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Alcuni studi particolarmente interessanti

CAPITOLO 5 LO SHADOWING NELL’INTERPRETAZIONE

5.3 Alcuni studi particolarmente interessanti

5.3.1 Correlazione fra shadowing e interpretazione simultanea

Sabatini (2001) è autrice di un interessante studio che mette a confronto comprensione orale,

shadowing e interpretazione simultanea di due discorsi in inglese “non-standard” per il fatto

di presentare peculiarità di accento, sintassi e lessico con cui studenti italiani di interpretazione hanno solitamente poca confidenza: il primo discorso è stato tenuto da un oratore indiano non di madrelingua inglese, il secondo invece da un oratore madrelingua dal forte accento americano. La ricerca ha coinvolto dieci studenti italiani prossimi alla laurea in interpretazione presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori di Forlì.

Agli studenti è stato chiesto di ascoltare i primi tre minuti di ciascuno dei due discorsi (ognuno della durata di 11 minuti), di ripetere in shadowing i successivi due minuti e, infine, di interpretare in simultanea i restanti sei minuti. Tale suddivisione è stata scelta con l’idea di procedere dall’attività cognitivamente meno impegnativa (la comprensione orale), a quella cognitivamente più complessa (l’interpretazione simultanea, IS). Il livello di comprensione orale è stato valutato mediante un questionario con quattro domande. La qualità dello

shadowing e dell’IS è stata invece verificata a partire dalle trascrizioni delle prove degli

studenti. Nel caso dello shadowing sono state esaminate le omissioni, le aggiunte e le sostituzioni. Per l’IS, la prestazione è stata invece valutata con particolare attenzione alla resa di passaggi del testo di partenza classificati come critici.

Sabatini sottolinea che la qualità della resa in shadowing può aiutare a capire se gli studenti faticano a riconoscere singoli item lessicali e a seguire il filo logico del discorso. L’autrice evidenzia però che la maggiore o minore difficoltà di riconoscimento lessicale non consente di per sé di prevedere il livello della performance in interpretazione simultanea. Un soggetto potrebbe infatti ottenere un punteggio elevato nella comprensione orale e in shadowing ma avere una prestazione insufficiente in IS a causa, ad esempio, di difficoltà legate alla tecnica o alla produzione dell’output.

L’analisi delle prestazioni degli studenti nelle diverse prove mostra che la maggior parte dei partecipanti ha ottenuto i risultati migliori nella prova di comprensione orale, che richiedeva uno sforzo cognitivo inferiore rispetto agli altri due esercizi. Un dato interessante è che per entrambi i discorsi, il livello dell’output in shadowing risulta essere paragonabile a quello della relativa resa in interpretazione simultanea, come dimostra anche il fatto che i tre studenti migliori nello shadowing di entrambi i discorsi hanno ottenuto i punteggi più alti anche nell’interpretazione simultanea.

Sabatini conclude, sulla base di questi dati, che fra i risultati ottenuti dai partecipanti nello

shadowing e in interpretazione simultanea sembra esserci una correlazione da cui appare

invece esclusa la comprensione orale, dove tutti i soggetti hanno ottenuto un punteggio elevato. La studiosa motiva questo fenomeno con la minor coordinazione di sforzi cognitivi richiesta dalla comprensione orale rispetto alle altre due attività, la cui complessità è dovuta in primo luogo alla sovrapposizione di ascolto e parlato (definito dall’autrice “innaturale”) e, in secondo luogo, all’elaborazione interlinguistica (richiesta nell’IS ma non nello shadowing).

5.3.2 Shadowing: un confronto fra interpreti professionisti e studenti

Giunti a questo punto della trattazione, un interessante aspetto da analizzare è rappresentato dal confronto fra interpreti professionisti e studenti nello svolgimento di un esercizio di

shadowing.

Moser-Mercer (Moser-Mercer et al., 2000) descrive uno studio pilota che ha visto la partecipazione di cinque studenti al primo semestre di interpretazione presso l’École de

Traduction et d’Interprétation di Ginevra e di cinque interpreti professionisti con alle spalle

dai cinque ai dieci anni di esperienza. Ai soggetti, tutti di madrelingua francese, è stato chiesto di ripetere in shadowing due testi, uno in inglese e uno in francese, entrambi riguardanti il tema della politica economica ed entrambi letti da madrelingua. Al termine di ogni esercizio, studenti e interpreti hanno risposto a cinque domande di comprensione sul

testo appena ripetuto in shadowing (era stato detto loro che ci sarebbero state domande sul testo in inglese, ma non su quello in francese).

La prestazione dei partecipanti è stata valutata sulla base del décalage tenuto rispetto all’input originale, della tipologia (omissioni, sostituzioni etc.) e del numero di errori nella resa in

shadowing, e delle risposte corrette nel test di comprensione.

Dall’analisi dei dati sono emersi interessanti risultati. Per quanto riguarda il testo in francese, gli studenti hanno effettuato lo shadowing con un décalage del tutto simile a quello dei professionisti, mentre nel testo in inglese gli interpreti hanno tenuto un décalage molto maggiore. Con riferimento al secondo criterio di valutazione, gli studenti hanno invece commesso meno errori degli esperti nello shadowing di entrambi i testi. Infine, tra i due gruppi non sono state rilevate differenze apprezzabili nei punteggi del test di comprensione. Moser-Mercer spiega perché il décalage tenuto dai professionisti durante lo shadowing in inglese sia stato molto maggiore rispetto a quello degli studenti. Secondo la studiosa, gli interpreti si trovavano nella condizione più simile a quella di una consueta interpretazione dalla lingua B verso la lingua A. Il fatto che essi abbiano avuto difficoltà a ripetere l’input con un décalage molto breve sarebbe con ogni probabilità dovuto alla modalità con cui gli interpreti sono soliti lavorare e che è diventata per loro un automatismo difficile da abbandonare: “these professionals habitually function on the basis of larger processing units of interpretation than those required in shadowing” (Moser-Mercer et al., 2000: 118). Questa argomentazione è suffragata anche dalla tipologia di errori commessi dai due gruppi: gli studenti, avendo la tendenza a seguire parola per parola il testo ascoltato, hanno commesso perlopiù errori quali distorsioni e ripetizioni; gli interpreti, invece, hanno fatto notevole ricorso alla sostituzione (nello studio calcolata come errore), producendo comunque una resa grammaticalmente corretta e vicina al significato originario. Moser-Mercer evidenzia che, in virtù di questo modo di procedere, i professionisti, avendo in molti punti parafrasato l’input (seppur a livello intralinguistico), hanno svolto l’esercizio in maniera più vicina ad una interpretazione simultanea che allo shadowing così com’era stato definito nell’esercizio.