Arte islamica tra Otto e Novecento fra studio, erudizione e collezionismo. Il contesto italiano
2.3 Tra accumulazione e collezionismo. Arte islamica in Italia .1 I Tesori ecclesiastici
2.6.6 Alexandre Imbert
Alexandre Imbert (1865-1943) fu un antiquario bizzarro e avventuroso697. Nel 1897, poco più che trentenne aprì a Roma la Galerie in palazzo Caffarelli, nella centralissima via dei Condotti. In breve tempo il suo negozio divenne luogo d’incontro dei personaggi più in vista dell’aristocrazia romana ed europea, dei membri della diplomazia internazionale, dei viaggiatori, dei collezionisti, degli studiosi e degli stessi mercanti d’arte.
Grande esperto di ceramica, Imbert entro il 1908 mise insieme una collezione sorprendente e l’anno seguente pubblicò Ceramiche orvietane dei secoli XIII e XIV. Note su
Documenti698. Il volume, da ritenersi sicuramente al pari di un “incunabolo” negli studi sulla maiolica italiana, fu utilizzato dal marchand-amateur come vero e proprio “biglietto da visita” e, molto oculatamente, ne fece omaggio, sempre con dedica autografa, a collezionisti facoltosi, direttori dei musei, studiosi, possibili clienti. Il libro, dedicato da Imbert al celebre
695 BONITO FANELLI 1975, p. 23. Si vedano anche: Il Museo del Tessuto di Prato 1999, p. 11; CIATTI 2007, pp. 29-41.
696 CIATTI 2007, p. 39.
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Le vicende biografiche di Alexandre Imbert sono ricostruite in RICCETTI 2010, pp. 23-136, in particolare pp. 43-50.
698 Il volume scritto in realtà dal giovane studioso Pericle Perali (1884–1949), fu stampato da Forzani e C., tipografi del Senato, nel 1909. Recentemente è stata pubblicata una edizione anastatica a cura di Lucio Riccetti; cfr.: IMBERT 2009.
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miliardario americano John Pierpont Morgan (1837-1913)699, riscosse molto successo e fu più volte menzionato negli scritti dello studioso tedesco Wilhelm von Bode700.
Gli affari cominciarono ad andare bene fin da subito. Dal registro delle firme della
Galerie – ricorda Riccetti701 – affiora il “bel mondo”: Henry Wallis, Garret C. Pier, Joseph Henry Fitzhenry, Charles Fairfax Murray, Luigi Bonaparte, Isabella Stewart Gardner, Martin A. Ryerson, Philiph M. Lydig con il quale Imbert cominciò a confrontarsi quotidianamente e con successo. Per Imbert l’incontro più importante fu quello con il citato Morgan. Ben presto fra i due si instaurò un rapporto professionale (e di sudditanza) strettissimo: da un lato il magnate americano con il libretto d’assegni pronto e apparentemente inesauribile, desideroso di portare in America il meglio della cultura storica europea, dall’altro Imbert che, vantandosi di essere l’uomo di fiducia del miliardario pur svolgendo solo – come ricordano le pungenti parole di Pollack – il ruolo “di un cameriere volontario e buffone”702, forse, fu uno dei pochi se non l’unico che poteva aiutarlo in questa sua impresa.
Comunque, schiere di esperti, curatori, mercanti d’arte e antiquari, tutti subirono il fascino della sua inestimabile ricchezza e furono risucchiati dal vortice dell’aggressività imprenditoriale con la quale Morgan si mosse nell’acquisto delle opere d’arte. Le notizie delle sue presenze in Italia – ogni anno Morgan giungeva attorno a Pasqua - non si propagò mai solo a Roma tra le file dei collaboratori di Imbert703. Anche antiquari del resto d’Europa come quelli delle altre città della penisola furono particolarmente attenti a simili notizie: conoscere i suoi spostamenti e incontrarlo significava aumentare la possibilità di concludere qualche buon affare! Non a caso Stefano Bardini, a Parigi per un viaggio di lavoro, non appena seppe dell’arrivo di Morgan in Italia si preoccupò di scrivere a un suo collaboratore, Nelli “[…]
mercoledì o giovedì sarà in Firenze Pierpont Morgan. E’ facile che venga a cercarmi per cui la prego di non andare a fare colazione nei giorni ch’egli sarà in Firenze ma potrà mangiare dal trattore di via San Nicolò o dove più le piacerà purché sia vicino da poter essere chiamato se in quella mezz’ora che lei si assenta”704
. Qualche giorno dopo Bardini si preoccupò di spedire una seconda lettera. Nella missiva, indirizzata all’amministratore e
fac-totum Beppe Passeri, scrisse “ […] Spero che Nelli avrà ricevuto la lettera nella quale gli do
699 La bibliografia su Morgan è molto vasta. Si rimanda a: RICCETTI 2010, pp. 35-43 con i relativi riferimenti bibliografici. 700 NETZER 2010, p. 219. 701 RICCETTI 2010, pp. 46-47. 702 RICCETTI 2010, p. 51. 703 RICCETTI 2010, p. 41.
