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Tipologie di shadowing in ottica cognitivista

CAPITOLO 2 LO SHADOWING NEGLI STUDI DI PSICOLOGIA COGNITIVA

2.1 Tipologie di shadowing in ottica cognitivista

2.1.1 Phonemic shadowing, phrase shadowing, adjusted lag shadowing e lag exercises

La prima fondamentale distinzione all’interno dello shadowing è quella fra phonemic

shadowing e phrase shadowing12, due tipologie che Lambert (1988a, 1991) riprende dagli studi risalenti agli anni ‘70 dello psicologo cognitivista Norman e che definisce come strumenti utili non solo per la formazione ma già per la selezione di aspiranti interpreti più promettenti durante le prove di ammissione all’università.

Nel caso del phonemic shadowing, lo shadower

“repeat[s] each sound exactly as it is heard, without waiting for a complete meaning unit, or even an entire word, so that the shadower stays ‘right on top’ of the speaker” (Lambert, 1991: 587).

11 Si tratta di una particolare condizione di ascolto tale per cui all’orecchio destro e sinistro del soggetto

esaminato giungono contemporaneamente due messaggi acustici diversi.

12 Nel 1998, nei suoi studi sulla memoria, Goldinger ha fatto ricorso a due tecniche da lui chiamate immediate

shadowing e delayed shadowing: si tratta di una classificazione in tutto e per tutto assimilabile a quella di

In altre parole, dunque, lo shadower mantiene un décalage il più breve possibile rispetto al testo orale originale, conservando una distanza minima dal parlato dell’oratore e basando la sua produzione quasi esclusivamente su aspetti fonetici. Lambert (1991) afferma che questa tecnica di shadowing ha l’obiettivo di verificare se lo studente è in grado di padroneggiare il principio meccanico alla base dell’interpretazione simultanea, che consiste nell’ascoltare e parlare allo stesso tempo. Kuo e Chou (2014) e Schweda Nicholson (1990) aggiungono che il

phonemic shadowing aiuta lo shadower a migliorare la propria pronuncia e fluenza in lingua

straniera, nonché ad acquisire un’intonazione il più possibile simile a quella di un parlante madrelingua. Tuttavia, non tutti gli esperti concordano con i sostenitori del phonemic

shadowing e dalle divergenze di opinioni è nato un dibattito molto acceso (v. capitolo 5).

Nel caso del phrase shadowing, invece, lo studente ripete il discorso dell’oratore con un

décalage più lungo, pari o superiore ai 250 millisecondi, “waiting for a chunk or meaning unit

before beginning to shadow, as is the case with simultaneous interpretation” (Lambert, 1991: 587). Allo shadower si dice pertanto di iniziare la propria produzione orale solo dopo aver individuato un’unità di senso compiuto. Nella formazione degli interpreti, Lambert suggerisce di introdurre tale modalità di shadowing dopo il phonemic shadowing per verificare la capacità del candidato di mantenere una certa distanza temporale dal parlato dell’oratore (ibid.).

A phonemic e phrase shadowing Schweda Nicholson (1990) aggiunge un’ulteriore categoria intermedia, vale a dire quella dell’adjusted lag shadowing. Tale modalità richiede che lo studente attenda che l’oratore abbia pronunciato un certo numero di parole (mediamente tra le cinque e le sette parole, fino ad un massimo di dieci) prima di cominciare a fare shadowing. Lo shadower dovrà mantenere questa distanza concordata a priori durante tutto il corso dell’esercizio, allo scopo di familiarizzarsi con il décalage dell’interpretazione simultanea e di espandere la capacità della sua memoria a breve termine (Kuo e Chou, 2014).

Un’altra variante di shadowing proposta per monitorare i progressi degli studenti di interpretazione e come test di ammissione universitario per aspiranti interpreti fa invece capo ai cosiddetti lag exercises. In essi compaiono parole isolate o frasi senza contesto che gli

shadower sono chiamati a ripetere (o, nelle varianti più impegnative dell’esercizio, a tradurre)

secondo una particolare tecnica:

[...] students are asked to lag by shadowing every second word. For example, when the exercise first begins, students hear the word “cat”, and remain silent, holding the item “cat” in short-term or echoic store […]. As soon as the next item is delivered, let’s say

“friend”, students are encouraged to utter “cat” at the same time as they hear “friend” (Lambert, 1988a: 385).

2.1.2 Close shadowing vs. distant shadowing

La seconda distinzione tra le varie tipologie di shadowing presenta un aspetto di forte continuità con la categorizzazione esposta nel paragrafo precedente: l’elemento temporale. Infatti, anche in questo paragrafo si affronterà il tema della distanza che lo shadower tiene rispetto all’oratore, tuttavia non come risultato di una regola stabilita o istruzione data dall’insegnante prima dell’inizio dell’esercizio (come nel caso dell’adjusted lag shadowing), bensì come constatazione del fatto che ogni soggetto lasciato libero di fare shadowing senza indicazioni sulla distanza da tenere rispetto all’oratore dà prova di una sua spontanea predilezione verso uno shadowing più “vicino” o più “lontano” rispetto al testo originale, che può essere influenzata sia da fattori personali, come il livello di comprensione orale nella L2 oggetto di shadowing13, sia dalle caratteristiche dei testi proposti.

A tale riguardo si può citare lo studio di Marslen-Wilson (1985) che, attingendo ai contributi di Chistovich (una fonologa russa che negli anni ’60 aveva condotto ricerche sui meccanismi alla base dell’elaborazione immediata del linguaggio), ha indagato il fenomeno del close

shadowing, in cui il soggetto inizia a ripetere il testo originale con un ritardo pari o inferiore

ai 250 millisecondi. Dallo studio descritto nell’articolo “Speech Shadowing and Speech Comprehension” è emerso che il 25% delle donne coinvolte nel test è riuscita a fare uno

shadowing accurato di un testo orale (Marslen-Wilson lo chiama “connected prose”)

mantenendo una distanza media compresa tra i 250 e i 300 millisecondi dall’oratore. La restante parte del campione femminile, nonché tutti gli uomini partecipanti all’esperimento non sono invece riusciti a rimanere al di sotto dei 500 millisecondi, e sono stati classificati come distant shadower. Secondo Marslen-Wilson, ciò che fondamentalmente distingue i due gruppi esaminati è la diversa strategia di produzione orale adottata, che vede i close shadower in grado di analizzare l’input on-line e di attivare il proprio apparato articolatorio prima di essere pienamente consapevoli del significato del messaggio orale in ingresso.

13 A tale riguardo, secondo Kadota (2007, cit. in Miyake, 2009: 17) è ragionevole pensare che chi ha un livello

molto avanzato di comprensione orale in L2 riesce a destinare risorse cognitive non solo all’elaborazione delle proprietà fonetiche e acustiche dell’input da ripetere in shadowing, ma anche alle sue proprietà sintattiche e semantiche.

2.2 Attenzione selettiva: ricerche e contributi dallo shadowing