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1. Il dibattito sull’identità degli albanesi nello scontro dei “padri” della nazione: Kadare e

1.2. L'albanità secondo gli intellettuali

Quali sono le opinioni degli intellettuali riguardo a questa polemica dell’identità? Bi- sogna premettere che il numero di coloro che hanno espresso la loro opinione riguardo al dibattito è molto impressionante. È difficile riportare qui un elenco di tutte le opinioni scritte dagli intellettuali albanesi, anche perché il numero degli scrittori è molto più grande delle possibilità che i Media più popolari hanno di pubblicarle. Stiamo parlando dei Media più importanti a livello nazionale, quali i quotidiani più rinomati e le riviste universitarie. Per di più, non si è trattato solo di opinioni di accademici, politici, giornalisti e intellettuali ma anche un grande numero di gente con una preparazione accademica medio-alta che esprimeva la propria concordanza o il disappunto nei vari forum informatici e nei blog dei giornali che riportavano le opinioni e le interviste più importanti. Addirittura, nell’ambito del dibattito delle figure accademicamente qualificate, ha partecipato perfino un intellettua- le, nonché studioso, appartenente a quella che viene chiamata la diaspora storica. Si tratta dello studioso arbëresh Matteo Mandalà (docente di Lingua e Letteratura albanese all’Università di Palermo). Ovviamente, è del tutto impossibile (e forse superfluo) riportare in questo lavoro tutte queste voci che, nonostante la natura “polifonica” che vanno a for- mare (ma che forniscono di più l’impressione della cacofonia), sono caratterizzate spesso da un atteggiamento settario, nel tentativo di salvare la figura del proprio paladino, a volte Kadare e a volte Qosja. Quindi, in questa sede riportiamo solo le opinioni/analisi sull’identità albanese, di coloro che, a nostro parere, possono essere considerate come le fi- gure più importanti dell’alta società albanese (o almeno immaginate come tali dalla stessa);

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accademici e intellettuali più popolari. Qui di seguito riportiamo un elenco degli articoli che comparvero in occasione del dibattito tra Kadare e Qosja:

09/05/2006 in Bota Shqiptare, Ismail Kadareja ne tregun global te maskave (“Ismail Kadare nel mercato globale delle maschere”) di Ardian Vehbiu.

Questo articolo a prima vista non sembra tanto imperniato sul dibattito dell’identità quanto sulla critica in ambito nazionale e internazionale dell’opera letteraria e della biogra- fia di Kadare. Ma nonostante la maggiore attenzione dedicata dall’autore – annotiamo che Vehbiu è uno dei più attivi critici culturali proveniente dall’ambiente accademico della lin- guistica e socio-linguistica – alla convalida dell’opinione che vede Kadare come un dissi- dente politico e allo stesso tempo un grande talento letterario, possiamo scorgere tra le ri- ghe una velata critica riguardo alle sue posizioni di “guida spirituale” della nazione albane- se; un compito che Kadare sarebbe stato costretto ad indossare per via della pressione eser- citata su di lui dai media nazionali. In altre parole, anche per Vehbiu, il compito di trattare argomenti difficili come quello dell’identità sarebbe stato sbagliato per Kadare.

22/05/2006 in Expres. Kasem Trebeshina: Disidenca dhe debati Kadare-Qosja (“Ka- sem Trebeshina: La dissidenza e il dibattito Kadare-Qosja”).

In questa intervista concessa da Trebeshina, il giornalista si rivolge all’intervistato con l’etichetta che costui si è guadagnato nell’opinione albanese quale «vero e proprio dis- sidente degli scrittori albanesi»; e già si capisce che l’intento è screditare Kadare attraverso il personaggio di Trebeshina – uno degli scrittori più perseguitati dal regime comunista perché dichiaratosi apertamente dissidente.

Riguardo al dibattito Trebeshina sarà esplicito e laconico nel dire che ripudia catego- ricamente una discussione che ha la natura della medievale «caccia alle streghe e agli ereti- ci», “in cui noi non credenti dobbiamo sparire” (idem).

28/06/2006 in Tema. Haxhi Qamili qe njohim ne (“Haxhi Qamil come lo conosciamo noi”) di Blendi Fevziu.

