• Non ci sono risultati.

Gli indovini del tiranno (Acr 144, 146, 629) e i sacerdoti del faraone (Hdt II, 143, 2-144, 1)

III.1. L’ ETÀ ARCAICA

III.1.3. Gli indovini del tiranno (Acr 144, 146, 629) e i sacerdoti del faraone (Hdt II, 143, 2-144, 1)

Lřacropoli di Atene, in età arcaica, si distingue dagli altri santuari greci come lřHeraion di Samo, il santuario di Apollo a Didyma e di Apollo Ptoios in Beozia per la presenza di statue equestri e di un gruppo formato da tre particolari figure sedute. Le statue di cavalieri, per questa fase, hanno una limitata distribuzione geografica,389 mentre i cosiddetti scribi sono degli unica.390 Si tratta di personaggi maschili avvolti in un ampio himation, assisi su un diphros ben modellato, con le gambe strette e i piedi puntati al suolo. La datazione oscilla, su base stilistica, tra il 530 e il 510 a.C.391 Lřinterpretazione corrente si appoggia sostanzialmente sul

386 Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, inv. 22679. La scena compare, nella seconda

metà del VI secolo a.C., anche tra i rilievi esterni del trono di Amicle, opera di Baticle di Magnesia sul Meandro e dei suoi collaboratori (Paus. III, 18, 12).

387 V, 19, 5.

388 Cfr. con ulteriori sfumature DřA

CUNTO 2013, 149.

389

Oltre ai due cavalieri del gruppo Rampin, è possibile elencare altre sette sculture equestri, delle quali tre sono successive alla tirannide (Acr. 606, 700, 621, 4119, 148). Le necropoli del Cermico (KM, inv. P 6999 cfr. il monumento di Xenophantos firmato da Aristokles: KM, inv. I 389; IG I3 1218) e di Vari (MN, inv. 79) ne hanno restituita una a testa. KEESLING 2003, 182 cita, oltre ad Atene, le Cicladi e una singola base da Anfipoli in Tracia.

390

Acr. 144, 146, 629: «A curious isolated group, unlike anything else in Greek sculpture» (PAYNE

ŔYOUNG 1936, 47). La dicitura di scribi è entrata nella vulgata già dal rinvenimento del primo frammento: FURTWÄNGLER 1881, 178-180.

391 Vedi S

126

rotolo di scrittura o la capsa, tenuti rispettivamente in mano o in grembo.392 Fin da subito, il collegamento con dei pubblici ufficiali o personaggi generalmente impiegati con la scrittura è parso evidente: tamiai, grammateis, hieropoioi, katalogeis.393 Per queste funzioni, tuttavia, manca un riscontro documentale pienamente attendibile. Inoltre, grammateis e katalogeis appaiono anacronistici nel periodo in questione; la loro iconografia è stata spiegata, infatti, come un riferimento alla nascita della democrazia e allřaffermarsi di istituzioni quali la boule.394 La teoria invalsa in letteratura propone il collegamento tra il più grande tra gli scribi (Fig. 40) e la colonna votiva posta sullřacropoli da Alkimachos in onore del proprio padre Chairion.395 Lo scriba rappresenterebbe proprio Chairion, ricordato sempre sullřacropoli come tamias.396

La personalità del tesoriere di Atena, ateniese ed eupatride, verrebbe precisata per mezzo di una stele funeraria da Eretria.397 In realtà, la dedica di Alkimachos adopera la classica formula votiva (anetheke) e, pertanto, lřassociazione con il ritratto del padre non è assolutamente certa, men che meno con lřenigmantico scriba. Oltretutto, lřofferta è definita agalma, dedicata alla figlia di Zeus in quanto Ŕ con non comune enfasi Ŕ promessa o giuramento (v. 2: εὐ|πμθέκ). Anche il ritrovamento in luoghi differenti dellřacropoli e il marmo adoperato, pario per la colonna e imettio per lo scriba, depone a sfavore dellřipotesi.398

Per quanto concerne lřiconografia e, soprattutto, la funzione degli scribi, è possibile ritagliargli un ruolo più coerente nellřAtene della seconda metà del VI secolo a.C. Essi vanno intesi come degli individui molto anziani, scarni e asciutti, chini sul supporto scrittorio. Il cosiddetto grande scriba è percorso da un sottile movimento. La testa è piegata in avanti, portando con sé nel moto la parte

392 T

RIANTI 1994; 1998a ha ricomposto la più grande delle tre sculture (Acr. 629), congiungendo un frammento di capelli e fronte (Acr. 306) con la testa Fauvel (Paris, Musée du Louvre, inv. Ma 2718). Questa, secondo LANGLOTZ 1939, 212, è il modello di Acr. 144 e 146.

