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La Dinastia Akkadica è senza dubbio una delle più affascinanti, potenti e innovative famiglie reali del Vicino Oriente Antico, nonostante abbia regnato soltanto quasi due secoli (2350 – 2200 a.C. ca.) e le sue vicende siano per lo più avvolte nel mistero100.

I sovrani akkadici furono i primi ad intraprendere una politica di tipo imperiale, e il loro potere si estendeva “dal Mare Superiore, al Mare Inferiore”, ossia dal Mar Mediterraneo al Golfo Persico. Nonostante sia una delle città più note della Mesopotamia, la capitale del regno, Akkad, non è ancora stata identificata con certezza101 e questo falsa non poco i dati che finora possediamo sul

mondo akkadico.

Dovunque si trovi, la fama di Akkad ebbe una gran fortuna, se la sua citazione è presente perfino nella Bibbia, come una delle città sottomesse al potere di Nimrod102, “il primo che divenne potente

sulla terra”103.

La nascita del regno akkadico si deve a Sargon, figlio di un giardiniere, coppiere di Ur-Zababa di Kish104. Sfortunatamente non conosciamo come e quando il primo sovrano di Akkad prese possesso

della città sumerica, ma è un dato di fatto che Sargon si presentò nelle iscrizioni reali, almeno in un primo periodo, come “re di Kish”, che evidentemente considerava la capitale del suo regno. Le prime campagne di Sargon erano dirette verso sud, per consolidare il proprio potere fino al Golfo Persico; in questa occasione il re si vantò di aver sconfitto 50 ensi in 34 battaglie e di aver lavato nel Mare Inferiore le armi del proprio esercito, ricoperte del sangue nemico. Per consolidare il rapporto con Ur, il re di Akkad inviò sua figlia Enḫeduanna nel Giparu di Sin, come sacerdotessa-en.

Acquisito il potere sul Mare Inferiore, Sargon si dedicò ad operazioni commerciali, fino a raggiungere “per volere del dio Dagan” la Siria centrale (Mari, Yarmuta, Ebla), la Foresta dei Cedri e la Montagna dell’Argento (l’Amano ed il Tauro?)105. Successivamente si verificarono alcuni

scontri con l’Elam, che risultarono vittoriosi per Akkad, ma non sopirono la rivalità tra i due paesi.

100 Per un’analisi dettagliata dell’Età di Akkad si veda B. Foster 2016.

101 Anche se una delle localizzazioni più probabili è Tell Mizyad, appunto in Iraq meridionale (M. Liverani, 2005,

p.244).

102 La figura stessa del “valente cacciatore dinanzi a Jahve” (Genesi, 10.9) potrebbe essere un adattamento tardo della

figura di Ninurta, il dio di Calah/Nimrud. La città assunse questo nome proprio perché al momento della scoperta nel 1850 dei rilievi del tempio di Ninurta, che raffigurano appunto la caccia del dio all’aquila Anzu, A.H. Layard li interpretò con la rappresentazione del cacciatore biblico, da cui il nome Nimrud (D. Collon, 1993, p.23).

103 Genesi, 10.10-12: L’inizio del suo regno fu Babilonia, Erech, Akkad, e Chalne, nella terra di Sennaar. Da quella

terra si portò in Assiria e costruì Ninive, Rekhoboth-Ir, Chalakh e Resen tra Ninive la grande città e Chalakh.

104 J.S. Cooper, W. Heimpel, 1983; T. Jacobsen, 1939, col. iv. rr.31-36; Kings of Akkade, pp.52-55 105 P. Matthiae, 2010, p.20.

