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Il clima mediterraneo, Cs secondo la classificazione climatica di Köppen, è il meno esteso dei climi temperati. È caratterizzato da un lungo periodo di siccità estiva e inverni miti. L'associazione di estati secche con inverni piovosi rappresenta un carattere peculiare del clima mediterraneo: nella quasi totalità dei climi, ad esclusione quelli marittimi dalla piovosità costante e quelli desertici in cui la piovosità è estremamente ridotta, la maggior parte delle precipitazioni cade nel semestre caldo. Il mare contribuisce a determinare il clima, il quale è temperato caldo, con escursioni termiche giornaliere e annue modeste (inferiori a 21 °C), dovute alla capacità del mare di trattenere il calore assorbito durante l'irraggiamento estivo per poi rilasciarlo durante l'inverno.

Köppen definì il clima Cs come quello in cui il mese più scarso di precipitazioni nel semestre caldo ha un totale di precipitazioni inferiore a un terzo di quello del mese invernale più piovoso e in ogni caso inferiore a 30 mm. Se il mese più secco presenta un totale inferiore a un terzo di quello del mese più piovoso ma superiore a 30 mm si identificherà come Cfs (submediterraneo). Secondo Salvador Rivas Martínez si definisce bioclima mediterraneo quello in cui ci sono almeno due mesi consecutivi di siccità estiva.

Sottotipi

Il clima mediterraneo ha due sottotipi fondamentali: Csa con estate calda e Csb con estate più tiepida.

Csa: Il sottotipo Csa, nel quale la temperatura del mese più caldo è superiore a 22 °C, si trova lungo

le aree costiere del Mediterraneo e del Vicino oriente, mentre nelle zone costiere esterne si hanno temperature inferiori. Temperature decisamente elevate si registrano nell'entroterra californiano (con una temperatura media di luglio di 27,5 °C).

Csb: Il sottotipo Csb è tipico delle zone costiere della California e dell'Oregon, di alcune zone della

Francia, del Marocco, della Turchia, del Cile e dall'Australia. Distribuzione

In Europa, è tipico delle regioni che si affacciano sul mar Mediterraneo. In Italia lo si ritrova soprattutto sulle coste liguri e tirreniche (nell'entroterra generalmente è di tipo submediterraneo o tendente al continentale sopra i 500 metri slm), mentre sulle coste adriatiche non risale più a nord del promontorio del Conero (mentre sulla costa adriatica orientale risale fino alla Dalmazia). Zone tipicamente mediterranee con spunti subtropicali sono inoltre l'Italia meridionale, la Sicilia e la Sardegna, ad eccezione delle loro zone montuose.

Anche climi paragonabili in zone situate in altri continenti vengono considerati come esempi di clima mediterraneo per le similari condizioni del bacino del Mediterraneo: in Africa si trova un clima mediterraneo sulle coste del Maghreb e in Sud Africa nella regione del Capo; nel continente americano hanno un clima paragonabile la California costiera e il Cile centrale, e in Australia la costa sudoccidentale.

Figura 37. Carta dei climi d’Italia secondo la classificazione di Koppen.

Si riporta inoltre la classificazione bioclimatica di Rivas-Martinez, che tiene conto per lo studio e la diagnostica del clima anche di parametri biotici quali la composizione floristica, in quanto intimamente connessa ai fattori climatici oltre che edafici, e le serie di vegetazione sviluppatesi. Da qui ne deriva l'analisi floristica e fitosociologia necessaria agli inquadramenti progettuali, precedentemente esposta nei capitoli trattanti la progettazione partecipata.

Classificazione bioclimatica di Rivas-Martinez Struttura della classificazione

 Macrobioclimi

 Bioclimi

 Varianti bioclimatiche

 Piani bioclimatici

 Orizzonti bioclimatici

Basi della classificazione:

Reciprocità

Esiste una relazione reciproca tra clima, vegetazione e area geografica, ovvero tra bioclima, serie di vegetazione e rispettive unità biogeografiche.

Continentalità

L’escursione delle temperature medie mensili tra i mesi estremi dell'anno (che se espressa in °C è l’indice di continentalità) ha una grande influenza sulla distribuzione della vegetazione e, come risultato, sui limiti di molti bioclimi.

