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Cambiamento nella continuità: Londra e la trasformazione degli spazi del capitale

Fino agli anni trenta dell’Ottocento il sistema bancario inglese aveva una struttura tripartita, che comprendeva: la Bank of England, le provincial private o country

banks e i banchieri privati. Fulcro della comunità finanziaria londinese, quest’ultimi

svolgevano la loro attività all’ombra della Banca d’Inghilterra che iniziò ad operare nella capitale dal 1694. Prima ancora dell’insediamento delle joint-stock banks nella City, la comunità dei banchieri così costituita aveva già eletto l’area a maggior centro di aggregazione dei servizi finanziari. Alla fine del XVII gli operatori privati avevano ormai raggiunto un evidente livello di specializzazione, mostrando differenti inclinazioni agli affari secondo una netta distinzione geografica. Questa differenziazione localizzativa ed operativa parte però da molto lontano, dalle località in cui ebbero origine le attività commerciali e finanziarie nel centro londinese.

Specie se in relazione all’attività notarile, la pratica del deposito bancario viene addirittura fatta risalire al periodo elisabettiano1; tuttavia, a partire dalla metà del XVIII

secolo, il principale gruppo di agenti di servizi proto-bancari era rappresentato dai

goldsmith-bankers. La loro attività iniziò già nel XVII secolo quando molti degli orefici

decisero di esercitare anche il ruolo di banchieri e per questa ragione si spostarono dalla zona di Cheapside, presso la cattedrale di Sant’Paul, a Lombard Street: le due aree che fin’ dal XIII secolo furono deputate al commercio e al mercato. Inizialmente, data la compresenza di questo doppio ruolo, la figura del banchiere è difficilmente distinguibile all’interno della comunità mercantile e finanziaria. Nell’ultimo quarto del XVIII secolo, in risposta alla crescita economica, si rileva tuttavia un numero consistente di commercianti in oro, i quali decisero di dedicarsi esclusivamente all’attività finanziaria, acquisendo e sperimentando nuove tecniche bancarie. Quando la domanda di credito si fece più elevata ed aumentarono le prospettive di profitto, gli orefici decisero di espandere la loro attività di banchieri, esercitandola in maniera esclusiva o ricercando l’appoggio di un socio in affari2.

Lo spostamento dei banchieri verso la City costituì un notevole contributo alla specializzazione dell’area, in continuità con il carattere che essa aveva già assunto specie

1 F. T. Melton, Sir Robert Clayton and the Origins of English Deposit Banking, 1658-1685, Cambridge, 1986 2 ‚[<] the decision of merchants and traders to expand the banking side of their activities and hive

them off into a separate firm, or to found banking partner-ship, were most likely to take place when the demand for credit was rising fairly fast, and prospectus of profits ran high [<]‛; D. M. Joslin, London private

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dopo l’insediamento del Royal Exchange. La costruzione del palazzo della Borsa, risalente al XVI secolo, aveva infatti costituito un notevole impulso alla promozione dell’area in senso finanziario distinguendosi dalla zona più commerciale intorno a Cheapside. In origine il fulcro di ogni attività di scambio era rappresentato proprio da questa strada; lungo il suo percorso e le sue diramazioni si estendevano i mercati principali, da quello alimentare a quello delle merci più pregiate. Oltre alla presenza dei gioiellieri, vi erano anche il mercato del denaro, dei lingotti d’oro e d’argento e il prestito su pegno. Già nel Trecento però un’altra area, poco più ad est di Cheapside, denominata Old Change, cominciò a delinearsi come centro degli affari finanziari e dell’approvvigionamento dei beni di lusso, caratterizzata dalla presenza di grossi immobili, detti wardrobes, presi in affitto da ricchi magnati come base per i loro traffici3.

L’intenso sviluppo commerciale attirò nell’area anche l’attività di cambio, per la quale fu istituito nel 1378 il King’s Exchange proprio in Lombard Street, dove i lingotti e le monete straniere venivano convertite con la moneta del regno. Dal XIV secolo la strada divenne il luogo in cui mercanti, provenienti da tutt’Europa, commerciavano tra le botteghe e le case, nelle sedi delle corporazioni, nelle taverne o anche all’aperto. Quando si concretizzò il progetto di costruzione della Borsa, Lombard Street era quindi già diventata punto di ritrovo abituale: si potevano convertire le monete, organizzare gli spostamenti in nave, reperire tutte le notizie riguardanti il mercato e trovare facilmente altri commercianti interessati ai medesimi affari4.

