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2. Gli effetti degli incentivi fiscali: le agevolazioni ambientali vigenti

2.1 Le agevolazioni nel settore energetico

È stata accertata la vigenza nel nostro ordinamento di 27 misure fiscali agevolative dannose, tra esenzioni, esclusioni, riduzioni dell’imponibile o dell’imposta ovvero altro regime di favore, relative all’imposizione sull’energia. Come si è avuto modo di evidenziare nel primo paragrafo, in Italia la maggior parte dell’energia è ricavata da combustibili fossili; è indispensabile, dunque, individuare la presenza di eventuali sussidi

in tale settore, che «incoraggiano lo spreco, distorcono i mercati energetici, impediscono gli investimenti in combustibili energetiche pulite, mettono a dura prova i bilanci pubblici, e incentivano investimenti infrastrutturali non sostenibili»503.

Dal punto di vista del cambiamento climatico, i sussidi energetici hanno un ruolo chiave: sovvenzionando l’estrazione e il consumo di combustibili fossili, possono precludere il raggiungimento degli obiettivi; laddove correttamente indirizzati, invece, possono facilitare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, contribuendo a costruire un’industria ad energia rinnovabile. I sussidi energetici sono importanti anche dal punto di vista del commercio: si richiama l’eloquente esempio dell’accordo dell’OMC su sussidi e misure compensative504, che individua specificamente i tipi di sussidi consentiti e

quelli proibiti. Infine, i sussidi energetici rilevano anche dal punto di vista della governance energetica globale, potendo essere utilizzati per conseguire una politica energetica specifica (ad es. combattere la povertà energetica o assicurare l’approvvigionamento energetico). I SAD vigenti, relativi alla produzione e al consumo di energia elettrica, sono 7, 5 dei quali sono costituiti da esenzioni505. Tra queste, appare meritevole di approfondimento

l’esenzione dall’accisa sull’energia elettrica impiegata nelle abitazioni di residenza con potenza fino a 3 kW fino a 150 kWh di consumo mensile (art. 52, comma 3, lett. e), TUA): introdotta per ragioni sociali, ossia attenuare l’esborso sopportato dai contribuenti e

503 Piano d’Azione Clima ed Energia per la crescita del G20 di Amburgo, 7-8 luglio 2017, Amburgo,

Germania.

504 Agreement on Subsidies and Countervailing Measures, ASCM.

505 1) l’esenzione dall’accisa sull’energia elettrica impiegata nelle abitazioni di residenza con potenza fino a

3 kW fino a 150 kWh di consumo mensile (art. 52, comma 3, lett. e), TUA); 2) l’esenzione dall’accisa sull’energia elettrica prodotta da impianti di gasificazione (Tabella A, punto 11-bis, TUA); 3) l’esenzione sul prelievo di energia elettrica per i clienti finali che prestano servizi di interrompibilità istantanea o di emergenza (Art. 30, comma 19, Legge 23 luglio 2009, n. 99 («Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia»); 4) l’esenzione dall’accisa sull’energia elettrica impiegata nelle ferrovie (Art. 52, comma 3, lett. c), TUA); 5) l’esenzione dall’accisa sull’energia elettrica impiegata nell’esercizio delle linee di trasporto urbano ed interurbano (Art. 52, comma 3, lett. d), TUA); 6) le agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia elettrica (Decreto Legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (Decreto Bersani); Decreto del 5 aprile 2013 del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico; Deliberazione ARERA n. 921/2017/R/eel del 28 dicembre 2017, di attuazione del Decreto Ministeriale 21 dicembre 2017).

incoraggiare i consumatori vicino soglia a risparmiare energia attraverso la regolazione dei loro consumi, l’agevolazione è qualificata SAD a causa della elevata percentuale di elettricità prodotta attraverso le fonti fossili. Nel 2019, la misura in oggetto ha cagionato una perdita di gettito pari a 586,70 milioni di euro. Sarebbe opportuno eliminarla, o sostituirla con una riduzione d’imposta, circoscrivendo l’ambito applicativo dell’esenzione alle sole ipotesi di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili506: per le abitazioni sono

utilizzabili impianti solari fotovoltaici, impianti solari termici (per soddisfare le esigenze di acqua calda), impianti geotermici (per produrre calore dal sottosuolo) e impianti microeolici (per produrre energia elettrica dal movimento del vento). Generalmente, l’utilizzo di fonti rinnovabili per produrre energia nelle case trova un importante ostacolo nel costo degli impianti; tuttavia, si rileva che esiste una soluzione ragionevolmente “economica”, consistente nell’impianto fotovoltaico costituito in pannelli solari in silicio posati sui tetti delle abitazioni, il cui prezzo va dai 5.600 agli 8.000 euro507. Questo tipo di

impianto abbatte il consumo di energia prelevata dalla rete e i costi in bolletta, permettendo di risparmiare fino al 70-80% del prelievo dalla rete; si calcola che in media si riesca a rientrare dall’investimento in circa 7 anni, fino ad arrivare a un guadagno di 8.000 euro entro i 20 anni di utilizzo508.

