Capitolo 1 La crescita economica della Cina dopo il 1978
1.3 Dall’agricoltura alle imprese di distretto e di villaggio (TVEs)
Il settore dell’agricoltura fu il primo a beneficiare dei vantaggi della nuova politica di sviluppo. Da una parte, vi era la necessità di rimediare all’inefficienza delle comuni popolari e di stimolare la produttività del settore; dall’altra, i primi tentativi di avviare le riforme partendo dall’ammodernamento delle imprese non diedero risultati soddisfacenti e furono momentaneamente accantonati. Il tasso di crescita della produzione agricola raddoppiò tra il 1978 e il 2002, passando dal 2,2 per cento al 4,5 per cento rispetto al periodo 1952-1978. Grazie all’utilizzo di concimi e all’estensione della superficie irrigata, il settore registrò rendimenti via via più elevati. La Cina divenne autosufficiente: mentre prima del 1978 la crescita della produzione agricola superava di poco quella della popolazione, dalla metà degli
22 I.MUSU, La Cina contemporanea, cit., p. 78.
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anni Ottanta essa vantava una produzione agroalimentare in eccedenza, diventando esportatrice netta del settore.
Dopo il 1978 nelle campagne cinesi comparvero i primi «contratti di responsabilità»23stretti tra amministrazione rurale e singole famiglie, o gruppi di famiglie, in base ai quali i contadini si impegnavano a consegnare allo stato ampie quote del loro prodotto a prezzi generalmente inferiori a quelli di mercato24. Nell’ottobre 1983 fu poi avviata una decisa riorganizzazione dell’amministrazione locale: le comuni popolari furono soppresse in via definitiva e al loro posto vennero instaurati nuovi organismi, come i governi cantonali e i comitati di villaggio. La pratica dei contratti di responsabilità divenne ordinaria al termine del 1984, e negli anni successivi il sistema fu rafforzato da ulteriori riforme.
Una volta versata allo stato la quantità di prodotto concordata, la parte in eccedenza – il cosiddetto prodotto marginale – poteva essere venduta sul mercato. Proprio qui, dalla possibilità di diversificare la destinazione e i prezzi delle merci, ha origine il già citato dual- track system. Allo stesso tempo, mentre fu consentito lo sviluppo di un commercio privato, si adottò anche un meccanismo di specializzazione territoriale che permetteva di diversificare la produzione agricola. Così, tra il 1978 e il 2001 mutò la struttura del settore, con una diminuzione delle colture a favore dell’allevamento. I cambiamenti furono possibili non solo grazie alla specializzazione territoriale – che portò alla concentrazione della produzione agricola al nord – ma anche per merito delle nuove modalità di utilizzo dei prodotti agricoli stessi. La produzione non era più destinata esclusivamente a fini alimentari, ma diventava indispensabile anche nei processi di produzione industriale (olio, bevande alcoliche) e, soprattutto, nell’allevamento (circa un quarto della produzione).
Grazie alle politiche più liberali e ai prezzi più convenienti concessi inizialmente ai contadini, il settore conobbe una forte ripresa. Mentre aumentava la produttività, si ridussero i tempi di produzione. Nel 1985 si conseguirono raccolti record, sebbene lo stato controllasse ancora larga parte della produzione. L’incremento maggiore riguardò la produzione di cereali, tuberi e soia. Il riso era la principale produzione agricola, seguita da grano e mais. Tra il 1978 e il 2001 raddoppiarono anche la produzione di cotone da 2,2 a 5,3 milioni di tonnellate e quella della carne da 19 a 46 milioni di tonnellate, mentre sestuplicò quella di prodotti oleosi da 5,2 a 29 milioni di tonnellate25.
23 I primi esperimenti positivi di redistribuzione delle terre alle famiglie hanno avuto inizio nel 1978 nella provincia di Anhui. Visti i risultati ottenuti, le squadre di produzione furono riorganizzate velocemente nel sistema basato sui contratti di responsabilità, passando dal 14 per cento del 1980 al 99 per cento nel 1984. A. MADDISON, Chinese Economic Performance in the Long Run, cit., p. 74.
24 Ciò nonostante, le consegne eccedenti le quote concordate potevano avere prezzi più alti. Ivi, p. 74. 25 F.LEMOINE, L’economia cinese, cit., p. 59.
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Sebbene fino alla metà degli anni Ottanta si assistette a un parallelo miglioramento del livello di vita sia nelle campagne che nelle città, questo processo si arrestò a metà del decennio successivo a scapito degli abitanti rurali. In quegli anni, le colture cerealicole persero di profittabilità, a causa del forte aumento dei costi di produzione. Aumentarono anche i costi dei pesticidi e dei concimi, mentre corruzione e inefficienza dilagavano nei circuiti di distribuzione sovvenzionati. Ci fu un generale abbandono delle colture cerealicole a favore di attività più profittevoli, tanto che tra 1978 e 2000 la superficie coltivata diminuì del 12 per cento. Aumentò inoltre anche la pressione fiscale sui redditi dei contadini, a causa della cattiva gestione degli introiti derivanti dal sistema di tassazione e dal loro mancato utilizzo nelle spese a carattere sociale.