Ritmo annuale delle precipitazioni

E' di estrema importanza per la distribuzione delle piante e delle comunità vegetali quanto ne ha la quantità stessa di precipitazioni; la stagionalità delle precipitazioni, cioè la variazione delle precipitazioni durante il corso dell’anno, può determinare i macrobioclimi (tropicale, mediterraneo o temperato) o le unità subordinate (bioclimi e varianti bioclimatiche).

Mediterraneità

I sistemi anglosassoni definiscono il clima mediterraneo come un clima temperato caldo subtropicale; Rivas-Martinez dà un senso più ampio al macrobioclima mediterraneo che definisce: extratropicale, con estate arida (almeno due mesi consecutivi in cui P<2T).

Macrobioclima

Unità tipologica di rango superiore della classificazione bioclimatica. E' definito in base alla latitudine, ai parametri climatici e alla vegetazione, ha un'ampia giurisdizione territoriale, è relazionato ai grandi tipi di climi, di biomi e di regioni biogeografiche.

Macrobioclimi della terra • tropicale • mediterraneo • temperato • boreale • polare Bioclima

• È l'unità di base della classificazione bioclimatica della terra

• Può essere definito come spazio biofisico delimitato da un determinato tipo di vegetazione e dai suoi corrispondenti valori climatici

• Vengono identificati 27 tipi di bioclima, in base ai seguenti indici: • Indice ombrotermico

• Indice ombrotermico dei due mesi consecutivi più secchi dell’anno • Indice di continentalità

Mediterraneo • Pluvistagionale oceanico • Pluvistagionale continentale • Xerico oceanico • Xerico continentale • Desertico oceanico • Desertico continentale • Iperdesertico Varianti bioclimatiche

Unità tipologiche del macrobioclima che permettono di distinguere aspetti particolari del clima determinati dal ritmo stagionale delle precipitazioni.

Piani bioclimatici

• Si determinano in funzione della temperatura (termotipi) e delle precipitazioni (ombrotipi). • I termotipi presentano una sequenza altitudinale e latitudinale, vengono identificati in base

ai seguenti indici: indice di termicità (o indice di termicità compensato) e temperatura

positiva annua.

• Gli ombrotipi vengono determinati in base all’indice ombrotermico. Ogni piano bioclimatico presenta determinate formazioni o comunità vegetali.

Classificazioni di Pavari e De Philippis

La prima classificazione bioclimatica nota per l’Italia è quella del Pavari (1916) poi ripresa e sviluppata da De Philippis (1937). Si basa sui seguenti parametri: temperatura media annua; temperatura media del mese più caldo, temperatura media dei minimi assoluti e precipitazioni annue ed estive.

Pavari divide l’Italia in 5 zone fitoclimatiche: – Lauretum

– Castanetum – Fagetum – Picetum – Alpinetum

– Lauretum: zone mediterranee con estati calde e poco piovose. La specie indicativa è l’alloro (Laurus nobilis);

– Castanetum: zone con climi temperati fino ad un’altitudine di circa 700 m. La specie indicativa è il castagno (Castanea sativa);

– Fagetum: zone con climi freschi e piovosi della media e alta collina e montagna, tra i 700 e i 1500 m. La specie indicativa è il faggio (Fagus sylvatica);

– Picetum: zone indicanti i climi alpini tra i 1500 m e il limite degli alberi (2200-2300 m). La specie indicativa è l’abete rosso (Picea excelsa);

– Alpinetum: sono le zone fredde d’alta montagna oltre la fascia del limite degli alberi (oltre 2300 m). Si identificano qui le praterie d’alta quota.

Lauretum:

Il Lauretum si estende su indicativamente la metà del territorio italiano e, con l'eccezione di alcuni microambienti dell’Italia settentrionale, è presente solo nell'Italia peninsulare e insulare. Si suddivide in tre sottozone in base alla piovosità e alla temperatura. Viene ulteriormente suddiviso in tre tipi, corrispondenti a differenti regimi pluviometrici: il 1º tipo con piogge uniformemente distribuite nel corso dell'anno, il 2º tipo con siccità estiva, il 3º tipo senza siccità estiva.

