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America: antica o moderna?

Il problema del giudizio straussiano sul modello americano è di particolare rilievo per lo scopo di questo scritto, perché la retorica dei neoconservatori si nutre di dosi abbondanti di patriottismo e risulta così indispensabile “passare al setaccio” il patriottimo straussiano. Di patriottismo vero e proprio ve ne è poco o nulla negli scritti di Strauss mentre è invece soltanto parzialmente presente nei testi degli allievi (per esempio dove Jaffa esalta il modello americano per la sua fondazione sui diritti naturali o lo stesso in Pangle quando confronta la modernità degli Stati Uniti a quelle delle esperienze politiche illiberali degli ultimi due secoli).

La questione del giudizio di Strauss sull’America va senz’altro ricon-dotta alla questione della migliore forma di governo. Posto anche che la domanda sulla validità di un giudizio di buono/cattivo sui regimi politici per la scuola straussiana rappresenta il tema centrale della filosofia poli-tica di sempre, bisogna quindi capire come si inserisca la riflessione sulla costituzione americana entro tale questione.

d’Ame-rica non è certo una convinzione esplicitata da Leo Strauss, anche se dalle parole già citate proprie dell’inizio di Natural Right and History possia-mo indurre che Strauss ritenesse quanto meno che il possia-modello americano potesse avvicinarsi ad essere la forma di governo preferibile dal punto di vista pratico, se intesa ed attualizzata secondo lo spirito originario della Dichiarazione: lo spirito del diritto naturale, unica garanzia solida contro le degenerazioni tiranniche di qualsiasi genere.

È opinione diffusa fra gli allievi di Strauss che la fondazione seppure moderna della repubblica americana sui principi del pensiero politico di Locke e la sua solidità nelle generazioni abbia reso possibile il giudizio positivo di Strauss sul modello statiunitense, specie se confrontato con gli esiti storicistico-relativisti e infine totalitari delle successive esperienze politiche dell’Ottocento e del Novecento. Inserendosi nella prima fase di modernità politica, il costituzionalismo americano sarebbe, per così dire, il male minore.15

Vi è tuttavia un altro elemento che più fermamente fonda il giudizio straussiano sull’America. Si tratta del suo - per Strauss - non essere davvero interamente moderna. Il modello costituzionale degli Stati Uniti d’America, infatti, riprenderebbe almeno in parte la dottrina classica del governo misto.16 Secondo Strauss, il regime misto rappresenta sin dagli

15 C., M. Zuckert, The Truth about Leo Strauss, Chicago, p. 74 e segg. Per gli autori, secondo Strauss, nonostante la modernità fosse segno di crisi, l’America, anche se moderna, sarebbe per Strauss “good”. La distinzione di Strauss sui tipi di modernità si trova in L. Strauss, Three Waves of Modernity, Wayne State University Press, Detroit, 1989. Nel saggio citato, infatti, Strauss sottolinea la preferibilità della politica di Locke a quella di autori come Rousseau, Hegel, Nietzsche o Heidegger.

albori della filosofia politica (almeno da Aristotele in poi) un buon com-promesso, probabilmente l’unico possibile, tra l’esigenza della sapienza e l’esigenza del consenso. Per Strauss, gli antichi escogitarono una precisa pratica soluzione realistica per promuovere un buon governo, fuoriuscen-do in tal mofuoriuscen-do dai limiti dell’impossibile utopia platonica del governo dei filosofi: essa è proprio quella del regime misto, una mescolanza di mo-narchia, aristocrazia e democrazia. In tale forma di governo la posizione media occupata dal senato, elemento aristocratico, risulterebbe in realtà quella decisiva. In Liberalismo antico e moderno, troviamo scritto:

I classici non avevano illusioni sulla possibilità che l’aristocrazia riuscisse mai ad affermarsi. Per tutti i fini pratici si accontentavano di un regime in cui i gentiluomini dividevano il potere con il popolo [...] Una variante di questa concezione fu il regime misto, in cui i gentiluomini formavano il senato ed il senato occupava la posizione chiave, come capo delle forze armate della società, tra l’assemblea popolare ed una monarchia elettiva od ereditaria. Vi è un rapporto diretto tra la concezione di un regime misto ed il repubblicanesimo moderno. 17

In Diritto naturale e storia si leggono altre parole di ulteriore chiarezza a riguardo:

principale è ad Aristotele.

17 L. Strauss, Liberalismo antico e moderno, trad. it., Giuffré, Milano, 1973, pp. 22-23.

Secondo Ted V. McAllister, la conclusione di Strauss sugli Stati Uniti d’America è che per il filosofo politico tedesco essi rappresentassero un salutare bilanciamento di ”modern and premodern beliefs”. In T. V. McAllister, Revolt against Modernity. Leo Strauss, Eric Voegelin and the Search for a Postliberal Order, University Press of Kansas, 1995, p. 277.