La possibilità di vendere i propri prodotti mediante canali diversi aumentò i redditi dei contadini e permise loro di dedicarsi anche ad attività non agricole. Inoltre, le migliorie introdotte nel settore primario e la riduzione delle dimensioni delle fattorie familiari avevano aggravato il fenomeno di sottoccupazione causato dalla presenza di una larga riserva di lavoratori. Questi elementi, uniti alla volontà delle autorità locali di accrescere i propri introiti fiscali e ad un aumento della domanda di beni di consumo e di migliori abitazioni da parte dei contadini, permisero lo sviluppo di attività rurali non agricole nell’industria, nei trasporti e nel commercio portando via via allo sviluppo delle cosiddette imprese di distretto e di villaggio (Town and Village Enterprises, TVEs) che sarebbero state uno degli elementi più dinamici della prima fase delle riforme26. Tali imprese, pur offrendo salari inferiori rispetto a quelli pagati dalle aziende pubbliche nelle zone urbane, avevano intuito le potenzialità della grande disponibilità di manodopera e ne avevano fatto il loro punto di forza27. Esse si svilupparono nei settori ad alta intensità di lavoro e a bassa disponibilità di capitale come quello del tessile e dell’abbigliamento, il settore agroalimentare, quello dei materiali da costruzione, dei prodotti meccanici e della meccanica ordinaria, e quello dei mobili28. Tra il 1985 e il 2001 le attività non agricole crearono più di 160 milioni di posti di lavoro nelle zone rurali, metà dei quali nell’industria e nell’edilizia, un quinto nei trasporti e nel commercio29.
A volte queste aziende lavoravano come subfornitrici delle imprese urbane, talvolta invece esse si ponevano come concorrenti nell’accesso alle materie prime e ai mercati locali.
26 Le imprese di distretto e di villaggio erano la naturale evoluzione rispettivamente delle comuni e delle brigate di epoca maoista. B.NAUGHTON, The Chinese Economy, cit., p. 273.
27 Come verrà spiegato più avanti nel testo, per gli abitanti delle zone rurali non era affatto semplice trasferirsi nelle città. Anche per questo, molti accettarono i bassi salari offerti dalle imprese rurali. Nel corso degli anni Ottanta i salari degli occupati nelle TVEs erano inferiori di oltre il 60 per cento rispetto a quelli percepiti nel settore pubblico, e lo stipendio totale era meno della metà di quello dei lavoratori urbani. Ivi, p. 275.
28 I.MUSU, La Cina contemporanea, cit., p. 42. 29 F.LEMOINE, L’economia cinese, cit., p. 60.
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Molte di esse si erano inserite proprio nelle nicchie di mercato che fino a quel momento erano state trascurate, soprattutto quelle esistenti nel settore dei servizi. Ne derivò allora una sorta di competizione tra imprese, che convinse il governo dell’urgenza di intervenire sistematicamente nel settore, puntando a migliorare le prestazioni del comparto pubblico che altrimenti non avrebbe retto al confronto con le forze di mercato. Anche per questo motivo, le imprese di distretto e di villaggio sono state fondamentali nel processo di transizione.
1.4. L’imprenditorialità rurale: le Town and Village Enterprises (TVEs)
Nel momento in cui le riforme ebbero inizio esistevano grossomodo due tipologie di imprese: quelle di proprietà statale (State Owned Enterprises, SOEs) e quelle collettive che, eredi delle comuni di epoca maoista, appartenevano formalmente ai governi locali ma consentivano una larga autonomia gestionale agli imprenditori indigeni.
Le TVEs rientravano proprio nella categoria delle imprese collettive: per questo motivo, il loro successo non può essere separato dalle iniziative avviate nel corso dell’economia dirigista. Il loro massimo sviluppo si colloca tra il 1978 e il 1996, quando gli occupati nel settore passarono da 28 a 135 milioni. Nello stesso periodo, il valore aggiunto delle TVEs sul PIL crebbe dal 6 per cento del 1978 al 26 per cento nel 199630. A metà degli anni Novanta entrarono però in scena nuovi elementi che ne ridimensionarono le prestazioni. Le imprese di distretto e di villaggio risentirono innanzitutto di un ambiente esterno più competitivo e allargato a livello internazionale. In secondo luogo, venne meno il sostegno del governo, dal momento che larga parte di esse fu privatizzata. Il rallentamento del dinamismo delle imprese rurali fu determinato, infine, anche dalla loro obsolescenza (dimensioni troppo piccole, ritardo tecnologico, mancanza di finanziamenti).