Da moderatore televisivo Fevziu si limita ad una specie di polemica camuffata con Qosja riguardo l’interpretazione di un personaggio storico di Haxhi Qamili, divenuto fa- moso nel 1914 durante una insurrezione popolare interpretata in modo contrastante dagli studiosi. Qosja vede quest’ultimo come una specie di brigante sociale che ha sollevato il popolo contro il dominio dei feudali e l'occupazione straniera. Mentre, secondo Fevziu sa-

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rebbe un personaggio negativo perché sostenitore del potere del sultano, per cui un anti- albanese, visto anche dalla persecuzione degli intellettuali nazionalisti.

16/05/2006 in Shqip. Jam me Qosen kunder Kadarese (“Sto con Qosja contro Kada- re”) di Dritero Agolli.

Tralasciando il titolo dell’articolo, che è stato impostato dal giornalista che ha curato l’intervista, il “parteggiare” di Agolli con Qosja è dovuto all’assunto che l’argomento dell’identità richiede abilità intellettuali che solo uno scienziato sociale potrebbe trattare. E – secondo Agolli – più adatto in questo caso sembra Qosja che di professione fa appunto quello. Bisogna accennare che Agolli è ritenuto il maggior scrittore albanese dopo Kadare ed è pure suo amico di vecchia data. Quindi il suo modo di esprimere la critica è il più “di- plomatico” possibile.

Diskutim i nje cikli te mbyllur (“Discussione di un ciclo chiuso”) di Bujar Ramaj.

In questo articolo troviamo una interessante analisi sui problemi dell’identità albane- se. L’autore sostiene che il fatto stesso di discutere sulla caratteristica dell’identità vuol dire che non esiste un modello unico e definitivo di questa. Per di più, se poi si litiga sulla natu- ra che questa dovrebbe avere, vuol dire che l’esistenza di una identità unica e ben definita è addirittura impossibile.

Motivo principale di questa difficoltà di costruire una identità albanese super partes sarebbe la debolezza di una qualsiasi identità laica di fronte all’identità religiosa, che oggi- giorno si sta rivelando molto più solida di quella etnica. Quindi, secondo Ramaj, il dibattito dovrebbe avere una natura consensuale e costruttiva e dovrebbe concentrarsi sulla possibi- lità di conciliare le varie identità religiose, ideologiche e sociali per creare il consenso ne- cessario all’idea di una appartenenza sociale comune.

25/06/2006 in Tema. Debati periferik mbi identitetin perëndimor (“Un dibattito peri- ferico sull’identità occidentale”) di Mero Baze

Nonostante già il titolo premette il posizionamento ideologico pro un’identità euro- pea, l’autore sottolinea le sue posizioni già nelle prime righe quando afferma che il dibatti- to doveva dirigersi esclusivamente verso l’esaltazione delle caratteristiche occidentali dell’Albania invece di trasformarsi in un campo di battaglia dove si esaltano tanti caratteri antioccidentali della periferia, Albania. Perciò, Mero Baze elogia il saggio di Kadare per- ché verte sulla necessità dell’accentuazione dell’identità europea degli albanesi, discolpan-

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dolo di qualsiasi carenza teorica in materia. Invece, ciò che bisogna categoricamente esclu- dere sono le posizioni antioccidentali di chi, come Qosja, si posiziona contro i tentativi di occidentalizzazione, esaltando una pericolosa forma di perifericità.

Nel Tirana Observer vengono pubblicate le risposte di alcuni intellettuali, tra i quali alcuni accademici. Le domande alle quali erano invitati a rispondere erano tre:

1) Di recente, i due Giganti delle lettere albanesi hanno ingaggiato un dibattito dopo la pubblicazione di “Identità europea degli albanesi”. Nel quotidiano Shqip Qosja si è con- trapposto a Kadare criticando la sua versione che denota l’identità albanese come cristiana. Qual è la vostra opinione riguardo a questa polemica?

2) Quale sarebbe il vostro giudizio nei confronti della posizione di Kadare che vede l’i- dentità albanese legata al cristianesimo, quindi all’occidente, e nei confronti di quella di Qosja che sostiene che la realtà albanese è un incrocio di due tradizioni, cristiana e musul- mana?

3) Ritenete che questa polemica danneggi l’immagine del nostro grande scrittore Ismail Kadare?

L’ultima domanda palesa già la posizione del giornale che fa riferimento ad un “dan- neggiamento” della figura di Kadare per colpa di questa sua uscita; allo stesso tempo tradi- sce una preoccupazione sociale legata all’immagine internazionale di Kadare, visto come una sorta di rappresentante della cultura alta albanese.

Andiamo in ordine sintetizzando le risposte.

Pellumb Xhufi, storico e politico

Xhufi esordisce con la sua preoccupazione che il dibattito possa risentire dell’influenza delle teorie dello «scontro delle civiltà» di Huntington. Teme che Kadare sia soggetto a queste idee, dimostrando questo suo complesso negli scritti recenti in cui cerca di risaltare le caratteristiche culturali legate al cristianesimo a scapito delle altre, che oggi- giorno a livello internazionale sembrerebbero inconvenienti53. Gli Albanesi bisogna accet-

tarli così come sono. Ma il nostro storico e politico della linea ufficiale del nazionalismo albanese non perde l’occasione per sottolineare che bisogna tener conto del fatto che gli al-

53Ajo që do të prisja më së shumti në një debat të tillë, do të ishte që ai të zhvillohej sa më larg ideve, si ato

të Samuel Huntington-it, autorit të teorisë së mbrapshtë të "përplasjes së qytetërimeve", që për dikë është kthyer në ideologjinë e ditëve tona. Më duket se në një farë masë edhe Kadare është bërë pre e ideve të tilla, ndaj më duket se në shkrimet e tij të fundit shquhet një lloj kompleksi, kur me një pasion qëllimmirë përpiqet të zbulojë rrënjët kristiane të shqiptareve dhe, mundësisht, të mbulojë ndonjë rrënjë tjetër, "që s'është në modë" sot.

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banesi oltre alla loro divisione religiosa, musulmani, cristiani cattolici e cristiani ortodossi, sono uniti da un sostrato culturale che deriva dai tempi del paganesimo. E ciò è stato visto – secondo lui – ai tempi della formazione dell’albanesimo, quando in mancanza di questa ideologia gli Albanesi delle tre religioni si sentivano vicini tra loro. Inoltre, come per riba- dire per l’ennesima volta la famosa opinione della tolleranza religiosa degli Albanesi, Xhu- fi asserisce la tendenza degli albanesi ad abbracciare le varie tendenze centrifugali delle va- rie organizzazioni religiose e la loro proliferazione in luogo, come gli ordini dei francesca- ni e benedettini e la confraternita musulmana dei Bektashi. In seguito, da queste premesse al tempo della nascita della nazione albanese fu facile per gli intellettuali di sedimentare nella mentalità popolare l’idea della nuova religione laica, “l’albanità”. Quindi, esaltare un carattere cristiano della cultura albanese sarebbe una offesa alla realtà, visto che gli albane- si sono sia cristiani sia musulmani e non si può ignorare in questo caso la grande massa degli atei. Inoltre – continua Xhufi - bisogna riconoscere anche il carattere superficiale, non ortodosso, della pratica religiosa sociale. Per questo motivo Xhufi è più d’accordo con la posizione di Qosja in quanto più sensibile e responsabile nei confronti della realtà socia- le. Al contrario - denuncia Xhufi – richiamare gli albanesi ad una conversione di massa va- le a dire minare gli equilibri che la società albanese ha costruito durante la storia. Una con- ferma di questa tendenza – che secondo il nostro storico e politico sarebbe spinta da alte cariche religiose che di recente stanno cercando di impossessarsi del controllo del governo - sarebbero le tante reazioni piene di risentimento nei confronti della costruzione di croci, chiese e moschee in luoghi pubblici vistosi.

Per quanto riguarda la figura di Kadare, Xhufi si impegna a riabilitarla considerando- lo, nonostante tutto, come un patriota che semplicemente si è sbagliato nel descrivere la realtà sociale albanese.

Eduart Zaloshnja, analista

Molto originale la risposta di Zaloshnja che ci trasmette un punto di vista particolare, one- stamente di parte, soggettivo e oggettivo allo stesso tempo.

Per questo analista, il saggio di Kadare non sarebbe stato preso in considerazione da nessun ambiente scientifico perché era uno saggio semi-letterario in cui l’autore trattava dei fatti storici in modo non esauriente per costruire un modello di identità albanese che rappresentava più un suo desiderio che la realtà. E per quanto riguarda il modello dell’identità, Zaloshnja ci dice anche quale sarebbe il suo desiderio:

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“Personalmente, anche se non credo in Gesù, sono partigiano dell’idea di Kadare che noi albanesi dobbiamo ritornare alle nostre radici cristiane. È questa la ragione che mi ha motivato a battezzare le mie figlie nella chiesa cattolica (in seguito, quando saranno più mature, potranno decidere se seguire i sui precetti). Da quanto ho potuto constatare personalmente ho notato molte cose comuni con i miei amici balcanici (turchi, greci, bulgari ecc.). Mi è capitato più volte di far notare a loro che una qualsiasi usanza o qualsiasi preferenza culinaria o musicale loro, la si trova anche tra gli albanesi! E men- tre dicevo questo loro mi rispondevano: “non dimenticare la convivenza di circa 500 anni nello stesso impero”. Se ci allarghiamo alla realtà albanese della Macedonia e del Kosovo, dove la religione musulmana fu incoraggiata dal regime iugoslavo, l’influenza della cultura islamica è ancor più forte”54.