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Una copia neo-babilonese di un testo verosimilmente databile alla fine del III millennio a.C., oggi conservata presso il British Museum106, riporta quelli che dovevano essere i confini dell’impero

akkadico sotto Sargon: da Ḫizzat ad Abul-Adad107, per una “magnitudine” di 180 doppie ore108,

risultando il paese più grande tra quelli menzionati (Meluḫḫa e Megan, Maraḫashi, Tukrish, Elam, Subartu, Amurru, Lullubi, Anzan). È probabile che Sargon si spinse fino al confine anatolico, se Ḫattushili I lo cita nel resoconto di una sua campagna militare109: nessuno aveva attraversato il

Mala, ma io, il Gran Re Tabarna, lo ho attraversato a piedi. Anche Sargon lo ha attraversato; ha distrutto le truppe di Ḫaḫḫa, ma non ha fatto nulla ad Ḫaḫḫa, e non l’ha distrutta con le fiamme, né mostrò il fumo al dio della Tempesta del Cielo.

Il più famoso episodio biografico su Sargon di Akkad, “Sargon, re della battaglia”, narra di una campagna militare contro la città anatolica di Purushanda, e questo sembrerebbe confermare la fonte ittita; in realtà, però, il testo è volto a dimostrare quanto il sovrano akkadico fosse giusto e considerasse i presagi divini al di sopra delle opinioni degli uomini, quindi è anche possibile che il tragitto percorso dal re non fosse stato così lungo e la citazione di Purushanda si debba a tradizioni successive.

I diretti successori di Sargon erano i suoi figli Rimush e Manishtusu, che dovettero rispettivamente fronteggiare la rivolta delle città sumeriche e organizzare una spedizione verso Anshan e SHirikhum per l’accesso alle “miniere d’argento” e alla “montagna della pietra nera”.

Il nipote di Sargon, Naram-Sin, sottomise “gli ensi di Subartu e i signori del paese alto”; contrariamente a quanto aveva fatto suo nonno, le campagne siriane non furono volte ad ottenere contatti commerciali, ma ad un vero e proprio controllo akkadico su quei territori. Se Dagan aveva aperto la strada di Sargon per Mari, Yarmuta ed Ebla, Nergal donò a Naram-Sin Armanum, Ebla,

l’Amano montagna di cedro e il mare superiore. Con l’arma di Dagan, ingranditore della sua regalità, Naram-Sin il forte battè Armanum ed Ebla, dalla riva dell’Eufrate fino all’Ullisum, gli uomini che Dagan di sua mano gli donò, egli li sottomise: la cesta di Abi suo dio patrono; l’Amano montagna di cedri conquistò. Quando Dagan il giudizio di Naram-Sin, il forte, giudicò, Rish-Adad re di Armanum in sua mano diede, ed egli lo legò al battente della sua porta110. È evidente che la

conquista akkadica fu tutt’altro che indolore per le popolazioni nord-siriane, i cui principi vennero catturati e spodestati per far posto a governatori di Akkad. A Tell Brak Naram-Sin fece costruire un palazzo che potesse ospitare la nuova corte, Ebla presenta uno strato di distruzione che “sigilla”

106 BM 64382 = 82-9.18, 4361 (A.K. Grayson, 1974-1977; traduzione pp.60-63). 107 r. 14.

108 r. 36.

109 A. rev. 20 di KBo X 1 (versione akkadica); KBo 2 (versione ittita); KBo X 3 (= KUB XXIII 20; 31; 33; 41 (+) IBoT

III 134; VBoT 13 duplicati frammentari).

Traslitterazione e traduzione in H. Güterbock, 1964, pp.1-2.

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l’era dell’archivio del Palazzo Reale G111, ma è su Urkesh che possediamo maggiori informazioni.

Il re di Akkad inviò nella roccaforte ḫurrita una delle sue figlie, dal nome significativo: Tar’am- Agade, ovvero “Diletta di Akkad”. Secondo G. Buccellati e M. Kelly-Buccellati112, la ragazza sposò

il misterioso endan Urkeshki a cui appartengono le impronte di sigillo ritrovate nel medesimo

contesto di quelle appartenute alla figlia del re akkadico, e, di conseguenza, divenne regina della città. Contemporaneamente alla presenza di Tar’am-Agade ad Urkesh, però, è attestata la presenza di un ugula, grazie al ritrovamento di un sigillo cilindrico che riporta l’iscrizione Ur-keshki ugula;

generalmente questo termine viene tradotto come “sovrintendente” e si trova quasi sempre legato ad un gruppo di persone (soldati o lavoratori), ma, per analogia di significato, è ragionevole pensare che nel caso in questione più che “sovrintendente” sarebbe corretto tradurre “governatore”113. La

presenza di un governatorato akkadico nella città sembrerebbe escludere che potesse esservi un re locale114.

