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Arte islamica tra Otto e Novecento fra studio, erudizione e collezionismo. Il contesto italiano

2.3 Tra accumulazione e collezionismo. Arte islamica in Italia .1 I Tesori ecclesiastici

2.6.8 Elia Volpi

qualche tessuto, un calamaio ayyubide della seconda metà del XIII secolo726, tutti oggetti che andarono ad arricchire la sua collezione privata, quelle del Kunstgewerbemuseum e del Museo di Colonia per il quale lo stesso Bode, come vedremo, face da tramite.

Per concludere, la sottolineata familiarità del Cantoni con i direttori dei musei è evidenziata dalla presenza nel Rijksmuseum di Amsterdam di un candelabro della tipologia cosiddetta veneto-saracena727 e di un pregiato tappeto anatolico proveniente dai telai di Karapinar e noto, tra antiquari e studiosi che si occupano di tappeti orientali, proprio come Karapinar Cantoni; nome che, senza dubbi, ci svela la provenienza728.

2.6.8 Elia Volpi

Fra i grandi antiquari del primo Novecento, Elia Volpi (1858-1938) occupò un posto di assoluto rilievo muovendosi con abilità ed intraprendenza nel giro di affari che soprattutto il mercato di arte antica seppe produrre in quel periodo. In questa sede, però, non intendiamo proporre il suo profilo biografico - così già ampiamente e puntualmente ricostruito dagli studi di Roberta Ferrazza ai quali rimandiamo729 – ma ricordare solo alcuni episodi fondamentali che segnarono profondamente la sua vita e la sua attività di antiquario. Originario del piccolo centro umbro di Colle Plinio, vicino a Città di Castello, iniziò come artista di formazione accademica. A lungo lavorò come copista di galleria per poi dedicarsi al restauro collaborando con Stefano Bardini, allora già figura affermata e di spicco nel mondo del collezionismo e dell’antiquariato fiorentino. La collaborazione con Bardini durò otto anni –

Milano), p. 313 (n. 2419/1-2 1892 luglio 11, Milano), p. 314 (n. 2424/1-2 1893 febbraio 9 s.l.), p. 314 (n. 2426/1-2 1893 maggio 15 s.l.), p. 318-319 (n. 2454/1-4 1897 gennaio 25 s.l.).

724 Nel 1908 Cantoni non esercitò più la sua professione di antiquario essendosi trasferito a Firenze come documenta la lettera che egli inviò a Bode il 10 dicembre 1907 per informarlo del suo trasferimento a Firenze. Si veda la trascrizione in Appendice.

725 Le informazioni fornite sono troppo generiche per riuscire a identificare i manufatti all’interno delle collezioni berlinesi. Si rimanda però alle vicende del tappeto oggi nel Museo Gulbenkian; cfr.: paragrafo 4.18.

726 Berlino, Museum für Islamische Kunst, Inv. 1890,431; Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Cantoni, 1178/1 (lettere, 8 ottobre 1888 e 16 febbraio 1889).

727 Amsterdam, Rijksmuseum, Inv. BK-NM-11879.

728 Dobbiamo all’architetto Boralevi la segnalazione di questo manufatto.

729 Si segnalano i fondamentali contributi: FERRAZZA 1985 (a), pp. 391-450; FERRAZZA 1993, in particolare le pp. 75-145.

173

come egli stesso rivelò a Wilhelm von Bode730 - e fu determinante perché gli permise di acquisire un’esperienza preziosa nel campo del restauro e, nel contempo, gli offrì la possibilità di maturare la capacità di orientarsi nella complessa rete organizzativa per il commercio delle antichità. Sulla scia di ciò, Volpi tentò qualche affare in proprio violando, di fatto, le ferree regole di dipendenza dal Bardini – nel giugno 1893 scrisse nuovamente a Bode annunciandogli il personale ingresso nel mercato antiquario “Per essermi assolutamente

sciolto da ogni impegno con il signor Bardini”731 – il quale si adirò non poco e non esitò a metterlo al bando732. A quel punto Volpi proseguì autonomamente sulla strada del commercio dell’arte antica e nel novembre 1904 comprò il centralissimo Palazzo Davanzati733

