La trasformazione di piazza della Scala e
la nuova sede della Banca Commerciale Italiana (1905-1911)
Come abbiamo già avuto modo di vedere, nei primi anni del secolo, imprese commerciali, compagnie assicurative e società bancarie avevano trovato facile espansione lungo una serie di direttrici, nuove o rinnovate, raggruppate attorno al Cordusio e prote- se verso il Castello Sforzesco. Solo qualche anno prima la topografia del mondo bancario si mostrava concentrata attorno a piazza della Scala ed in particolare sulla via Manzoni. Prima dei grandi dissesti finanziari, le maggiori banche avevano collocato i propri uffici all’interno di palazzi preesistenti, allineati lungo quest’asse: la Banca Unione al n.4, la Banca Nazionale n.6 e la Banca Generale al n.12. Anche la prima stanza di compensazione fu collocata sullo stesso asse, accanto alla sede della Banca Nazionale, l’istituto, che dall’ottobre del 1882, iniziò a curarne la gestione. A consolidare la riconosciuta funzione dell’area, completava l’interrotta sequenza di palazzi a destinazione bancaria, il Credito Italiano che nel 1895 aprì i suoi uffici al n.2, prendendo in affitto alcuni locali.
Con l’acquisto della sua prima sede, la Banca Commerciale Italiana si assicurò una localizzazione di assoluto rilievo, alla quale, non senza ragione, rimarrà fedele negli anni successivi, nonostante le notevoli difficoltà per attuare i suoi piani di espansione. Acquistando “Palazzo Rosso”, dimora della famiglia dei banchieri Brambilla, nella cele- bre piazza della Scala, l’istituto si collocò proprio nel cuore della vita commerciale, am- ministrativa ed intellettuale della città. In un solo momento la Banca Commerciale eredi- tava il prestigio di un’antica tradizione bancaria ed otteneva invidiabili vantaggi dal pun- to di vista operativo. L’avvio della sua attività fu agevolato dall’acquisizione di un im- mobile particolarmente ambito dagli istituti di credito. Già appartenuto alla Banca Unio- ne1, a seguito del suo trasferimento dai locali di via Manzoni2, l’edificio era diventato con
1 ASI-BCI, Uff. Imm., serie Doc., IMM, p, cart.5; Atto d'acquisto del 20 maggio 1889 da parte della Banca
Unione Italiana degli stabili in piazza della Scala n.3 e via S. Margherita n.24, dai fratelli Giovanni e Pietro Brambilla pel convenuto corrispettivo di L.910,000
2 ASI-BCI, Uff. Imm., serie Doc., IMM, p, cart.1; Lettera del 9 maggio 1889 di A. Villa, residente in piaz-
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l’ultimo passaggio di proprietà sede del Credito Mobiliare3. Da quest’ultimo istituto, or-
mai decaduto, ottenne oltre al palazzo4, anche il mobilio5 e persino buona parte degli im-
piegati6. Questo avvicendamento degli istituti di credito all’interno dei medesimi spazi è
la conferma di una strategia applicata sistematicamente. Come in questo caso, costituiva un notevole vantaggio avvalersi di impiegati già formati, di un immobile già predisposto al medesimo utilizzo e di una rete di relazioni e di conoscenze già radicate sul campo.
Nonostante rappresentassero modelli del tutto nuovi nel panorama bancario na- zionale, già dalla loro formazione, la Banca Commerciale e il Credito Italiano seguirono la stessa strada; stabilirono forti legami con le realtà bancarie preesistenti, assorbendo i fun- zionari e gli alti dirigenti del Credito Mobiliare e della Banca Generale7. Entrambi gli isti-
tuti, specie nelle prime fasi di espansione, cercarono di subentrare a realtà bancarie già avviate8, ritenendolo “[<] il modo più efficace ed efficiente per entrare in un nuovo mer-
cato, utilizzando la competenza e l’interesse di chi operava da tempo [<]”9. La stessa
Banca Commerciale espresse ferma convinzione che: “[<] l’assorbimento di una banca già saldamente radicata nel suo ambiente costituiva, ai fini dello sviluppo aziendale strumento ben più efficace che non l’istituzione pura e semplice di una nuova sede [<]”10.