All’inizio, le imprese di distretto e di villaggio erano poste sotto l’amministrazione dei governi locali. Durante il corso degli anni Ottanta la proprietà si diversificò, sebbene i funzionari locali continuassero ad essere molto influenti nelle decisioni attuate a livello di impresa. Dato che queste aziende costituivano una risorsa fondamentale per occupazione e introiti, i governi locali fecero il possibile per facilitare la loro formazione e il loro sviluppo. Inoltre, dato che le tasse che questo tipo di imprese erano tenute a versare al governo centrale erano piuttosto basse, era stato stabilito che un’altra percentuale di prelievo fiscale
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sarebbe stata destinata alle casse dei governi locali. Il denaro poteva essere utilizzato per migliorare i servizi offerti dagli enti locali, oppure poteva essere nuovamente investito nel settore industriale creando ulteriori guadagni. All’evenienza, nella diffusa volontà di favorire lo sviluppo, i governi locali si offrivano come garanti parziali delle imprese nei confronti delle cooperative rurali di credito, conferendo loro la credibilità necessaria per ottenere prestiti. Tuttavia, nonostante l’intermediazione dei funzionari locali, l’altra parte della responsabilità veniva assunta interamente dagli imprenditori che, in questo modo, erano maggiormente incentivati ad agire in maniera responsabile ed efficiente.
Non tutte le amministrazioni furono pronte ad accogliere la sfida, per questo lo sviluppo non ha interessato completamente il territorio cinese ma si è concentrato per lo più nella fascia orientale e meridionale dove si trovano le zone costiere che già vantavano forti potenziali di crescita economica. Viceversa, in altre aree del paese, soprattutto quelle dell’interno, lo sviluppo delle TVEs fu piuttosto debole: si trattava di zone remote in cui la conformazione del territorio rendeva difficile creare una rete di trasporti. In questi luoghi le opportunità di guadagno erano limitate, i redditi più bassi, i governi locali deboli e incapaci di gestire la distribuzione dei servizi sociali. Per questi motivi, tali aree divennero presto poli di emigrazione verso altre località più sviluppate del paese. Ovviamente, tale situazione comportò un incremento delle diseguaglianze territoriali, dato che solo i governi locali più ricchi potevano permettersi di spendere cifre generose in sviluppo e nei servizi di pubblica utilità.
Le TVEs non avevano un singolo modello organizzativo. A volte, e soprattutto nella fase iniziale, esse erano di proprietà statale. Con il tempo, un numero sempre maggiore di imprese fu privatizzato potendo seguire processi di innovazione che esulavano dai limiti imposti alle imprese pubbliche. Grazie a questa loro flessibilità, alcune imprese poterono svilupparsi secondo modelli diversi anche in base alla loro posizione territoriale. Ad esempio, quelle situate nella zona intorno a Shanghai e al delta del fiume Azzurro hanno potuto contare su maggiori riserve di capitale e su più elevati livelli di tecnologia, divenendo in breve tempo realtà di un certo spessore. Nel Zhejiang, invece, la provincia costiera a sud di Shanghai, «le imprese di città e villaggio si sono sviluppate in distretti a elevata specializzazione di prodotti (calze, bottoni, apparecchi semplici come accendisigari) caratterizzate da tecnologie poco sofisticate»31.
Uno di questi modelli di sviluppo ci interessa da vicino perché verrà richiamato quando l’analisi si concentrerà sul fenomeno migratorio. Si tratta del cosiddetto modello di
31 I.MUSU, La Cina contemporanea, cit., p. 45.
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Wenzhou, una città-prefettura situata appunto nella provincia del Zhejiang. Pur essendo una località costiera, a causa della sua collocazione geografica, Wenzhou è rimasta isolata dal resto del paese sviluppando una dinamica di crescita piuttosto indipendente. Qui, infatti, le forze dell’industria privata sono state sempre più forti di quelle delle imprese statali:
From the beginning of its explosive growth, Wenzhou’s economy has been based on private ownership. Firms in Wenzhou were initially tiny, based on individual households, and specializing in modest articles of daily use. Wenzhou businesses first flourished selling buttons, ribbons, plastic ID card holders, and other ordinary items. Wenzhou peddlers then took these items throughout China, filling a market need for diverse, inexpensive items that state firms had filled either very poorly or not at all32.
Tali imprese, quindi, erano orientate naturalmente verso una produzione ad alta intensità di lavoro e dialogavano direttamente con le forze attive sul mercato. Alcune di esse sono riuscite perfino ad affermarsi come esportatrici a livello mondiale. Tuttavia, senza l’avviamento della politica della porta aperta – con cui la Cina ha dato il benvenuto agli imprenditori e agli investitori stranieri – esse non avrebbero avuto lo stesso successo.