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Altro quando si ha la produzione di frasi che non rientrano nelle precedenti categorie.

Item 11: Marco viene preso dai baci della sua sorella.

Target: Marco è/viene baciato da Sara.

Nella seguente tabella, vengono riportati i dati inerenti le strategie di risposta adottate da ciascuno dei soggetti:

G.M. Controlli

N. % N. %

Passive Il papà viene sentito (da

Marco)

15/24 62% 85/96 90%

Attive con inversione agente-paziente Marco sente il papà

0/24 0% 1/96 0%

Attive con cambio verbo

Il papà parla a Marco 4/24 17% 6/96 6%

Altre strategie 5/24 21% 4/96 4%

I risultati mostrano una marcata differenza tra G.M. e il gruppo di controllo nella produzione di forme target: il primo ne produce il 62%, mentre i controlli arrivano in media al 90% di accuratezza.

Un altro dato importante è che i controlli, in generale, ricorrono a strategie alternative nell’ 10% dei casi, mentre G.M. accumula una percentuale pari al 38% del totale. Dall’analisi delle produzioni emerge che il più alto numero di risposte non target è dato in occasione di verbi non azionali, in particolare il verbo sentire, spesso sostituito dal verbo parlare in frasi attive. Demuth et al. (2010) e Messenger et al. (2009, 2012), sostengono che il problema non sia tanto la tipologia di verbo quanto la rappresentazione problematica dei verbi non azionali: i soggetti nel descrivere tali immagini sarebbero portati a produrre un verbo che indichi l’azione che vedono (una persona che parla, una persona che abbraccia, etc.) e non il verbo non azionale utilizzato nell’item, amare o sentire, dal momento che il loro significato risulterebbe per così dire “astratto”.

In alcuni casi, si è potuta osservare invece la produzione di frasi passive con un cambio verbo da non azionale ad azionale. In tali frasi, i ruoli tematici vengono rispettati, la frase prodotta è una frase passiva, ma per descrivere l’immagine proposta viene scelto un verbo azionale, come mostra l’esempio seguente:

Item 12: Il papà viene abbracciato da Sara.

Target: Il papà è/viene amato da Sara.

Sul totale delle frasi passive prodotte, è stata quindi analizzata la tipologia di verbo utilizzata:

Azionale Non azionale Cambio verbo N. % N. % N. % G.M. 8/15 53% 1/15 7% 6/16 50% S1 12/21 57% 8/21 38% 1/21 5% S2 12/20 60% 8/20 40% 0/20 0% S3 12/24 50% 12/24 50% 0/24 0% S4 12/20 60% 8/20 40% 0/20 0%

Tab. 7 – Valori e percentuali della produzione di frasi passive per tipologia di verbo

La maggior parte delle frasi passive è prodotta con verbi azionali. In 6 degli item, la cui frase target prevedeva un verbo non azionale, G.M. opta per l’uso di un verbo azionale (abbracciare anziché amare, guardare e osservare anziché vedere). Questo fenomeno si verifica

spesso nella produzione dei bambini, ma è più raro negli adulti, come hanno evidenziato Volpato et al. (2016).

La tabella 8.1 presenta il numero di frasi del test che prevedeva obbligatoriamente il complemento d’agente e il numero di frasi in cui il complemento d’agente era facoltativo. Nella tabella 8.2 è possibile vedere il numero e le percentuali di frasi in cui il complemento d’agente è stato effettivamente introdotto da G.M. e dai ragazzi del gruppo di controllo:

Test

By phrase obbligatorio By Phrase facoltativo

N. % N. % 10/24 42% 14/24 58%

Tab. 8.1 Valori e percentuali di frasi del test con by-phrase obbligatorio e facoltativo

By phrase inserito By phrase omesso

N. % N. %

G.M. 15/15 100% 0/15 0% Controlli 85/85 100% 0/85 0%

Tab. 8.2 Valori e percentuali di frasi con by-phrase prodotto

E’ evidente che sia G.M. sia i controlli inseriscono nella quasi totalità dei casi il complemento d’agente, anche nelle frasi in cui era opzionale.