3 ASI-BCI, Uff. Imm., serie Doc., IMM, p, cart.4 ; Atto di vendita del 11 ottobre 1892 della Banca Unione
Italiana posta in liquidazione alla Società Generale del Credito Mobiliare
4 ASI-BCI, Uff. Imm., serie Doc., IMM, p, cart.4 ; il 19 novembre 1894 la Banca Commerciale Italiana
acquisisce le proprietà della Società Generale di Credito Mobiliare Italiano posta in liquidazione
5 ASI-BCI, Uff. Imm., serie Doc., IMM, p,cart.4 ; Inventario stanza per stanza delle apparecchiature, ac-
cessori e mobilio di proprietà della Banca Unione Italiana ed acquisite dalla Società Generale di Credito Mobi- liare Italiano
6 Tra gli impiegati vi era Adolfo Comelli, futuro capo-contabile della Commerciale, fu assunto dalla
Banca Unione Italiana ed in seguito al suo fallimento passò alla Società Generale di Credito Mobiliare Italiano
7 Tutto lo stato maggiore dei due istituti proveniva dagli organismi decaduti. Otto Joel aveva avuto
incarichi direttivi alla Banca Generale; fu prima vicedirettore della sede di Milano nel 1887, poi direttore della sede di Genova nel 1889, a Milano ricoprì la carica di direttore nel 1891 e quella di ispettore generale nel marzo 1893. Federico Weil era stato prima responsabile della sede di Palermo del Credito Mobiliare, mentre Enrico Rava, direttore centrale del Credito Italiano, nel 1885 fu nominato direttore della sede della Banca Generale di Milano e poi ispettore generale nel 1887; diventò poi direttore generale di questo istituto fino alla caduta; cfr. A. Confalonieri, Banca e Industria in Italia (1894-1906), vol. 1, Le premesse dall’abolizione del corso forzoso alla caduta del
Credito Mobiliare, pp.393-394
8 La Banca Commerciale rilevò l’impianto del Credito Mobiliare a Genova, la Cassa di Sconto a Torino,
il Credito Industriale a Palermo e a Catania la sezione banca della ditta Florio. Il Credito Italiano a Firenze ave- va assorbito la casa bancaria Francesco Pestellini e la trasformò in ufficio cambio, a Modena la ditta Melli e C., a Carrara la Banca di Sconto, a Napoli la ditta Meuricoffre e C., mentre a Roma, fino al 1901, l’azione del Credito fu demandata alle case bancarie Manzi e Warschauer, compartecipi alla fondazione dell’istituto
9 G. Morreale, Crescere con i mercati locali, in “Sistemi & Impresa”, mensile di management e sistemi tec-
nologici, n. 6, luglio/agosto 1998, p.22
10 Opinione espressa nel verbale del Consiglio della Banca Commerciale mentre l’istituto prendeva in
considerazione la possibilità di insediarsi sulla piazza di Torino attraverso l’assorbimento del Credito Industria- le; si osservava infatti che: ”*<+ prima di acquistare una clientela così importante, come quella del Credito In- dustriale, passerebbero molti anni e sottostaremmo a gravi spese d’impianto e di esercizio *<+”; A. Confalonie- ri, Banca e Industria in Italia (1894-1906), L’esperienza della Banca Commerciale Italiana, vol.III, p.36
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Come antico edificio destinato all’attività di banca, “Palazzo Rosso” era già stato oggetto di alcuni importanti interventi, come ad esempio la copertura vetrata della corte interna per adibirla a salone per il pubblico11. Tuttavia a pochi mesi dall’apertura dei suoi
uffici, la Banca Commerciale decise di avviare alcune riforme. Di primaria necessità fu la realizzazione di un ingresso indipendente da quello degli inquilini in affitto ai piani su- periori e il progetto di un nuovo salone per le riunioni del Consiglio12. L’incarico fu
commissionato a Giovan Battista Casati: l’ingegnere che rimarrà, negli anni, fedele consu- lente e collaboratore dell’istituto.
