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i. Andrew Johnson è stato un politico statunitense. Johnson, eletto nel

1865 come Vicepresidente di Abraham Lincoln, è subentrato alla massima carica quando lo stesso è stato assassinato diventando il

diciassettesimo Presidente degli Stati Uniti117 . L’ascesa di Johnson alla

Presidenza ha determinato gravi contrasti con il Congresso, in ragione dell’opposizione presidenziale alla legislazione sulla ricostruzione successiva alla guerra civile promossa dai Repubblicani radicali. Questo indirizzo – che ha condotto all’adozione di ben 27 veti – ha suscitato la rabbia dell’ala moderata del partito repubblicano di cui lo stesso Johnson faceva parte. Degni di nota sono i veti apposti dal Presidente, ed espressione del suo indirizzo reazionario, per opporsi all’esigenze di ricostruzione: così nel bill che ha esteso ai neri il diritto di voto nel District of Columbia come nel bill che ha conferito la cittadinanza a tutti i neri liberati dalla schiavitù che Johnson ha rigettato perché invasivo della competenza statale sulla fissazione dei criteri per l’accesso alla testimonianza, ma sostanzialmente criticato in ragione di un consistente pregiudizio razziale. Nel messaggio di veto con cui ha accompagnato il rinvio del bill che introduceva il diritto di voto per i neri nel District of Columbia118, Johnson ha espresso tutta la portata oppositiva dello strumento del veto119 , appoggiando la legittimazione presidenziale sul

will of the people, secondo la fortunata retorica inaugurata da Jackson.

In quest’occasione un referendum svoltosi due anni prima, aveva dimostrato come i cittadini del District fossero contrari all’estensione del diritto di voto ai neri. Johnson ne ha approfittato per fondare il proprio veto120 sulla difesa della volontà popolare cavalcando una deriva plebiscitaria. Una parte consistente del messaggio è stata dedicata alla

117

Cfr. Materiali disponibili su http//: www.wikipedia.it.

118 Cfr. R. Spitzer, The Presidential Veto: Touchstone of the American

Presidency,1988, SUNY Press, cit., pp. 305, 331, 337.

119 Cfr. A. Buratti, Veti presidenziali: Presidenti e maggioranze nell’esperienza

costituzionale statunitense, Carocci Editore, Roma,2012, pag.75.

120 Cfr. Calabresi, Presidential Power in Historical Perspective, Yoo, The Unitary

rivendicazione della funzione contro-maggioritaria121 , oppositiva e di

garanzia propria del potere di veto. Le lunghe citazioni dei discorsi di Madison a Filadelfia – di condanna della concentrazione dei poteri nelle mani del legislativo, dei pericoli dei “legislative evils” e “legislative encroachments of the executive” e sulla necessità di un ruolo equilibratore e di garanzia del Presidente122 – sono state rinfacciate ad un Congresso legittimato alla vittoria militare e portatore di un vasto programma di riforme sociali. Il Congresso ha superato con un’ampia maggioranza così come sono stati superati i quattro veti apposti alla ricostruzione negli Stati del Sud123.

ii. Franklin Delano Roosevelt.

F. D. Roosevelt, Presidente degli Stati Uniti dal 1933 al 1945, ha fatto ricorso al veto in 635 occasioni, più di ogni altro Presidente statunitense124. Per Roosevelt il Potere di veto doveva essere esercitato con frequenza per garantire la preminenza del Presidente nella determinazione dell’indirizzo legislativo e ammonire il Congresso: i suoi collaboratori hanno raccontato di un Roosevelt spesso alla ricerca di un “something I can veto”. Nel 1935, quando sotto la pressione delle potenti lobbies dei veterani, il Congresso ha approvato il Patman Bonus

Bill – ulteriore provvedimento mirato a rivalutare le pensioni ai reduci

della prima guerra mondiale, nonché a consentirne l’immediato riscatto

121 Cfr. R. Spitzer, The Presidential Veto: Touchstone of the American Presidency,

SUNY PRESS, 1988, pp.127-30.