393 Sintesi in A

NGIOLILLO 1997, 204-205.

394

Vedi TRIANTI 1994, 86.

395

Acr. 629 + IG I3 618 = DAA 6 (vedi iscrizione 6 in II.1.1.) cfr. KISSAS 2000, 194-195 n. B 152; KEESLING 2003, 184-186, 210-212; pace TRIANTI 1994; 1998 (cavaliere). Già DICKINS 1912, 34, senza il collegamento con la colonna, interpreta Acr. 629 come lřautorappresentazione di un

grammateus. Minoritaria la posizione di WILLIAMS 2009, 312-314, che pensa a un pittore di vasi di grosse dimensioni, famoso come Eufronio.

396 Dedica di un altare ad Atena: IG I3 590 = DAA 330. 397 IG I3 1516; dřaccordo R

IDGWAY 1977, 137.

398 Obiezioni condivisibili in P

127

superiore della schiena, inclinata verso destra; di contro, la spalla sinistra è leggermente sollevata, così come il braccio sinistro. La parte inferiore di questřultimo e il polso, racchiusi nellřhimation, sono girati in modo che il palmo dovette volgersi verso lřalto. Il braccio destro, più basso e meglio conservato del sinistro, è libero dai drappeggi ed è teso a metà strada tra supinazione e pronazione. È fortemente serrato attorno a un oggetto oggi perduto, sicuramente in bronzo e aggiunto successivamente. Un buco passa sopra e sotto il pugno, quindi lřattributo dovette sporgere da entrambi i lati della mano. Il modo di portare lřhimation, discendente fino ai piedi, precorre lřatteggiamento del vecchio indovino da Olimpia (Figg. 41-42). In entrambi i casi la veste non copre perfettamente la parte superiore del corpo e mostra le membra scoperte, con un accenno di ascetismo.

Un passo dal logos egizio potrebbe chiarire il carattere unico delle sculture ateniesi: ἐζαβαβόκηεξ ἐξ ηὸ ιέβανμκ ἔζς ἐὸκ ιέβα ἐλδνίειεμκ δεζηκύκηεξ ημθμζζμὺξ λοθίκμοξ ημζμύημοξ ὅζμοξ πεν εἶπμκ· ἀνπζενεὺξ βὰν ηαζημξ αὐηόεζ ἱζηᾷ ἐπὶ η ξ ἑςοημῦ γόδξ εἰηόκα ἑςοημῦ· ἀνζειέμκηεξ ὦκ ηαὶ δεζηκύκηεξ μἱ ἱνέεξ ἐιμὶ ἀπεδείηκοζακ παῖδα παηνὸξ ἑςοηῶκ ηαζημκ ἐόκηα, ἐη ημῦ ἄβπζζηα ἀπμεακόκημξ η ξ εἰηόκμξ δζελζόκηεξ δζὰ παζέςκ, ςξ μὗ ἀπέδελακ ἁπάζαξ αὐηάξ. […] ἀκηεβεκεδθόβδζακ δὲ ὧδε, θάιεκμζ ηαζημκ ηῶκ ημθμζζῶκ πίνςιζκ ἐη πζνώιζμξ βεβμκέκαζ, ἐξ ὃ ημὺξ πέκηε ηαὶ ηεζζενάημκηα ηαὶ ηνζδημζίμοξ ἀπέδελακ ημθμζζμύξ πίνςιζκ ἐπμκμιαγόιεκμκ, ηαὶ μὔηε ἐξ εεὸκ μὔηε ἐξ ἥνςα ἀκέδδζακ αὐημύξ. Пίνςιζξ δὲ ἐζηὶ ηαηὰ Ἑθθάδα βθῶζζακ ηαθὸξ ηἀβαεόξ. Ἤδδ ὦκ ηῶκ αἱ εἰηόκεξ ἦζακ, ημζμύημοξ ἀπεδείηκοζακ ζθέαξ πάκηαξ ἐόκηαξ, εεῶκ δὲ πμθθὸκ ἀπαθθαβιέκμοξ.

mi fecero entrare allřinterno del tempio, che è vasto, e mi mostrarono, enumerandole, delle statue colossali (kolossoi) di legno, tante quante ho già detto: ogni sommo sacerdote, infatti, nel corso della propria vita, erige là la propria statua (eikona). Contandole e indicandole, i sacerdoti mi spiegarono che ognuno di essi era figlio di un padre compreso nella serie, procedendo a ritroso a partire dalla statua (eikon) del sommo sacerdote morto per ultimo. […] opposero [a Ecateo] quella genealogia sostenendo che ciascuna delle statue colossali (kolossoi) rappresentava un «piromi» nato da un «piromi», finché non gli ebbero indicato tutte le trecentoquarantacinque statue (kolossoi), «piromi» nati da «piromi», senza ricollegare costoro né a un dio né a

