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II.2. L E PRIME TESTIMONIANZE DELLA LETTERATURA

II.2.3. La caricatura tra cultura materiale e finzione letteraria

Simile visione anima le rappresentazioni estranee alla resa del kalos kagathos e consone piuttosto allřabnorme, alla maschera e alla caricatura. Elementi già posti in risalto da Schweitzer poiché, anche escludendo la nozione di ritratto, proprio lřelemento sconvolgente e antitetico allřideale della raffigurazione si trasforma, al mutare del pensiero, in qualcosa di fortemente umano.221 Così Giovanni Becatti, secondo cui il comico nasce dalla riflessione sullřuomo, in questo caso nella forma di unřopposizione al canone che si rivela fuori dai contesti sacri o dinastici, per mano di un artigianato specializzato in oggetti di uso comune.222 Invero nellřaccostarsi allřevidenza, fin dagli ex voto di VII-VI secolo a.C., si fa mostra di lavoratori alla prese con la fatica quotidiana connessa con il ciclo di produzione dellřargilla: storpi, curvi, con ventri e sederi rigonfi, spesso con i genitali a vista, come in una serie di tavolette in terracotta dipinta di produzione corinzia (Fig. 15). I vasai che dedicano tali pinakes, più che caricaturare se stessi o presentarsi come lřinversione delle norme aristocratiche, non considerano probabilmente in unřaccezione negativa gli effetti deturpanti del duro lavoro, idealmente esasperati tanto da rassomigliare, nellřandatura claudicante, al dio Efesto.223

Nellřiconografia vascolare attica, dalla fine del VI secolo a.C., compaiono con accentata frequenza immagini triviali con volti deformi e corpi smunti, veicolo

221

SCHWEITZER 1963, 196-197; vedi anche, dal punto di vista letterario, PASQUALI 1940, 25-35. PFUHL 1927,18-20sottolinea che per queste raffigurazioni non si hanno mai tentativi di ritratto, ma il reiterarsi di una tradizione tipologica che accoglie in sé forme individualizzate sempre nuove; pace STUDNICZKA 1927-28, 126.

222

BECATTI 1959. Successivamente BIANCHI BANDINELLI 1965, 708 conclude negativamente le riflessioni sullřincidenza della caricatura nella genesi del ritratto, poiché essa tende, da un lato, a rilevare le caratteristiche abnormi ma, dallřaltro, le esteriorizza tipizzandole.

223 Cfr. F

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adesso di un messaggio negativo abbastanza preciso e inerente la figura del parvenu, osteggiato dalla riluttante aristocrazia tardoarcaica.224 In questo caso, lřuso di visioni beffarde comporta un ribaltamento non solo della qualità fisiche, ma anche di quelle morali, poiché inscindibilmente connesse allřideale di kalokagathia. Pertanto, tali modelli antinormativi sono sovente legati agli intellettuali scomodi dellřetà periclea, come i sofisti.225 La loro influenza sulla società ateniese, unitamente alla diffidenza che aleggia verso quegli insegnamenti volti a sostituire la physis divina con il nomos umano, ne favoriscono la dissacrante parodia. Il pensare e lřattività mentale provocano effetti deleteri sul corpo, così come per Socrate, la cui bruttezza assume toni aforistici.226

Lřeffige di un altro pensatore campeggia sul fondo di una kylix attica a figure rosse, datata intorno al 450 a.C. e conservata al Museo Vaticano (Fig. 16).227 Un uomo avvolto nel mantello, dallřesile corporatura e con una testa enorme segno dellřesercizio intellettuale, siede di fronte a un quadrupede a sua volta ritto dinnanzi a lui e intento a impartirgli un qualche insegnamento. La scena è interpretata come un riferimento al mondo della favola, con Esopo in ascolto della volpe.228 La stessa iconografia, invero portata allo stremo, si evince in un askos a figure rosse parigino del 440 a.C. (Fig. 17).229 Nellřesergo del vaso un uomo minuscolo, magro e deforme ma dallřipertrofica testa calva, si regge a malapena su un bastone. Entrambe le caricature sono estremamente vicine a quella del Socrate tratteggiato da Aristofane e ad altri pensatori delle rappresentazioni vascolari; proprio la resa in chiave comica esclude fermamente la possibilità di individuare la singola personalità dietro la maschera parodica.230 Prova di ciò è lřassenza dellřiscrizione accanto a queste figure, specialmente in età tardoarcaica, laddove essa sembra essere lřunica garanzia della volontà singolo, filtrata 224 Cfr. G IULIANI 1997, 990. 225 Cfr. Z ANKER 1997, 36-38. 226 Vedi III.3.3. 227

Museo Gregoriano Etrusco, inv. 16552: BEAZLEY 19632, 916.183 lo attribuisce al Pittore di Bologna 417.

