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accolta, sia pure con notevole varietà di posizioni, l’idea di Finley 1955 della reciprocità nello scambio di doni tra a)gaqoi/ 145 anche nell’àmbito dell’accordo

tra il ku/rioj della sposa e l’uomo scelto tra i pretendenti come futuro marito,

in segno di reciproca stima, ma anche come dimostrazione del proprio onore e

prestigio: è quindi ovvio che la ricchezza degli

eàdna trovasse riscontro

nell’eminenza delle due famiglie

146

. Ora, è presumibile che dwra adeguati al

rango principesco (come quelli promessi da Telemaco in Od. XX 342)

debbano accompagnare o abbiano accompagnato Andromaca e Penelope

147

,

entrambe dichiaratamente degne di ricchi

eÃdna (cf. Il. XXII 471s.

min

koruqai¿oloj h)ga/geq' àEktwr /

e)k do/mou ¹Heti¿wnoj, e)peiì po/re muri¿a

eÀdna

148

; Od. XIX 528s. hÅ hÃdh aÀm' eÀpwmai, ¹Axaiw½n oÀj tij aÃristoj / mna=tai

del concetto di ‘vendita’ della moglie legittima nel mondo greco (cf. n. 146); 2) il fatto – però controverso: cf. n. 144 – che del sistema della dote «è vano cercare le tracce in Omero; piuttosto il costume impone al pretendente di raccomandarsi alla famiglia con doni (o servigi)» (Heubeck-West 1981, 224 ad Od. I 277s., ma cf. anche pp. 223ss. ad Od. I 275-278 per i dubbi che il passo suscita); 3) la constatazione che nei poemi omerici coesistono varie possibilità di residenza della coppia, che sembrano scandire l’instaurarsi di diverse relazioni sociali tra le due famiglie, e che comunque coi doni nuziali lo sposo rivendicava – al contrario di quanto afferma Hirvonen – il diritto alla dimora patrivirilocale (cf. soprattutto Lacey 1966; Leduc 1994; Mossé 1988, 14-31, 153-159).

145

Ciò corrispondeva a un elemento tipico della mentalità greca: si pensi ad esempio al celeberrimo episodio di Glauco e Diomede in Il. VI 119-236, in cui, al ricordo di un antico legame di ospitalità tra le loro due famiglie, sancito a suo tempo da una reciproca offerta di doni preziosi (vv. 218-221), segue lo scambio delle armature dei due eroi (vv. 230-236), sia pure con la pointe quasi umoristica sull’eccessiva disparità di valore delle due panoplie. Cf. Finley 1981, 241 (= 1955): «Xeineia and hedna, I suggest, were precisely comparable; the one meant gifts accompanying guest-friendship, the other the gifts accompanying marriage, and the same word could be used regardless of the direction in which the gifts travelled».

146 Finley rifiuta dunque l’idea del matrimonio come una ‘vendita’ della sposa, che era anzi considerata come

il ‘dono’ più prezioso per consolidare l’alleanza tra le due famiglie. Leduc 1994, 257s. conclude che questa formula matrimoniale – lo scambio di doni – vuol dire appunto «che la sposa non è uno scarto», e «i dòra, i

doni stupendi, sono quindi il “segno concreto” dell’alleanza tra due case, dell’integrazione della sposa nella casa dello sposo e della legittimità dei figli che essa gli darà. Sono, conseguentemente, essi che stabiliscono

una distinzione assoluta tra la sposa data come dono grazioso, la concubina comprata e la prigioniera ottenuta come bottino dopo la battaglia» (cf. anche Vernant 1974, 68ss.).

147 Diversa l’interpretazione di Whallon 1961, 139 per il significato dell’epiteto rispetto alle due eroine: «A

lay about the marriage of Andromache might have shown that she brought a rich dowry and could therefore be called bounteous (polu/dwroj) – although not in the same sense as the epithet is used for Penelope, whose dowry is many times consumed by suitors who woo her while her husband still lives».

148 I traduttori dell’Iliade, tuttavia, per polu/dwroj, oscillano tra i due significati: ad es. «payée (da parte di

Ettore) de si riches / de tant de présents» (Mazon 1967a e 1963); o «ricca di gran dote» (Monti, Iliade, ma ad

Il. XXII 88 genericamente «illustre»); «bounteous» (Murray 1924 e 1925); «che gli aveva / che ti ha portato

e)niì mega/roisi, porwÜn a)perei¿sia eÀdna, e cf. Od. XVIII 275-303

149

), ma

d’altra parte è anche probabile che il ‘valore’ della sposa (e dei suoi eÃdna)

aumentasse in rapporto non solo alla sua nobiltà, ma pure alle sue doti

personali

150

, quasi che polu/dwroj alluda per paronomasia al significato del

nome della prima donna (e sposa), Pandora, anche se la critica non è riuscita a

stabilire se «significa colei che dona tutto o colei che è donata da tutti gli dei.

