• Non ci sono risultati.

Alcune precisazioni sulla distinzione tra bioetica cattolica e bioetica laica

2. Bioetica cattolica e bioetica laica

2.1. Alcune precisazioni sulla distinzione tra bioetica cattolica e bioetica laica

È proprio vero che oggigiorno, in bioetica, si è tutti “laici”? O non è più giusto af- fermare che fra bioetica “cattolica” e bioetica “laica” esiste una differenza di fondo, di cui, prima di ogni eventuale dialogo, si tratta di prendere atto? E, ammessa tale di- versità, quali sono i presupposti teorici e filosofici che la spiegano e che rendono problematico ogni tentativo di mediazione? Ecco alcune delle domande cui ha cerca- to di rispondere la riflessione di G. Fornero. Fornero, al di là di ogni conformismo o mistificazione di comodo, torna a interrogarsi sul concetto di laicità in bioetica, sfor- zandosi di mostrare con franchezza come anche in un periodo in cui ci sono cattolici che sembrano parlare da laici e laici che sembrano discorrere da cattolici, la distin- zione fra bioetica laica e bioetica cattolica sia quantomai valida e attuale. Una neces- sità di chiarezza e distinzione per non rinunciare agli ideali del dialogo e del confron- to tra le due parti.

A chi spetta di diritto la denominazione di ‘laico’? Soltanto a quanti rifiutano posi- zioni morali di ispirazione cattolica, o anche i pensatori cattolici possono dirsi ‘lai- ci’? Esistono realmente una bioetica ‘laica’ ed una bioetica ‘cattolica’? Le differenze tra esse sono sostanziali o sono soltanto il risultato di un’acritica ‘etichettatura’ con- formista, impiegata per ‘mettere al tappeto’ certi tipi di argomentazioni?

Le risposte a tali quesiti non possono emergere da una superficiale osservazione del- lo stato attuale del dibattito bioetico, ma soltanto da un’attenta analisi, la quale – co- me dichiara Fornero – metta in luce “i quadri teorici e fondativi in cui si collocano i paradigmi dominanti della bioetica odierna”39, nella consapevolezza che esistono e- spressioni di “due distinte concezioni del mondo” incarnate rispettivamente dalle dottrine della indisponibilità (‘bioetica cattolica’) e della disponibilità della vita u- mana (‘bioetica laica’) e che questa discordanza paradigmatica genera “atteggiamenti antitetici rispetto ai quesiti bioetici più dibattuti e controversi” (ivi). Fornero privile- gia il livello metabioetico e filosofico del dibattito, e ricorre a delucidazioni di natura linguistico-concettuale, ad analisi della struttura teorica e dell’orizzonte categoriale della bioetica cattolica e della bioetica laica (p. 4), con il proposito di fornire una ri-

costruzione storiografica del dibattito bioetico italiano; una ricostruzione che non si configuri come un puro ‘inventario’ di teorie, o un mezzo di radicalizzazione dei contrasti esistenti, ma risponda ad imprescindibili esigenze di chiarezza e rigore. Fornero, unitamente alla disamina del neologismo ‘bioetica’, della natura, origini e compiti di tale disciplina40, Fornero evidenzia anche lo stretto legame tra etica, bioe- tica e filosofia in una riflessione che affronta problematiche “che esulano dalla di- mensione puramente scientifica e che, concernendo le massime questioni dell’esistere, risultano di pertinenza della filosofia”41. Proprio a questo legame con la filosofia sono ricondotti i due modelli teorici42 che “si ispirano a due concezioni ge- nerali del mondo e a due distinte filosofie: una di matrice ‘religiosa’ e l’altra di ma- trice ‘laica’”43 . Il primo modello è rappresentato dalla bioetica cattolica della sacrali- tà della vita, il secondo dalla bioetica laica della qualità della vita.

