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Capitolo 1 La crescita economica della Cina dopo il 1978

1.8 L’altra faccia dello sviluppo

Le disparità e le diseguaglianze sociali sono state uno degli effetti più controversi del processo di riforma. A ben vedere, le cause scatenanti di questa situazione andrebbero individuate in un tempo precedente al 1978. Da una parte, si tratta della separazione forzata tra campagne e città, della scissione della popolazione in due classi sulla base di un documento che ne attesta il luogo di residenza. Dall’altra, la scelta di decentrare la responsabilità amministrativa ai governi locali ha acuito il divario tra regioni prospere e regioni sottosviluppate. Lo sviluppo, infatti, si è concentrato prevalentemente nelle province più ricche – la già citata fascia costiera – dove, grazie alla presenza delle Zone economiche speciali e di altre città che offrono simili vantaggi, si concentra la maggior parte degli scambi con l’estero e dove sono diretti i principali flussi di Ide. La povertà, invece, è maggiore nelle zone montuose o in quelle isolate, specie nelle province del sud-ovest e del nord-ovest. La povertà estrema delle zone rurali è dovuta all’agricoltura di sussistenza, alla mancanza di fonti di reddito diversificate, all’assenza di infrastrutture, alla quota irrisoria sia di risorse fiscali locali, sia di aiuti da parte dello stato54.

Il sistema amministrativo di epoca maoista separò le unità di lavoro urbane (danwei 单 位55) – considerate l’avanguardia del socialismo cinese – da quelle rurali, rappresentate dalle comuni che, mediante la loro attività produttiva, rifornivano il governo centrale – quindi anche gli abitanti delle aree urbane – delle risorse necessarie ad attuare il processo di industrializzazione. Tra il 1950 e il 1978, inoltre, la Cina attraversò un processo di de-

53 Ivi, pp. 15-16.

54 F.LEMOINE, L’economia cinese, cit., p. 89.

55 L’unità di lavoro, in cinese danwei (单位), era una sorta di rete di protezione sociale presente a livello urbano tra anni Sessanta e i primi anni Novanta. Appartenere a questa unità equivaleva ad essere in possesso di un impiego statale sicuro, ad avere un accesso facilitato ai servizi di protezione sociale e a poter beneficiare di affitti a prezzi normalmente inferiori a quelli di mercato. Le unità di lavoro più comuni erano le State-Owned Enterprises (SOEs).

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urbanizzazione, durante il quale molti abitanti delle zone urbane furono costretti a lasciare le città e a trasferirsi nelle comuni agricole. Alcuni lavoratori si dovettero anche spostare nelle regioni occidentali, dove intanto era stata avviata la costruzione di nuovi impianti industriali. Lo spopolamento delle città non avvenne certo perché le campagne avessero realmente bisogno di tanta manodopera: al contrario, nelle zone rurali si radicalizzò il fenomeno della sottoccupazione, esacerbato da forti restrizioni imposte alla migrazione verso i poli urbani.

Tabella 1.10. Cina: totale popolazione e distribuzione rurale/urbana della stessa a fine anno, statistiche ufficiali cinesi, 1970-2013

Popolazione rurale Popolazione urbana

Popolazione (migliaia) Tasso di crescita

annuo* (%) (migliaia) (% sul totale) Tasso di crescita annuo** (%)

(migliaia) (% sul totale)

