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Accentramento, centralità e persistenza spaziale nell’organizzazione creditizia

La concentrazione di servizi di tipo diverso, all’interno del polo degli affari, è dovuta alla complessa relazione di interdipendenza che s’instaura tra le diverse funzioni; questo processo può realizzarsi solo all'interno di uno spazio riconosciuto e ben definito. Gli operatori finanziari, insediati nella City londinese, innescarono un processo cumulativo di specializzazione che provocò nel tempo l’espulsione di tutte le attività legate alla produzione ed al flusso di beni materiali. Attorno alla Banca d’Inghilterra, al Stock Exchange ed alla Clearing House si costituì a metà del XIX secolo un centro finanziario compatto che verrà consolidato e accresciuto durante le successive espansioni. Il settore che si dimostra quindi più competitivo nella conquista di una localizzazione strategica è quello finanziario. Il suo predominio incontrastato nella conquista delle aree di interesse indica come concentrazione e centralità rappresentino vantaggi irrinunciabili se le banche sono disposte a far fronte ad elevati costi e alla difficoltà di reperimento di spazio, indispensabile per le loro attività in crescente espansione.

Il restringimento spaziale degli istituti di credito è riconducibile a ragioni in parte pratiche ed in parte simboliche. Senza dubbio l’architettura della banca costituisce la sua identità urbana, regionale o nazionale ed anche la collocazione, oltre che ad un ricco apparato decorativo, contribuisce alla sua auto-promozione ad elemento permanente del quadro economico e urbano. Posizionandosi accanto ai maggiori simboli del capitale finanziario, come la borsa e la banca centrale, il singolo istituto afferma e rafforza il suo prestigio, la sua legittimità e la continuità del suo operare. A chiarire la nascita di nuclei così compatti e fortemente specializzati non sarebbe però sufficiente ricondurre le scelte di localizzazione dei palazzi per le banche solo in termini di riconoscimento, visibilità e sicurezza che alcune zone più di altre sarebbero in grado di garantire.

Dall’analisi delle tappe che caratterizzano la costruzione del sistema economico, dei suoi organi e della sua rete del credito, emerge chiaramente come vi sia un’immediata ripercussione sulla costruzione fisica dei centri finanziari. Quello che viene generalmente identificato dagli operatori come il ‚centro di massimo movimento degli affari‛ rappresenta il cuore del sistema bancario. Il configurasi di un’organizzazione creditizia regolata da reciproci rapporti di interdipendenza tra le istituzioni, sia dal punto di vista istituzionale che operativo, conduce alla necessità di concentrazione della comunità

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finanziaria. La ricerca di prossimità diventa condizione indispensabile in un sistema il cui funzionamento è strettamente dipendente dall’alta frequentazione del maggior numero di operatori e dalla reiterazione giornaliera delle medesime procedure.

La formazione del sistema creditizio aiuta a comprendere, non solo la crescita spaziale o tridimensionale dei centri finanziari, ma consente di cogliere anche alcuni caratteri riguardanti la qualità degli spazi. La ricostruzione del contesto storico- economico rende infatti più comprensibili molte delle scelte nella progettazione dei palazzi costruiti per le banche, le quali risultano fortemente influenzate dalla posizione e dalle caratteristiche del sito, nonché dalle specifiche operazioni che dovevano svolgersi all’interno. Nonostante le evidenti variazioni stilistiche e simboliche, le banking-houses e le

joint-stock banks londinesi dimostrano di avere una forte omogeneità di base1.

Situare a breve distanza le sedi in cui venivano prese le decisioni più importanti, riguardanti il mercato e la finanza, rispondeva anche alla compresenza nei medesimi consigli di amministrazione di un gruppo ristretto di persone che ricopriva incarichi plurimi. La concentrazione delle sedi finanziarie consentiva di facilitare le relazioni informali tra gli operatori stessi e la clientela, favorendo e moltiplicando le occasioni di incontro tra lavoro di banca e momenti di socializzazione delle élites finanziarie, in una fase di estensione dell’associazionismo dalle aristocrazie alle borghesie in affari2.