128

un eroe. «Piromi» equivale in greco a uomo nobile e bello (kalos kagathos). Tali appunto, come mi mostrarono i sacerdoti, erano tutti i personaggi effigiati in quelle statue (eikones) e ben diversi dagli dei.399

Erodoto è in netto contrasto con Ecateo. Lřautore menziona prima una conversazione avuta con i sacerdoti di Zeus della Tebe egiziana; poi dice di unřaltra simile, che coivolse nello stesso luogo gli archiereis e il logografo. I sacerdoti mostrarono al suo predecessore trecentoquarantacinque eikones dei loro colleghi di più alto lignaggio, succedutisi da padre in figlio. Senza entrare nel merito delle sfaccettature filologiche di questa lunga digressione, le cui anomalie lessicali hanno più volte destato lřattenzione degli studiosi,400 le eikones colossali dei sacerdoti tebani possiedono tre caratteristiche che ne fanno precoci esempi di caratterizzazione personale:

1) Realizzazione delle statue durante la vita dellřeffigiato;

2) Riferimento a una persona specifica chiaramente identificabile alla vista; 3) Piano totalmente umano della rappresentazione, sottolineato dallřassenza

di richiami alla divinità.

Il termine kolossos non è, in epoca arcaica e classica, strettamente associato allřidea di una statua di grandissime dimensioni, né esclude la possibilità che i colossi possano assumere varie posture, essere realizzati in diversi materiali e raffigurare soggetti di ambo i generi.401 Un altro passo erodoteo402 è sufficiente a espungere lřeventualità che egli avesse in mente una specifica tipologia di statua egiziana. Si considera qui lřeccezione di doppio, sostituto simbolico in grado di compensare lřassenza della persona reale403

e che si ricava anche da Eschilo: il rimpianto di Elena fa in modo che Menelao veda belle statue (eumorphoi kolossoi), poiché il pothos per lřassente si realizza in immagini.404 Anche nel caso

399

II, 143, 2-144, 1 (trad. COLONNA ŔBEVILACQUA 1996, 433, 435).

400 Lřaggiornamento sui problemi filologici del passo in B

RAVO 2009.

401 Excursus in M

EDDA 2013, 60-62.

402 IV, 152, 4: vaso bronzeo a forma di cratere argolico con tre kolossoi inginocchiati di sostegno,

alti sette cubiti e in bronzo, consacrato dai Sami nellřHeraion.

403 Sulla scorta di B

ENVENISTE 1932, 118-120; VERNANT 1970, 219-230. Vedi anche nota 107.

404 Ag. 416-419. Sui versi, dirimendo anche la circostanza che possa trattarsi di statue-ritratto di

129

dei sacerdoti, kolossos si sovrappone perfettamente allřaltro termine adoperato nel testo, eikon, arrichendone il significato.405 Se il primo si riferisce alla sfera funzionale, il secondo rileva il legame con una specifica personalità.

Lřinteresse dei tiranni per gli oracoli è noto,406

così come lřepisodio del poeta di corte Onomacrito. Egli, nel raccogliere e riordinare gli antichi oracoli attribuiti al mitico Museo, è probabile che avesse inserito nuovi vaticini di suo pugno. Smascherato dal collega Laso di Ermione, fu bandito da Atene.407 La possibile unità di intenti tra i sacerdoti tebani e gli scribi dellřacropoli potrebbe gettare luce su queste sculture, legate ora ai numerosi saggi e veggenti (chresmologoi) attivi alla corte dei Pisistratidi.408 In questo senso, non va sottovalutato lřimpegno dei tiranni per importanti, complesse e costose (se non pericolose, come nel caso di Onomacrito) operazioni di messa per iscritto di testi letterari, quali i poemi omerici.409

La spinta individuale pare affidata più alla parola che allřimmagine. La vittoria nel tethrippon alle Panatenee dellřateniese Alkmeonides figlio di Alkmeon è celebrata nel santuario di Apollo Ptoios in Beozia. Il capitello dorico su cui è iscritto il lungo epigramma410 presenta diametro contenuto, base per unřofferta non molto grande.411 Questi versi esibiscono unřinusuale attenzione per la linea famigliare: il nome del vincitore e il patronimico, senza lřetnico, aprono lřaggelia (v. 2). Il verso seguente (3) richiama lřevento celebrato più il participio di κζηάς; consapevolmente, la città di origine appare solo nellřultima linea, in quanto luogo della performance atletica (v. 5). Anche il ricordo del nome dellřauriga,

405

Vedi lřanalisi lessicale delle Storie in II.2.1.