In questa analisi, si è anche calcolato il numero di frasi target contenenti l’ausiliare essere e l’ausiliare venire (Tab. 9):

ESSERE VENIRE N. % N. % G.M. 0/15 0% 15/15 100% S1 5/21 24% 16/21 76% S2 0/20 0% 20/20 100% S3 0/24 0% 24/24 100% S4 4/20 20% 16/20 80% G.M. 0/15 0% 15/15 100% Controlli 9/85 11% 76/85 89%

G.M. ha prodotto soltanto frasi passive con l’ausiliare venire (100%). Anche i ragazzi del gruppo di controllo hanno preferito l’uso di venire, ma c’è stata una piccola percentuale di utilizzo dell’ausiliare

essere (11%).

5.4.3. Considerazioni sul test di produzione di frasi passive

Il dato saliente di questa analisi, discusso nel precedente paragrafo, riguarda le strategie di risposta, adottate da G.M. e dai ragazzi del gruppo di controllo, in alternativa alle frasi passive target. Paragonando i dati di questo studio a quelli di Volpato et al. (2016), si evince che le percentuali di occorrenze di frasi target prodotte da G.M. (62%) è di molto inferiore a quelle degli adulti (82%) ed allo stesso tempo maggiore rispetto a quelle dei bambini di età compresa tra i 3;5 e i 4;3 anni (14%). La performance di G.M., invece, è simile a quella dei bambini se si considera il ricorso a frasi attive con cambio verbo al posto di quelle passive (17% G.M. vs 16% bambini in Volpato et al., 2016): tuttavia, questa strategia di risposta è utilizzata con la stessa percentuale anche dagli adulti (17%), confermando quanto detto prima riguardo alla poca efficacia delle immagini usate con alcuni verbi non azionali.

Una delle strategie non riscontrate in questo studio, rispetto a quello di Volpato et al. (2016), è quella dell’uso di clitici accusativi e dativi. Questo dato può essere collegato allo scarso uso di clitici da parte di G.M., come spiegato al paragrafo 4.3.

Altro dato che emerge riguarda l’uso dell’ausiliare (Tab. 9): sia G.M. sia i ragazzi del gruppo di controllo preferiscono venire su essere. Questa preferenza è certamente dovuta al fatto che il verbo venire è più informale del verbo essere, è tipico del registro colloquiale ed è anche l’ausiliare maggiormente utilizzato nei dialetti veneti, a cui tutti i partecipanti di questo studio sono esposti (Volpato et al. 2014).

Verrebbe da pensare che la difficoltà nella produzione di frasi passive sia dovuto al fatto che lo spagnolo, lingua d’origine di G.M., usi poco la forma passiva con ser, preferendo la forma attiva (Cervantes escribiò el Quijote è preferibile a El Quijote fue escrito por Cervantes), la forma attiva “invertita” (El vaso lo he roto yo è preferibile a El vaso ha sido roto por mì) e la passiva con se (Las puertas se abren a las ocho è preferibile a Las puertas son abiertas a las

ocho). Questa considerazione però, non trova riscontro nel soggetto S3, che ha comunque lo

spagnolo come lingua nativa ed è in Italia da un periodo molto più breve, e non presenta alcuna difficoltà nel produrre frasi passive. Rimane perciò il dubbio che il limitato uso di frasi passive in G.M. possa derivare da un limite del soggetto sperimentale che sarà discusso nelle conclusioni generali di questo lavoro.

5.5.

Test di comprensione di frasi passive (Verin 2010)

5.5.1 Materiali e metodi

Per l’analisi della comprensione delle frasi passive è stato utilizzato un task di selezione di figura (Verin, 2010), in cui il soggetto deve selezionare l’immagine corretta tra tre opzioni che vengono presentate. Il test include 50 tavole: 40 frasi sperimentali e 10 frasi filler.

Delle 40 frasi sperimentali, 24 contenevano verbi azionali (baciare, imboccare, inseguire, colpire, spingere e prendere a calci) e 16 contenevano verbi non azionali (annusare, amare, sentire e vedere). Le frasi presentano, inoltre, soggetti e oggetti animati.

Metà delle frasi sperimentali contengono l’ausiliare venire e l’altra metà l’ausiliare

essere. 20 frasi hanno il complemento d’agente e 20 no. Nella seguente tabella (Tab. 9) vengono

mostrate tutte le condizioni presenti nel test: