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Analisi dell’andamento variabile Positive emotion e della variabile Negative emotion

4. ANALISI DEI RISULTAT

4.13 Analisi dell’andamento variabile Positive emotion e della variabile Negative emotion

Analizzando l’aspetto emotivo relativo ai contenuti degli articoli esaminati, facendo riferimento alla dimensione LIWC “Affect words”, è interessante osservare l’andamento della variabile “Posemo” e della variabile “Negemo”, due sotto-variabili della variabile generica “Affect Words”.

La variabile “Posemo” indica le emozioni positive, la variabile “Negemo” indica al contrario le

emozioni negative. Come è possibile notare dal grafico, le due variabili presentano due andamenti di tipo opposto. La variabile “Posemo” mostra un andamento crescente nel tempo, passando

progressivamente da una media iniziale di valore 1,02 a una media con valore 1,63 nel corso degli anni ’90, salendo ancora negli anni successivi fino a raggiungere un valore finale di 1,93 nel corso

degli anni 2011-2017 (ultima decade considerata).

All’opposto, la variabile “Negemo” mostra un andamento nel complesso stazionario: infatti inizialmente cioè prima degli anni ’90, la media iniziale è 1,17 – quindi la media iniziale delle

emozioni negative è superiore alla media iniziale delle emozioni positive -, poi scende anche se non in modo eccessivo a 1,08 durante gli anni ’90, per poi riprendere a salire dopo gli anni 2000 arrivando

esattamente al valore iniziale di 1,17.

1,02 1,63 1,76 1,93 1,17 1,08 1,11 1,17 0 0,5 1 1,5 2 2,5 Before 90 91_00 01_10 11_17

Andamento Posemo e Negemo

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È facile interpretare questi ultimi due andamenti: nel corso degli anni le emozioni positive hanno sostituito il dominio delle emozioni negative. La spiegazione di questo cambiamento la si può riscontrare nel fatto che, durante gli anni ’90, cioè durante il cambiamento di rotta quando le emozioni

positive iniziano a salire e al contrario scendono le emozioni negative, il boicottaggio commerciale da parte delle lobby anti – olio di palma è ufficialmente terminato, con un risultato che smentisce ogni tipo di accusa contro gli oli tropicali. Gli anni ’90 sono infatti gli anni in cui alcuni istituti di

ricerca scientifica e alcuni studiosi specializzati nello studio dei grassi alimentari sostengono l’infondatezza nel ritenere l’olio di palma causa di malanni di ogni genere o tipologia.

Le emozioni positive negli anni successivi e cioè dagli inizi dell’anno 2000, continuano a crescere

anche se con velocità più limitata rispetto a quella tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, ma, parallelamente a ciò, iniziano a risalire anche le emozioni negative. Il nuovo aumento di quest’ultime potrebbe essere spiegato dal nuovo boicottaggio che colpisce una determinata

multinazionale italiana specializzata in prodotti dolciari, la Ferrero S.p.a., da parte della Francia nel 2015. Come riporta l’articolo già citato “La lunga guerra dell’olio di palma” – Il Fato Quotidiano

giugno 2016 -, è il ministro dell’Ecologia, Ségolène Royal, nonché numero tre del governo francese, a invitare i concittadini a non consumare la nota crema spalmabile della Ferrero, la Nutella - crema spalmabile più venduta al mondo - poiché la sua produzione comporterebbe “danni notevoli e deforestazione massiccia che come conseguenza ha anche il riscaldamento climatico”. Fu immediata la replica dell’azienda che si definì impegnata a sostenere la creazione di filiere sostenibili. Tale

polemica è durata circa 24 ore; a seguire le scuse pubbliche di Royal (Il Fatto quotidiano, edizione online, giugno 2016).

