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interpretato questa espressione pensando che si riferisca alla forma assunta dalla mano di Penelope mentre impugna la grossa chiave 54 o al vigore

richiesto per manovrarla

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, ovvero che corrisponda alla forza acquisita dalle

mani dell’eroina a forza di tessere

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, o alla sua bellezza, che per i Greci si

identificava in un aspetto florido e può darsi fin pingue

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, oppure che faccia

ironicamente allusione a una differenza di gender che, dall’immagine fisica

della ‘mano forte’, si trasferisce a un intero sistema di valori etici, in cui sono

diversi tipi d’azione, «pressing and holding», sicché «the same literal, conceptual meaning is seen on two different levels – as part of an image and as a form of activity» (Vivante 1982, 127s.).

53 Pindemonte, Odissea traduce «dell’abil sua man»; Bérard 1924c «sa forte main», e sulla stessa linea sono

Romagnoli 1926 «la valida man»; Murray 1946b «in her strong hand»; Lattimore 1952 «in her solid hand»; Schadewaldt 1958 e Weiher 1980 «mit der kräftigen Hand»; Jünger 1981 «in die feste Hand»; Calzecchi Onesti 1982 e Privitera 1991 «nella mano robusta»; Cetrangolo 1997 «con solida mano»; sorprendente la traduzione di Voss, Odyssee: «mit zarter Hand». Lawrence 1991 sposta invece la focalizzazione dalla mano all’azione ch’essa compie, «firmly carrying», mentre Leconte de Lisle 1867 tralascia l’epiteto, «à la main», seguito da Dufour-Raison 1965: «dans sa main»; non traducono l’intero sintagma Butler, Odyssey e Ciani 1994. Per una più completa disamina delle traduzioni inglesi, cf. Roller-Roller 1994-1995, 9s.

54 Schlesinger 1969, 236: «she carried the key “in (her) fist”, that is, in her clenched, “thick” hand, as

opposed to her open, “thin” – or, as we say, “flat” – hand. Either the key was a big one, not to be lightly dangled; or else, less probably, she hid it in her hand to keep those unreliable servant girls from catching sight of it». Cf. la traduzione di Rupé-Weiß 1980: «in ihrer runden Hand». Osserva però Lowenstam 1993, 27 che in Il. VII 264 e XXI 403, dove ricorre la stessa formula, la pietra scagliata rispettivamente da Ettore e da Atena non può certo essere contenuta in un ‘pugno chiuso’.

55 Ameis 1928, 71: «mit der fleischigen, kräftigen Hand, der vielleicht 3 Fuß lange bronzene Schlüssel war

schwer»; riprende questa tesi Eide 1980, che ricorda come «klhi/j is not a “key” in the modern sense, but a fairly long and heavy metal bar», e osserva che «pratically all the occurences of this formula in Homer [...] are found in passages that describe an act which it requires some physical effort to perform [...]. The function of the epithet seems to be to suggest the tautness of muscles and sinews caused by a firm grip or a quick movement».

56 È la tesi di Roller-Roller 1994-1995: una siffatta risemantizzazione allusiva dell’epiteto formulare

richiederebbe però almeno una qualche motivazione nel contesto. In altri termini: perché mai proprio qui il poeta dovrebbe farci ricordare, d e s c r i v e n d o la mano di Penelope, «her most important role in the

Odyssey: that of a weawer» (ibid. 12)? Senza contare che nell’Odissea la funzione di Penelope come

tessitrice è fondamentale solo sul piano metaforico (cf. cap. V.3-8), che le autrici dell’articolo non mettono in conto, mentre appare motivo del tutto secondario nello sviluppo dell’intreccio, in quanto la storia della tela risulta compiuta p r i m a dei fatti narrati, ed è pertanto ‘recuperata’ dal poeta solo tramite la memoria dei personaggi (Od. II 93ss., XIX 138ss., XXIV 128ss.): cf. in particolare il ragionamento di Page in merito, ricapitolato nel cap. I.2, 61s. Del tutto inconsistenti appaiono poi le osservazioni di Roller-Roller sul vaso di Chiusi: cf. cap. IV.2a., in particolare n. 21.