Il regno di Naram-Sin segnò allo stesso tempo il punto più alto e quello più basso della storia di Akkad; se, da un lato, il re costituì effettivamente il dominio sulle quattro parti del mondo, dall’altro la tradizione successiva gli attribuisce la colpa di aver scontentato Enlil a causa della sua presunzione e di aver portato il regno alla rovina.

La “maledizione di Akkad”115, un testo di cui possediamo redazioni databili alla III Dinastia di Ur e

al Periodo Paleo-babilonese, afferma che Naram-Sin (r. 93) realizzò qualsiasi cosa si potesse

sognare, ma non ne fece parola, e non ne discusse con nessuno, e insiste fortemente sul valore del

re, ma anche sul suo eccessivo desiderio di sostituirsi, in un certo senso, alle divinità. Il nipote di Sargon, in effetti, ha portato all’estremo il concetto di re forte e vittorioso che il capostipite della dinastia aveva voluto come elemento caratterizzante del nuovo modello di regalità. Su una statua in bronzo probabilmente raffigurante il re o un eroe riccioluto, si legge116 Naram-Sin il forte, re di

Akkad, quando le quattro parti dell’universo si sono rivoltate tutte assieme contro di lui, grazie all’amore che la dea Ishtar gli ha mostrato, è stato vittorioso in nove battaglie in un anno, e i re che si sono ribellati contro di lui ha catturato. Poiché ha protetto le fondazioni della sua città dal pericolo, i cittadini della sua città hanno chiesto ad Ishtar nell’Eanna, Enlil a Nippur, Dagan a Tuttul, Ninkhursag a Kish, Ea in Eridu, Sin a Ur, Shamash a Sippar, e Nergal a Kutha, che Naram- Sin divenga il dio della loro città e che possano costruire in Akkad un tempio a lui dedicato.

111 In realtà il nome del sovrano che distrusse la città risulta piuttosto controverso, secondo P. Matthiae (2010, p.30) fu

Sargon di Akkad a vincere su Ebla.

112 G. Buccellati, M. Kelly-Buccellati, 2002, p.18. 113 D.O. Edzard, 1968/1969, p. 19.

114 V. degli Abbati, 2011. 115 Cfr. J.S. Cooper, 1973 116 RIME E2.1.4.10

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Con il figlio e successore di Naram-Sin, Sharkalisharri, il potere akkadico era ancora presente, seppure molto ridimensionato, e il nuovo re dovette fronteggiarsi con l’Elam, i Gutei e i Martu. La “Lista Reale Sumerica”117 riporta dopo Sharkalisharri un periodo di instabilità politica118: Chi

era re? Chi non era re? Igigi era re? Nanum era re? Imi era re? Elulu era re? La loro tetrade era re, e regnò 3 anni! Dudu regnò 21 anni; Shu-Durul, figlio di Dudu regnò 15 anni. 11 sovrani regnarono per 181 anni; Akkad fu presa con le armi, la sua regalità fu portata ad Uruk.

Nonostante i molteplici e grandiosi successi ottenuti in quasi due secoli di battaglie e l’unificazione della Mesopotamia nel “Primo Impero Universale”, i re di Akkad non riuscirono a contenere l’invasione dei Gutei, i “Draghi della montagna”, che dagli Zagros si impadronirono del cuore del dominio akkadico. La “Lista Reale Sumerica” fornisce diversi nomi di sovrani gutei, dei quali, però, non si sa praticamente nulla; il loro regno dovette ben presto lasciare il posto alla nascente dinastia neo-sumerica.

117 Cfr. T. Jacobsen, 1939. 118 Col. vii rr.1-14.

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