. . . si può dire che l’insegnamento del diritto naturale proprio dei classici ha come sua caratteristica di concludersi con una du-plice risposta al problema del regime migliore: il regime migliore sarebbe l’assoluto governo dei sapienti; in pratica esso è il governo misto, limitato dalla legge, dei gentiluomini: il regime misto.18

Il governo misto risulta essere allora la migliore forma di governo possibi-le, quella che più si può avvicinare al soddisfacimento del bene comune.

La questione del governo misto è di importanza centrale per compren-dere a pieno perché gli allievi di Leo Strauss si siano dedicati per lo più allo studio del costituzionalismo americano. La riflessione sul rapporto tra governo misto dei classici e costituzionalismo moderno, ancora in nu-ce in Strauss, è più ampia proprio in alcuni allievi di Strauss a proposito della costituzione degli Stati Uniti d’America. Secondo Paul Eidelberg, ad esempio, i Padri Fondatori americani, tra cui spiccherebbero i nomi di Hamilton e Madison, ebbero l’intento di scrivere una costituzione che sta-bilisse, più che una democrazia, un governo misto, nel quale il Senato, la Presidenza e la Corte Suprema potessero rappresentare la parte più saggia e moderata della società americana, andando così a mitigare l’instabilità tipica delle democrazie di massa. In particolare, il Senato sarebbe stato pensato dai costituenti come un elemento oligarchico-aristocratico avente lo scopo di bilanciare le tendenze democratiche proprie della Camera dei Rappresentanti; ciò sarebbe stato possibile soprattutto attraverso l’infe-riore numero dei senatori, la più lunga durata del loro mandato (6 anni)

18 L. Strauss, Diritto naturale e storia, p. 154. A tale proposito, Leo Strauss fa riferimento a Platone, Politico e Leggi; Senofonte, Memorabili, Economico e Anabasi; Aristotele, Etica a Nicomaco e Etica a Eudemo e Politica; Cicerone, De republica, Tommaso d’Aquino, Summa theologica.

e le differenti modalità di elezione, che originariamente prevedevano che fossero le assemblee legislative degli stati federati a nominare i senatori, oltre a prevedere dei limiti minimi di reddito per accadere alla camera alta. La Presidenza, invece, rappresenterebbe nient’altro, per Eidelberg, che il principio monarchico di unità e armonia fra le parti della nazione, mentre alla Corte Suprema spetterebbe il compito di vegliare sul rispet-to dei fondamentali principi costituzionali da parte di tutti i poteri della nazione.19

Dunque, all’interno della scuola straussiana, esiste un preciso filone di studi filosofico-costituzionali volti ad indagare e sottolineare l’origina-lità della democrazia americana, la quale in tale contesto interpretativo verrebbe a presentarsi più propriamente come un classico regime misto. Strauss, probabilmente guardava a tale idea originaria del governo misto anche in America come ad un modello positivo di adattamento di una forma classica nel contesto di una nazione moderna, che però avrebbe do-vuto avere chiaro lo scopo di conservare tale impianto originario evitando i colpi sempre più forti delle tendenze moderne.

La riflessione sulla forma di governo mista risulta molto

interessan-19 P. Eidelberg, The Philosophy of the american Constitution. A Reinterpretation of the Intentions of the Founding Fathers, New York Free Press, 1968.

Pur basandosi ancora su una simile tripartizione dei poteri, è chiaro come il costi-tuzionalismo americano si sia evoluto nel senso di una democratizzazione del sistema evidente soprattutto nelle innovazioni relative al Senato. Esso, infatti, pur continuan-do a rappresentare gli stati della federazione con un ugual numero di rappresentanti ciascuno, dopo l’introduzione nel 1913 del XVII emendamento al testo costituzionale, non è più eletto dalle assemblee statali ma dal popolo Inoltre, il sistema non prevede più limiti di censo per l’elettorato né passivo né attivo.

te e rilevante a proposito della teoria politica elaborata dagli esponenti della scuola di Leo Strauss. Inoltre, si tratta di una questione che, in una certa misura e con precisi limiti, riabilita alcune osservazioni dei cri-tici di Strauss sulla presunta antipatia del filosofo per la democrazia in quanto tale. Tali osservazioni vanno però spiegate attraverso un’adegua-ta e compleun’adegua-ta comprensione della teoria politica straussiana come è sun’adegua-taun’adegua-ta presentata in questo lavoro. Alla luce della riflessione sul governo misto, non da ultimo, appare probabilmente in una luce più chiara anche la ragione del vivace dibattito fra straussiani come Jaffa e Pangle. È chia-ro infatti che gli elementi di ambiguità pchia-roposti dal maestchia-ro Strauss tra da una parte un’America moderna e lockiana e dall’altra un’America di stampo classico perché interessata alla giustizia e al temperamento della democrazia di massa hanno potuto favorire negli allievi e commentatori di Strauss le basi per interpretazioni divergenti, talvolta maggiormente concentrate sulla tesi di un’America moderna (Pangle), talaltra su quelle di un’America fedele a certe vestigia del pensiero politico classico (Jaffa).