che divenne Museo della Casa Fiorentina Antica, luogo di ritrovo per collezionisti e compratori da ogni parte del mondo nonché sede ufficiale per le trattative di importanti affari734. L’edificio, pericolante e malridotto nella struttura, fu oggetto di un complesso restauro diretto dallo stesso Volpi che durò oltre cinque anni. Il 24 aprile 1910 Palazzo Davanzati, completamente ristrutturato e arredato, fu aperto al pubblico con una solenne cerimonia e con grande eco nella stampa locale e internazionale735. Il giorno seguente l’inaugurazione del Palazzo, nel Villino Volpi in Piazza Dora D’Istria 2 a Firenze, si aprì un’asta degli oggetti della collezione non utilizzati nell’arredo di Palazzo Davanzati curata dalla Società Jandolo & Tavazzi di Roma. Il catalogo fu redatto in francese e corredato da tavole fotografiche degli oggetti d’arte più importanti.736 La collezione comprese quadri, marmi, sculture, ceramiche, maioliche orvietane737, mobili, cornici, stoffe e alcuni interssanti tappeti738 dove predominò la tipologia

730 Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Volpi, 5672/1 (lettera del 25 maggio 1893).

731 Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Volpi, 5672/1 (lettera del 6 giugno 1893).

732 FERRAZZA 2011(a), pp. 138-140.

733

Sul riassetto urbanistico di Firenze di fine Ottocento e sui riadattamenti di Palazzo Davanzati si veda FERRAZZA 1985(b), pp. 62-68.

734 FERRAZZA 2011(a), p. 138.

735

Il riferimento è alla rivista “L’Antiquario” e “Rassegna d’Arte”; cfr.: FERRAZZA 1985 (a), p. 404-405, note 24-27. Si segnala anche l’articolo di RUSCONI 1911, pp. 1-30. Con grande soddisfazione e orgoglio Volpi annunciò a Bode il successo anche di stampa ottenuto con l’apertura del Palazzo. In una lettera dell’11 agosto 1911 scrisse: “Eccellenza, […] Ho ricevuto il giornale Les Arts del presente mese, che tutto il numero è dedicato a Palazzo Davanzati; questa pubblicazione mi ha fatto veramente piacere. […] Dev.mo Elia Volpi”; cfr.: Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Volpi, 5672/3 (lettera dell’11 agosto 1911).

736 Catalogue de la vente … 1910. L’asta si svolse dal 25 aprile al 3 maggio 1910.

737 Sulla vendita delle maioliche orvietane e sul problema delle imitazioni si rimanda a FERRAZZA 2010, pp. 257-266. Sulla vendita del 1910 si rimanda anche a FERRAZZA 1993, pp. 107-110.

738 Il tappeto 303 fu venduto a Curtiss per 875 franchi; il tappeto 392 fu venduto ancora a Curtis per 900 lire; cfr.: Vendita Volpi … 1910, p. 6; il tappeto 96 fu venduto a Guthmann per 440 lire e il tappeto Smirne 97 a Ciampolini per 200 lire; Vendita Volpi … 1910, p. 17; il tappeto 391 fu aggiudicato ad Harrak per 400 lire e il tappeto Smirne 668 a Tortoli per 150 lire; cfr.: Vendita Volpi … 1910, p. 18.

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cosiddetta Lotto739. Nonostante il disappunto manifestato dallo stesso Volpi in una lettera a Bode nella quale scrisse che “[…] dopo non poca fatica ho terminato anche l’affare dell’asta!

Che poteva andare bene se la malignità delle persone e la camorra dei colleghi non mi avessero perseguitato fino all’ultimo momento. […] però in mezzo a tanti dispiaceri ho avuto la più grande soddisfazione per il Palazzo Davanzati che grazie a Dio ho avuto il plauso di tutte le persone più intelligenti. Le mando qualche giornale che ha parlato della inaugurazione […]”740, la vendita e l’inaugurazione di Palazzo Davanzati sancirono il suo successo, ormai uomo affermato e riconosciuto come uno dei più noti antiquari.

Nell’aprile 1914 Volpi fece un’altra asta nel suo “villino sotto il nome della raccolta dei

ferri Peruzzi; vi aggiungerò della mobilia e qualche altro oggetto”741.