Tra le altre fattispecie di SAD inerenti ai prodotti energetici, le più significative sono costituite dalle agevolazioni sui carburanti e i combustibili fossili, che nel 2019 si sono

506 Nella comunicazione Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo, 6

giugno 2012, la Commissione individuava i settori in cui occorre intensificare gli sforzi entro il 2020 affinché la produzione di energia rinnovabile dell’UE continuasse ad aumentare fino al 2030 e oltre, e ha ritenuto particolarmente degno d’attenzione il settore civile. In questo campo, l’Italia rappresenta un esempio virtuoso: il GSE ha riportato che nel 2018 la produzione verde italiana ha coperto il 17,8% dei consumi finali, due punti percentuali in più rispetto al 2017 e quattro sopra il 2016, superando il target del 17% di rinnovabili nei consumi energetici complessivi (ossia elettrico, termico e trasporti) assegnatoci dall’Unione europea con il pacchetto 20-20-20. In altre parole, la quota FER continua a crescere in maniera costante ma a ritmi lentissimi. La generalizzazione dello sfruttamento di fonti rinnovabili per produrre energia nelle case rimane ostacolata da un problema fondamentale, ovvero il costo degli impianti.

507 Il costo medio è riferito a un impianto da 3 kWp - che quindi arriva a produrre tra i 3.000 e i 4.500 kWh

all’anno, comprensivo del costo di installazione.

tradotte in una perdita di gettito pari a 5.154,00 milioni di euro. La permanenza di tali misure nel nostro ordinamento ha attirato ripetutamente l’attenzione delle istituzioni europee e degli organismi internazionali: la Commissione Europea, nel suo esame dell’attuazione delle politiche ambientali dell’UE (Environmental Implementation Review – EIR), ha evidenziato la necessità di rimuovere le accise più favorevoli al diesel rispetto alla benzina presente in diversi Stati Membri, al fine di raggiungere gli obiettivi di salvaguardia della salute umana e riduzione delle emissioni. In particolare, è stato affermato che «l’Italia presenta un differenziale per il gasolio pari a circa l’85% (come parametro di riferimento, un dato pari al 100% indica lo stesso livello di tassazione per le auto a benzina e per quelle a gasolio, vale a dire che non vi è alcun differenziale per il gasolio), mentre le esternalità associate al gasolio sono più elevate rispetto alla benzina e, quindi, ciò giustificherebbe una tassazione più elevata»509. L’argomento è stato affrontato anche dalla

Strategia Energetica Nazionale (SEN) approvata nel 2017 (ossia il piano decennale che il Governo italiano ha stilato per anticipare e gestire i cambiamenti in seno al sistema energetico nazionale): il documento prevede un allineamento delle accise di benzina e diesel sulla base dell’impatto ambientale, realizzabile con un incremento dell’accisa sul diesel e una riduzione di quella sulla benzina, oppure con un allineamento dell’accisa sul diesel ai livelli della benzina, coerentemente con gli obiettivi di politica ambientale. Si consideri, ad esempio, l’ipotesi della riduzione dell’accisa per i conducenti di taxi510:

l’agevolazione incentiva tutti i carburanti, che si tratti di benzina, gasolio, GPL o metano511,

senza tener conto alcuno della performance ambientale, e finanzia i taxi che competono con il trasporto pubblico. Questo si traduce in elevate emissioni e costi esterni, generati da

509 Commissione Europea, 2017.

510 Tabella A, punto 12, TUA, D.P.C.M. 20.2.2014 ai sensi dell’art. 1, comma 577, Legge n. 147/2013; art.

1, comma 242, Legge n. 190/2014.

511 Per la benzina: il trattamento ordinario è di 728,40 €/1000 litri, ridotti a 359,00 €/1000 litri grazie

all’agevolazione; per il gasolio, il costo ordinario di 617,40 €/1000 litri viene ridotto a 330,00 €/1000 litri; per il GPL (costo ordinario 267,77 €/1000 kg) è prevista una riduzione dell’aliquota ordinaria pari al 40%.

un aumento dell’utilizzo del trasporto su strada rispetto ad altre forme di mobilità sostenibile.

Analoghe osservazioni possono essere formulate in merito all’agevolazione sull’accisa sui carburanti e i combustibili impiegati dalle Forze armate, che conduce al medesimo risparmio d’imposta concesso ai taxi: la misura favorisce l’utilizzo di combustibili e carburanti di origine fossile, anche in alternativa a bio-combustibili e combustibili alternativi (GPL, metano, GNL), e crea una disparità nell’applicazione del principio «chi inquina, paga». Un simile trattamento di favore, caratterizzato da un impatto ambientale negativo, non trova riscontro in esigenze di natura commerciale o sanitaria; considerato che attualmente i consumi di carburante non dipendono tanto da esigenze di sicurezza nazionale quanto da parate, cerimonie e simili, anche questa agevolazione è sicuramente rivedibile. La spesa fiscale totale correlata ai SAD sull’energia elettrica e i prodotti energetici nel 2019 è stata quantificata in 11.628,17 milioni di euro.