406 Hdt. V, 90, 93. 407 Hdt. VII, 6, 3. 408

Così SHAPIRO 2001, 8-9.

409

Attribuita a Ipparco: Pl. Hipparch. 228b; schol. Aristid. XIII, 189, 4. Secondo Dieuchida (D.L. I, 57 = FGrH 485, F6), invece, lřintroduzione ad Atene di una versione ufficiale di Omero risalirebbe a Solone, ma è possibile che la fonte risenta dellřatteggiamento antitirannico di molti autori.CAROLI 2011, 12-14 associa le sculture alla bibliotheke pisistratea e alla prima redazione dei poemi omerici.

410 IG I3 1469 (vedi iscrizione 29 in II.1.1). 411 Statua di Apollo: F

RIEDLÄNDER ŔHOFFLEIT 1948, 167, JEFFERY 1961, 73 n. 30; NICHOLSON

130

Knopi[ada]s, non è comune (v. 4).412 La rara ridondanza e lřinusuale lunghezza dei versi, sciorinati su tre facce del capitello, depongono a favore di un utilizzo strumentale del dono. Esso riflette le ambizioni del genos alcmeonide, non solo atletiche ma specificatamente regionali e religiose.413 La colonna sorge sulla terrazza del tempio, sopra il muro di contenimento. La parte centrale, con la statua che si erge frontale, guarda a strapiombo lřintera vallata. Teoricamente, il lato migliore per osservare la scultura è negato dalla posizione impervia. Tuttavia, non è qui lřinteresse del dedicante: lřarrangiamento stesso dellřepigramma, su tre facce del capitello piuttosto che quattro, invita il lettore ad avvicinarsi solo dai lati e dal retro della colonna.414 Il movimento intorno alla statua che lřastante deve necessariamente compiere per leggere lřiscrizione sembra così evocare la triade strofa, antistrofa ed epodo; così come la musica, la danza di un vero e proprio coro di epinicio. La dimostrazione acquista ancora più forza individuale se la dedica coincide con lřesilio di Alkmeonides dallřAtene di Pisistrato (ca. 540 a.C.), comřè certamente probabile.415 Egli e un altro personaggio, infatti, solo un decennio prima scelgono lřacropoli per lasciare la più antica dedica a nome di atleti rinvenuta in questo luogo.416 Si tratta di un tripode o un bacino bronzeo per celebrare una vittoria nel pentatlon e in un agone equestre, senza menzionare lřoccasione. La tensione sociale che fa da sfondo al monumento alcmeonide in Beozia, seppur difficilmente negabile, non deve però appiattire la sintesi: lřofferta non va connessa solo con le vicissitudini politiche dellřAtene di VI secolo a.C., ma è apparentemente giustificata dal tentativo di iscrivere il proprio nome e la propria famiglia nel novero della più alta nobiltà, proprio nel ventennio che segna lřacme del santuario dello Ptoion.417

412 Recentemente D

AY 2010, 209. È possibile che lřauriga fosse un aristocratico beota e la relazione con gli Alcmeonidi vada intesa nel quadro della xenia arcaica: NICHOLSON 2005, 54-57.

413

Vedi DAVIES 1971, 371-373; NICHOLSON 2005, 52-57.

414 Sulla topografia del monumento D

UCAT 1971, 242-251 n. 141; ripreso da DAY 2010, 55.

415 Cfr. Hdt. I, 64, 3; di questo avviso J

EFFERY 1961, 73 n. 30; DAVIES 1971, 653. La vittoria nei giochi panatenaici risalirebbe invece al 546 a.C., lřanno di Pallene: da ultimo PAPAKONSTANTINOU

2014, 99.

416 IG I3 597 = DAA 317. 417 550-540/30 a.C.: P

APAKONSTANTINOU 2014, 100-101. Del resto, sono gli anni in cui il santuario di Apollo a Delfi, legato agli Alcmeonidi, è fuori uso a causa dellřincendio del tempio: vedi nota 167. La posizione influente della famiglia nasce probabilmente con il coinvolgimento di Alcmeone nella prima guerra sacra (Plu. Sol. 11, 2) e continua per tutto il VI secolo a.C., culminando nella ricostruzione del tempio negli anni Quaranta e nel ruolo strumentale dellřoracolo per rovesciare Ippia (Arist. Ath. XIX, 4).

131

Lřex voto non intende minimamente glorificare Atene o negoziare la time con la polis: Alkmeonides identifica se stesso con il patronimico e non con lřetnico, con i suoi nobili natali e non con la cittadinanza.418 Egli sceglie di distinguersi dagli altri attraverso un canto di lode, usando le norme care allřaristocrazia come pretesto per presentarsi: qui giace il concetto di individualità in età arcaica.