La funzione della banca infatti risiede non tanto nella conservazione e nell’accumulo ma piuttosto nella ricerca e nell’investimento di capitali; per svolgere questo compito al meglio deve stabilire uno stretto legame con il territorio. Avendo come scopo precipuo l’esercizio del credito3, essa non può essere mai isolata ma deve operare

all’interno di un tessuto dove è già presente una richiesta e un’offerta di capitale potenziale. Funziona da intermediario tra il pubblico che risparmia e le affida i capitali

1 Anche John Booker ritiene indispensabile improntare l’analisi di questi edifici alla luce di un loro

background economico e finanziario: ‚No insurance company, for instance, could or can match the bankers’ network of provincial outlets in purpose-built premises. Today, the comparison is closer, in terms of offices, between banks and building societies, but the latter have nothing like the same historical depth or complexity of evolution. *<+ Because of these complexities, a study of bank buildings must be rooted in a knowledge of the development of banking. It is pointless to talk of a pupose-built bank without knowing the character of the institution which conceived it‛; J. Booker, Introduction, viii, ix, Temples of Mammon, 1990

2 Il tema della sociabilità e dell’associazionismo è trattato da M. Agulhon, Le cercle dans la France

burgeoise 1810-1848, etude d’une mutation de sociabilité, Il salotto, il circolo, il caffè, i luoghi della sciabilità nella Francia borghese (1810-1848), a c. di Maria Malatesta, Donzelli Editore, Roma, 1993

3 ‚*<+ Il credito è la fiducia applicata alle relazioni di interesse. Quando i capitali e gli uomini godono

sufficiente libertà, per scegliere quell’impiego cui meglio son disposti, interviene inevitabilmente e di frequente si rinnova un contratto, col quale il proprietario di un capitale ne concede l’uso a colui che può e vuole lavorare; il quale gli promette, in ricambio, la restituzione del capitale entro un dato termine, più un tanto, che è detto interesse, e che rappresenta il corrispettivo del servizio rendutogli dal capitalista *<+‛; Gerolamo Boccardo,

Dizionario della economia politica e del commercio, Torino, Sebastiano Franco e Figli e Comp. Editori, 1857-1861,

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per l’impiego e gli imprenditori di commerci e industrie che ne richiedono; deve perciò assicurasi una posizione strategica dal punto di vista delle comunicazioni per la gestione e la continua ricerca di nuove risorse4. Per chi esercita il credito sono importanti la

reputazione e la fiducia acquisite, la selezione e la valutazione dell’affidabilità dei clienti attraverso l’inserimento in una rete di relazioni fiduciarie. L’addensamento degli operatori mercantili e finanziari contribuisce quindi a creare le condizioni per un’efficiente gestione delle relazioni, consentendo una selezione delle informazioni ex-

ante, per le concessioni di credito, un monitoraggio ex-post della posizione dei debitori e

una trasmissione delle informazioni all’insieme dell’economia attraverso il giudizio del cliente5.

La banca viene considerata acceleratore dell’economia, perché ‚[<] rende incommensurabilmente più efficace l’impiego della ricchezza e abbrevia il periodo di rigiro dei capitali‛6. Le operazioni commerciali e finanziarie costituiscono il massimo

incentivo alla loro accumulazione: se la ricchezza legata alla terra cresce lentamente e soltanto in progressione addizionale, quella su basi finanziarie cresce in progressione moltiplicativa7. Per ogni commerciante è essenziale poter accedere al credito, al fine di

sviluppare e moltiplicare la propria attività; in mancanza di risorse egli potrà ottenerlo dall’istituto bancario in nome di quella fiducia che ha saputo crearsi. Allo stesso modo, la banca non è in grado di esercitare il suo ruolo, senza ricorrere essa stessa al credito. Non può limitarsi ad accordarlo, ma deve ricercarne uno proprio, perché i soli capitali che possiede non le permetterebbero di corrispondere a tutte le esigenze della clientela. Anch'essa quindi si vale del suo credito: "[<] cioè della fiducia che a sua volta in qualità di commerciante ha saputo ispirare, per attirare a sé capitali che si trovano disponibili nelle mani di chi non esercita né un commercio né un'industria e che vanno in cerca di un impiego"8. Essendo questa l’essenza delle banche, esse esercitano una funzione

accentratrice e catalizzatrice di attività e commerci, diventando perno della circolazione monetaria. Secondo il filosofo, George Simmel, una caratteristica peculiare degli scambi monetari è proprio la concentrazione; alla finanza sarebbe infatti legata una forza