Già all’inizio del 1898 la dirigenza avanzò l’ipotesi di espandersi in una sede di nuova fondazione, adeguata al ruolo di primo piano che la banca intendeva sempre più assumere nel contesto. Le ipotesi prese in esame convergevano verso due indirizzi: de- molire e poi ricostruire le due case adiacenti alla sede attuale o prevedere un progetto di rifacimento, comprensivo dell’intero palazzo. Attuare una radicale riforma del complesso sembrò l’opzione più conveniente per un istituto che già iniziava a “pensare in grande”. La completa ristrutturazione dello stabile era però ostacolata dalla difficoltà di reperire un luogo centrale e al tempo stesso capace di garantire le dovute condizioni di sicurezza, durante la fase di passaggio dalla vecchia alla nuova sede. Successivamente, ad attrarre l’istituto fu la piazza che sembrava allora in grado di garantire nel contempo le maggiori possibilità di espansione ed una localizzazione prestigiosa e strategica. Nel 1898 la Banca Commerciale valutò infatti l’ipotesi di trasferirsi al Cordusio, in una delle aree intorno alla nuova ellissi13, ma tale aspirazione sfumò ben presto: la dirigenza espresse ferma de-
cisione di rimanere fedele alla sua localizzazione originaria14.
Nell’attesa di poter realizzare un palazzo ex-novo, l’agguerrito istituto cercò quindi di soddisfare il suo bisogno di spazi con una politica di progressive acquisizioni accanto alla sua sede. Nel luglio e nel settembre del 1898 la Banca Commerciale cominciò ad espandersi nelle proprietà limitrofe, acquistando le case attigue al palazzo dei ban- chieri Brambilla, verso le vie S. Margherita e Silvio Pellico15. Un anno più tardi portò a
11 ASI-BCI, Uff. Imm., serie Doc., IMM, p, cart.1; la copertura viene realizzata dall’ing. Federico Toni
per il Credito Mobiliare
12 ASI-BCI, Uff. Imm., serie Doc., IMM, d 1, progetto del nuovo salone del consiglio 10 novembre 1897
13 ASI-BCI, Verbali Comitato Locale, 7 aprile 1898; prima ancora dell’approvazione del progetto per la
nuova Borsa (novembre 1898), la Banca Commerciale prende in esame l'acquisto di due aree, di cui una della superficie di 1822 mq., situata nella nuova piazza ellittica al principio di via Dante, e l'altra di 1725mq. nella stessa piazza al principio di via Broletto
14 ASI-BCI, Verbali Comitato Locale, 2 luglio 1898; durante la seduta viene confermata l’idea: ”*<+ di
fare ogni possibile perché la sede centrale rimanesse negli stabili che essa occupa attualmente *<+”
15 ASI-BCI, Verbali Comitato Locale, 2 luglio 1898, 1 settembre 1898; Verbali Consiglio, 25 settembre
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compimento le acquisizioni su quel fronte, aggiungendo una preziosa porzione, che an- dava ad inserirsi fra le proprietà già acquistate16.
In questo modo la banca si era assicurata un’intera area di 2.013 mq., intorno a “Palazzo Rosso”, libera su tre affacci: piazza della Scala, via S. Margherita e via Silvio Pel- lico. L’espansione dell’istituto era però ostacolata da un lato dalla Galleria Vittorio Ema- nuele, di proprietà comunale, e dall’altro dalla sede della Banca Lombarda, che già nel 1870 aveva aperto la sua sede al n.10 di via S. Pellico17. L’ipotesi di mantenere salda la
propria posizione in piazza della Scala aveva condotto la dirigenza ad intraprendere al- cuni progetti di riadattamento dei locali progressivamente occupati. Ciò nonostante gli uffici continuavano a rimanere precariamente collocati all’interno di cinque diverse unità, il cui collegamento era stato ottenuto con gravissimi inconvenienti18. Come insuperabile
veicolo di promozione della propria immagine e come sicura garanzia di una migliore sistemazione, la costruzione di una nuova sede continuava a rimanere al centro delle am- bizioni dell’istituto. D’altro canto delimitata dalla cantonata di via S. Margherita e dal monumentale arcone della Galleria, la fabbrica di Giuseppe Pestagalli risultava certamen- te sopraffatta dalla mole trionfale dell’opera mengoniana.
Dopo anni di difficili ricerche, l’attesa appagò le aspirazioni dell’istituto, al quale per la prima volta si presentò l’occasione di innalzare un nuovo palazzo senza scostarsi dalla località a cui la banca aveva legato le proprie origini. Il Comitato direttivo rivolse la sua attenzione al lato nord di piazza della Scala, procedendo all’acquisto dello sconnesso fronte di case, che dall’angolo di via Manzoni si estendeva al breve tratto di via Case Rot- te, sino alla chiesa sconsacrata di S. Giovanni Decollato. Il Credito Italiano era riuscito a precedere la Banca Commerciale nell’assicurarsi un lotto di terreno per la costruzione di un nuova sede; tuttavia il suo trasferimento, avvenuto nel settembre del 1902, garantì alla Banca Commerciale la possibilità di attuare i suoi piani di espansione. Dirimpetto al suo primo palazzo di residenza, accorpando tre distinti lotti19, la banca diventò proprietaria
dell’intera angolata tra via Manzoni e piazza della Scala, delimitata dagli stabili della Banca d’Italia da un lato e da quelli in uso al Comune dall’altro, che dalla via Case Rotte si estendevano fino allo slargo di S. Fedele.
16 ASI-BCI, Verbali Comitato Locale 28 giugno 1899; Verbali Consiglio 24 settembre 1899; con l’ultimo
acquisto la banca ottiene un’area di 2.013 mq., confinante con piazza della Scala, via S. Margherita, via Silvio Pellico, con la Galleria Vittorio Emanuele e con la Banca Lombarda
17 A. Terruggia, Istituti di credito in Milano Tecnica dal 1859 al 1884, Hoepli, Milano, 188, p.270 e segg. 18 ASI-BCI, Contabilità Bilanci, Relazione del Consiglio di Amministrazione, Assemblea ordinaria e
straordinaria del 24 marzo 1906, p.9
19 ASI-BCI, Verbali Comitato Locale, 29 marzo 1905; il Direttore F. Weil comunica l’acquisto del gruppo
di stabili situati in piazza della Scala n. 6-8 e 10 e via Manzoni 2 e 4; l’area misura complessivamente 3.040 mq. ed il cui costo è pari a L.1.020 al mq.
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L’impegno della Banca Commerciale a costruire un nuovo palazzo all’altezza del- la sua importanza, faceva dunque prospettare anche per piazza della Scala l’opportunità di un rinnovamento con l’intervento del capitale privato. Nell’aprile del 1905 la Banca Commerciale si accordò ufficialmente con il Comune riguardo allo scambio di aree, allo scopo di conferire un adeguato assetto alla piazza, in vista dell’edificazione della sua nuova sede centrale20. Fissate le coordinate urbanistiche, che imponevano al palazzo un
andamento rettilineo e l’arretramento rispetto all’angolo con via Manzoni, la Direzione avviò celermente le fasi di studio per dare avvio al progetto. L’istituto si preoccupò im- mediatamente di impostarlo secondo due distinte direzioni: da un lato auspicava ad una “[<] decorazione adatta all'importanza della località [<]” e dall’altro a tutti “[<] quei moderni perfezionamenti, la cui utilità è già stata sperimentata in analoghe installazioni specialmente all'estero”21.
