinato ad appassire per chiunque ma che, per Phrasikleia, sarà sempre vivo anche nella morte.
148 Sapph. fr. 132 V. (trad. F
ERRARI 2008, 35).
149 Ad esempio Ach.Tat. Erotici II, 11, 2.
150 Anche se Erodoto non ne fa uso, il termine kore associato a figure femminili appare nelle
iscrizioni ateniesi di V e IV secolo a.C. come alternativa di andrias: KEESLING 2003, 110-114, 241-242; 2017b, 844-845. La più antica attestazione in tal senso è una base iscritta dallřacropoli, datata allřincirca al 480 a.C. e dedicata da [Nau]lochos (IG I3 828).
151 Cfr. ad esempio E. Hec. 480-481. 152 Fr. 2 W.: ἡιεῖξ δř, μἷά ηε θύθθα θύεζ πμθοάκεειμξ ὥνδ / ἔανμξ, ὅηř αἶρř αὐβῇξ αὔλεηαζ ἠεθίμο, / ημῖξ ἴηεθμζ / πήποζμκ ἐπὶ πνόκμκ ἄκεεζζκ ἥαδξ / ηενπόιεεα, πνὸξ εεῶκ εἰδόηεξ μὔηε ηαηόκ / μὔηř ἀβαεόκ· νεξ δὲ πανεζηήηαζζ ιέθαζκαζ, / ἡ ιὲκ ἔπμοζα ηέθμξ βήναμξ ἀνβαθέμο, / ἡ δř ἑηένδ εακάημζμ· ιίκοκεα δὲ βίβκεηαζ ἥαδξ / ηανπόξ, ὅζμκ ηř ἐπὶ β κ ηίδκαηαζ ἠέθζμξ. / αὐηὰν ἐπὴκ δὴ ημῦημ ηέθμξ παναιείρεηαζ ὥνδξ, / αὐηίηα δὴ ηεεκάκαζ αέθηζμκ ἢ αίμημξ· / πμθθὰ βὰν ἐκ εοιῷ ηαηὰ βίβκεηαζ· ἄθθμηε μἶημξ / ηνοπμῦηαζ, πεκίδξ δř ἔνβř ὀδοκδνὰ πέθεζ· / ἄθθμξ δř αὖ παίδςκ ἐπζδεύεηαζ, ὧκ ηε ιάθζζηα / ἱιείνςκ ηαηὰ β ξ ἔνπεηαζ εἰξ Ἀΐδδκ· / ἄθθμξ κμῦζμκ ἔπεζ εοιμθεόνμκ· μὐδέ ηίξ ἐζηζκ / ἀκενώπςκ ᾧ Ζεὺξ ιὴ ηαηὰ πμθθὰ δζδμῖ.
64
Il nome proprio giunge subito agli occhi del lettore, preceduto soltanto dalla parola sema (v. 1: ζεια Φναζζηθείαξ).153 Il genitivo sembra riferire che non è la fanciulla a declamare lřepigramma, ma il suo sema. In realtà, nello specifico, sema e la prima particella del nome, Φναζζ-, chiariscono lřazione che chi legge lřiscrizione Ŕ rigorosamente ad alta voce Ŕ compie di fronte alla statua. Φναζζ- può riguardare lřatto di attirare lřattenzione su qualcosa o di prestare attenzione a qualcosa, a seconda della derivazione del termine dalla forma attiva phrasai (Ŗmostrareŗ) o dal medio phrasasthai (Ŗprestare attenzioneŗ). Il nome è dunque un invito a riconoscere, nella scultura, il kleos (-ηθείαξ). Ciò che Phrasikleia mostra o a cui presta attenzione deve ricevere altrettanto riguardo da parte del lettore dellřepigramma. In ciò lřambiguità phrasai/phrasasthai è ampiamente giustificata. Lřallitterazione (vv. 1-2: -ηθείαξ… ηεηθέζμιαζ) conferma lřipotesi: il kleos della fanciulla dipende dal fatto che verrà per sempre chiamata kore. La lettura prevede subito uno scarto dal nome neutro (sema) al soggetto di genere femminile, compreso il participio aoristo (vv. 2-5: ηόνε… θαπμζ᾿), parlando alla prima persona (keklesomai). Lřiscrizione identifica il defunto e fornisce alcune informazioni preliminari su Phrasikleia: chi era, chi è e chi sarà. Aristion coglie questo istante fatto di passato, presente e futuro con un simbolo, raffigurando il fiore di loto nella mano sinistra, posato allřaltezza del petto.154
Il loto (segno visuale) ha preso il posto del kleos (segno acustico). Con il suo nome, adesso fondamentale, Phrasikleia mostra il kleos invisibile. Come statua, dispone il fiore che, diversamente dal primo, non può essere letto né ascoltato.
In questa operazione metatestuale, di rimandi letterari e segni iconografici, la kore di Merenda costituisce il più vicino esempio di ritratto per lřetà arcaica. Di conseguenza, anche lřassenza di un termine tecnico quale eikon è ampiamente logica, posta una poetica delle iscrizioni di per sé essenziale e autosufficiente. Il dialogo tra il lettore e la statua non ha bisogno di mediazioni. Tuttavia, laddove
153 Sul significato di sema, di recente S
OURVINOU-INWOOD 1995, 122-139; NEER 2010, 14-19. In relazione alla kore di Phrasikleia decisivo SVENBRO 1993, 17-25; SQUIRE 2018, 526-527. Secondo STIEBER 2003, 177 se i segni che adornano la veste della kore vanno interpretati come geroglifici, allora la parola sema andrebbe correttamente tradotta come Ŗritrattoŗ.
154 Molteplice la simbologia del fiore di loto, generalmente derivata da credenze orientali: in
associazione alla kore di Merenda STEWART 1990, 115; SVENBRO 1993, 20-24; STIEBER 2003, 141-178.
65
sembra prossima la raffigurazione personale (per un tratto o per una parola) emerge, a bilanciare i riferimenti allřindividuo, la tradizione con le sue norme. Il dialogo tra la parola e lřimmagine concepisce lřindividualità solo attraverso lřegida della consuetudine: così, un nome proprio può diventare metafora. Lřordine di idee che genera la particolare resa scultorea della kore di Phrasikleia è un modello per spiegare la ritrattistica arcaica e suoi ben delineati contorni. La formularità della parola e le iconografie sono più importanti della somiglianza fisionomica. Lřessenziale è il dialogo con la comunità di riferimento e le sue tradizioni.
In questi termini, se per ritratto intendiamo la volontà di rappresentare una determinata individualità e renderla riconoscibile ai suoi pari, Phrasikleia è certamente il ritratto di una nobile fanciulla prematuramente scomparsa e pronta a quel matrimonio che il fato le ha sottratto.