L’imperversare della prima guerra mondiale fece sì che anche il commercio di opere d’arte dall’Italia verso i paesi europei entrasse in crisi. Naturalmente anche l’attività avviata da Volpi ne risentì – lui stesso scrisse a Bode “da che imperversa questa pazza guerra fra le

Nazioni Europee io ne sono rimasto così atterrito, che non ho avuto più il coraggio di scriverle”742 – tanto da spingere l’antiquario a tentare la carta dell’avventura oltreoceano non accontentandosi più delle vendite ai singoli collezionisti americani743. Nel novembre 1916 in un’unica grandiosa asta744

che si svolse nei locali dell’American Art Galleries, Elia Volpi mise in vendita gli oggetti della sua collezione di Palazzo Davanzati e quelli di Villa Pia, l’edificio recante il nome della moglie Pia Lori da lui acquistato nei primi anni del Novecento745. Il risultato fu strepitoso; Volpi realizzò un milione di dollari, si risollevò economicamente e aprì la strada a molti alti antiquari italiani che fino agli anni Trenta sfruttarono questo nuovo campo che egli conquistò per primo con grande coraggio e determinazione746. Sfogliando le pagine del voluminoso catalogo ritroviamo un tappeto proposto da Volpi già nell’asta fiorentina del 1910 ed evidentemente rimasto invenduto: si tratta di un Ghiordes da preghiera liquidato per 1400 dollari747. Furono battuti anche altri

739

Si segnala: Catalogue de la vente … 1911, p. 20, pp. 28-29, p. 37, pp. 44-45, p. 53, p. 55, p. 65, lotti 95-97, 193-195, 302-307, 386, 390-392, 521-523, 551-553, 668-669; si veda anche Vendita Volpi … 1910, pp. 2-18.

740 Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Volpi, 5672/2 (lettera del 13 maggio 1910).

741 Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Volpi, 5672/3 (lettera del 9 marzo 1914). Nell’occasione fu messa in vendita la collezione di oggetti in ferro battuto già della famiglia Peruzzi de’Medici; cfr.: FERRAZZA 1993, p. 114; FERRAZZA 2011 (b), p. 94.

742 Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Volpi, 5672/3 (lettera del 10 ottobre 1914).

743 I visitatori americani a Palazzo Davanzati furono presenti già dal novembre 1910 e fino al maggio 1916 ebbero un andamento crescente; cfr.: FERRAZZA 1985 (a), p. 413, nota 47.

744 Illustrated catalogue … 1916.

745 FERRAZZA 1985 (a), p. 413, nota 48.

746 FERRAZZA 1985 (a), p. 416.

747

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cinque tappeti cosiddetti Lotto748, un Ushak a stelle per 925 dollari749, un piccolo tappeto a doppia nicchia750, un secondo Ghiordes da preghiera per 1000 dollari751 e tre Ladik per 600, 1500 e 1200 dollari752, un cinquecentesco tappeto persiano fu aggiudicato per 250 dollari753 e un altro manufatto da preghiera per 525754, un cosiddetto “Polish wool rug” ritenuto raro fu venduto a R. Daniels a 1350 dollari755, un seicentesco tappeto a medaglione centrale e decorazione floreale potrebbe essere stato venduto per 750 dollari756 mentre un non meglio precisato tappeto seicentesco attribuito all’Asia minore pare venduto alla P. W. French & Co.757per la considerevole somma di 5.500 dollari758. Ma non è tutto. L’American Art Association nelle prime pagine del catalogo dell’asta avvisò che “Contrary to the general

custom of the Association, it has permitted, by reason of their unique character and great value, a reserve price to be placed by Professor Volpi upon twenty items of his remarkable collection, and such items will be identified in the catalogue by an asterisk. […]”759. Dei venti pezzi contrassegnati dall’asterisco uno era un tappeto venduto per 14.500 dollari a Otto Bernet (1881-1945)760, agente dell’American Art Association: il “Doria Carpet”761

.