4 M. Pantaleoni, La caduta della Società Generale di Credito Mobiliare Italiano, 1977, Giuffrè Editore, p.56 5 G. Piluso, L’arte dei banchieri, moneta e credito a Milano da napoleone all’Unità, Franco Angeli, Milano,

1999

6 Secondo la definizione di Giulio Alessio, Scienze delle Finanze, Lezioni professate all’Università

Commerciale Luigi Bocconi di Milano, 1902; in A. Betti, Trattato di Banca e di Borsa, Organizzazione, Operazioni

Contabilità delle Banche di Credito Ordinario in Italia, Milano, 1922, p.7

7 Secondo la visione di Simmel al vertice della gerarchia delle attività connesse all’accumulazione di

capitali vi è l’attività finanziaria; G. Simmel in La concentrazione degli scambi monetari, Filosofia del denaro, Unione tipografica torinese, Torino, 1984

8 B. Artom, La banca: operazioni ed organizzazione di una banca di credito ordinario, Stabilimento tipografico

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centripeta che fa convergere gli interessi di coloro che prendono in prestito il denaro e di coloro che lo prestano, portando a moltiplicare le possibilità d’incontro tra domanda e offerta9.

Gli stessi edifici in cui si svolgono le attività finanziarie costituiscono la massima espressione di questa forte tendenza all’accentramento. La stanza di compensazione e il palazzo della Borsa sono sinonimi della più stretta concentrazione. Come centro geometrico delle contrattazioni e degli interessi economici, quest’ultima è il luogo dove i valori, ridotti completamente alla loro espressione monetaria, si condensano al fine di compensarsi, distribuirsi e raffrontarsi nel modo più rapido10.

L’intensa circolazione di capitali era dovuta soprattutto allo ‚sconto cambiario‛, una delle maggiori fonti di reddito per le banche. Questa attività implicava una scelta accurata sia dei clienti che dei debitori, perché avvallando la cambiale11 la banca

assumeva su di sé il rischio dell’insolvenza. La volontà, da parte dell’istituto, di presidiare l'attività creditizia sul territorio rispondeva quindi alla necessità di poter controllare la qualità della "carta scontata", cioè delle cambiali sottoposte allo sconto12,

verificando l'affidabilità e la solvibilità dei propri clienti: l’operazione è più facile se proviene da zone in cui la banca è presente o ha propri informatori. Le banche inoltre traggono beneficio non solo dalla prossimità alle attività commerciali ma anche dalla presenza di altri istituti di credito, trovando nella concorrenza un ulteriore stimolo al proprio operare13.

Se l’attività creditizia viene esercitata attraverso una gestione di tipo familiare, all’interno di un circolo ristretto basato sul rapporto diretto e sul riconoscimento reciproco tra gli operatori, i riflessi di tipo spaziale sono poco percettibili. Finché il grado di sviluppo dell’organizzazione creditizia e i suoi regolamenti non consentono l’accumulazione di quantità consistenti di valori, non ci sono le condizioni per costruire appositi palazzi destinati all’attività bancaria. Decisivo allora risulta il passaggio ad un sistema più evoluto che conia nuove forme organizzative per aumentare ed accelerare le contrattazioni a discapito di una loro spersonalizzazione. Anche se con modalità

9 G. Simmel, La concentrazione degli scambi monetari, in Filosofia del denaro, op. cit., p.707 10 Ibidem, p.710

11 Si tratta di una promessa di pagamento di una certa somma ad una data futura per beni ricevuti al

momento della sua emissione; si veda l’appendice: nota sulla cambiale, in Gigliobianco, Concorrenza e

collaborazione, Ricerche per la storia della Banca d’Italia vol.I, Laterza, 1990, p.336

12 ‚*<+ lo sconto *<+ è quell’operazione mediante la quale, contro la corresponsione di un interesse, il

possessore di una cambiale ne incassa l’importo prima della scadenza cedendo ad altri tutti i suoi diritti verso l’accettante‛; B. Artom, La banca: operazioni ed organizzazione di una banca di credito ordinario, op. cit., p.39

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diverse14, ogni stato arrivò al progressivo riconoscimento della superiorità di un central

banking, un’organizzazione bancaria sempre più ramificata e imperniata su un unico

istituto in grado di esercitare funzioni di controllo e di coordinamento sulle altre banche operanti sul mercato.15 Si ottenne così una circolazione monetaria suddivisa su diversi

livelli ed una formalizzazione sempre più impersonale delle contrattazioni a favore di una maggior specializzazione operativa.