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Altro accaduto rilevante avviene nel 2016, stando a quanto riportato su numerosi articoli redatti, sia di stampo di attualità che di stampo specialistico. L’articolo redatto sull’ANMVI (Associazione

Nazionale Medici Veterinari Italiani) dal titolo “Olio di palma rivalutato dall'EFSA: più rischi da altri contaminanti” – gennaio 2018, sostiene che il rapporto dell’EFSA afferma che “i contaminanti da processo a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, ma anche in altri oli vegetali, nelle margarine

e in alcuni prodotti alimentari trasformati, suscitano potenziali problemi di salute per il consumatore medio di tali alimenti”. Il problema starebbe, quindi, nella raffinazione che avviene ad alte

temperature (pari o superiori a 200 gradi) poiché ciò scatena la formazione di sostanze - come glicidil esteri degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), e 2-monocloropropandiolo (2- MCPD) e relativi esteri degli acidi grassi – potenzialmente geno-tossiche e cancerogene. Questo sta a significare che tali sostanze geno-tossiche vano a danneggiare il DNA e possono favorire lo sviluppo di patologie come il cancro e malattie ereditarie, trasmissibili quindi alle generazioni successive. La domanda che sorge di conseguenza spontanea è la seguente: perché se in tutti gli oli vegetali lavorati ad alte temperature si formano le tre sostanze, il pericolo è indicato solo negli oli di palma? Secondo l'EFSA il motivo sta nella concentrazione della sostanza: nell'olio di palma sarebbe quindi maggiore rispetto ad altri oli vegetali e nelle margarine. L’EFSA precisa inoltre che il rischio è in particolare legato alla frequenza e alla quantità della loro consumazione, oltre che al tempo di esposizione (ad esempio i bambini possono essere esposti a queste sostanze già a partire dalla primissima infanzia se allattati artificialmente, poiché l’olio di palma è uno degli ingredienti contenuti in vari latti artificiali).

Da precisare però che in realtà l'EFSA nelle conclusioni non arriva a sconsigliarne il consumo. Nel suo studio, l’EFSA scrive che "i livelli di GE negli oli e grassi di palma si sono dimezzati tra il 2010

e il 2015, grazie a misure adottate volontariamente dai produttori. Ciò ha determinato una diminuzione importante dell’esposizione dei consumatori a dette sostanze." (ANMVI, edizione

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Una riabilitazione dell'olio di palma arriva dalla Germania. Tale riabilitazione dell’olio di palma viene affermata da un articolo redatto sul Gruppo Adnkronos, dal titolo “Olio di palma? "Non è

cancerogeno di per sé" dove l'associazione di consumatori Stiftung Warentest ha definito infondato il sospetto che sia "di per sé cancerogeno". L'associazione, solitamente poco tenera con l'industria, ha messo sotto la lente di ingrandimento 20 creme spalmabili, tra cui la Nutella (molto popolare anche in Germania) e dallo studio condotto è emerso che il livello di 3-MCPD e glicidil esteri, un contaminante che si sviluppa durante la lavorazione, è molto basso nella crema spalmabile Nutella mentre un'altra crema a base di olio di girasole e burro di cacao non ha superato il test. La conclusione di Warentest, specializzato nella comparazione indipendente di prodotti e servizi, è che il rilascio di contaminanti da molti oli e grassi vegetali non sia "ancora totalmente evitabile". Tuttavia, è possibile minimizzarlo da parte dei produttori: se quest’ultimi sono virtuosi, e quindi non raffinano l'olio a

temperature troppo elevate e usano materie prime di qualità, riducono drasticamente il pericolo dei contaminanti. Se invece non hanno queste attenzioni, i contaminanti si sviluppano a prescindere dall'olio o grasso che si usa. Viene in conclusione sottolineato che l'olio di palma non è cancerogeno di per sé mentre, per esempio, l'olio di girasole raffinato in cattive condizioni "può essere contaminato in misura maggiore rispetto all'olio di palma. (Gruppo Adnkronos, edizione online, febbraio 2017)

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