Tasso di crescita annuo** (%) 1970 829.920 3,42 685.680 82,62 n/a 144.240 17,38 n/a 1980 987.050 2,54 795.650 80,61 0,65 191.400 19,39 3,48 1990 1.143.330 1,44 841.380 73,59 1,17 301.950 26,41 2,21 1994 1.198.500 1,12 856.810 71,49 0,39 341.690 28,51 3,00 1995 1.211.210 1,06 859.470 70,96 0,31 351.740 29,04 2,94 1996 1.223.890 1,04 850.850 69,52 -1,00 373.040 30,48 6,05 1997 1.236.260 1,01 841.770 68,09 -1,06 394.490 31,91 5,75 1998 1.247.610 0,91 831.530 66,65 -1,21 416.080 33,35 5,47 1999 1.257.860 0,82 820.380 65,22 -1,34 437.480 34,78 5,14 2000 1.267.430 0,76 808.370 63,78 -1,46 459.060 36,22 4,93 2001 1.276.270 0,69 795.630 62,34 -1,57 480.640 37,66 4,70 2002 1.284.530 0,64 782.410 60,91 -1,66 502.120 39,09 4,46 2003 1.292.270 0,60 768.510 59,47 -1,77 523.760 40,53 4,30 2004 1.299.880 0,58 757.050 58,24 -1,49 542.830 41,76 3,64 2005 1.307.560 0,59 745.440 57,01 -1,53 562.120 42,99 3,55 2006 1.314.480 0,52 731.600 55,66 -1,85 582.880 44,34 3,69 2007 1.321.290 0,51 714.960 54,11 -2,27 606.330 45,89 4,02 2008 1.328.020 0,50 703.990 53,01 -1,53 624.030 46,99 2,91 2009 1.334.500 0,48 689.380 51,66 -2,07 645.120 48,34 3,37 2010 1.340.910 0,48 671.130 50,05 -2,64 669.780 49,95 3,82 2011 1.347.350 0,48 656.560 48,73 -2,17 690.790 51,27 3,13 2012 1.354.040 0,49 642.220 47,43 -2,18 711.820 52,57 3,04 2013 1.360.720 0,49 629.610 46,27 -1,96 731.110 53,73 2,70 n/a: non disponibile

* I valori degli anni 1970 e 1980 corrispondono ai tassi di crescita composti medi annui, calcolati sulla base dei dati contenuti nelle fonti ufficiali sotto citate. La cifra del 1970 coincide con il tasso di crescita della popolazione tra il 1965 (725.358 milioni) e l'anno indicato; quella del 1980, invece, è il tasso di crescita tra 1978 (962.590 milioni di abitanti) e 1980.

** Rielaborazioni personali dei dati disponibili.

Fonte: NBS, China Statistical Yearbook, cit.,1996, 2013, 2014 [15-04-2015]. I dati non includono Macao, Hong Kong e Taiwan.

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Nel 1958 fu istituito anche l’hukou 户口, il sistema di assegnazione della residenza. All’inizio metodo finalizzato al controllo degli spostamenti della popolazione, negli anni Sessanta esso diventa il criterio vincolante che decide della mobilità interna degli abitanti del paese. Da allora fino almeno agli anni Novanta divenne quasi impossibile per un abitante rurale procurarsi un hukou cittadino. Anche se con il progredire della crescita il sistema ha iniziato ad incrinarsi, esso è ancora discriminatorio e, di fatto, spacca la popolazione a metà.

Come anticipato, la scelta di decentrare l’amministrazione a livello locale ha fatto sì che solamente alcune province abbiano potuto offrire ai loro abitanti standard di qualità della vita più elevati e conformi a quelli dei paesi sviluppati. Si tratta come sempre delle località costiere, dove i salari sono mediamente più alti e le opportunità di lavoro maggiormente differenziate. Il dualismo è presente in tutti i settori della vita pubblica e condiziona non solo l’evoluzione del mercato del lavoro, ma anche le questioni dell’istruzione, delle pensioni e della sanità.

Dopo il 1978 ha avuto inizio un rapido processo di urbanizzazione: in tempi record la Cina è diventata il paese con la più alta concentrazione di abitanti nelle zone urbane (tab. 1.10). Questo risultato è la diretta conseguenza di due dinamiche. Innanzitutto, i flussi di migrazione interna hanno provocato un massiccio trasferimento di popolazione rurale nelle aree urbane. Ciò è avvenuto grazie ad un rilassamento delle restrizioni, non perché sia decaduta la discriminazione residenziale. Sebbene alcuni siano riusciti ad ottenere un permesso di residenza urbana, la maggior parte dei migranti risiede illegalmente nelle città. L’incremento della migrazione è avvenuto in maniera decisiva soprattutto a partire dagli anni Novanta, allorché nelle zone urbane vi era offerta di lavoro da parte delle attività del settore informale (imprese private e individuali). In questo settore, però, i lavoratori percepiscono di norma salari molto più bassi, sono facilmente vittime di discriminazione e sfruttamento e, inoltre, essendo sprovvisti di un hukou urbano, sono esclusi anche dall’accesso ai servizi di protezione sociale56. Nonostante oggi sia più facile ottenere un permesso che consenta di vivere in un luogo diverso da quello assegnato alla nascita – e nonostante non sia più necessario portare sempre con sé il proprio hukou, ma un semplice documento d’identità –