Prima di descrivere i tratti caratterizzanti dei due paradigmi44, Fornero delimita l’ambito di applicazione della locuzione ‘bioetica cattolica romana’, nella quale - egli sostiene - “si riconoscono la Chiesa cattolica di Roma e gli studiosi in sintonia con le sue concezioni antropologiche e metafisiche”45. La ricerca delle caratteristiche fon- damentali di tale paradigma è circoscritta a testi del Magistero, con particolare enfasi alle encicliche Veritatis Splendor ed Evangelium Vitae, che negli ultimi anni hanno segnato il dibattito su questioni come l’eutanasia, l’aborto, la fecondazione assistita. Principi fondamentali su cui poggia la ‘bioetica cattolica’ sono: la teoria della indi- sponibilità della vita umana; la credenza dell’esistenza di un progetto di Dio sull’uomo e per l’uomo; l’esistenza di divieti che l’uomo è tenuto a rispettare - “de- ontologismo rigoroso”46

.

Fornero esamina le possibili definizioni di ‘bioetica laica’ presenti in letteratura47. Il vaglio critico conduce lo a distinguere tra due sensi del vocabolo ‘laico’, un senso debole (più generalmente esemplificato da speculazioni improntate da un atteggia- mento critico ed antidogmatico, caratterizzate dall’appello alla tolleranza e

40 Ivi, Cap. I. 41 Ivi, p. 9. 42 Ivi, Cap. II. 43 Ivi, p. 15. 44 Ivi, Cap. III. 45 Ivi, p. 24. 46 Ivi, p. 42.

all’autonomia) ed uno forte. Quest’ultimo “indica la dottrina di coloro che non si li- mitano ad una generica adesione ai valori dello spirito critico e della tolleranza […], ma ragionano indipendentemente dall’ipotesi di Dio […] e da ogni fede o metafisica di matrice religiosa”. Mentre il primo senso di ‘laico’ sottende una definizione di lai- cità a maglie così larghe da rendere impossibile una descrizione rigorosa di ciò di cui si sta parlando, il secondo è quello prescelto da Fornero, che apprezza in particolare l’aspetto metodologico del pensare etsi Deus non daretur, ossia prescidendo dall’assunto dell’esistenza di Dio e di una metafisica razionale in grado di cogliere il disegno divino48.

Sotto il profilo dei contenuti capisaldi della ‘bioetica laica’ sono49: la teoria della di- sponibilità della vita; l’indipendenza ed autonomia decisionale; l’assenza di divieti assoluti. Il confronto tra posizioni laiche e cattoliche in bioetica esprime una dicoto- mia50, alla luce di affermazioni di alcuni autori che la negano con fermezza (come fanno ad esempio Elio Sgreccia e Francesco D’Agostino) e di pensatori che con pari fermezza sostengono la tesi opposta (ad esempio Maurizio Mori). Nel mettere in evi- denza la problematicità dei contrasti che realmente sussistono tra laici e cattolici ro- mani, l’A. dichiara di non voler fare di questa dicotomia “una specie di categoria e-

terna dello spirito destinata necessariamente a riproporsi come tale”, ma di “prendere

atto di una situazione storico-contingente di manifesta diversità e di endemico con- trasto”51

. Secondo Fornero la spaccatura tra le due posizioni potrà forse ridursi con il trascorrere del tempo, soltanto con cambiamenti di rotta del Magistero. Con questa precisazione l’A. passa a considerare le prospettive di matrice religiosa, di ispirazio- ne riformata, ma anche cattolica in cui la spaccatura tra laici e credenti tende pro- gressivamente a ridursi, e le interpretazioni laiche del principio della sacralità della vita umana52. Come possono essere classificate queste posizioni? Proprio la distin- zione tra laicità in senso debole e forte consente di trovare una risposta: secondo tale distinzione, di grande valore euristico, i cattolici romani si possono definire laici nel senso debole del termine nella misura in cui essi fanno propri autonomia e tolleran-