122 Cfr. C.M. Cameron, Veto Bargaining: Presidents and the Politics of Negative

Power, The Edinburgh Building Cambridge, UK: Cambridge University Press, 2000. In proposito materiali disponibili su http://www.donaldgooch.com.

123 Cfr. http://www.governor.sc.gov.

124 Ma Roosevelt ricoprì l’incarico per dodici anni, esercitando in media, 53 veti per

anno contro i 103 veti annui del primo mandato di Grover Cleveland, che sotto questo profilo conserva il primato.

– , il Presidente, consapevole del vasto schieramento parlamentare favorevole alla misura legislativa, aveva preannunciato che si sarebbe recato personalmente a leggere il messaggio di rinvio in seduta comune del Congresso: una procedura già seguita da Wilson, alla cui prassi Roosevelt si richiamava, ma da molti ritenuta incostituzionale125. Nonostante le polemiche e l’ostruzionismo, le Camere hanno approvato la risoluzione per la convocazione di una joint session: Roosevelt ha letto così il proprio messaggio di veto, un vero e proprio messaggio alla Nazione trasmesso anche telefonicamente126. Gli argomenti usati da Roosevelt nell’opporsi al Patman Bonus Bill hanno ricalcato quelli già contenuti nei messaggi di Coleridge e Hoover su temi affini, specie di dover ricorrere a un inasprimento della tassazione in caso di passaggio della legge.

Traspare, invero, anche lo stile retorico tipico dei messaggi più significativi di Roosevelt. Messaggi orientati alla ricerca del consenso popolare127 .

Il testo ripercorre le vicende che hanno portato alla legislazione premiale per i veterani della prima guerra mondiale e sottolinea che la guerra è stata combattuta e vinta dalla nazione intera, non solo da coloro che sono stati chiamati a combattere al fronte. Ergo il pur doveroso riconoscimento del servizio prestato al fronte non deve comportare differenziazioni all’interno del corpo sociale. Al momento del voto, la mozione di override è stata approvata alla Camera, ma rigettata al Senato.

125 Cfr. R. Spitzer, The Presidential Veto: Touchstone of the American Presidency,

SUNY Press,1988, cit.p.100.

126 Cfr. A. Buratti, Veti presidenziali: Presidenti e maggioranze nell’esperienza

costituzionale statunitense, Carocci, Roma,2012, pag.96.

iii. William Jefferson Bill Clinton, Presidente degli Stati Uniti

d’America, in carica dal 1993 al 2001, ha fatto spesse volte ricorso128 al potere di veto selettivo c.d. line – item veto129, contro alcuni provvedimenti legislativi approvati dal Congresso. Questa prassi ha innescato numerosi ricorsi giurisdizionali promossi da soggetti lesi dall’esito normativo della selezione presidenziale. Nel giugno del 1998, la Corte Suprema è stata chiamata a pronunciarsi entrando nel merito della questione di costituzionalità. Nella sentenza Clinton v. City of New

York la Corte Suprema ha affermato l’incostituzionalità del Line-Item

Veto-Act130 : la maggioranza dei giudici, ha ritenuto infatti, la Presentment clause della Costituzione, che disciplina la presentazione dei bills al Presidente, non prevede espressamente un potere di veto selettivo. Questo divieto deve essere interpretato come divieto di emendare il testo di una legge approvata dalle Camere al Congresso131. La cancellazione presidenziale, infatti, non è compresa nelle prerogative dell’esecutivo. Equivale inoltre a un veto selettivo ed invasivo della potestà legislativa. Con Clinton v. New York la Corte Suprema ha ridimensionato il potere di determinazione del contenuto della legge da parte del Presidente, mantenendolo ai margini della funzione legislativa.

128 Soprattutto nel corso del 1997.

129 Istituto che consente al Presidente di opporsi a parti di un bill, approvando e

determinando l’entrata in vigore della restante parte di legge.

130 Cfr. Clinton v. City of New York (1998), 524 US, disponibili su

http://supreme.iustia.com.

131 “There are powerful reasons for construing constitutional silence on this

profoundly important issue as equivalent to an express prohibition”. Cfr. Clinton v. City of New York.

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