Volpi, dunque, ritornò a Firenze forse con l’idea già chiara di ripetere l’operazione nel più breve tempo possibile tanto che già dopo un anno mise assieme una collezione di oggetti d’arte per un’altra grande asta all’American Art Galleries762

. La collezione comprese ancora dipinti, sculture in marmo e legno, ricami, mobili, stoffe e ancora tappeti orientali763; si riconfermò non solo la moda dell’arte italiana ma anche l’attenzione e il gusto per gli oggetti mediorientali. Anche questa volta furono pochi i pezzi rimasti invenduti e la somma realizzata complessivamente fu di 178.200 dollari764, cifra considerevole anche se ben lontana dal

748 Illustrated catalogue … 1916, lotto 259 venduto per 475 dollari, lotto 593 venduto per 850 dollari, lotto 601 venduto per 350 dollari, lotto 602 per 900 dollari e il lotto 260.

749 Illustrated catalogue … 1916, lotto 261.

750 Illustrated catalogue … 1916, lotto 592.

751

Illustrated catalogue … 1916, lotto 595.

752 Illustrated catalogue … 1916, lotto 594, 596, 597.

753 Illustrated catalogue … 1916, lotto 598.

754

Illustrated catalogue … 1916, lotto 599.

755

The New York Times, 25 novembre 1916, p. 19.

756 Illustrated catalogue … 1916, lotto 603 o 604. Un’incongrenza tra il numero del lotto e la didascalia sottostante l’illustrazione non permette di associare i dati in maniera univoca.

757

Si tratta della P.W. French & Co. con sede a New York. Si veda: Final sales of Volpi antiques 1916, p. 5; anche in The New York Times, 25 novembre 1916, p. 19.

758 Illustrated catalogue … 1916, lotto 603 o 604. Vedi nota precedente.

759 Illustrated catalogue … 1916, p. non numerata. Anche in R.FERRAZZA 1985 (a), p. 415.

760

Final sales of Volpi antiques 1916, p. 5 anche in The New York Times, 25 novembre 1916, p. 19.

761 Illustrated catalogue … 1916, lotto 605.

762 FERRAZZA 1985 (a), p. 417; FERRAZZA 1993, pp. 119-121. L’asta si svolse tra il 17 e 19 dicembre 1917.

763 Illustrated catalogue … 1917.

764

176

milione di dollari dell’asta precedente. Fra gli acquirenti di tessuti e tappeti figurarono personalità in vista sia nel campo del commercio sia in quello degli studi artistici765 e sull’arte musulmana in particolare: Arthur Kingsley Porter766, la Mayorkas Bros, ditta importatrice di tappeti orientali antichi e moderni fondata nel 1892 a New York767, Rudolf Meyer

Riefstahl768, l’archeologo collezionista Hagop Kevorkian769, un certo Signor Edmund770, l’antiquario di origine egiziana Vitall Bengujat il cui nome è associato al fiorentino Palazzo Davanzati che egli prese in affitto assieme al fratello Leopold, da Elia Volpi prima di acquistarlo definitivamente nel 1927771.

Nonostante l’asta del 1916 avesse creato qualche problema a Volpi che fu accusato di aver venduto come opere di Van Dyck e Rubens due quadri ritenuti poi dei falsi772, la sua fama di antiquario fu in netta ascesa tanto da ricevere dallo stesso Stefano Bardini la richiesta di curare l’asta della sua collezione a New York773

.

Nel 1920 Palazzo Davanzati fu riaperto al pubblico come museo privato e con un nuovo arredo. Nel frattempo Volpi abbandonò il giro dei grandi affari spostando la sua attenzione su Città di Castello dove acquistò parte del palazzo Vitelli da destinare alla Biblioteca Comunale e dove propose al Comune di restaurare lo Stendardo di Raffaello facendosi carico delle

765 Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la storia dell’arte venne introdotta come disciplina nelle Università d’Europa e d’America. Si veda: BRUSH 2004, pp. 229-252.

766 Si rimanda al paragrafo 5.7 del presente lavoro.

767 BEN-UR 2009, p. 29. Illustrated catalogue … 1917, lotti 457, 463 pagati rispettivamente 195 e 190 dollari.

768

Studioso americano il cui nome è legato soprattutto ai tappeti selgiuchidi da lui scoperti attorno al 1925 nella moschea di Eshrefoglu, a Beyshehir. Fu anche autore di numerosi contributi e saggi sui tappeti orientali. Illustrated catalogue … 1917, lotto 456, pagato 150 dollari.

769 Hagop Kevorkian (1872-1962) durante la sua carriera come archeologo compì numerosi scavi in Iran, a Sultanabad (1903) e nella città medievale di Rayy (1907) assemblando una notevole collezione di arte orientale, soprattutto islamica e persiana in particolare. Organizzò la mostra di ceramiche islamiche a Londra nel 1911. Kevorkian raccolse oggetti di arte islamica anche per clienti come J.P. Morgan, Cora Timken Burnett, e il Metropolitan Museum of Art di New York, di cui fu un sostenitore importante. Dal 1966 la New York University ha un centro studi a lui intitolato. Illustrated catalogue … 1917, lotto 458, pagato 140 dollari.

770

Illustrated catalogue … 1917, lotto 465, pagato 260 dollari.

771 FERRAZZA 2011 (a), p. 140. Sugli acquisti di Vitall Bengujat Illustrated catalogue … 1917, lotti 459, 460, 461 pagati rispettivamente 250, 270 e 320 dollari.

772

FERRAZZA 1985 (a), p. 423; FERRAZZA 1993, pp. 120-121. Si trattò del Ritratto di Augusto Lomellini di Van Dyck e del Ritratto di Carlo di Mallery di Rubens. I dipinti furono acquistati da Jackson Johnson di St. Louis. Della vicenda fu informato lo stesso Bode con una lettera inviata da Volpi nella quale si legge: “Eccellenza! […] Vado in America per una causa stupida (per l’attribuzione di nomi d’artisti di due quadri venduti alla pubblica asta del 1916 e che oggi certi critici non li ritengono dei maestri da me attribuiti). L’acquirente fu un ricco scarparo di S. Luis. Questa causa è fatta fare da chi ha l’interesse di farmi fare cattiva figura in quel Paese, perché troppo presto ho saputo conquistarmi il difficile Campo. […]”; cfr.: Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Volpi, 5672/3 (lettera del 10 settembre 1919). A questa missiva ne seguì un’altra con la quale Volpi comunicò il buon esito della causa: “S.E. Prof. W. Bode Berlino, […]. L’affare per la mia causa fu liquidato amichevolmente e con mia soddisfazione, senza fare il processo, evitando così ogni inopportuna pubblicità […].; cfr.: Berlino, ZA, SMB-PK, Nachlass W. v. Bode, Schriftwechsel Volpi, 5672/3 (lettera del 17 ottobre 1919).

773

177

spese774. Nel 1924 Volpi si ritirò definitivamente dal commercio vendendo in blocco gli oggetti d’arte raccolti a Palazzo Davanzati775

. Lui stesso, in una lettera inviata a Bode nell’agosto del 1924, scrisse: “Eccellenza, mi trovo con la famiglia in questo luogo di cura e

sarò di ritorno a Firenze il giorno 2 del venturo mese di settembre. […] Ho venduto per la seconda volta tutti gli oggetti del Davanzati al Signor Benguiat. La considerazione è stata che sentendomi già molto vicino alla vecchiaia ho voluto sistemare le mie cose alla famiglia avanti che i generi entrassero in possesso delle mie antichità, e che le avrebbero vendute subito con esito incerto. […].”776.

Nel 1927 Volpi, in procinto di partire per l’ultima asta americana, vendette l’edificio fiorentino a Vitall e Leopold Bengujat777; la vendita attuata dalla Galleria Bellini nel 1934778 chiuse definitivamente il capitolo della storia “scritto” da Elia Volpi.

Il 12 febbraio 1927779 Volpi partì per New York. La sua quinta asta si svolse tra il 31 marzo e il 2 aprile 1927780. La collezione comprese ancora una volta dei tappeti, alcuni dei quali di grande valore781. Furono battuti tre tappeti da preghiera782, una corsia attribuita alla Persia del nord783, un tappeto Lotto784, un tappeto seicentesco con decorazione floreale785, un Soumak settecentesco786 e due Ushak a medaglione787. Complessivamente l’asta fu un fallimento e al ritorno dall’America Volpi abbandonò definitivamente gli affari788.