Non si può ignorare come la centralizzazione dei servizi e la concentrazione dei capitali che caratterizzano i moderni centri finanziari siano dovute ad un processo di modernizzazione del sistema bancario analogo a quello avvenuto nell’economia reale. In un paese in via di industrializzazione l’organismo finanziario subisce un profondo processo di adeguamento alle nuove necessità: ‚*<+ esso diventa quantitativamente più rilevante e qualitativamente più diversificato rispetto all’epoca pre-industriale‛16. In

questo quadro gli istituti di credito, già per loro natura inseriti in una rete di relazioni, andarono a collocarsi all’interno di un sistema sempre più complesso e istituzionalizzato. La loro posizione non rispondeva semplicemente alla volontà di presidiare un determinato territorio e di ottenere il maggior numero di contatti, ma rientra in un preciso sistema geografico-strutturale. Sono proprio i cambiamenti che riguardano l’infrastruttura creditizia che conducono alla costituzione di un vero e proprio financial

district, caratterizzato dalla vicinanza fisica di un istituto di credito ad un altro.

Un’ ulteriore risposta alla contiguità e al need of cluster, che caratterizza l’organizzazione creditizia, riguarda i metodi di trattativa su cui si fondava il sistema bancario ottocentesco e i forti limiti posti dalla tecnologia nelle comunicazioni a distanza. All’epoca, si operava in un regime molto diverso da quello odierno, nel quale ogni quantità di denaro circolante aveva una consistenza fisica: i movimenti di capitale implicavano quindi lo spostamento di "pezzi di carta‛. Prima del processo di smaterializzazione, avvenuta negli anni ottanta del Novecento, le contrattazioni avvenivano attraverso lo scambio manuale di cedole, assegni e cambiali che il personale addetto strappava, timbrava, girava e smistava. L’aumento del numero delle contrattazioni e la maggior specializzazione nelle operazioni finanziarie ha richiesto

14 Nella fase iniziale dello <<sviluppo economico moderno>> esistono infatti profonde diversità nelle

strutture finanziarie dei diversi stati, le quali dipendono sia dalla loro storia precedente, sia dall’epoca in cui lo sviluppo ebbe inizio. G. Toniolo, Storia economica dell’Italia liberale, 1850-1918, Il Mulino, Bologna, 1988, p.40

15 G. Piluso, L’arte dei banchieri, moneta e credito a Milano da napoleone all’Unità, op. cit., p.21

16 V. Zamagni, Dalla periferia al centro, la seconda rinascita economica dell’Italia, 1861-1981, Il Mulino,

Bologna, 1990, p.173. Anche G. Toniolo rifacendosi a W. Goldsmith (Financial Structure and development, New Haven & London, Yale University Press, 1969) afferma che anche se non vi è un nesso causale fra i due fenomeni, esiste comunque un buon parallelismo tra lo sviluppo economico e quello finanziario, osservati lungo l’arco di parecchi decenni; in Storia economica dell’Italia liberale, 1850-1918, Il Mulino, Bologna, 1988, p.40

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quindi la concentrazione, in termini di risparmio di tempo, riduzione dei costi e contenimento dei rischi17. Stabilire una contiguità tra le sedi del capitale bancario era una

delle migliori garanzie contro i furti: il fatto di dover trasferire i valori a distanza poteva certamente costituire un fattore di pericolo.

Fino a quando la telematica e l’organizzazione della vita finanziaria non muteranno forme e strumenti d’iterazione, tali per cui non risulta più necessaria quella vicinanza fisica, la costruzione del centro degli affari comportò la risoluzione di un problema di tipo urbanistico. In quell’epoca in cui gli istituti di credito entrarono a far parte di un rigido schema strutturale e il loro funzionamento traeva i maggiori vantaggi dalla prossimità; di conseguenza lo spazio destinato ad accogliere le loro sedi doveva essere adeguato e trasformato per assecondare il più possibile questa priorità. All’interno dei centri finanziari si rileva infatti la massima accessibilità, si registra il maggior flusso di persone e contemporaneamente vi è la massima richiesta di servizi pubblici.

