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Natural Right

Nella lingua inglese la distinzione tra diritto (naturale) oggettivo o legge naturale e diritti (naturali) soggettivi trova espressione anche nella dif-ferenza terminologica rispettivamente di law e right/rights. Come nella bella prefazione all’edizione italiana all’opera di Leo Strauss sul diritto naturale osserva Guido Alpa, la lingua inglese – in cui uscirono le opere originali di Leo Strauss – offre anche un ulteriore spunto interessante di riflessione: l’inglese, infatti, adopera “right” sia per intendere il giusto come diritto posto nella norma sia il gusto come bene, in questo ultimo

caso contrapposto a “wrong” (ingiusto, sbagliato, errato). Nel linguaggio adoperato da Leo Strauss, infatti, l’espressione di “natural right” risulta essere non solo il complesso del diritto naturale quanto soprattutto ciò che è giusto per natura.

Nel corso di questo lavoro ci si è finora soffermati ad indagare la pro-duzione scientifica degli allievi di Leo Strauss, muovendo dalla polemi-ca sull’influenza che la scuola straussiana avrebbe avuto sul movimento neoconservatore e sull’amministrazione di George W. Bush. Esistono numerosissimi contributi sull’intreccio tra politica, ideologia e religione nell’azione di George W. Bush.20 Essi pongono correttamente l’accento sulla forte fede evangelica personale dell’ex presidente degli Stati Uni-ti d’America e quindi sull’influenza di un certo modo di vivere la fede evangelica sulla sua azione politica. È interessante notare che gli straus-siani, anche nel loro ripercorrere la storia della fondazione americana, trascurano completamente il ruolo della cultura religiosa protestante e delle chiese. Tuttavia, la scuola straussiana del diritto naturale può aver fornito ai neoconservatori il materiale per costruire una piattaforma po-litica che si sposasse con la visione etica insita nella grande religiosità di George W. Bush, che in realtà non ha fatto altro che continuare una reto-rica politica – nonostante le differenze di impegno religioso così marcate in Bush - inaugurata negli anni Ottanta dalla presidenza Reagan inven-trice dell’espressione “Impero del Male”, quella volta riferito all’Unione Sovietica.

20 Tra questi P. Singer, The President of Good and Evil. The Ethics of George W. Bush, Dutton, New York, 2004; E. Kaplan, With God on their side, New Press, 2004; S. Fath, Dio benedica l’America. Le religioni della Casa Bianca, trad.it., Carocci, Roma, 2005.

Risulta di grande interesse notare come già a fine Settecento Thomas Jefferson, nell’indirizzare alla corona inglese le lamentele prerivoluziona-rie delle colonie e quindi i loro diritti, si appellasse a una simile e netta distinzione tra bene e male (diritto e ingiustizia) applicabile in politica: “The great principles of right and wrong are legible to every reader”; mentre quasi cento anni più tardi Lincoln affermava a proposito della schiavitù che “it is the eternal struggle between these two principles, right and wrong, throughout the world”.21.

Nell’autobiografia del presidente Bush, A Charge to keep è descritta la storia della sua conversione religiosa in età adulta, l’idea del servizio per la nazione come chiamata da Dio, l’affermazione della costante volon-tà di cercare la volonvolon-tà del Signore prima di assumere decisioni politiche. L’autobiografia riporta come già nel discorso di insediamento quale go-vernatore del Texas (1994) egli avesse ben chiaro che la sua politica, nella citazione qui sotto quella educativa, si sarebbe caratterizzata per il ten-tativo di promuovere il bene contro al male: “our children [. . . ] must be educated in right from wrong” è una frase talmente netta da essere difficilmente immaginata nel discorso di qualche leader politico europeo; e ancora a proposito della sua famiglia: “I came to realize the best thing parents can do is to teach thei children right from wrong”.22 Un’occa-sione più sofferta in cui Bush raccontò di essersi trovato a prendere una decisione è a proposito di una donna, condannata a morte, la quale però

21 T. Jefferson, A Summary View of the Rights of British America, p. 121, e A. Lincoln, The Collected Works of Abraham Lincoln, New Brunswick, 1953, vol. III, p. 315; I due passi sono citati in H. Jaffa, A New Birth of Freedom, Rowman & Littlefield, Lanham, 2000, rispettivamente a p. 10 e p. 315.

22 G. W. Bush, A Charge to keep, publ. W Morrow, New York, 1999, p. 11 e p. 88.

in carcere aveva dato grandi segni di pentimento e di conversione alla fede in Cristo. Bush, in potere di graziarla in quanto governatore del Texas, decise di far eseguire la condanna; scrive: “I was heavy of heart, sad for those who had believed and prayed for Karla Faye, but I knew I had the right thing” e “I base my decisions on principles that do not change [. . . ] in each case, I had tried to do the right thing for the right reasons”23. Inoltre, per elogiare la figura paterna, queste sono le parole del presidente dell’11 settembre 2001: “He is a principled man who has a clear view of right and wrong. [. . . ] My dad personifies the Golden Rule”24. Un altro aspetto che nelle parole di Bush riecheggia il sentimento straussiano ad esempio di Allan Bloom è quello della crisi dei valori tradizionali:

The warning signs of the cultural crisis are everywhere. Boys father children and walk away to let others deal with the conse-quences. Young girls, children themselves, are having more and more babies. [. . . ] kids who are fatherless, godless, fearless, and jobless. Too many of America’s marriages end in divorce, and one-third of the babies in our country are born out of wedlock.25

Citando ancora dall’autobiografia per legare la distinzione etica al senso della crisi contemporanea:

Our sense of personal responsibility has declined dramatically, just as the role and responsibility of the federal government

in-23 Ibidem, pp. 154-155 e 166. Per altro in questo caso il contesto è particolarmente complesso: la decisione giusta per Bush fu allora quella di eseguire rigorosamente un’interpretazione restrittiva della legge positiva texana. Il riferimento però è utile ad indicare la rilevanza concettuale delle idee di bene/male nella retorica politica americana degli anni 2000.

24Ibidem, p. 184.

creased. The changing culture blurred the sharp contrast between right and wrong and created a new standard of conduct: “It feels good, do it”. . .26

Le osservazioni proposte in questo paragrafo non possono certo condurre a ritenere che Bush abbia scritto l’autobiografia o presentato i suoi di-scorsi con le consapevolezze teoretiche della scuola di Strauss. Tuttavia è un fatto che la retorica di Bush condivide con la scuola straussiana, ma in realtà anche con la linea guida del tradizionale linguaggio politico americano, una spiccata tendenza ad argomentare riferendosi a criteri netti e distinti di bene e male, giusto e sbagliato. Alla formazione di questo genere di linguaggio, diffuso specie ma non soltanto nella destra americana, hanno probabilmente contribuito sia gli insegnamenti e le pratiche delle chiese protestanti americane e gli slanci rivoluzionari dei Padri Fondatori sia le fini dottrine straussiane sul diritto naturale. A detta tradizione, avvalendosi del forte ruolo della religiosità nella socie-tà americana, George W. Bush ha aggiunto in maniera decisiva le sue forti convinzioni sull’importanza della fede personale nella vita privata e pubblica.