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1. Introduzione al contesto balcanico

1.2. Nazioni e nazionalismi secondo le principali teorie

1.2.2. La «nazione» come imposizione dell’alta società: Gellner

Il primo studio che presentiamo è di natura filosofica e antropologica e costituisce la base teorica per tanti altri studi inerenti al fenomeno del “nazionalismo”. Ernest Gellner (uno dei massimi teorici della tradizione anglosassone) affronta lo studio del “nazionali- smo” partendo dal presupposto che non c’è nazione senza nazionalismo. Il suo più noto la- voro, Nazioni e Nazionalismo, inizia con un’affermazione, esplicita e apparentemente esau- riente. «Il nazionalismo è anzitutto un principio politico, che sostiene che l’unità nazionale e l’unità politica dovrebbero essere perfettamente coincidenti»110.

Nel tentativo di delimitare il nazionalismo, Gellner riconosce che esso contiene e di- pende da due termini: Stato e nazione111. Del primo ne dà una definizione weberianamente

realistica: lo stato è un’istituzione impegnata a far valere l’ordine. Il discorso sulla nazione invece è più complesso: oscilla tra l’idea che nazione sia sinonimo di cultura o di etnia op- pure che sia una mera contingenza, come e più dello Stato; «Lo Stato è certamente stato emerso senza l’aiuto della nazione. Alcune nazioni sono certamente emerse senza l’aiuto dei propri Stati. È materia di discussione se l’idea normativa di nazione, nel suo senso mo- derno, non abbia presupposto l’esistenza prioritaria dello Stato»112.

Alla fine di questo tentativo definitorio, la nazione appare come «una categoria di persone» che si riconoscono in qualche modo «associate», non importa in base a quali cri- teri purché questi siano discriminatori rispetto ad altri.

Approfondendo meglio questa definizione di nazione – culturale e volontaristica – Gellner ritiene che in definitiva ciò che conta è quello che la cultura fa. In altre parole, che cosa sia la nazione lo determina concretamente solo il nazionalismo. Quindi una più preci- sa determinazione o concretizzazione dei concetti di volontà e/o cultura dipendono dal mo- vimento per la nazione, dal nazionalismo. Secondo Gellner: «Le nazioni non sono iscritte nella natura delle cose, non costituiscono una versione politica della dottrina delle specie naturali. Quel che esiste davvero sono le culture, spesso raggruppate in maniera indefinibi- le. Ed esistono anche di solito ma non sempre unità politiche umane di tutte le forme e di- mensioni»113. È dunque a partire dalla politica che la cultura assume la forma nazione. In

questo senso: «è il nazionalismo che genera le nazioni, e non l’inverso»114.

110E.GELLNER, Nazioni e Nazionalismi, op, cit., p, 3. 111 Ibidem pp. 3-10.

112 Ibidem p. 9. 113 Ibidem p. 56. 114 Ibidem, p. 64.

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Quindi, l’interesse di Gellner è per il nazionalismo inteso come principio politico- culturale che pretende di far coincidere unità «nazionale» (qui sinonimo di «etnica»)115 e

unità politica. In seguito l’autore specifica e distingue il principio nazionalista in «senti- mento» e «movimento» nazionalista; «il sentimento nazionalista è il senso di collera susci- tato dalla violazione di questo principio, o il senso di soddisfazione suscitato dal suo appa- gamento. Un movimento nazionalista è un movimento animato da un sentimento di questo tipo». Si tratta dunque di un comportamento che ha dimensioni pratiche politiche e teori-

co-culturali (corsivo mio). In definitiva per Gellner: «Il nazionalismo è una teoria della le-

gittimità politica, che esige che i confini etnici non siano violati da quelli politici»116. In

quest’ultima conclusione si trova una risposta agli scontri etnici, di ogni forma – militari o politici – che siano, e che hanno caratterizzato e che continuano a perpetuarsi in tante rela- zioni intra-nazionali (ho scelto il prefisso «intra» al posto di quello «inter» perché rimanda ad una concreta relazione problematica tra due nazioni qualsiasi che si trovano in contatto diretto tra loro, mentre l’«inter» allude a qualsiasi situazione relazionistica). E che, forse, senza un approccio critico al fenomeno, continueranno a caratterizzare anche in futuro le relazioni non solo politiche, che coinvolgono gli Stati, ma anche quelle interculturali, che coinvolgono le intere società.

Perciò sembra più interessante da analizzare il processo che porta alla creazione del sentimento - il quale sarebbe nient’altro che l’identità nazionale - in quanto forza motrice di quel movimento che in certi casi assume quelle forme negative menzionate prima.

Come si è già detto, per Gellner ciò che esiste davvero sono le culture. Così, si può arrivare alla conclusione che anche le identità pre-nazionali sarebbero identità culturali o, si può dire, identità etniche che comunque, nelle loro espressioni e relazioni interetniche, sono lontani dalla natura discriminante, rispetto agli «altri», dell’identità nazionale creata dopo l’avvento dell’ideologia nazionalista. Secondo Gellner il nazionalismo, ma di conse- guenza anche il suo sentimento o l’identità, sarebbe un’illusione e un’autoillusione collet- tiva. «L’illusione e l’autoillusione collettiva consiste in questo: il nazionalismo è sostan- zialmente l’imposizione generale di una cultura superiore a una società in cui in preceden- za culture inferiori dominavano la vita della maggioranza, e in alcuni casi della totalità, della popolazione. Significa la diffusione generale di una lingua, mediata dalla scuola e controllata a livello accademico, codificata per le esigenze di comunicazioni tecnologiche e burocratiche ragionevolmente precise. Esso è il consolidamento di una società impersona-

115 G.E.RUSCONI, Prefazione, in GELLNER, Nazioni e Nazionalismi, op, cit., p. XI. 116GELLNER, op, cit., p. 3.

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le, anonima, con individui atomizzati reciprocamente sostituibili, tenuta insieme soprattutto da una cultura comune di questo tipo, in luogo di una precedente complessa struttura di gruppi locali, sostenuta da culture popolari, che si riproducono localmente, ciascuna con caratteristiche proprie, ad opera dei microgruppi stessi. Questo è ciò che realmente avvie- ne. Ma è l’esatto opposto di quel che il nazionalismo afferma e di quel che i nazionalisti fervemente credono»117.

Gellner descrive l’avvento del nazionalismo sullo sfondo del contrasto tipico-ideale tra la «società agricola» e la «società industriale». Questo cambiamento, altri studiosi lo presentano come processo di modernizzazione e di industrializzazione che diventa massifi- cazione, atomizzazione e omologazione culturale nella fase più avanzata: il nazionalismo ne è una componente interna. È in questo passaggio di modi di produzione che si insinua il nazionalismo che sarebbe la convergenza tra l’interesse della classe dominante, o delle classi, e l’identità culturale o l’etnicità. Secondo l’interpretazione di Gellner il nazionali- smo è in particolare un processo culturale e politico che attiva quell’insieme di indicatori etno-culturali latenti ma specifici per i quali vale il termine «nazione».

Il nazionalismo di Gellner assurge a fenomeno–guida dell’insieme di tutti i processi elencati sopra, unificati sotto il segno dell’intenzionalità politica culminante nel mito della nazione (di qui il nostro interesse per la storia nazionale, una sorta di mitologia ufficiale, di cui parleremo più avanti).