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Altre lesioni e relativa sintomatologia

Capitolo 2: Aspetti clinici in corso di leptospiros

2.5 Altre lesioni e relativa sintomatologia

In corso di leptospirosi sono possibili sia fenomeni infiammatori che disturbi della motilità a carico dell’apparato gastroenterico; ileo paralitico e intussuscezioni intestinali sono complicazioni possibili e generalmente si manifestano con vomito, diarrea (anche emorragica), alterazioni dell’appetito, dolore addominale. I sintomi come vomito, anoressia e soprattutto forte dolore addominale possono essere attribuibili a pancreatiti acute che nel cane sono di minor riscontro, mentre nell’uomo sono state descritte più frequentemente[1].

Le manifestazioni cardiache sono state riportate tanto nell’uomo quanto nel cane con segni elettrocardiografici di alterata attività di conduzione (tachicardie atriali o ventricolari in particolare) e con aumento dei livelli sierici di troponina che è un indicatore di danno del miocardio; talvolta sono state rilevate miocarditi alla necroscopia di soggetti deceduti per leptospirosi. Il meccanismo con cui si generino danni al miocardio o alla funzionalità cardiaca non è ancora chiaro ma l’ipotesi principale è che si tratti di un insieme di meccanismi, come per gli altri organi: potrebbero essere coinvolti sia il danno diretto legato alla presenza del batterio, sia meccanismi immunomediati con l’attivazione dei recettori Toll- like, sia effetti indiretti e secondari di altre condizioni coesistenti, in primis gli squilibri elettrolitici indotti dal danno renale che vanno ad alterare la conduzione elettrica cardiaca, oppure possibili forme di edema polmonare non cardiogeno che ha allo stesso modo ripercussioni sulla funzionalità cardiaca. Tutti i segni cardiaci, anche se lievi, non devono essere sottovalutati perché se trascurati possono aggravarsi ed evolvere in collasso cardiovascolare, infarti del miocardio, fino a insufficienza cardiaca congestizia.

Più raro invece il coinvolgimento della muscolatura scheletrica; molti pazienti infetti soffrono di mialgia, debolezza muscolare e aumento della concentrazione ematica di lattati e creatin- fosfo-chinasi; questi segni spesso sono dovuti a lievi forme di rabdomiolisi. Le forme severe sono decisamente meno frequenti. Il meccanismo patogenetico alla base della rabdomiolisi deve essere ancora delucidato, l’ipotesi principale è che il batterio produca una tossina in grado di danneggiare la muscolatura scheletrica e che sia in grado di penetrare direttamente all’interno dei miociti determinandone lisi e morte [2].

Un altro organo che può essere compromesso in corso di leptospirosi è l’occhio che rappresenta tra l’altro una di quelle sedi (insieme al rene) in cui il batterio è più protetto dalla risposta immunitaria dell’ospite. L’uveite è una complicazione che si manifesta tardivamente e che può provocare cecità reversibile o irreversibile; la sua insorgenza è stata spiegata come l’esito di un danno diretto indotto dalla persistenza del batterio nell’umor acqueo che induce infiammazione cronica e/o come l’esito di cross-reazione tra anticorpi diretti contro antigeni del batterio e antigeni self intra-oculari. Tuttavia, l’uveite è significativamente più presente nell’uomo e nel cavallo piuttosto che nel cane; i segni oftalmologici del cane sono piuttosto epifora, congiuntivite, panuveite, alterazione del riflesso pupillare, iniezione della sclera, scolo muco-purulento, ifema, emorragie o distacco retinico con cecità conseguente.

I segni neurologici sono riconosciuti come possibili complicazioni della leptospirosi umana; nell’uomo infatti, la neuroleptospirosi si manifesta in primis come encefaliti o meningiti asettiche, con minor frequenza come mielopatie, emorragie intracraniche, disfunzioni cerebellari. I sintomi più frequentemente riscontrabili sono tremori, convulsioni o crisi epilettiche ripetute, perdita di conoscenza, stati confusionali, perdita di equilibrio, atassia e tremori (questi ultimi tre soprattutto se è coinvolto il cervelletto). I casi riportati in letteratura circa la neuroleptospirosi canina sono assai più rari così come la conoscenza dei meccanismi patogenetici, anche se le ipotesi principali sono le stesse che riguardano anche gli altri organi, ovvero danni diretti del batterio associati a meccanismi immunomediati.

Decisamente più raro il coinvolgimento dell’apparato tegumentario con calcificazione della cute, e dell’apparato riproduttore anche se l’aborto e l’infertilità sono state correlate con la serovar Bratislava nel cane [1].

Ciò che è importante ricordare è che la leptospirosi non necessariamente si manifesta con le forme organiche indicate sinora in quanto può evolvere in forme con esordio e progressione di velocità variabili che vengono distinte in forme iperacute e acute, subacute e croniche [32,33,34]; tra l’una e le altre non cambia solo il tempo di insorgenza, ma anche la prognosi in quanto nelle forme iperacute o acute l’evoluzione della malattia è estremamente rapida, se non fulminante e ciò limita le possibilità di intervento terapeutico e le probabilità di guarigione o sopravvivenza del soggetto.

Le forme iperacute o fulminanti sono quelle in cui, dopo l’instaurarsi della leptospiremia, il soggetto muore in tempi così brevi che l’organismo non ha neanche la possibilità di sviluppare sintomi, viene da sé che in questi casi le possibilità di intervento sono pressoché pari a zero. Anche le forme acute sono caratterizzate da esordi molto bruschi e da una

rapida progressione, ma sono presenti manifestazioni della malattia che comprendono sia i segni specifici riportati nei capitoli precedenti, in base all’organo coinvolto, sia una serie di segni molto generici che compaiono più precocemente come piressia, tremori, forte debolezza e abbattimento, vomito, polso molto irregolare.

La leptospirosi subacuta è la forma che viene diagnosticata più frequentemente [9]. I sintomi iniziali sono anche in questo caso aspecifici (ad esempio letargia, dolore addominale, febbre, anoressia, disidratazione, mialgia) ma dal momento che i meccanismi lesivi a carico degli organi coinvolti permangono per più tempo, si instaurano anche le condizioni multi- organiche indicate precedente con i sintomi specifici annessi.

Le forme croniche infine, sono quelle tipiche degli animali carrier o delle specie meno sensibili al batterio, in cui i meccanismi patogenetici inducono danni in tempi molto lunghi e i sintomi compaiono solo nel lungo termine, con una gravità variabile, oppure non compaiono affatto come accade se la specie infetta si comporta da ospite di mantenimento per la serovar infettante (quindi anche il cane, potendo comportarsi da reservoir può sviluppare quest’ultimo tipo di forma).

Riassumendo dunque, il sospetto di leptospirosi non deve sorgere solo quando ci sono sintomi multi-organici caratteristici ma anche in pazienti con una sintomatologia generica e con una anamnesi compatibile con un’infezione da Leptospira spp; in linea teorica è riportato che si dovrebbe sospettare una leptospirosi nel cane ogni qualvolta che ci siano uno o più di questi sintomi [16]:

• Piressia

• Vomito, diarrea, alterazione dell’appetito, dolore addominale • Tremori

• Dolore o debolezza muscolare, letargia • Disidratazione

• Polso irregolare, tachiaritmie • Disordini emorragici

• Tosse, dispnea, tachipnea • Ittero, encefalopatia epatica