Calda:

Corrisponde alle aree più calde del territorio nazionale, più frequente nel versante tirrenico rispetto a quello adriatico. Nel versante adriatico non si estende oltre i 42° di latitudine Nord: interessa tutte le zone costiere a meridione del promontorio del Gargano e si estende all'interno a bassa quota, comprendendo le principali pianure (Salento, Piana di Metaponto e Piana di Sipari).

Nel versante tirrenico della penisola comprende tutte le regioni costiere dalla Calabria fino alla Maremma, inoltrandosi più all'interno in corrispondenza delle pianure del Lazio e della Maremma grossetana. Ricompare poi nella fascia costiera della Riviera di Ponente.

Fra le piante arboree questa sottozona ospita le seguenti specie:

Latifoglie: sughera (Quercus suber L.), leccio (Q. ilex L.), carrubo (ceratonia siliqua L.), olivastro (Olea europaea L.).

Conifere: pino domestico (Pinus pinea L.), pino d'Aleppo (P. halepensis Mill.), pino marittimo (P. pinaster Aiton), tutti le specie del genere Cupressus, i ginepri termofili come il ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa L.), ginepro rosso (J. oxycedrus L.), ginepro fenicio (J. phoenicia L.).

In particolari condizioni microambientali, come ad esempio la vicinanza di corsi d'acqua o, in generale, favorevoli condizioni di umidità del suolo, possono vegetare anche il cerro (Quercus

cerris L.), il pioppo bianco (Populus alba L.), l'olmo (Ulmus sp.) i frassini come l'orniello

(Fraxinus ornus L.) e più sporadicamente il frassino meridionale (F. angustifolia Vahl), specie dei generi Acer, Alnus e Salix.

Fra le piante arbustive esiste una notevole varietà comprendendo tutte le specie dell'Oleo-

ceratonion (climax di macchia mediterranea termoxerofila) e della Macchia mediterranea.

Per quanto concerne l'agricoltura il Lauretum caldo è l'areale per eccellenza degli Agrumi, dell'olivo, del fico (Ficus carica L.).

Media:

Sotto l'aspetto climatico queste zone sono caratterizzate da temperature mediamente più basse rispetto alla sottozona calda, con una maggiore frequenza di temperature più basse nei mesi più freddi. In sostanza le essenze rappresentative non differiscono da quelle del Lauretum caldo, tuttavia le temperature più basse sfavoriscono le specie più termofile e consentono l'infiltrazione di specie termomesofile, tipiche del Castanetum caldo. La vegetazione tipica è quella della macchia mediterranea e della foresta mediterranea sempreverde, con infiltrazioni dell'Oleo-ceratonion nelle aree più secche e della foresta mediterranea decidua in quelle più fredde e umide.

Fra le piante arboree queste sottozone ospitano:

Latifoglie: sughera (Quercus suber L.), leccio (Q. ilex L.), cerro (Q. cerris L.), roverella (Q.

pubescens L.), carpini (genere Carpinus e Ostrya), frassini (genere Fraxinus), olmo (genere Ulmus), noce (Juglans), aceri (genere Acer), ontani (genere Alnus) etc.

Conifere: pino domestico (Pinus pinea L.), pino d'Aleppo (P. halepensis Mill.), pino marittimo (P. pinaster Aiton) specie dei generei Juniperus e Cupressus.

Per quanto riguarda l'agricoltura, le differenze fra queste sottozone e il Lauretum caldo sono più evidenti: la coltivazione degli agrumi è sporadica e si ha una minore frequenza dell'olivo. La vite trova in queste sottozone le proprie migliori condizioni colturali.

Fredda:

Ha un areale circoscritto ad alcune regioni del territorio nazionale caratterizzate da una distribuzione abbastanza uniforme delle piogge nel corso dell'anno. Questa sottozona interessa la Riviera ligure di levante e alcune stazioni dislocate sulla riviera dei grandi laghi prealpini, con particolare riferimento al lago di Garda e al lago d'Iseo.

Nella vegetazione prevalgono le essenze tipiche del Castanetum, tuttavia le temperature invernali non rigide permettono ancora la presenza spontanea di elementi tipici del Lauretum e l'introduzione artificiale di specie esotiche originarie di ambienti caldi.

Per quanto riguarda l'agricoltura, questa sottozona è il limite estremo settentrionale dell'areale di coltivazione dell'olivo.

