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1. Introduzione al contesto balcanico

1.2. Nazioni e nazionalismi secondo le principali teorie

1.2.3. La «nazione» come «comunità immaginata»: Anderson

Un altro classico della corrente «modernista», riguardante il solo ambito culturale della «fortuna del nazionalismo», è l’opera Comunità immaginate; Origini e fortuna dei

nazionalismi di Benedict Anderson. La sua definizione di nazione è apolitica e di natura

antropologica, tanto da non preferire l’uso del termine stesso. Così facendo Anderson con- corda tacitamente con Gellner riguardo alla natura politica della definizione di nazione. Quindi egli propone la seguente definizione di nazione: «si tratta di una comunità politica immaginata, e immaginata come intrinsecamente insieme limitata e sovrana. È immaginata in quanto gli abitanti della più piccola nazione non conosceranno mai la maggior parte dei loro compatrioti, né li incontreranno, né ne sentiranno mai parlare, eppure nella mente di

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ognuno vive l’immagine di essere una comunità»118. Egli rimprovera a Gellner una certa

«ferocia» nel formulare la nazione e dimostrando che il nazionalismo si nasconderebbe sot- to pretese infondate assimilando l’invenzione della nazione a «fabbricazione» e «falsità», piuttosto che a «immaginazione» e «creazione». Così facendo Gellner sottintende che vi sono comunità «vere» che possono essere contrapposte alle nazioni. Ma, secondo Ander- son, l’unica comunità che non ha bisogno di «immaginazione» è quella che non supera le dimensioni di un villaggio119. Perciò Anderson, considerando comunque il nazionalismo

un’anomalia, è del parere che le «comunità (nazioni) devono essere distinte non dalla loro falsità/genuinità, ma dallo stile in cui esse sono immaginate»120. Così nel classificare i na-

zionalismi Anderson fa notare che le prime guerre d’indipendenza sono emerse nel Nuovo mondo e che quindi il primo tipo sarebbe il «nazionalismo creolo», quello degli europei nati nelle Americhe. Ciò che caratterizza questo tipo di nazionalismo è l’assenza della ri- chiesta per un affrancamento linguistico, sia nel nazionalismo nordamericano di Washing- ton sia in quello sudamericano di Bolivar, e si basa sull’istanza di un affrancamento politi- co-amministrativo121. Il «nazionalismo linguistico» è la seconda forma ed è tipico

dell’Europa, caratterizzando la sua storia politico-culturale in un arco temporale che va dal 1820 al 1920. Il terzo tipo è l’ufficial-nazionalismo delle dinastie fino ad allora cosmopoli- te e che a fine ‘800 scoprono le loro identità nazionali; è il caso dell’Impero Asburgico e dell’Impero ottomano. L’ultimo tipo è quello dei nazionalismi contemporanei che secondo Anderson assembla i tre tipi precedenti.

Riguardo alle ragioni e alle origini dello sviluppo dell’ideologia nazionalista Ander- son parte dal sentimento esistenzialista e universale dell’uomo di superare la morte. Quel sistema di pensiero che si è occupato e che per tanto tempo ha reperito al bisogno di supe- rare il sentimento della contingenza e della morte è stato la religione, un altro fenomeno universale. Per Anderson queste considerazioni sono importanti perché, almeno nell’Europa occidentale, «il ‘700 segna non solo l’alba del nazionalismo, ma anche il cre- puscolo del pensiero religioso»122. Così la modernità non ha portato solo l’illuminismo,

laicista e razionalista, ma anche una nuova oscurità, quella del nazionalismo come fonda- mentalismo culturale. Lo scopo di questo studio è dimostrare che: «il nazionalismo va in- terpretato commisurandolo non a ideologie politiche sostenute in modo autocosciente, ma

118B.ANDERSON, op. cit., pp. 26-27. 119 Ibidem, p. 27.