In questa dichiarazione abbiamo la conferma di una tendenza sempre più crescente presso la società albanese riguardo le preferenze culturali della postmodernità; occidentalizzazio- ne prima di tutto. Non importa se questo non è corretto dal punto di vista dell’etica intellet- tuale (da intendersi scientifica). Quindi, secondo Zaloshnja, il sostrato culturale albanese parte dal passato cristiano degli albanesi e se alcuni di loro, quelli dei territori della Ma- cedonia e del Kosovo, hanno propensioni musulmane questo è esito della costrizione dei governi di cui sono soggetti.

Alfred Peza, allora caporedattore del quotidiano Shqip

Secondo Peza, questo dibattito è talmente importante che merita di essere approfondito an- cora meglio dalla società albanese. Questo perché l’Albania si trova in un presente post-i- deologico in cui deve fare i conti sia con una passato da revisionare sia con un futuro da determinare, come d’altronde tutto il mondo. Per quanto riguarda il problema dell’identità, Peza è più realista nelle sue posizioni (nel senso che preferisce accettare la realtà): gli alba- nesi sono proprio quel che dimostra la loro realtà con i pregi e i difetti … e perché ci sia qualche cambiamento bisogna che passi ancora del tempo in cui la possibilità di determina- re questo destino è semplicemente questione di resistenza passiva e abilità di adattamento.

54Personalisht, edhe pse nuk besoj në origjinën hyjnore të Jezu Krishtit, jam partizan i idesë së Kadaresë se

ne shqiptarët duhet të kthehemi në rrënjët e krishtera. Është kjo arsyeja që vajzat e mija i kam pagëzuar në kishën Katolike (kur të jenë në moshë madhore ato do zgjedhin vetë në se duan t'i besojnë mësimet e saj). Nga konstatime personale, kam vënë re shumë gjëra të përbashkëta tek miq të mi ballkanas (turq, grekë, bullgarë, etj.). Sa e sa herë më ka qëlluar t'u them atyre se aksh zakon apo aksh preferencë kulinare apo muzikore të tyren e kemi edhe ne shqitarët! Dhe kur i kam thënë këto fjalë, ata më janë përgjigjur: Mos harro se kemi jetuar bashkë për pothuaj 500 vjet në të njëjtën perandori. Parë më gjerë, realiteti na tregon se tek shumë shqiptarë, sidomos tek ata që jetojnë në Maqedoni e Kosovë, ku feja myslimane u inkurajua nga regjimi jugosllav, ndikimi i kulturës islamike është akoma i fortë.

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Per quanto riguarda la componente religiosa, fa notare che questo elemento non determina la cultura della società albanese ma non è così in Occidente. Questo lo dimostrerebbe l’atteggiamento della politica europea nei confronti della Turchia. Malgrado questo atteg- giamento dell’Europa, la sua unità politica è destinata ad essere composta da una varietà culturale. In questo caso, gli albanesi avrebbero da offrire niente meno che la famosa ar- monia e tolleranza religiosa. Mentre, l’atteggiamento di chi vuole apparire come portatore di cultura dominante, cristiana, sembra una patetico egocentrismo.

Sadik Bejko, scrittore, poeta, studioso e docente di Storia delle Civiltà al’Università di Tirana.

La risposta di Bejko sembra più uno schierarsi che una riflessione oggettiva sul punto centrale del dibattito. Egli si limita a fare una sorta di difesa delle posizioni di Kadare e per farlo usa un ragionamento che prende in considerazione, molto sinteticamente, fatti cultu- rali del passato storico e del presente, che descrivono una realtà talmente “orientalizzante” che banalizzerebbe ogni tentativo di rappresentazione scientifica. In altre parole per Bejko non importa la realtà, questa nel momento che è tangibile è screditata, ma è importante ciò che è utile essere. Per questo il “desiderio” di Kadare sarebbe più nobile, perché in linea con quelle degli ideatori dell’identità albanese durante l’epoca della sua nascita, o della ri- nascita come si usa dire ancora.