48 Ivi, p.67. 49 Ivi, Cap.V. 50 Ivi, Cap.VI. 51 Ivi, p.139.

za53; per ragioni sostanziali e procedurali, essi non possono invece essere considerati laici in senso forte. Quali conseguenze si evincono da questo complesso panorama intellettuale? L’A. ne enuncia due: la prima è che non può più parlare di una generica antitesi tra bioetica laica e bioetica religiosa, “ma soltanto di una specifica contrap- posizione fra la bioetica cattolica (ufficiale) della sacralità della vita (umana) e la bioetica laica della qualità della vita”. La seconda conseguenza, nelle parole di For- nero, “è che tale contrapposizione rappresenta soltanto il caso particolare o l’espressione circoscritta di una contrapposizione più ampia fra coloro (laici o cre- denti) che ammettono il potere, da parte degli individui […] di disporre della propria vita e coloro che […] negano tale possibilità”54. Per delineare con maggiore chiarezza tale affermazione l’A. ricorda pensatori come Tommaso d’Aquino, Thomas More, Immanuel Kant, Karl Jaspers, Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi, Indro Mon- tanelli, Emanule Severino – soltanto per citarne alcuni – che hanno affrontato il tema del suicidio e dell’eutanasia. Tali premesse consentono a Fornero di ritenere che la contrapposizione tra fautori della indisponibilità della vita e fautori della tesi opposta stia plasmando la bioetica odierna in termini di “contrapposizione fra etiche della vi-

ta ed etica della scelta, cioè di un’antitesi fra coloro che, privilegiando il valore ‘vi-

ta’ (pro-life), sono contro la possibilità di decidere liberamente di sé (anti-choice) e coloro che, privilegiando il valore ‘scelta’ (pro-choice) e quindi il principio di auto- nomia, sono a favore di tale possibilità”. Al momento di tirare le somme, Fornero si pone l’interrogativo che tutti ci aspettiamo: “è possibile un superamento della frattura

teorica tra i due paradigmi dominanti della bioetica contemporanea?”55

. L’A. cita, tra le altre, la risposta di Patrizia Borsellino, secondo la quale l’incontro fra bioetica lai- ca e bioetica cattolica risulta “assai difficile, se non addirittura impossibile” sui prin- cipi di fondo. Tuttavia questo non deve determinare l’arresto della ricerca di “solu- zioni convergenti” in grado di attenuare i contrasti più netti e di mantenere aperto uno spazio per il dialogo. Un dialogo che è reso ancora più urgente “nel panorama multietnico e multiculturale delle società odierne”, le quali necessitano di “un’intesa minimale fra le parti” e di “una bioetica planetaria strutturata nei termini di un po-

53 Ivi, p.152. 54 Ivi, pp.165-166.

stmoderno laboratorio del dialogo e del pluralismo”56.

Con la consueta competenza Fornero, erede del filosofo Nicola Abbagnano, ha con- dotto a termine un’impresa di cui c’era più che mai necessità: chiarire i concetti, per evitare che fraintendimenti ed ambiguità li rendano inutilizzabili, e delimitare la loro corretta applicazione. Un’operazione troppo spesso ritenuta superflua da quanti, ma- gari con scarse conoscenze della materia, intervengono nel dibattito bioetico. La sud- divisione proposta dall’A. potrà essere rifiutata da autori che preferiscono ammantar- si del titolo di ‘laici’ (senza ulteriori specificazioni) nel tentativo di non essere inca- sellati in una classificazione troppo costrittiva. Ma ciò non costituisce un demerito, semmai dimostra ancora una volta come lo scontro tra ‘laici’ e ‘cattolici’ è ancora lontano dalla tregua.

Senza privilegiare una certa posizione teorica, con equidistanza nel mostrare come taluni studiosi siano giunti a sostenere autorevolmente posizioni ‘intermedie’ a quella laica e a quella cattolica, Fornero lascia intravedere nuovi scenari, nei quali soltanto la volontà personale di prescindere da pregiudizi potrà creare i presupposti per un dialogo serio, finalmente libero da pedisseque ripetizioni di ‘lezioni preconfezionate’ (di matrice laica o cattolica).