[...] Questa controversia etimologica forse rivela ciò che vi è di intangibile nel

dispositivo matrimoniale ellenico: la sposa è un dono grazioso e arriva nella

casa dello sposo polýdoros / portando doni graziosi»

151

. In conclusione, la

parola

polu/dwroj ci pare profondamente polisemica, rimandando da un

canto a una realtà sociale (lo scambio di doni, che attesta l’importanza della

moglie legittima agli occhi sia della sua famiglia d’origine che di quella in cui

entra col matrimonio), dall’altro a quella umana ed affettiva, come rileva

Perysinakis: «the meaning of the adjective seems to depend on the speaker’s

focus, and I think it refers mainly to the bride herself. It seems to me that in

149 Di questa scena del canto XVIII si è già parlato per i dubbi che ha suscitato negli studiosi analitici. 150 Cf. sch. b (BCE3E4) Til Il. XXII 88b (Erbse V 286,91s.) polu/dwroj de\ h( euÃmorfoj: periì ga\r tou/twn

polla\ di¿dotai eÀdna:(con rimando a Il. XXII 472); Eust. Il. II 339,16s. oàti polu/dwron aÃloxon th\n ¹Androma/xhn le/gei w¨j polu/proikon, e)pi¿qeton tou=to qe/menoj au)tv= pre/pon perikalleiÍ gunaikiì kaiì e)c eu)genw½n kaiì ploutou/ntwn katagome/nv kaiì oiàwn te dw½ra proik%½a polla\ dido/nai fi¿lv qugatri¿. Oltre alla bellezza, alcuni commenti antichi alludono anche a qualità psicologiche, che renderebbero polu/dwroj quasi sinonimo di h)pio/dwroj, spiegato in sch. D Gen. Il. VI 251 (Heyne I 313; Nicole II 74,19s.) come hÃpia kaiì pr#=a, toute/sti prau+ntika/, dwroume/nh kata\ th\n paidotrofi¿an hÄ labou=sa, w¨j polu/dwroj. Sul maggior valore degli eàdna in rapporto a bellezza, nobiltà, abilità e intelligenza della sposa cf. anche Lacey 1968, 41.

151 Leduc 1994, 247. A questa associazione – mediata dal nome proprio Polidoro, che però non sul piano

socio-economico è ‘ricco di doni’, ma e)k fu/sewj – fa riferimento più volte Eustazio: Il. II 339,18ss. to\ me/ntoi ku/rion o( Polu/dwroj aÃllon tro/pon ouÀtw kaleiÍtai, w¨j polla\ dw½ra labwÜn e)k fu/sewj kata\ th\n peri#dome/nhn Pandw¯ran. kaiì e)ntau=qa me\n a)o/rista ta\ dw½ra, e)n de\ t%½ "gunaiÍkej a)lfesi¿boiai" ei¹dopepoi¿htai (si noti che alphesiboia è quasi l’antonimo di polydoros, perché si riferisce agli hedna in bestiame procurati al padre: cf. Finley 1981, 293 n. 41), Il. III 829,24ss. to\ de\ "Poludw¯rh"

ferw¯numoj klh=sij. a)perei¿sia ga\r eÃlaben eÀdna. o( de/ ge Priami¿dhj Polu/dwroj dia\ ta\ e)k fu/sewj dw½ra ouÀtwj w©noma/sqh kaqa\ kaiì h( para\ t%½ ¸Hsio/d% Pandw¯ra, Il. IV 428, 13ss. oàra de\ oÀti kaiì e)ntau=qa koino\n e)pi¿qeton e)cidiw¯qh pro\j ku/rion oÃnoma. polu/dwroj me\n ga\r proerre/qh pou gunh\ kaq' o(moio/thta th=j muqikh=j Pandw¯raj, e)ntau=qa de\ Priami¿dhj ouÂtoj Polu/dwroj e)k dw¯rwn fu/sewj paronomasqei¿j, aÀper a)llaxou= qeo/sdota o( Pa/rij eiåpen. )Iste/on de\ oÀti dw½ron koinw½j me\n to\ dido/menon, e)sti de\ kaiì ku/rion oÃnoma. Su Pandora cf. anche supra, n. 53.

these cases we have the passive possessive meaning of the world: wife who