Utilizzando l’interpretazione fitoclimatica proposta dal Pavari, De Philippis ha realizzato la “Carta

Figura 38. Carta delle zone climatico-forestali d'Italia di De Philippis.

Regione mediterranea macrobioclima mediterraneo

Bioclima pluvistagionale oceanico

Piani bioclimatici:

Termomediterraneo Mesomediterraneo Supramediterraneo Oromediterraneo

Macrobioclima mediterraneo

Rivas-Martinez definisce il macrobioclima mediterraneo come: extratropicale, con estate arida in cui secondo i grafici bioclimatici da lui proposti si rinvengono almeno due mesi consecutivi in cui Precipitazioni<2Temperature.

Piano Termomediterraneo

Regione mediterranea (macroclima mediterraneo)

Bioclima mediterraneo

Piano bioclimatico Termomediterraneo

Nel versante tirrenico interessa le coste della Calabria, della Basilicata e della Campania fino al golfo di Policastro. Più a Nord è localizzato solo in corrispondenza di particolari condizioni geomorfologiche particolarmente favorevoli. Nel versante ionico interessa le coste della Calabria e alcune stazioni pugliesi. Altrove è presente solo come aspetto microclimatico.

Figura 39. Diagrammi pluviotermici relativi alle stazioni termomediterranee

Vegetazione: Macchia di sclerofille sempreverdi (lentisco, alterno, fillirea, carrubo, olivo selvatico) e ginepreti con ginepro fenicio.

• Piano Mesomediterraneo

Regione mediterranea (macroclima mediterraneo)

Bioclima pluvistagionale

Piano bioclimatico Mesomediterraneo

Interessa la maggior parte delle stazioni del macrobioclima mediterraneo. l’ombrotipo prevalente è quello subumido, seguito dall’umido. Solo due stazioni rientrano nell’ombrotipo arido.

Vegetazione: La vegetazione potenziale è rappresentata dai boschi di sclerofille sempreverdi e dai boschi misti di sempreverdi e caducifoglie dominati da Quercus ilex.

Figura 40. Diagrammi pluviotermici relativi alle stazioni mesomediterranee.

• Piano Supramediterraneo

Regione mediterranea (macroclima mediterraneo) Bioclima mediterraneo pluvistagionale

Piano bioclimatico Supramediterraneo

Interessa solo 4 località dell’Italia meridionale (due in Basilicata e due in Puglia, nel Gargano) ad altitudine compresa tra i 550 e i 900 m. I diagrammi pluviotermici presentano un breve periodo di aridità e valori massimi di precipitazione in autunno

Figura 41. Diagrammi pluviometrici relativi alle stazioni supramediterranee.

Citando Greppi, nel suo "Quadri ambientali della Toscana":

"Quasi tutta la Toscana rientra nella regione climatica mediterranea: i principali autori concordano nell'inserire anche buona parte dei rilievi interni e appenninici nella sfera di influenza del clima mediterraneo. Ciò è evidente nei principali inquadramenti fitoclimatici, che considerano i tipi di clima in stretta correlazione con i tipi di vegetazione. Secondo Pavari e De Philippis (1916) la zona del Lauretum arriva alle pendici appenniniche sino a comprendere le valli di Magra, Serchio, Sieve e Chiana; la zona altimetricamente superiore, il Castanetum caldo, dove è frequente trovare entità floristiche di tipo mediterraneo, comprende le medie quote dei bacini appenninici. Giacobbe (1953) in una successiva classificazione bio-climatica basata sulle biocore o regioni biologiche, individua una biocora mediterranea sempreverde che giunge sino a 600 metri di quota e una biocora montana mediterranea sino a quote di 1400 metri comprendente i querceti e le faggete appenniniche. Secondo le zone altimetriche individuate da Giacomini e Fenaroli l'orizzonte mediterraneo dell'Appennino toscano giunge sino a 900 metri. Sebbene la regione litorale ricada nell'area d'influenza del clima mediterraneo, questo non impedisce l'articolazione in mesoclimi locali diversi, con vegetazione notevolmente differenziata, talvolta con caratteristiche in apparenza poco affini a quella mediterranea. Il bosco di specie sclerofilliche, che in alcuni suoi aspetti fisionomici prende il nome di «macchia», eterogenea nomenclatura di provenienza locale ha trovato più recentemente una definizione unica col termine di matorral. Il bosco mediterraneo nella sua massima espressione evolutiva è la lecceta o fustaia di Leccio (Quercus ilex L. ), una cenosi oggi di difficile reperimento in Italia e in Toscana, ma originariamente diffusa al posto degli odierni «forteti», prima che le attività agro-silvo-pastorali ne sancissero la trasformazione. Nella maggioranza delle situazioni la reiterata utilizzazione dei soprassuoli ha modificato non solo la fisionomia del bosco, ma anche la sua composizione specifica; il denudamento dei suoli e l'inizio del dilavamento dei primi strati umiferi, nonché la forte insolazione consentono a specie diverse dal leccio, primo fra tutti il Corbezzolo (Arbutus unedo L. ), di insediarsi e anche di soppiantarne il primato.