120 Ibidem, il termine ‘nazioni’ è aggiunzione mia. 121 Ibidem, pp. 71-90.

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ai grandi sistemi culturali che l’hanno preceduto, e dai quali, o contro i quali, esso è nato». Con il declino della religione e l’ascesa della parola stampata è stata possibile la divulga- zione di nuove lingue nazionali. La diffusione, sotto la spinta del capitalismo, di mezzi di comunicazione di massa, come i libri e i giornali, ha reso possibile, ma anche necessario dopo il declino della religione, rappresentare quella comunità che è la nazione, al tempo stesso sovrana e limitata nello spazio e illimitata nel tempo, tramite la quale può essere su- scitato un senso di immortalità e con la quale possono identificarsi individui altrimenti anonimi123.

L’esito dell’intreccio tra la stampa in lingua volgare e la secolarizzazione della cultu- ra, conclusione dell’Illuminismo, fu che l’Ottocento divenne l’età dell’oro per lessicografi, grammatici, filologi e letterati della lingua volgare. Secondo Anderson: «Le energiche atti- vità di questi intellettuali di professione furono fondamentali per la formazione del nazio- nalismo europeo dell’800»124. Certamente, le classi lettrici erano quelle collocate nei gra-

dini più alti della gerarchia sociale. L’Ottocento vide però la nascita di nuove classi domi- nati che si aggiungevano a quelle preesistenti. La diffusione più uniforme che avvenne sia negli stati europei più avanzati sia in quelli più arretrati fu quella della classe media buro- cratica. Mentre: «la crescita di una borghesia commerciale e industriale fu invece molto ir- regolare, intensa e rapida, in alcuni casi, lenta e stentata in altri»125. Questo è ovviamente

l’esito di quel differente grado di industrializzazione che, secondo Gellner, è alla base del diverso grado di sviluppo del nazionalismo che «divise(ro) l’umanità in gruppi rivali»126.

Ciò che dimostra in più l’analisi di Anderson è che, «al di la delle differenze geografiche», lo sviluppo dell’industrializzazione e la conseguente crescita della borghesia, mercantile e industriale, «va compresa nella sua relazione con la stampa in lingua volgare». Così duran- te l’800, mentre l’alfabetizzazione cresceva, per le classi dominanti diviene più facile otte- nere il supporto popolare, «con le masse che si scoprivano una nuova gloria nell’elevazione a status stampato delle lingue che avevano sempre umilmente parlato»127.

Tutto ciò rese possibile all’alta società di «piratare» i sentimenti delle masse e condurli verso la realizzazione dello stato nazionale indipendente, concettualizzato e modellizzato

123 Ibidem, pp. 51-52; in seguito Anderson, parlando delle origini della coscienza nazionale, sintetizza che:

“Tirando le somme possiamo affermare che la convergenza del capitalismo e delle lingue umane creò la possibilità di una nuova forma di comunità immaginata, che nella sua morfologia essenziale pose le basi delle nazioni moderne”, p. 66.

124 Ibidem, p. 94. 125 Ibidem, p. 98.

126GELLNER, op, cit., p. 60. 127 ANDERSON, op, cit., p. 101.

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dopo le esperienze americane e della Rivoluzione Francese128. In seguito, specie nella se-

conda metà dell’800, la rivoluzione filologico-lessicografica e la nascita di movimenti na- zionalisti popolari che proliferarono in Europa diedero vita, molto breve però, anche ad un altro tipo di nazionalismo, l’ufficial-nazionalismo, che si situava in quegli Imperi multina- zionali esistenti ancora nel suolo europeo. Ma alla fine questo tipo di nazionalismo non po- té resistere alla forza disgregatrice di quel nazionalismo linguistico popolare al quale aveva cercato di far fronte129. E con esso furono sconfitte anche le classi di cui era espressione,

soprattutto i dinasti e gli aristocratici; così, ci fu il trionfo delle restanti classi alte, special- mente le borghesie nazionali.