56 Tra il 2000 e il 2010 117 milioni di persone si sono trasferite nelle città alla ricerca di migliori opportunità di lavoro. La maggior parte dei migranti è stata assorbita dalle zone urbane più grandi, inserendosi nei settori con i ritmi di crescita più sostenuti (l’industria fino al 2004, poi il settore dei servizi). Nel 2013 i lavoratori rurali contavano per il 44 per cento del totale dei lavoratori nelle zone urbane. Sebbene nel 2011 i salari medi dei lavoratori immigrati nelle città fossero inferiori del 43 per cento rispetto a quelli dei residenti, i divari hanno iniziato ad assottigliarsi. La forza lavoro immigrata, anche grazie a un livello di istruzione più alto rispetto al passato, ha percepito salari mediamente più alti a partire dal 2007. THE WORLD BANK, DEVELOPMENT RESEARCH CENTER OF THE STATE COUNCIL OF THE PEOPLE’S REPUBLIC OF CHINA, Urban China. Toward Efficient, Inclusive and Sustainable Urbanization, Washington D.C., The World Bank, Conference Edition, 2014, pp.

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cambiare il proprio status è ancora molto difficile, specialmente quando si cerca di accedere a metropoli come Pechino e Shanghai.

Il secondo fattore che ha contribuito ad un rapido incremento dell’urbanizzazione è stato l’allargamento del campo semantico di ciò che ricade sotto la categoria di urbano. Tra 2000 e 2010 la popolazione urbana è aumentata di 232 milioni di unità, 80,2 dei quali dovuti a cambiamenti amministrativi. Contemporaneamente, il numero di città a livello di prefettura è aumentato di 25, quello dei distretti a livello provinciale di 779, e quello dei distretti a livello comunale di 7057. Tra 1978 e 2012 la popolazione urbana è aumentata di oltre mezzo miliardo di persone, e nel 2011, da quanto riportato nelle statistiche ufficiali, essa avrebbe iniziato a superare quella rurale, raggiungendo i 731 milioni di unità nel 2013, contro 630 milioni nelle zone rurali58 (fig. 1.3).

Fonte: Tabella 1.10.

57 Ivi, p. 89.

58 NBS, China Statistical Yearbook, cit., 2014. 0 200.000 400.000 600.000 800.000 1.000.000

Figura 1.3. Crescita della popolazione urbana e rurale, 1994-2013

(migliaia)

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Fonte: Tabella 1.10.

La Cina dovrà affrontare alcune sfide fondate sull’interrelazione tra questione demografica e composizione della forza lavoro. La politica del figlio unico entrata a pieno regime nel 1980 ha provocato una diminuzione dell’indice di dipendenza strutturale, facendo in modo che il PIL pro capite potesse crescere in maniera più elevata. Allo stesso tempo, l’accelerazione della crescita economica ha coinciso con il rallentamento del tasso di crescita della popolazione, a cui si somma l’aumento dell’aspettativa di vita e del tasso di dipendenza degli anziani (tabb. 1.11, 1.12).

Tabella 1.11. Statistiche demografiche e fattore lavoro, Cina, 1978-2013 Tasso di fertilità Quoziente generico di natalità per 1000 abitanti Speranza di vita alla nascita (anni) Percentuale della popolazione attiva (15-64) Tasso di partecipazione della forza lavoro (15-64) 1978 2,98 18,25 66,51 57,82 n/a 1990 2,51 21,06 69,47 64,92 84,20 1995 1,75 17,12 70,33 65,29 84,00 2000 1,51 14,03 72,14 67,53 82,40 2005 1,59 12,40 74,05 71,82 78,60 2010 1,65 11,90 74,89 73,51 76,40 2013 1,67 12,10 75,35 73,09 77,30

n/a: non disponibile

Fonte: World Development Indicators, cit. [16-04-2015]. I valori non includono Macao, Hong Kong e Taiwan. Il tasso di partecipazione della forza lavoro corrisponde alla percentuale della popolazione in età

lavorativa (15-64) attualmente occupata o alla ricerca di un lavoro. 0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20

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Mentre negli anni Ottanta e Novanta la popolazione in età lavorativa è aumentata più velocemente della popolazione totale, oggi la forza lavoro cresce in maniera molto più ridotta. Quando il tasso di crescita della popolazione attiva nelle zone urbane sarà troppo basso, allora ci sarà bisogno di ricorrere con più decisione alla manodopera rurale. Ciò sarà foriero di contraddizioni, dal momento che le condizioni di vita degli immigrati nelle città sono spesso precarie e non soggette a regolamentazione, e richiederà interventi più risoluti volti ad assottigliare le diseguaglianze. Al fine di riequilibrare la questione demografica, oggi la politica del figlio unico è stata modificata ed il numero dei figli per coppia è aumentato a due. Infine, uno degli obiettivi cui la Cina non potrà mancare è quello di consentire la formazione di una classe media, lasciando finalmente che i consumi crescano in maniera conforme allo sviluppo.