Per finire, Bejko conclude sostenendo la sua posizione, che come abbiamo visto è anche quella di Kadare. Sostiene che il dibattito è attuale perché, dopo la caduta delle ideo- logie del secolo scorso, cioè nazionalismo e altre entità politiche, tutto il mondo sta riflet- tendo su una organizzazione nuova fondata sulla appartenenza ad una civiltà. Quindi il pro- fessore di Storia delle Civiltà mostra una soggezione totale alle teorie dello “scontro di ci- viltà” di Hungtinton!

Plator Nesturi, analista

Secondo Nesturi il problema principale in questo dibattito sarebbe il posizionarsi in modo soggettivo ad uno dei due autori principali o alle “teorie” rappresentate da loro.

Riguardo alla caratterizzazione del contesto della cultura albanese nel presente e nel passato, egli preferisce usare il termine “punto-di-scontro” piuttosto che “crocevia”. Perché la componente musulmana della cultura albanese sarebbe stata imposta dall’alto, dal potere ottomano. Perciò - secondo Nesturi – «l’Albania non poteva essere né una vetrina del cri-

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stianesimo in Asia e né un vetrina dell’islam in Europa»55. Piuttosto, secondo l’autore,

l’Albania è una realtà particolare anche se di una storia subìta. Concludendo, anche Nesturi riporta l’assunto della pacifica multireligiosità della società albanese, l’unità della quale sa- rebbe minacciata da un dibattito che confonde la nazione con la religione.

Leke Sokoli, sociologo e docente di sociologia all’Università di Tirana.

Importante per Sokoli in tutto questo rumore mediatico e sociale è il fatto stesso di dibatte- re su un argomento molto emancipante per la società albanese, non solo per quanto riguar- da i livelli alti della società. Inoltre, molto più importante è una partecipazione non faziosa, ma oggettiva riguardo al tema dell’identità.

Riguardo alle idee di Kadare, Sokoli non è d’accordo con l’assunto che lo scrittore ha sintetizzato la cultura europea con il cristianesimo, ma che ha semplicemente voluto sotto- lineare un’identità europea che sovrasta tutte le altre caratteristiche identitarie. D’altra par- te – continua Sokoli – Qosja avrebbe giustamente notato che l’argomento dell’identità cri- stiana lo ha risolto la stessa Europa (nel senso che la religione non è stato scelto come ele- mento identitario assoluto neanche dagli stessi europei).

Diversamente da quanto ci saremmo aspettati da parte di un sociologo, Sokoli ritiene che l’analisi di Kadare «argomenta una identità chiaramente europea degli albanesi, quindi non menomata “né-né” e neanche “sia-sia”, a partire da alcune verità concernenti la storia antica del popolo albanese, la lingua e la cultura nazionale, la posizione geografica non pe- riferica, la razza e il colore della pelle, il diritto consuetudinario, gli inizi della letteratura (altrimenti albano-latina), l’alfabeto latino fino alla auto-percezione degli albanesi come europei, a partire dagli anni 90 in poi. Tra le tante ragioni egli accentua la tradizione cultu- rale legata all’antico cattolicesimo albanese. Personalmente, vedo questa esposizione e ar- gomentazione di Kadare assolutamente non come una “pazzia”, anzi, vedo una acutezza di pensiero e argomentazione come da nessun altro»56.

55Ndaj për mendimin tim, Shqipëria nuk mund të ish as një vitrinë e islamizmit për Evropën dhe as vitrinë e

kristianizmit për Azinë. Jemi pra një realitet i veçantë, produkt i historisë që na ra për pjesë ta jetojmë si komb, ndaj çdo argument se i përkasim njërës apo tjetrës palë më duket i pavlerë. Për aq argumenta sa jepen, aq kundërargumente do të silleshin nga idhtarët e palës tjetër. Populli ynë i ka krijuar në mënyrë të admirueshme ekuilibret mbi baza fetare dhe thellimi i mëtejshëm i debateve që përziejnë kombin me religjionin do të ish i dëmshëm, pasi i shërben dasisë.

56Kadareja argumenton një identitet të qartë evropian të shqiptarëve, pra jo një identitet gjysmak "as-as" ose

"edhe edhe",nisur nga disa të vërteta që lidhen me historinë e lashtësinë e popullit tonë, me gjuhën dhe