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2. Gli effetti degli incentivi fiscali: le agevolazioni ambientali vigenti

2.2 Le agevolazioni nel settore dei trasporti

Come illustra l’European Environmental Agency512, il settore trasporti contribuisce in

modo significativo all’inquinamento atmosferico, al rumore e alla frammentazione degli habitat.

Il trasporto su strada impiega quasi tre quarti dell’energia complessiva utilizzata per i trasporti nell’UE. Secondo i più recenti dati forniti dall’EEA, le vendite di auto nuove in Europa sono aumentate, con una spiccata preferenza per i veicoli con massa elevata513: ciò

comporta un aumento delle emissioni inquinanti, dal momento che le auto più pesanti tendono a usare più carburante e a rilasciare più gas serra e inquinanti. Nel 2014, circa un quarto delle emissioni totali di gas serra (GHG – Greenhouse Gases) dell’UE è stato 512 Cfr. Rapporto European Environment: State and outlook, 2015.

513 Gli acquisti di autoveicoli in Europa sono aumentati del 9% nel 2015 rispetto all’anno precedente, per un

prodotto dal settore dei trasporti; le auto hanno contribuito per il 44%, e i veicoli commerciali pesanti e gli autobus per il 18%. Nel tempo, le emissioni prodotte dalle diverse modalità di trasporto sono cambiate notevolmente: le emissioni del trasporto aereo internazionale sono quasi raddoppiate, quelle del trasporto stradale sono aumentate del 17%, mentre le emissioni prodotte dal trasporto ferroviario e dalla navigazione interna si sono ridotte rispettivamente di oltre il 50% e di quasi il 37%514.

In base ai dati ISPRA relativi all’Italia, la quota delle emissioni di gas serra dei trasporti (esclusi quelli marittimi e aerei) sul totale delle emissioni nazionali è cresciuta dal 19,8% del 1990 al 24,5% del 2015, con un incremento in valore assoluto delle emissioni di CO2

di circa 4 milioni di tonnellate. Sono anche stati registrati livelli elevati di concentrazioni di particolato in atmosfera515, ossia di particelle altamente nocive per la salute, alle quali il

settore dei trasporti contribuisce in maniera rilevante. Si tratta di un problema concreto per un Paese come l’Italia, secondo dopo la Polonia per peggior qualità dell’aria, in cui le malattie all’apparato respiratorio costituiscono la terza causa di morte516.

L’erogazione di sussidi diretti o indiretti nel settore trasporti può giocare un ruolo importante nell’indirizzare le scelte di acquisto e gli stili di comportamento verso forme di mobilità più sostenibili. In alcuni casi, il segnale di prezzo fornito dall’agevolazione va nella direzione opposta a quella auspicabile: prendendo ad esempio le agevolazioni fiscali previste per i dipendenti nella fruizione di auto aziendali517, il trattamento favorevole

514 https://www.eea.europa.eu/it/segnali/segnali-2016/articoli/i-trasporti-in-europa-statistiche

515 PM (Particulate Matter) è il termine generico con il quale si definisce un mix di particelle solide e liquide

(particolato) che si trovano in sospensione nell’aria. Il PM può avere origine sia da fenomeni naturali (processi di erosione del suolo, incendi boschivi, dispersione di pollini, ecc.) sia, principalmente, da attività antropiche, in particolar modo dai processi di combustione e dal traffico veicolare (particolato primario). Gli studi epidemiologici hanno mostrato una correlazione tra le concentrazioni di polveri in aria e la manifestazione di malattie croniche alle vie respiratorie, in particolare asma, bronchiti, enfisemi. A livello di effetti indiretti inoltre il particolato agisce da veicolo per sostanze ad elevata tossicità, quali ad esempio gli idrocarburi policiclici aromatici ed alcuni elementi in tracce (As, Cd, Ni, Pb). Le particelle di dimensioni inferiori costituiscono un pericolo maggiore per la salute umana, in quanto possono penetrare in profondità nell’apparato respiratorio (fonte arpa.veneto.it).

516 Dati reperibili in

http://www.salute.gov.it/rssp/paginaParagrafoRssp.jsp?sezione=situazione&capitolo=malattie&id=2652

concesso a tali veicoli può indurre a possedere un numero maggiore di auto per famiglia, causano un aumento delle emissioni di gas a effetto serra e di inquinanti atmosferici locali (oltre alla congestione del traffico e all’usura delle infrastrutture stradali). Può inoltre determinare un maggiore utilizzo dell’auto con un aumento delle distanze percorse (soprattutto quando il costo sostenuto dal dipendente non coincide con il costo reale di ogni kilometro aggiuntivo percorso), e modificare la composizione della flotta di veicoli, favorendo mezzi di maggiori dimensioni e potenzialmente più inquinanti518. Simili misure

andrebbero progressivamente ridotte, se non interamente abrogate, in favore di altre, come ad esempio le agevolazioni fiscali per l’acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale («buoni TPL»): simili misure di favore mirano a promuovere l’utilizzo di forme di trasporto collettivo rispetto alle modalità private, con un effetto benefico in termini di minori emissioni, congestione e incidentalità.

Le agevolazioni fiscali correlate alla fruizione di auto aziendali costituiscono il più rilevante esempio di SAD sui trasporti. Ai sensi dell’art. 164, TUIR, l’azienda deduce dal proprio reddito sia il costo di acquisto del mezzo che i costi di funzionamento dell’automobile, in misura pari al 70% per i veicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti per la maggior parte del periodo d’imposta. Per quanto riguarda il lavoratore dipendente, il risparmio sulle spese di acquisto e di esercizio dell’auto aziendale costituisce un fringe benefit, ed è soggetto a tassazione sul reddito secondo modalità forfettarie519.

La spesa fiscale totale correlata ai SAD sui trasporti nel 2019 è stata quantificata in 1.641,1 milioni di euro, 1.231,00 dei quali perduti a causa delle agevolazioni sulla fruizione di auto aziendali.

518 Cfr. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Catalogo dei sussidi ambientalmente

dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli, 2018, pag. 287.

519 La tassazione avviene per il 30% dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15.000

chilometri moltiplicata per un costo chilometrico di esercizio desumibile dalle tabelle ACI, al netto delle somme (computate al lordo di IVA) eventualmente trattenute (o addebitate) dall’azienda al dipendente e rapportato al periodo dell’anno di utilizzo.