Alcune specie hanno adeguato le proprie caratteristiche fisio-morfologiche, adottando strategie di sopravvivenza collegate alla presenza di questo fattore ambientale. Si formano cenosi in equilibrio con l'ambiente, a condizione che il passaggio del fuoco non sia troppo frequente: da qui la definizione di «piroclimax», usata per definire lo stadio evolutivo di queste forme di copertura vegetale. Ne sono esempi: la bassa macchia di cisti, in ambienti xerici oppure, in ambienti dal clima oceanico, le formazioni a Ginestrone (Ulex europaeus L.) ben visibili sul Monte Pisano.

Lo stadio di macchia segna la comparsa, o l'aumento, di numerose specie alto-arbustive come la Fillirea (Phillyrea angustifolia L. ), il Lentisco (Pistacia lentiscus L. ), l'Alaterno (Rhamnus

alathernus L. ), il tino (Viburnum tinus L.), il Terebinto (Pistacia terebintus L.), la Calicotome (Calicotome spinosa (L.) Link) , la Ginestra odorosa (Spartium junceum L. ), le Eriche (Erica spp. ):

una ricchezza floristica, spesso mutevole perché derivata dalle caratteristiche del substrato, dell'esposizione e del microclima, che fa della macchia la cenosi forestale più ricca di specie in ambito europeo. La variabilità specifica della macchia può aumentare con il passaggio alla gariga, particolare associazione erbaceo-arbustiva di ambiente mediterraneo, la cui altezza in genere è contenuta entro i 50 cm e che presenta una forte discontinuità di copertura per la presenza di rocce affioranti o di terreno nudo. Tra le macchie basse si annovera la maggiore diversificazione tipologica. Esistono infatti macchie a cisti, a ginepri, a eriche, a ginestre. Le macchie a eriche o cisti sono piuttosto diffuse anche sulle coste toscane, in particolare su suoli acidi, mentre i terreni derivati da rocce calcaree ospitano più spesso macchie a ginestra; in entrambi i casi i processi di

degrado del suolo sono avanzati e il ritorno a una vegetazione di tipo forestale si presenta lenta e complessa. Nel paesaggio vegetale dell'arcipelago e della costa la macchia occupa un ruolo centrale. Salvo alcune aree, l'intera regione costiera e insulare ricade sotto l'influenza dei boschi di sclerofille mediterranee; a questa posizione «centrale» si accompagnano situazioni di «margine», o soluzioni di continuità al suo interno. II primo caso si verifica in corrispondenza della fascia di transizione con la regione collinare, laddove la vegetazione mediterranea sfuma progressivamente, ma il mutamento può essere anche netto per un repentino cambio di versante, nel paesaggio delle querce eliofile di Roverella (Quercus pubescens Willd.), o in quello dei boschi più mesofili di Carpino nero

(Ostrya carpinifolia Scop.) e Cerro (Quercus cerris L.) All'interno della macchia le interruzioni

possono derivare dalla presenza di rupi costiere o da falesie interne; in questi casi le difficili condizioni stazionali non consentono l'evoluzione della vegetazione oltre un certo grado e la macchia rimane allo stadio primario, in genere con fisionomia a cespuglieto, non per azioni di degrado, ma per l'impossibilità di un'evoluzione ulteriore."

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