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CAPITOLO 6 ANALISI EMPIRICA

6.2 Metodo

6.2.1 Dati usati per lo studio

Il presente studio analizza il parlato tedesco di 13 soggetti, tutti di madrelingua italiana, che hanno frequentato il primo anno del corso di Laurea Magistrale in Interpretazione presso il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione (DIT) di Forlì tra il 2012 e il 2018 e che hanno dato il consenso all’utilizzo di registrazioni con le loro prestazioni orali.

Lo studio prende in esame per ciascuno dei soggetti coinvolti due produzioni di parlato in tedesco: la prova di recall28 sostenuta al test di ammissione al corso di Laurea Magistrale in

Interpretazione, e l’esame di profitto di interpretazione consecutiva dall’italiano in tedesco

28 Nella prova di recall, i candidati dovevano ascoltare un brano descrittivo lungo circa 4 minuti e riprodurne in

un secondo momento il contenuto oralmente, con parole proprie, senza l’aiuto di appunti e nella maniera più precisa e completa possibile entro il medesimo lasso di tempo. I soggetti immatricolatisi tra il 2012 e il 2016 dovevano riprodurre il contenuto di un audio tedesco nella medesima lingua, mentre agli studenti dell’anno 2017 è stato chiesto di riprodurre il contenuto di un testo italiano in tedesco.

svolto in uno dei primi due appelli della sessione estiva (maggio/giugno) del primo anno di corso29.

Nonostante le caratteristiche diverse delle prove, si tratta in ogni caso di esempi di parlato spontaneo in lingua straniera, prodotto sulla base di contenuti desunti da un ascolto immediatamente precedente, motivo per cui si è ritenuto poter procedere all’analisi che segue. Tutti i soggetti hanno compilato un breve questionario sulla loro esperienza con lo shadowing. E’ stato chiesto loro di indicare se avessero mai svolto esercizi di shadowing durante il loro percorso di studi in interpretazione nella combinazione linguistica italiano-tedesco e, se sì, in che periodo dell’apprendimento e con quale frequenza avessero fatto ricorso a questa tecnica, specificando anche la durata degli esercizi, nonché la tipologia e la lingua dei testi scelti. Sulla base delle risposte ai questionari relative alla frequenza e alla durata di esercizio, i soggetti sono stati divisi in due gruppi: del gruppo contrassegnato con la lettera A fanno parte coloro che hanno praticato lo shadowing almeno una volta a settimana durante il primo anno di magistrale, mentre il gruppo B include i soggetti che hanno riferito di essersi esercitati con minor frequenza. Tutti i partecipanti hanno comunque affermato di aver svolto, in misura maggiore o minore, esercizi di shadowing.

Le prove sono state dunque suddivise in gruppi in relazione a tipologia e frequenza di

shadowing del soggetto in questione come illustrato nella tabella 1:

Recall – shadowing frequente gruppo A recall

Recall – shadowing sporadico gruppo B recall Consecutiva – shadowing frequente gruppo A consecutiva Consecutiva – shadowing sporadico gruppo B consecutiva

Tabella 1. Suddivisione in gruppi in base alla frequenza di esercizio di shadowing

6.2.2 Trascrizione

Le registrazioni delle due prove di ciascuno studente sono state trascritte in maniera funzionale agli scopi dello studio, seguendo le convenzioni fornite da EPIC30 (European

Parliament Interpretation Corpus). In conformità a queste ultime, si è utilizzato

29 I testi di partenza in italiano avevano una durata media di 5’30.

30 Consultabili al link https://docs.sslmit.unibo.it/doku.php?id=corpora:epic:transcription_conventions (ultimo

- il simbolo “//” per segmentare il flusso del parlato in base a sintassi e intonazione al fine di agevolare la lettura della trascrizione;

- il simbolo “#” per indicare parole o segmenti non chiaramente udibili;

- il trattino “-“, per segnalare troncamenti, ossia parole non pronunciate o articolate per intero;

- la lineetta bassa “_” per indicare un troncamento interno, vale a dire quando l’oratore interrompe la produzione della parola, completandola correttamente dopo una breve pausa (es.

der Prä_sident);

- numeri, date e percentuali sono stati riportati in forma estesa.

I puntini di sospensione “...” sono stati usati per indicare le pause vuote presenti in punti anomali del testo (ad esempio tra due parole strettamente collegate a livello sintattico). Per segnalare la presenza di pause piene si è invece scelto di adottare una “x”.

