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L'agricoltura sinergica è un metodo di coltivazione che si ricollega al filone della permacoltura, dall'inglese permaculture: contrazione sia di permanent agricolture che di permanent culture. Secondo il coniatore del termine Bill Mollison: "Una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile ed un'etica dell'uso della terra". Ossia come un sistema agricolo che si può sostenere per un tempo illimitato. La progettazione di ambienti secondo i principi della permacultura è strettamente dipendente dalle caratteristiche del territorio. Nonostante i modi d'intervento siano differenti caso per caso, si possono individuare delle linee guida comuni applicabili a tutti i progetti.

I principi alla base della permacultura si possono sintetizzare in dodici punti :

1. Osservazione. Osservare il paesaggio e i processi naturali che lo trasformano è fondamentale per ottimizzare l'efficienza di un intervento umano e minimizzare l'uso di risorse non rinnovabili e tecnologia.

2. Energia. Progettare per sfruttare il più possibile i cicli energetici naturali e quindi minimizzare l'apporto di energia esterna.

3. Assicurare una resa. Assicurarsi che ogni elemento del progetto porti una ricompensa utile. 4. Autoregolazione e riscontri. Applicare l'autolimitazione alla crescita ed evitare

5. Risorse e servizi. Gestite le risorse che si rinnovano e rigenerano in modo continuo senza un apporto esterno in modo che assicurino una continua resa. Allo stesso modo valorizzare i cosiddetti servizi rinnovabili, ovvero i servizi apportati da piante, animali, suolo e acqua senza che questi siano consumati nel processo.

6. Rifiuti. Assicurarsi che i sistemi presenti nel progetto non producano niente che non sia utilizzabile e utile ad un altro sistema.

7. Modelli. Utilizzare soluzioni progettuali derivate da modelli osservati in natura.

8. Integrazione. Integrare ogni elemento progettuale all'interno del sistema in modo che si sostenga a vicenda con gli altri elementi. Come negli ecosistemi naturali le relazioni che regolano l'integrazione degli elementi possono essere di tipo predatorio, collaborativo, competitivo e simbiotico.

9. Diversità. Valorizzare la diversità animale e vegetale. La diversità riduce i rischi derivanti dalla gran parte delle minacce. Inoltre la diversità aiuta a beneficiare dell'unicità di ogni territorio.

10. Effetto margine. Progettare manipolando le forme delle zone di confine in modo da sfruttarne il più possibile le caratteristiche: il limite tra due sistemi diversi è il posto dove accadono le cose più interessanti. Queste zone sono spesso le più produttive in quanto possono utilizzare le caratteristiche di sistemi diversi.

11. Uso dei cambiamenti. Sfruttare i cambiamenti a proprio favore; questo presuppone l'osservare attentamente i segni che li precedono e intervenire in tempo.

L'agricoltura sinergica in particolare fu sviluppata dall'agricoltrice spagnola Emilia Hazelip (agronoma e naturalista spagnola) basandosi sulle intuizioni di Masanobu Fukuoka. Quest'ultimo, definito il pioniere dell'agricoltura "naturale" o "del non fare", indirizzò i suoi studi inizialmente dedicati alla microbiologia e alla chimica del suolo, alla ricerca della minimizzazione degli interventi dell'uomo, limitandosi ad accompagnare un processo largamente gestito dalla natura; un approccio che attualmente verrebbe definito sostenibile, e che lo portò negli anni '40-'50 ad entrare in competizione con le tecniche agricole considerate ancora oggi “moderne”, o “canoniche”. I suddetti principi elaborati da Fukuoka e ripresi negli studi microbiologici di Alan Smith (dipartimento agricolo del New South Wales), che, mentre la terra fa crescere le piante, le piante creano suolo fertile attraverso i propri "essudati radicali" (i residui organici da necromassa che lasciano) e la loro attività chimica, insieme a microrganismi, batteri, funghi e lombrichi. Secondo l'ottica di questa branca, o meglio potrebbe chiamarsi filosofia, colturale, si dovrebbero così promuovere i meccanismi di autofertilità del suolo, restituendo alla terra più di quanto si prende, in termini energetici. Cardine principe dell'agricoltura sinergica è inoltre evitare qualsiasi apporto di prodotti fitosanitari e apporti esterni di nutrienti chimici, nonché evitare qualsiasi pratica di dissodamento e conseguente ossidazione del terreno. Tra queste pratiche vi rientra ad esempio l'aratura, ormai al vaglio di analisi agronomiche sulle conseguenze riguardo l'erosione del suolo e l'ossidazione della sostanza organica, quest’ultima tra le cause dell'inaridimento (se non addirittura principio di desertificazione) del suolo.

