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discutere alcune conclusioni dello studioso Nel suo primo saggio egli riserva un capitolo agli epiteti 16 e alle formule nome-epiteto delle eroine, rilevando

che, come nel caso di quelli degli eroi – che sono, dato il soggetto dei poemi

omerici, più numerosi – si può notare sia lo sviluppo degli epiteti generici a

spese di quelli distintivi, sia, secondo il principio di ‘economia’ del sistema

formulare, la quasi totale assenza di più epiteti generici tra loro equivalenti

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.

Così, tra le formule nome-epiteto, vi sono serie in cui l’epiteto è associato a

nomi propri diversi, ma dallo stesso valore metrico, in quanto «the fixed

epithet in Homer is invariably used without relevance to the immediate action

whatever it may be, and [...] the generic epithet does not define any

characteristic that distinguishes one hero from another, but only the

characteristic that makes him a hero» (Parry 1928a, 147 = 1971a, 118).

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Ci atteniamo (anche nelle pagine che seguono) alla definizione di Parry 1928a, 24 n. 1 (= 1971a, 20 n. 1): «epithet can be defined as a q u a l i f y i n g w o r d a d d e d t o a s u b s t a n t i v e w i t h o u t t h e i n t e r m e d i a r y o f t h e c o p u l a . Thus it is n o t n e c e s s a r i l y a n a d j e c t i v e : it can a l s o be a s u b s t a n t i v e (aÃnac, basileu/j) o r e v e n a c o m p l e t e e x p r e s s i o n (eu)ru krei/wn, bohn a)gaqo/j)». Lo studioso distingue l’epiteto

particolarizzato, che riguarda l’azione immediata, ma che col tempo tese a divenire generico e fissato, da

quello ornamentale, che non ha rapporto con le parole del passo in cui ricorre, nonché l’epiteto generico da quello distintivo, di cui il primo indica una di quelle qualità che appunto genericamente distinguono l’eroe dagli uomini comuni (ad es. dioj), mentre il secondo si riferisce proprio a un particolare personaggio (ad es.

polu/mhtij o polu/tlaj per Odisseo; cf. Parry 1928a, 25, 181s., 196 = 1971a, 21, 145, 156). Dopo Parry, vari critici hanno cercato di trasferire il maggior numero possibile di epiteti dalla categoria degli ornamentali a quella dei particolarizzati, e in effetti attenuerei il rigore dell’affermazione che «we must recognize the principle that an epithet used in a given noun-epithet formula cannot sometimes be ornamental, sometimes particularized: it must always be either the one or the other» (Parry 1928a, 196 = 1971a, 156). Mi atterrò piuttosto alla posizione di Austin 1975, 79s., secondo cui «we can continue to build on Parry’s foundation, but only after disabusing ourselves of the idea of a distinction between specialized and ornamental epithets, or between significant and insignificant repetitions. All repetitions are formulas by Parry’s definition. His schemata can reveal the pattern behind the repetitions but cannot of themselves distinguish between one kind of repetition meant to exert full semantic weight and another meant merely to complete a hexameter verse. With Parry’s schemata in mind, if we turn back to context we find the patterns to be richer, more varied and intricate than this original schemata could suggest [...]. A grammar of Homeric poetics can be written, but not if we suppose that Homer is, either wholly or substantially, a victim of his metrical formulas» (cf. anche,

infra, 113s.).

17 Cf. Parry 1928a, 118ss. (= 1971a, 97s.). La sola donna in Omero ad avere epiteti distintivi propri sarebbe,

secondo Parry, Elena. Sul principio di ‘economia’ cf. ad es. Parry 1930, 86 (= 1971a, 276s.): «the thrift of a system lies in the degree in which it is free of phrases which, having the same metrical value and expressing the same idea, could replace one another [...]. There are, in only few cases, more than one such formula for a single character».

Tra gli esempi di epiteti generici di eroine, Parry ne indica tre di rilievo

per la nostra indagine,

peri/frwn,

dia gunaikwn e i¹ke/lh xruse/$

¹Afrodi/t$, ma solo per il primo ricorda che si riferisce anche a Penelope: ci

pare però che il dato statistico vada considerato in modo un po’ più articolato.