A testimonianza della connotazione che l’area aveva già acquisito nel XVI secolo, tutte le ipotesi presentate per la costruzione della Royal Exchange presero in considerazione Lombard Street e le sue immediate vicinanze; lo spazio ormai tradizionalmente deputato alle trattative commerciali. Come esito dell’ultima delle tre proposte presentate, il palazzo fu inaugurato nel 1570 e si posizionò in un terreno d'angolo tra Cornhill e Threadneedle Street5. Ulteriore conferma del legame che la

funzione aveva instaurato con il luogo è il progetto di ricostruzione proposto da

3 D. Keene, Cheapside before the Great Fire, Economic and Social Research Council, London, 1985 4 D. Keene, The Setting of the Royal Exchange: Continuity and Change in the Financial District of the City of

London, 1300-1871, in The Royal Exchange, London Topographical Society, Edited by Anna Saunders, London,

1997, p.256; D. Calabi, Il mercato e la città, piazze, strade, architetture d’Europa in età moderna, Marsilio, Venezia, 1993, p.118

5 La prima proposta risalente al 1534 e riguardò Leadenhall, un edificio mercantile di pianta

rettangolare con una corte interna, il cui primo dei tre piani era porticato; per queste caratteristiche adatte ad un luogo di riunione e per la vicinanza a Lombard Street l’edificio sembrò adatto allo scopo. Come seconda ipotesi fu proposto di stabilire la Borsa direttamente in Lombard Street, a cui seguì il terzo e vincente proposito quello di Thomas Gresham; si veda il volume: The Royal Exchange, London Topographical Society, op. cit.

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Cristopher Wren, dopo il Grande incendio del 1666; al centro, tra gli edifici monumentali all’incrocio degli assi stradali principali, spiccava proprio il palazzo della Borsa6.

Ancora negli anni trenta del XIX secolo era ancora visibile il secondo Royal Exchange, il quale ripropose fedelmente l’impianto precedente di Thomas Gresham: le quattro gallerie al piano terra si ripetevano al piano superiore, definendo il perimetro interno della corte scoperta, sede delle contrattazioni. I prospetti che si affacciavano sulle strade principali avevano un aspetto imponente: su Cornhill e Threadneedle Street vi erano due fronti omogenei scanditi da tredici campate; al centro emergevano i due portici d’ingresso, a tre fornici, intervallati da quattro colonne corinzie giganti ed enfatizzati da una torre a tre livelli digradanti verso l’alto. A seguito di un successivo incendio, avvenuto nel 1838, il palazzo dovette essere ricostruito nuovamente; conservando anche in questo caso il suo aspetto monumentale, non si allontanò dalla sua forma originaria e non variò la sua posizione. Nella Borsa e attorno ad essa, si radicarono i servizi commerciali e finanziari, diventando punto di riferimento abituale per l’incontro tra gli operatori e i cacciatori di informazioni7. Nella sua corte e nelle sue gallerie, coperte

soltanto negli anni ottanta dell’Ottocento, agenti e mercanti continuarono a riunirsi due volte al giorno, rispettando fedelmente una pratica già in uso dal 1578. Così come avveniva fin dai primi tempi, i mercanti avevano l’abitudine di raggrupparsi nell’Exchange secondo le diverse nazionalità; nel Settecento, quando i commerci raggiunsero una notevole espansione, essi selezionarono al suo intorno luoghi di ritrovo a seconda della tipologia degli affari e dei servizi richiesti.8 L’insediamento del Royal

Exchange rinforzò la concentrazione delle attività di tipo finanziario e mercantile, attirando la presenza dei goldsmith-bankers. I mercanti che partecipavano alle adunanze di Borsa e trattavano la maggior parte degli affari nella zona potevano così avvalersi di servizi bancari adeguati alle loro necessità9.