Tabella 1.12. Popolazione divisa per fasce d'età e indice di dipendenza strutturale, statistiche ufficiali cinesi, 1970-2013

Popolazione divisa per fasce di età

Non attiva: 0-14 Attiva: 15-64 Non attiva: over 65

Indice di dipendenza strutturale (%)

Popolazione

(migliaia) (migliaia) (% sul totale) (migliaia) (% sul totale) (migliaia) (% sul totale)

Indice di dipendenz a Dipendenza dei giovani, 0-14 Dipendenz a degli anziani, over 65 1990 1.143.330 316.588 27,7 763.058 66,7 63.683 5,6 49,8 41,5 8,3 1994 1.198.500 323.595 27,0 798.680 66,6 76.225 6,4 50,1 40,5 9,5 1995 1.211.210 322.182 26,6 813.933 67,2 75.095 6,2 48,8 39,6 9,2 1996 1.223.890 322.985 26,4 822.454 67,2 78.451 6,4 48,8 39,3 9,5 1997 1.236.260 320.933 26,0 834.476 67,5 80.851 6,5 48,1 38,5 9,7 1998 1.247.610 320.636 25,7 843.384 67,6 83.590 6,7 47,9 38,0 9,9 1999 1.257.860 319.496 25,4 851.571 67,7 86.792 6,9 47,7 37,5 10,2 2000 1.267.430 290.115 22,9 888.468 70,1 88.213 7,0 42,6 32,6 9,9 2001 1.276.270 287.161 22,5 898.494 70,4 90.615 7,1 42,0 32,0 10,1 2002 1.284.530 287.735 22,4 903.025 70,3 93.771 7,3 42,2 31,9 10,4 2003 1.292.270 285.592 22,1 909.758 70,4 96.920 7,5 42,0 31,4 10,7 2004 1.299.880 279.474 21,5 921.615 70,9 98.791 7,6 41,0 30,3 10,7 2005 1.307.560 265.435 20,3 941.443 72,0 100.682 7,7 38,8 28,1 10,7 2006 1.314.480 260.267 19,8 950.369 72,3 103.844 7,9 38,3 27,3 11,0 2007 1.321.290 256.330 19,4 957.935 72,5 107.024 8,1 37,9 26,8 11,1 2008 1.328.020 252.324 19,0 965.471 72,7 110.226 8,3 37,4 26,0 11,3 2009 1.334.500 246.883 18,5 974.185 73,0 113.433 8,5 36,9 25,3 11,6 2010 1.340.910 222.591 16,6 998.978 74,5 119.341 8,9 34,2 22,3 11,9 2011 1.347.350 222.313 16,5 1.002.428 74,4 122.609 9,1 34,4 22,1 12,3 2012 1.354.040 223.417 16,5 1.003.344 74,1 127.280 9,4 34,9 22,2 12,7 2013 1.360.720 223.158 16,4 1.005.572 73,9 131.990 9,7 35,3 22,2 13,1

Nota: I valori assoluti della popolazione divisa per fasce d'età sono rielaborazioni personali dei dati disponibili. Fonte: NBS, China Statistical Yearbook, cit., 2014, [15-04-2015]. I dati non includono Macao, Hong Kong e Taiwan.

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Un altro fenomeno che risente in parte del divario tra zone rurali e zone urbane è quello dei cosiddetti «cinesi d’oltremare», vale a dire tutti coloro che, negli anni, sono emigrati fuori dai confini della Cina alla ricerca di opportunità maggiori o diverse di quelle che la madrepatria poteva offrire loro. In parte, perché alla base della scelta di emigrare ci sono motivazioni molto più sfaccettate, la cui comprensione richiede un’indagine supplementare. La prossima sezione affronterà allora nel dettaglio la politica migratoria che ha regolato, e che regola l’emigrazione dei cittadini della Repubblica popolare verso altri paesi, offrendo una panoramica in cui collocare il fenomeno in sé.

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