228 La proposta appartiene a J

AHN 1843, 434 ed è generalmente accolta dallřambiente

archeologico: SCHEFOLD 1943, 56, 203; BECATTI 1959, 343; LAURENZI 1960; RICHTER 1965, 72; METZLER 1971, 94-95; LISSARRAGUE 2000, 137-138. Un tentativo di conciliazione con la ricca tradizione biografica sul favolista è ora in GIANNATTASIO ANDRIA 2011, 44-46.

229 Inv. G 610. 230 Così Z

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attraverso le regole della tradizione e legittimata per mezzo del giusto comportamento a farne uso.231

Un episodio del tutto particolare, che ha indotto certa trattatistica a riconoscere nella caricatura i prodomi di una mimesi realistica,232 coinvolge il giambografo Ipponatte e gli artifices chioti Bupalo e Atenide, il cui zenit si colloca Hipponactis poetae aetate.233 Plinio234 riferisce che i due fratelli suscitano lřira del poeta a causa di unřimago offensiva, mostrata a un gruppo di persone riunite in un contesto giocoso, la quale lo ritrae estremamente brutto. Egli, indignato per lřonta subita, reagisce con giambi tanto violenti da indurre gli artisti a impiccarsi. A partire dal passo in questione, se non desta dubbi la committenza (gli stessi realizzatori dellřopera) e la funzione privata (esibizione davanti a una ristretta cerchia amicale), non è dato sapere se lřoggetto della discordia fosse una scultura, una maschera, un dipinto o un disegno: al generico imaginem pliniano corrisponde eikon per il lessico bizantino Suida, nella sua forma plurale.235 Verosimilmente, è più indicato ravvisare nellřaneddoto ancora una critica tutta letteraria, messa in bocca a un altro poeta e rivolta ai nuovi modi dellřarte che, dalla prima metà del VI secolo a.C., accoglie lřemancipazione dalla ieraticità dedalica attraverso un più libero uso del blocco scultoreo, congruo a rendere la figura anche da diversi punti di osservazione.236 La caricatura del poeta, senza necessariamente ammetterne lřesistenza, non si distaccherebbe dai personaggi delle sue stesse liriche, fissati nei tratti esteriori che denunciano il vizio, come nellřepodo dedicato allřingordo

231

Cfr. GIULIANI 1997, 990, escludendo che la caricatura (negativa) possa connettersi allřindividualizzazione (positiva).

232 C

ORSO 1988, 527 nota 3; STIEBER 2004, 87-90, che sostiene come lřimmagine di Ipponatte non dovette differire dal cosiddetto Esopo della kylix vaticana; DřACUNTO 2007, 240.

233

Fl. Ol. 60a (540-537 a.C.): Plin. Nat. XXXVI, 11.

234 XXXVI, 12. 235

s.v. ππναξ. Il plurale potrebbe deporre a favore di più raffigurazioni o più occasioni in cui sfoggiare la stessa effige. Dřaltro canto, gli scholia a Orazio (Epod. VI, 14) intendono Bupalo un pittore e la caricatura di Ipponatte un dipinto. DřACUNTO 2007, 248 lascia aperta lřipotesi di un manufatto (statua o pinax) che rappresenti la dimensione del mostruoso (gorgone, arpia, satiro/sileno, centauro, ciclope) con sottoscritto il nome del giambografo.

236

Un esempio delle sperimentazioni di area cicladica andrebbe ravvisato nella Nike o Artemide rinvenuta presso lřArtemision di Delo (MN, inv. 21), datata allřincirca nel 550 a.C. e associata a una base con iscrizione lacunosa che riporta la firma di Archermos, padre di Bupalo e Atenide: sulla questioneANGIOLILLO 1997,189-190.

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Sanno.237 Del resto, la vicenda rimanda a un più intricato groviglio di notizie pseudo-bibliografiche, sviluppatesi probabilmente in età ellenistica.