Alla fine del XVII secolo la City già si distingueva nettamente rispetto al West End per la concentrazione delle trattative commerciali e per la circolazione di denaro. La diversificazione funzionale si manifestò in maniera sempre più evidente, esprimendosi anche nella diversa inclinazione agli affari che i banchieri svilupparono nelle due aree. Le banche del West-End erano impegnate a servire i membri della famiglia reale,

6 T. F. Reddaway, The Rebuilding of London after the Great Fire, 1940, pp.51-67, 122-123

7 M. Harris, Exchanging Information: Print and Business at the Royal Exchange in the Late Seventeenth

Century, pp. 188-198, The Royal Exchange, London Topographical Society, op. cit.

8 G. Clifton, Instrument-Making around the Exchange, in The Royal Exchange, London Topographical

Society, op. cit.

9 E. Kerridge, Trade and Banking in Early Modern England, op. cit., pp.70-71, 76-78 e P. Earle, The Making

Of The English Middle Class, Business, Society And Family Life In London, 1660-1730, University of California Press,

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dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, principalmente accordando prestiti e depositi. La loro clientela era rappresentata per la maggior parte da proprietari terrieri, residenti nell’area per una parte dell’anno, che avevano necessità di depositare e reinvestire le entrate, provenienti dalle loro proprietà nelle provincie. Dedite alla concessione di finanziamenti alle attività commerciali, le più intraprendenti banking-houses della City invece qualificarono sempre di più quest’area come il centro dell’alta finanza e del commercio internazionale. Uno dei primi studiosi della comunità dei banchieri londinesi, David Joslin, ne dà questo ritratto:

‚[<] In the structure of London private banking two major groups of banks are immediately distinguishable, differentiated both by their location and increasingly by the direction of their business. First we can take the group sometimes referred to as ‘West end’ bankers, the bulk of whose business was later described by one of them as ‘not with mercantile men’. The shift away from mercantile dealings did not occur in all of them until the very end of the eighteenth century, but some revealed this tendency very early. [<] Moving out of this area which, despite certain specific links with the East India Company or the mercantile world, was increasingly devoted to serving the landowning groups, we come into the very distinct world of the City, where bankers clustered in and around Lombard Street [<]‛.10

Del primo gruppo facevano parte banchieri come Child, Drummond, Praed ed Hoare, che esercitavano la loro attività in Fleet Street e nello Strand: in prossimità quindi di un quartiere residenziale in crescente espansione, tradizionalmente legato alla presenza di studi legali. D’altronde si trattava di un’attività consolidata; erano stati proprio i notai che, trovandosi impegnati nell’amministrazione di entità patrimoniali, precedettero gli orefici nell’opera di intermediazione finanziaria. Insediati in Lombard Street e nelle sue immediate vicinanze, i banchieri svolgevano un’attività in scala sempre più ampia, diventando agenti di servizi bancari per gli istituti dislocati nelle province tramite una rete di corrispondenti. La capitale londinese e la City, in senso più ristretto, diventarono così il punto di convergenza delle maggiori transazioni: nodo di integrazione del sistema finanziario nazionale11.

Diversità nei servizi e nella clientela caratterizzava Lombard Street e il West-End: questo dato rimase invariato nel tempo e nello spazio e fu ulteriormente rafforzato nelle successive fasi di sviluppo del sistema creditizio. Fino alla fine degli anni trenta dell’Ottocento, questa diversa vocazione agli affari, non aveva dato luogo a nessuna

10 D. M. Joslin, London private bankers, 1720-1785, op. cit., p.348

11 F. J. Fisher, The Development of London as a Centre of Conspicuous Consumption, Trans. Roy. Hist. Soc. 4th

ser. XXX, 1948, pp. 37-50; K. G. Davies, Joint-Stock Investment in the Late Seventeenth Century, Econ. Hist. Rev. 2nd

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differenziazione dal punto di vista architettonico. Collocate nelle due aree, le case bancarie esibivano edifici caratterizzati dalla medesima veste architettonica.

Il panorama risultava composto da banchieri singoli la cui espansione veniva fortemente limitata dalla Banca d’Inghilterra. L’istituto che dominava per prestigio e per potenza fu costituito per iniziativa di un gruppo di commercianti12, guidati dallo scozzese

William Paterson; lo scopo essenziale era quello di concedere più agevolmente prestiti allo stato in caso di necessità. La banca fu quindi fin dall’inizio profondamente coinvolta nelle attività finanziarie di carattere pubblico e la sua influenza sul mercato monetario londinese derivava proprio dal suo ruolo peculiare a sostegno dell’economia statale. Seguendo lo stesso orientamento che aveva caratterizzato lo spostamento dei banchieri da Cheapside in direzione della City, anche quest’istituto costruì la sua sede in forma di palazzo, tra il 1731 e il 1734, in Threadneedle Street, collocandosi quasi dirimpetto al Royal Exchange. La realizzazione del progetto non fu però immediata, per ben quarant’anni la Banca si limitò ad esercitare la sua attività all’interno di edifici esistenti13.