Assicurare la massima efficienza dell’impianto, era poi considerato uno dei pre- supposti essenziali per impostare il nuovo intervento, perciò l’elaborazione della veste architettonica dell’edificio fu subordinata alla stesura di uno schema funzionale e distri- butivo, confacente alle necessità operative dell’istituto. A tale scopo l’ingegnere della Banca, Giovan Battista Casati, e il capo-contabile dell’istituto, Adolfo Comelli22, ebbero
l’incarico di visitare alcune banche tedesche, fondatrici dell’istituto23.
I due fidati tecnici erano stati chiamati a mettere a punto la distribuzione interna dei nuovi locali ed il sistema operativo: contemporaneamente si pensò di bandire un pubblico concorso limitatamente alla definizione dei prospetti del nuovo palazzo24. Come
era accaduto per la realizzazione del progetto della Cassa di Risparmio, la separazione tra componente estetica ed operativa trova risposta in una separazione degli incarichi. I ver- tici dell’istituto improntarono il nuovo intervento cercando di coordinare la predisposi-
20 Il Comune decreta l’adozione di un nuovo piano regolatore speciale in angolo fra via Manzoni e piaz-
za della Scala, a variazione del precedente piano approvato il 29 aprile 1888; ASCM, Atti Amministrazione Co- munale (seduta 15 luglio 1905) tratt. 348, pp.421-422
21 ASI-BCI, Verbali Comitato Locale, 29 marzo 1905
22 Ad Adolfo Comelli si deve la costruzione dell’impianto contabile dell’istituto, la supervisione
dell’apertura delle prime filiali in Italia e un contributo all’impostazione tecnico-contabile delle principali parte- cipazioni bancarie all’estero. L’esperto funzionario tenne anche dei corsi di pratica bancaria alla Bocconi; si veda Cattini, Decleva, Romani, De Maddalena, Storia di una libera università vol.1, Univ. Commerciale Luigi Bocconi dalle origini al 1914 e in ASI-BCI, SOF 6, vi sono copie dei temi del suo corso: Banca modello
23 I sopralluoghi presso le banche estere per studiarne i modelli operativi iniziarono nel 1894 con la tra-
sferta di Comelli a Berlino; ASI-BCI, Segreteria generale, vol.1, f.206, 207, lettere di O. Joel e F. Weil, 8-9 novem- bre 1894 ad A. Comelli
24 ASI-BCI, Verbali Comitato Locale, 29 settembre 1905, “*<+ l’ing. Casati il quale ci presta da lunghi
anni l’opera sua con piena nostra soddisfazione e conosce quindi a fondo le esigenze della nostra organizzazio- ne, sta ora occupandosi di predisporre il piano della distribuzione interna dei nuovi locali, stimando la Direzio- ne opportuno che tale studio preceda l’elaborazione del progetto della facciata, pel quale, se il consiglio sarà di conforme avviso, verrà aperto un concorso”
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zione della propria macchina operativa con la progettazione di un’immagine rassicurante e adatta a rappresentare l’istituto nell’importante contesto urbano.