Preparazione delle aiuole e pacciamatura vegetale

Il terreno viene preparato avendo cura di favorire l'interazione naturale tra le radici delle piante ed i microorganismi del terreno. Quindi il terreno non viene alterato con concimazioni, né arato, a parte alcuni casi di terreni compattati, non areati, dove tale operazione può essere fatta in occasione della prima preparazione. Vengono create dei bancali rialzati di circa 30/50 cm, larghe 120 cm e di lunghezza indefinita (ma preferibilmente non più di 5/6 m). I bancali visti in sezione trasversale hanno una forma trapezoidale, quindi espongono i lati scoscesi e un piano superficiale per poter seminare. Tra un bancale e l'altro rimangono dei passaggi di almeno 50 cm che rimarranno sempre tali così come la parte coltivata sarà sempre la stessa; è di fondamentale importanza infatti non calpestare mai la parte coltivata e la larghezza delle aiuole è pensata proprio per consentire di lavorarci comodamente rimanendo sui vialetti divisori. La larghezza dei bancali può essere leggermente diversa se si prevede che debbano passarvi dei mezzi meccanici.

Su queste aiuole viene effettuata una pacciamatura con paglia e residui vegetali in generale; la pacciamatura deve essere sempre omogenea e coprente, non si deve mai vedere la terra nuda. In estate è necessaria per evitare l'eccessiva evaporazione dell'acqua e la conseguente essiccazione del terreno ed in inverno per evitare gli effetti delle gelate. Inoltre la pacciamatura impedisce all'acqua piovana di dilavare gli elementi nutritivi del terreno e di compattarlo perché l'impatto delle gocce sulla paglia o su gli altri vegetali che ricoprono i bancali serve ad assorbire la forza cinetica da caduta. Solo all'inizio della primavera può essere utile aprire leggermente la pacciamatura per favorire il riscaldamento del terreno da parte del sole. La pacciamatura ha un'altra funzione essenziale nel metodo sinergico, la sua decomposizione costante contribuisce alla formazione di uno strato fertile del terreno. I bancali rialzati vanno preparati anche con impianti d'irrigazione a goccia e con strutture di sostegno dei rampicanti.

Coltivazione

La semina e i trapianti vengono effettuati spostando la pacciamatura quanto basta e poi risistemandola per una copertura completa; è importante che vengano assortite le piante in maniera da arricchirsi vicendevolmente. Così in ogni aiuola devono essere presenti piante della famiglia delle leguminose, azoto-fissatrici che arricchiscono il terreno di azoto in forma disponibile, delle piante della famiglia delle liliacee, delle aromatiche e dei fiori che servono da repellenti nei confronti degli insetti dannosi e vanno inoltre alternate piante di altre famiglie in modo da colonizzare i bancali con radici a tutte le profondità e con capacità diverse. Il fatto stesso di alternare specie diverse rende più difficile l'attacco da parte di parassiti. Alla fine del ciclo vitale le piante non vanno estirpate (ad eccezione ovviamente non si tratti della parte edibile come per tuberi o simili), ma vanno lasciate nel terreno affinché le radici si degradino in maniera naturale rilasciando nutrienti, formando humus e favorendo il passaggio delle radici di altre piante nelle semine successive.

La visuale sinergica è stata quindi applicata nel progetto:

 Nelle morbide linee ondulate dei bancali rialzati, che andranno a ospitare le essenze aromatiche. I bancali ideati sono costituiti da una sezione indicativamente a trapezio isoscele di 25-30 cm di altezza, 50 cm di larghezza alla base (base maggiore del trapezio) e circa 10 cm alla sommità (base minore), con una struttura di contenimento alla base di alcuni centimetri, costituita da

pietre piatte sovrapposte a formare un muretto a secco, per evitare il cedimento basale del substrato.

Nella consociazione con arbusti ornamentali appartenenti alla famiglia delle Fabaceae.

 Nell'utilizzo di una pacciamatura non di paglia ma di corteccia di pino per evitarne la deriva da fenomeni meteorici intensi e per le loro proprietà allelopatiche di contrasto alla germinazione dei semi infestanti, mantenendo al contempo le favorevoli facoltà di riduzione dell'irraggiamento al substrato e di minore escursione del suo valore dell'umidità.

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