Alla luce di questi ragionamenti si comprende come le strategie di localizzazione degli istituti bancari debbano, da un lato, sottostare alle logiche intrinseche al proprio sistema operativo e dall’altro alle dinamiche di trasformazione urbana che consentono a tali strategie di tradursi nello spazio reale. Inteso quest’ultimo, non come semplice cornice topografica, ma come tessuto urbano preesistente alla formazione dei distretti finanziari, che risulta totalmente o parzialmente modificato dalla costruzione dalle sue moderne strutture, in continuità o in discontinuità con le funzioni già presenti. Il legame, che si viene ad instaurare tra queste due diverse realtà, può rivelarsi forte a tal punto, che localizzazione geografica e struttura operativa sembrano diventare intercambiabili. Non è raro infatti che l’area, dove è più alta la concentrazione dei servizi bancari, perda il suo significato in senso fisico per assumerne un altro di tipo economico.

Come appare chiaro, ad esempio, da un’affermazione apparsa sul ‚Financial Times‛ nel 1987, riportata da Ranald Michie, la City londinese oltrepassa i propri confini geografici arrivando ad identificare l’intero settore finanziario britannico: ‛*<+ the City of London is a function, no longer a postal address. The function is finance and it does not have to be applied in the square miles‛18. Ciò che viene indicato attraverso la

localizzazione, è l’intero scambio monetario del Paese senza riguardo per il luogo in cui

17 Nei sistemi di clearing ad esempio ‚*<+ avvicinare debitore e creditore consente di limitare il

trasporto materiale di denaro, con tutti i rischi che ne derivano, o di evitarlo completamente *<+‛; si veda: R. Brizi e S. Petricola, Le stanze di compensazione dalle origini agli anni Cinquanta, Il mercato di credito e la Borsa, i sistemi

di compensazione. Statistiche storiche: salari industriali e occupazione, in Ricerche Storiche per la Banca d’Italia, vol.

V, p.210

18 ‚Finacial Time‛, 27 Febbraio 1987, in R. Michie, The City of London: functional and spatial unity in the

nineteenth century, in Cities of Finance, a c. di H. Diederiks e D. Reeder, North-Holland/ Oxford/ New York/

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esso avviene. Ma anche anticamente la distinzione geografica tra le banche del West End e quelle della City celava una suddivisione di tipo operativo. Come la costruzione delle sedi finanziarie si appropria dei luoghi, spodestando le antiche funzioni, così la loro denominazione viene privata del proprio significato storico-geografico per assumerne un altro in senso economico-operativo19. L’equivalenza è dovuta alla resistenza del distretto

finanziario al decentramento ed alla funzione specifica dell’alta finanza che, insistendo nella ricerca di localizzazioni centrali, afferma la coincidenza fra cuore geografico di una metropoli e nucleo di comando dell’economia. La City londinese quindi non rappresenta solo lo spazio in cui le attività di commercio e di mercato si sono evolute dal XIII secolo fino ad oggi, ma anche il nucleo sul quale lo Stato fonda la sua economia. Anche la posizione occupata da un istituto di credito acquisisce un doppio significato, da un lato è quella fisica, corrispondente ad un determinato indirizzo civico, dall’altro rappresenta lo spazio che essa occupa all’interno del bilancio economico nazionale. A seguito delle riforme legislative che ne consentirono l’istituzione, le joint-stock banks londinesi, ad esempio, andarono ad occupare posizioni di assoluta centralità all’interno del distretto, agevolando al massimo la loro attività ed assecondando le loro ambizioni di crescita. La costruzione delle loro sedi principali attorno al Royal Exchange e alla Bank of England sancì il loro ingresso trionfale nel sistema finanziario nazionale.

Si determinano così una serie di ineludibili equivalenze in cui significato geografico ed operativo sono intercambiabili. Non solo la City di Londra ma anche la denominazione di ‚piazza finanziaria‛20 assume una duplice valenza, sia come spazio

fisico sia come luogo deputato alle contrattazioni borsistiche. Resa possibile da diversi strumenti monete, assegni e cambiali, la circolazione del capitale finanziario può corrispondere indifferentemente sia alla compensazione tra domanda ed offerta di denaro sia al loro movimento materiale con una precisa estensione spaziale e geografica.

L’appropriazione dei luoghi da parte dell’economia e della finanza avviene anche attraverso la loro denominazione, quando la funzione bancaria stessa diventa l’espressione toponima di una territorialità. La banca entra a far parte della città, costituendone un segno urbano rilevante a tal punto, da mutarne il nome. A seguito