Le pause, piene e vuote, sono un fenomeno articolato e sfaccettato data la loro durata variabile. Le prime possono inoltre presentare varie tipologie di vocalizzazione (eehm, aahm,

uuhm etc.) e manifestarsi sotto forma di un continuum che va da un appoggio di voce appena

accennato fino ad uno lungo e corposo. In questa sede non è stato possibile analizzare tutti questi elementi di complessità, che potrebbero però eventualmente diventare oggetto di approfondimento di studi successivi.

6.2.3 Fenomeni analizzati

Oggetto dell’analisi empirica sono i determinanti e le pause piene, entrambi studiati da una prospettiva quantitativa; questi fenomeni sono stati scelti in virtù della loro elevata frequenza, che permette di verificare se vi sono determinate tendenze, e per la possibilità di essere individuati con precisione con un programma per la consultazione di corpora come AntConc. Sia per i determinanti, sia per le pause piene, il confronto dei dati è stato svolto a livello di gruppo in termini di occorrenze del fenomeno e di variazione percentuale nel passaggio dal

recall alla consecutiva.

6.2.3.1 Determinanti

I nomi comuni non sono da soli in grado di nominare un referente puntuale. Per farlo, hanno bisogno di un determinante, tra le cui principali funzioni si annovera proprio quella di trasformare “un nome, che designa un concetto generale, in un indice capace di designare un

referente particolare” (Prandi & De Santis, 2011: 112). Nella presente analisi empirica sono stati esaminati i seguenti determinanti:

1. articolo determinativo (bestimmter Artikel);

2. articolo indeterminativo (unbestimmter Artikel);

3. articolo negativo (negativer Artikel: kein);

4. possessivi (Possessivartikel);

5. dimostrativi (Demonstrativartikel).

Essi sono stati scelti anche perché costituiscono per chi studia il tedesco come L2 una fonte di particolare difficoltà, rappresentata ad esempio dalla declinazione e dalle differenze d’uso tra l’italiano e il tedescoeu

Come illustra Ballestracci (2007: 20-23), nel processo di apprendimento del tedesco come lingua straniera da parte di studenti di madrelingua italiana, la costruzione di sintagmi nominali introdotti da determinanti in nominativo, accusativo e dativo è un processo complesso e graduale, in cui anche nelle fasi avanzate di consolidamento e potenziamento di queste strutture si continuano ad osservare difficoltà ed errori d’uso.

Per analizzare gli elementi appena menzionati è stato utilizzato AntConc31 (Anthony, 2004). Le occorrenze estratte con AntConc sono state inserite in una matrice contenente le seguenti categorie:

- genere (maschile, femminile, neutro); - numero (singolare, plurale);

- caso (nominativo, accusativo, genitivo, dativo); - preposizione;

- errori nell’uso

- ripetizione: è stata conteggiata soltanto un’occorrenza del fenomeno. E’ stata inoltre fatta una distinzione fra ripetizione della sola parte del discorso (ad es. die die) e ripetizione dell’intero gruppo nominale (ad es. die Möglichkeit die Möglichkeit). E’ stato verificato che le ripetizioni individuate non sono da ricondurre a caratteristiche del testo di partenza, bensì sono indice di esitazione o incertezza al momento della formulazione;

31 Software disponibile gratuitamente al link: http://www.laurenceanthony.net/software.html (consultato il 15

- autocorrezione: in questo caso si è conteggiata sempre una sola occorrenza: è stato cioè analizzato soltanto il determinante più prossimo al sostantivo.

Ricordiamo che per autocorrezione si intende la “correzione di errori senza l’intervento di interlocutori esterni, che si manifesta frequentemente in un ridotto lasso di tempo dall’occorrenza dell’errore stesso” (Chini, 2015: 225). Ecco un esempio tratto dal nostro corpus: die das Bewusstsein.

Il concetto di autocorrezione non implica automaticamente l’eliminazione di un errore, bensì si riferisce alla dimensione soggettiva di percezione dell’errore: infatti il parlante esegue un’autocorrezione di “ciò che percepisce errato, a volte riparando item non classificabili come errori e altre volte non intervenendo su formulazioni che effettivamente deviano dallo standard” (ibid.). Un esempio di quest’ultimo caso tratto dal nostro corpus è: dank einer eine

Ähnlichkeit.

E’ stato inoltre previsto uno spazio riservato ad osservazioni e commenti.

6.2.3.2 Pause piene

Le pause piene sono state scelte come oggetto di analisi poiché la loro presenza incide sulla fluidità della produzione orale, che è infatti influenzata da “measurable temporal features, such as syllable rate, duration and rate of hesitations, filled and silent pauses” (Segalowitz, 2016: 5).

6.3 Analisi dei dati raccolti