La sua attività prese avvio nella Mercers’ Hall, un palazzo che apparteneva all’omonima compagnia, una delle più antiche e prestigiose corporazioni mercantili; il suo ristretto fronte si apriva tra vetrine di negozi su Cheapside, la via di più intenso traffico commerciale. L’istituto aprì i suoi uffici nel 1694 al primo piano, in un’ala del palazzo che si affacciava su una corte interna, il cui ambiente principale era costituito dalla Great Hall. Precedentemente utilizzata per le riunioni dei membri dell’associazione, questa sala divenne per il suo prestigio e per le sue grandi dimensioni spazio ideale di rappresentanza in cui accogliere la clientela. La sede prescelta aveva il pregio di trovarsi al centro dell’attività della comunità mercantile, su un’importante arteria commerciale ed a poca distanza dal Royal Exchange. Per i direttori della banca, la Mercers’ Hall rappresentava certamente una conveniente sistemazione; numerosi erano infatti coloro che risiedevano nelle vicinanze ed avevano molteplici connessioni con la vita politica e commerciale della City14. Già nel luglio del 1694, la mancanza di spazi sufficientemente

ampi costrinse però l’istituto a ricercare una sistemazione alternativa. Tra le diverse proposte, il Consiglio d’Amministrazione considerò anche la possibilità di prendere in

12 Essi proposero nel 1693 di formare una banca in forma di società operazioni che avrebbe potuto

garantire prestiti allo stato: ‚for the convenience and security of great payaments‛, come spiegò lo stesso Paterson, ‚and the better to facilitate the circulation of money, in and about this great and opulent city‛; P. L. Cottrell, Money and Banking in England: The Development of the Banking System, 1694-1914, Newton Abbott, David & Charles, 1974, p.53

13 Sull’evoluzione dell’istituto e sulla costruzione delle sue sedi si veda: Acres W. Marston, The Bank of

England from Within, 1694-1900, 2 voll., London, Oxford University Press, 1931; J. Clapham, The Bank of England: A History, 2 voll., Cambridge University Press, 1944; D. M. Abramson, Building the Bank of Englnd, Money, Architecture, Society, 1642-1942, Yale University Press, 2005;

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affitto uno spazio al piano terra del Royal Exchange, a dimostrazione che già in questa fase vi era una chiara volontà di accentramento. Nel novembre del 1694 la scelta ricadde sulla Grocers’ Hall, un altro palazzo appartenente ad una prestigiosa corporazione, in grado di soddisfare maggiormente le crescenti necessità di espansione dell’istituto. Il sito selezionato era in una posizione ideale: ‛[<] a very convenient place, and considering its situations, so near the Exchange, a very spacious, commodious place [<]‛15.

Affacciandosi su una corte interna e su un ampio slargo davanti alla facciata principale, l’edificio poteva contare su ottime condizioni di aria e di luce. L’accessibilità era invece alquanto limitata: il palazzo si trovava infatti in posizione arretrata rispetto alla strada e vi si poteva accedere solo da uno stretto vicolo. Ancora in questa fase, non vi era quindi alcuna ricerca di visibilità: questa sede come la precedente del resto, non poteva costituire alcuna forma di richiamo per il pubblico. Anche all’interno l’istituto non operò sostanziali modifiche, adattando a proprio uso la distribuzione spaziale esistente. Nel volume principale vi era un ambiente a tutt’altezza sormontato da una cupola, il quale sembrò particolarmente adatto ad ospitare la sala per il pubblico, mentre accanto furono collocati uffici e piccole stanze di riunione. L’ala minore del palazzo fu invece utilizzata per la residenza secondo la consuetudine, molto diffusa a Londra tra i banchieri, di far risiedere all’interno dello stabile il personale per ragioni di sicurezza.