704 A.S.S.B.Fi, Carteggio clienti/fornitori 1905-1915, anno 1907, mittente Stefano Bardini, (lettera non datata su carta intestata del Grand Hotel di Parigi).
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suggerimenti relativamente a Morgan e finchè non sia partito da Firenze è necessario che non si assenti dalla Galleria, procurando di condurlo alla Torre del Gallo”705. Non sappiamo cosa avvenne nel frattempo ma l’espressione usata da Bardini in un’ulteriore lettera spedita sempre da Parigi è eloquente di per sé: “Caro Beppe, dirai a Nelli che s’informi se Morgan
torna o nel caso, quando parte dove va”706.
Conoscere i movimenti e gli spostamenti di un uomo ricco e potente come Morgan, farsi conoscere e apprezzare – in una parola “impressionare” - dovette essere indispensabile per sperare in qualche buon affare. E Imbert fece di tutto pur di mettersi in piena luce di fronte al finanziere americano. Nel 1909 pubblicò il menzionato volume sulle ceramiche orvietane che fu dedicato a Morgan e, molto abilmente, ne confezionò un esemplare unico che, oltre alla coperta in cuoio con impressioni in oro e i fogli di risguardo in raso damascato, contenne un esclusivo inserto di quindici tavole ad acquerello con la riproduzione di un nucleo di una cinquantina di ceramiche da lui stesso selezionate.
In seguito Imbert cominciò ad allargare il suo raggio di interesse ed ampliare l’offerta: non più solo ceramiche medievali orvietane, faentine, eugubine ma anche dipinti, pezzi di oreficeria, avori, smalti Limoges che nel primo decennio del Novecento giunsero perlopiù a New York707. Negli stessi anni anche le ceramiche islamiche dovettero entrare a far parte dei listini di vendita della Galerie di via dei Condotti tanto che l’antiquario scelse un’eccellente occasione per esporre al pubblico alcuni pezzi della sua collezione. Infatti, nel 1910 Imbert partecipò alla grande mostra di arte islamica che si tenne a Monaco presentando una trentina di pezzi tra ciotole, vasi, piatti variamente datati tra il XII e il XVI secolo e provenienti da Rayy, dalla Siria e dal Daghestan708. Attribuito alle botteghe di Sultanabad, invece, fu l’unico vaso della collezione Imbert ad essere pubblicato nel lussuoso catalogo in tre volumi uscito a due anni dalla mostra709.
Nel 1911, poi, allestì la mostra della sua collezione di ceramiche a Parigi, nelle vetrine del Pavillon de Marsan, quello che sarà il Musée des Arts Decoratifs710.
705 A.S.S.B.Fi, Carteggio clienti/fornitori 1905-1915, anno 1907, mittente Stefano Bardini, (lettera 23 maggio 1907).
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A.S.S.B.Fi, Carteggio clienti/fornitori 1905-1915, anno 1907, mittente Stefano Bardini, (lettera 29 maggio 1907).
707 RICCETTI 2001, pp. 5-69.
708 Ausstellung von Meisterwerken … 1910, in particolare, p. 103, n. 1073; p. 112, n. 1184, 1185, 1186; p. p. 113, n. 1199, 1201, 1203, 1204, 1205; p. 114, n. 1206, 1215, 1216; p. 115, n. 1228, 1229, 1230, 1231; p. p. 116, n. 1237, 1242; p. 129, n. 1383, 1392-1396, 1399-1400; p. 140, n. 1550-1551.
709 Die Ausstellung von Meisterwerken … 1912, vol. II, tafel 108. Il vaso fu pubblicato anche in: PINELLI 1910, p. 442.
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Questi furono gli anni di maggiore profitto e guadagno per Imbert; tra il 1907 e il 1912 intere collezioni e singoli pezzi finirono nelle mani di Morgan e quindi a New York grazie all’abilità e all’intraprendenza di Imbert.