Nell’ottobre del 1905 l’ingegnere della banca è in grado di presentare al Comune una prima stesura del progetto, collocando il nuovo corpo di fabbrica secondo le direttive topografiche previste dalla convezione stipulata in precedenza. In questa prima fase, l’area presa in considerazione da Casati era quella recentemente acquisita e delimitata da palazzo Greppi da un lato e dalla chiesa di S. Giovanni alle Case Rotte dall’altro. Secondo il disegno elaborato, il nuovo palazzo si sviluppava in profondità secondo due assi di- stributivi perpendicolari agli allineamenti stradali, lungo i quali s’impostava la succes- sione ingresso-atrio-cortile coperto; questa conferiva però maggior preminenza all’affaccio su piazza della Scala25. Negli studi fin qui predisposti l’ingegner Casati non
fece alcuna ipotesi riguardo i prospetti; dovendo occuparsi solo dello schema distributivo e delle esigenze funzionali, i suoi elaborati dovevano probabilmente costituire il punto di partenza per il preventivato concorso26. A questo proposito, nel dicembre del 1905, fu
chiamato a prendere parte al progetto Luca Beltrami. Fu lo stesso Casati ad inviare all’architetto la seguente nota: ”[<] avrei preparato tutto il materiale per il noto concorso per i prospetti del nuovo palazzo della Commerciale. Ora se Le tornasse comodo, gradi- rei mi fissasse un convegno nel di lei studio o nelle ore pomeridiane d’oggi o per venerdì 22 in qualunque ora, per presentarle il mio lavoro [<]”27.
Si tratta della prima testimonianza di una loro collaborazione, che sulla scia delle successive espansioni della Commerciale, sfocerà in un proficuo e duraturo sodalizio. La partecipazione al programma di concorso costituisce la prima forma di coinvolgimento di Beltrami in quest’impresa; il suo contributo si rivelerà in seguito essenziale, per affrontare le questioni di diversa natura che rallenteranno la sua attuazione. La realizzazione della nuova sede era infatti solo all’inizio di un lungo e complicato iter progettuale, lungo il quale l’architetto dovette sfruttare tutte le sue abilità, per far convergere le pretese avan- zate dal Comune sull’area con le esigenze espresse dall’istituto.
Il celere avvio dei lavori dimostrava tutta l’urgenza, da parte degli alti vertici del- la Commerciale, di rispondere in maniera definitiva al bisogno di una sede stabile e adat- ta alla crescente attività. Allo stesso tempo gli studi di carattere tecnico ed architettonico esprimevano tutta la consapevolezza dell’importanza strategica dell’intervento che la banca s’impegnava ad eseguire. Se la Commerciale mostrava quindi tutto l’interesse per
25 ASI-BCI, planimetria piano terreno, 1906
26 Cfr. F. Irace, Un moderno mecenate, sedi storiche Banca Commerciale Italiana a Milano, Milano, Banca
Commerciale Italiana, 1995, p.12
27 Biblioteca d’Arte, Castello Sforzesco, RB.CS, fasc. C IV, 2, carteggio Joel/Beltrami, lettera di G. B. Casa-
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portare a compimento l’opera in tempi brevi, a procrastinare la sua realizzazione soprag- giunsero nuovi progetti, promossi dal Comune, orientati ad apportare importanti modifi- che all’assetto della piazza. L’iniziativa di costruire un palazzo ex-novo, promossa da un istituto così prestigioso, rappresentava per il Comune un’irripetibile occasione di trarre vantaggio dall’iniziativa privata, intervenendo in uno dei punti nodali della città. Appro- fittando delle demolizioni dei fabbricati in angolo tra piazza della Scala e via Manzoni, la Giunta comunale decise di promuovere l’allargamento di piazza della Scala e la rettifica di via S. Giovanni alle Case Rotte, con la stipula di una nuova convenzione con la Banca Commerciale.
Fu proprio grazie a queste nuove ipotesi di trasformazione che per l’istituto si af- facciò la possibilità di estendersi sull’ex-chiesa di S. Giovanni Decollato e sull’annesso corpo di fabbrica. Il Comune avrebbe potuto cedere queste proprietà alla banca in cambio dell’area che questa si sarebbe impegnata a consegnargli per modificare l’assetto della piazza. La stipula di tale trattativa s’incagliò però in un acceso dibattito, che vedeva con- trapporsi gli assertori del piano, cioè coloro che erano favorevoli alla demolizione della Chiesa a chi sosteneva invece la salvaguardia dell’insigne monumento. Mentre demolito-