57 Secondo Wyatt 1978, 344 «xeiri\ paxei/$ is a phrase of approbation for both men and women. Clearly the

nature of the pa/xoj will differ along sexual lines, denoting massiveness and strength in men, beauty in women». Egli suggerisce perciò che in Od. XXI 6 xei/r indichi per sineddoche tutto il braccio, e mette in relazione l’attributo paxeiÍa con il fatto che, precedentemente, Atena ha reso Penelope più desiderabile, cioè appunto makrote/rhn kai\ p a/ s s o n a ... i)de/sqai (Od. XVIII 195): il poeta, dunque, vorrebbe elogiare una delle parti all’epoca più apprezzate del corpo femminile (cf. l’epiteto leukw/lenoj), indicandone la procacità, che oggi ci sfuggirebbe poiché «Greek ideals of feminine beauty demanded more substance than do our own» (Wyatt 1978, 343). Cf. anche Lowenstam 1993, 30.

invece la più convincente:

to\ de\ “xeiriì paxei¿v” a(plw½j ouÀtw keiÍtai

parar)r(ife\n e)piì tv= Phnelo/pv: a)ndriì ga\r ma=llon gennai¿% e)pipre/pei h(

paxeiÍa xeiìr, gunaikiì de\ to\ leukw¯lenon kai\ r(odo/phxu kaiì eiã ti toiou=ton.

dio\ kaiì kata\ a)kuroleci¿an oi¸ palaioiì e)ntau=qa keiÍsqai th\n le/cin fasi/n, w¨j

kaiì e)n ¹Ilia/di platu/teron dedh/lwtai. ei¹ de\ dai¿+frwn h( Phnelo/ph e)r)r(e/qh

pou w ¨ j a ) n d r e i¿ a g u n h\ , a(rmo/ttei aÄn au)tv= diatou=to kaiì h( paxeiÍa

xeiìr dia\ to\ toiÍj a)ndrei¿oij toiau=ta w¨j e)pipolu\ ta\ a)krwth/ria eiånai (Od. II

244,33-37). Penelope, è vero, non è mai definita dai 

/

frwn (lo sono però

donne non necessariamente ‘virili’, come Anticlea in Od. XV 356 e Persefone

in H. Hom. Cer. 359), ma il poeta potrebbe esser qui sotto la suggestione della

fantasia di una Penelope che affronta coraggiosamente i Proci

59

, immagine

che poco dopo gli fa venire alle labbra i vv. 59s. Tale suggestione

convaliderebbe ciò che Austin chiama «the emotional quality in a word», in

quanto «the epithet is applied only once to Penelope’s hand and that on the

occasion when she grasps the key to the storeroom. The epithet, though

focusing on externals, on the size of the hand, calls attention to a certain kind

of action [...]. It requires resolute energy for Penelope to seize the key at

58 Tale è, ad esempio, la tesi di Nagler 1993, che ritiene che Penelope rappresenti i valori della pace, propri

dell’universo femminile e opposti a quelli maschili della forza. Ella perciò propone la gara con l’arco sperando di evitare il massacro che intuisce sia stato premeditato da Odisseo, da lei già riconosciuto: ma, come l’espressione a)e/qlia kaiì fo/nou a)rxh/n (Od. XXI 4), associando alla gara la sua conclusione sanguinosa, «seems to emphasize the impossible folly of hoping, as Penelope does, that “contest” could be something other than violence», così l’attributo ‘inappropriato’ rispetto a Penelope della xei\r paxeia dimostra che «the imposition of values not her own are as it were stamped on her very body» (ibid. 256).

59 Infatti, la xei\r paxeia si addice anche all’azione energica delle dee, come Atena in battaglia (Il. XXI 403

e 424), ed Era che scuote la terra (H. Hom. Ap. 340). Nagler 1993, 255 osserva che non a caso in Il. XXI 424s. l’azione di Atena è quella di colpire Afrodite al petto (pro\j sth/qea xeiriì paxei¿v / hÃlase), «a more arresting symbol of the rejection of the feminine, particulary the feminine as adverse to war». Sul contrasto tra le due dee, in rapporto agli epiteti della mano e in confronto con Penelope, cf. Lowenstam 1993, 29, che conclude che Penelope «is a fighter [...]. Penelope is characterized by Athene’s stalwartness rather than Aphrodite’s effeteness». Si noti che, secondo Propp, Radici 528, una delle caratteristiche della potenza femminile del «re-fanciulla» nelle fiabe è appunto la «mano pesante».

Odyssey 21.6, for when she does so she makes irrevocable her decision to end

twenty years of waiting for her absent husband» (1975, 73s.). In questo senso