La banca era rimasta a lungo precariamente sistemata in una struttura medioevale, poco confacente alla sua funzione e al carattere dell’istituzione; tuttavia, al suo interno il lavoro era già organizzato in modo molto diverso rispetto alle consuetudini che vigevano all’epoca nelle case bancarie private. Alle trattative stipulate in ambienti riservati ed all’interno di una ristretta cerchia di conoscenze la Bank of England sostituì una nuova modalità nel condurre gli affari: l’attività cominciò a divenire più complessa ed a manifestarsi come un ‚pubblico spettacolo‛, dove anche visitatori occasionali potevano osservare le operazioni che avvenivano davanti ai loro occhi. Nel 1710 infatti Joseph Addison ne dà questo ritratto:

‛[<] In one of my late Rambles, or rather Speculations, I looked into the great Hall where the Bank is kept, and was not a little pleased to see the Directors, Secretaries, and Clerks, with all the other Members of that Wealthy Corporation, ranged in their several stations, according to the Parts they act in that just and regular Oeconomy‛16.

Anche se la frequentazione quotidiana era limitata ad una selezionata ed esclusiva élite, la Great Hall divenne il luogo fisico nel quale si tesseva la rete di relazioni legata al moderno mercato del denaro orientato in senso capitalistico. Anche se non

15 D. Defoe, a Tour Through England and Wales, vol. I, London: J.M. Dent &Son, 1928, p.339 16 J. Addison, The Spectator, vol. 1, ed. Donald F. Bond, Oxford: Clarendon Press, 1965, p.14

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ancora tradotto visibilmente in termini architettonici, l’istituto manifestò, già in questa fase, il suo doppio carattere: pubblico e allo stesso tempo privato. Creata con capitali privati allo scopo di fornire un servizio utile alla comunità, la banca era infatti impegnata a difendere i propri interessi e contemporaneamente a comunicare, rassicurare e persuadere il pubblico. Oltre all’attività legata al governo, l’istituto riceveva i depositi, effettuava aperture di conti correnti e trasferimenti di pagamenti. La concessione di finanziamenti riguardava soprattutto le industrie, le compagnie di assicurazione, quelle mercantili17 e i progetti di rinnovamento urbano. Fin dall’inizio l’istituto manifestò uno

specifico orientamento agli affari, lasciando le più rischiose trattative con la clientela privata alle famiglie dei banchieri.

Nel 1724, pensando alla costruzione di un nuovo palazzo, la Banca d’Inghilterra acquistò un lotto molto vicino alla precedente sede di Grocers’ Hall18. La localizzazione

rimaneva quindi molto favorevole, in prossimità del Royal Exchange, nel cuore del mercato finanziario che vi si raccoglieva intorno e delle compagnie mercantili che facevano parte della sua clientela. La costruzione del palazzo non avvenne però immediatamente, dimostrando scarsa fiducia sui vantaggi che la nuova sede sarebbe stata in grado di garantire. Secondo l’ipotesi di Daniel Abramson, alcuni membri della Direzione dell’istituto ostacolarono il progetto temendo che l’operazione di rinnovamento potesse essere interpretata come negazione di quei valori che avevano contraddistinto l’istituto fin dalle origini19. L’impresa che si apprestava a realizzare

presentava certamente un carattere di novità; il suo sarebbe stato il primo palazzo a Londra appositamente costruito per l’attività bancaria20, non di un singolo banchiere ma

di un vero e proprio istituto.

Mentre la Banca d’Inghilterra manifestava ancora scarsa fiducia verso un progetto di nuova costruzione, il distretto aveva già cominciato ad acquisire una nuova veste architettonica, grazie alle iniziative promosse dalle maggiori compagnie mercantili.

17 Le compagnie mercantili su base societaria ereditarono il ruolo delle antiche corporazioni

commerciali: East India Company (1600), South Sea Company, Royal African Company (1662), Russia Company (1553), Hudson’s Bay company (1668)

18 La proprietà si estendeva per 24 metri su Threadneedle Street e per 79 metri verso l’interno; al centro

vi era la case di un mercante, costruita dopo il Grande Incendio del 1666 ed appartenuta al primo governatore dell’istituto; si veda: P. Croot, Before the Bank, Centre for Metropolitan History, University of London, Annual