Infatti, se è vero che questi epiteti sono adoperati per più personaggi

(peri/frwn coi nomi di Egialea, Euriclea e Penelope e in riferimento ad Arete;

dia gunaikwn per Alcesti, Elena, Euriclea e Penelope

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; i¹ke/lh xruse/$

)Afrodi/t$ da solo per Briseide e Cassandra, e nella forma ‘arricchita’

)Arte/midi i¹ke/lh h)e\ xrusv= ¹Afrodi¿tv per Penelope), non vanno

sottovalutate le modalità e le proporzioni d’uso

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, che ci possono far supporre

un valore connotativo in rapporto a Penelope.

18 In questi due casi, Parry non segnala che tre personaggi, ma ne indica i nomi, evidenziandone

l’equivalenza metrica, unicamente per peri/frwn: è presumibile che la ‘dimenticanza’ di Arete dipenda dal fatto che solo qui (Od. XI 345) l’aggettivo, pur nella consueta posizione metrica subito prima della clausola, non è adoperato nella formula nome-epiteto, vale a dire seguito dal nome proprio della regina, ma in funzione attributiva o forse meglio predicativa – si potrebbe tradurre perciò anche con un avverbio – rispetto a

basi/leia, che invece precede, quasi a suggerire nella saggezza del discorso di Arete la ragione per cui occorre obbedirle: muqeiÍtai basi¿leia peri¿frwn: a)lla\ pi¿qesqe (e sull’associazione di peri¿frwn a espressioni di dire si veda più avanti). Per quanto riguarda invece dia gunaikwn, solo per Alcesti ed Euriclea è usato un’unica volta, e in entrambe le occasioni all’epiteto segue un intero verso dedicato al nome dell’eroina e a quello di suo padre (Il. II 714s.; Od. XX 147s.); tuttavia, la frequenza nell’Odissea di tale epiteto in riferimento a Penelope induce ad esempio Dee 2000, 365 ad attribuire erroneamente a lei anche

Od. XX 147. Va però rilevato che per Alcesti, Euriclea ed Elena dia gunaikwn è sempre associato al nome proprio dell’eroina, mentre nel caso di Penelope questa formula lo sostituisce addirittura, e quindi, a rigore, non corrisponde pienamente alla definizione parryiana di epiteto (cf. n. 16). Anche per i))ke/lh xruse/$ )Afrodi/t$ Parry allude a due soli personaggi (evidentemente, Briseide e Cassandra: Il. XIX 282 e XXIV 699), ma non tiene conto – coerentemente con la propria tesi – delle possibilità di variazione della formula che stiamo per esaminare.

19 Elemento indispensabile per un’analisi corretta, come sottolinea Whallon, è infatti anche quello della

f r e q u e n z a dell’associazione di un epiteto al nome di uno specifico personaggio: ad esempio, «since

aÃnac a)ndrwn is used, in the Iliad, nine times as often for Agamennon as for the sum of other men, and forty-four times as often for him as for any one of them, our initial assumption ought to be that the title is his» (1969, 30: ma su questo epiteto, si vedano anche le fini considerazioni di Parry 1972, 3). Lo studio di tale frequenza presuppone tuttavia la necessità di prender in considerazione anche il c o n t e s t o delle espressioni formulari, per accertare se davvero esse dipendano unicamente dalla convenienza metrica, visto che nella complessità del mondo rappresentato dall’Odissea «the epithet usage reflects this variety, sometimes in striking ways. The formulaic system exists but operates effectively for certain characters and certain grammatical cases only, for other infrequently or not at all. There are metrical formulas but we find them restricted to certain situations; for other situations the poet must resort to other expressions» (Austin 1975, 25). Per la lista degli epiteti riferiti a Penelope e delle loro occorrenze rimandiamo, pur avendovi

Esamiamo in primo luogo la f r e q u e n z a con cui gli epiteti segnalati