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Utilizzare un’analisi di tipo proattivo82 significa partire dal presupposto che sia effettivamente possibile prevenire gli errori. Questo tipo di analisi può essere effettuata utilizzando sia metodi quantitativi che qualitativi e hanno la prerogativa di studiare i processi nelle singole fasi in modo da individuare l’errore e porvi tempestivamente rimedio. Il processo viene scomposto in macro attività, ciascuna delle quali prevede determinati compiti che vengono analizzati singolarmente affinché il processo si concluda con esito positivo. Per ciascun compito viene individuato i possibili errori in fase di esecuzione, chiamati modalità d’errore e vengono analizzati secondo un’ottica quantitativa.

L’attività di analisi e di valutazione del rischio può essere suddivisa in 4 fasi83. Fase 1: Analisi dei processi e delle attività.

Questa prima fase prevede la descrizione delle attività che saranno svolte, e dello svolgimento di esse nei processi di cura.

Fase 2: Identificazione delle situazioni pericolose e dei possibili errori.

Questa fase prevede innanzitutto l’analisi delle singole attività che saranno svolte; l’identificazione delle situazioni pericolose da cui potranno scaturire errori e l’identificazione dei modi di errori collegati alle particolari situazioni pericolose riconosciute.

Fase 3: Stima della probabilità che si verifichi un errore e della gravità del danno.

Tale stime può essere quantitativa, attraverso l’utilizzo di dati statistici, o qualitativa, attraverso la valutazione del personale. I dati possono essere raccolti in una tabella che vada ad indicare:

• Il codice dell’attività; • La descrizione dell’attività;

• La descrizione delle situazioni pericolose;

82www.complianceaziendale.com

81 • Il codice dei possibili modi di errore;

• La descrizione dei modi d’errore; • Il livello di probabilità di occorrenza • Il livello di severità del danno

• Il livello di rischio corrispondente.

Fase 4: Valutazione del rischio.

In quest’ultima fase andremo a collocare le stime in una matrice per capire i vari interventi da effettuare sui diversi errori e la priorità con cui effettuarli.

Tabella 2.15 Matrice per la valutazione del rischio.

Dopo aver inserito le stime nella matrice, andremo a verificare la probabilità di accadimento, viene manifestata come numero di errori ogni 100 ricoveri, che potrà essere:

• Remoto con un range di probabilità inferiore allo 0,3% • Occasionale con un range da 0.3% a 7%

• Probabile con un range da 7% a 14% • Frequente con un range superiore al 14%

82 Infine, avremo l’ultimo dato analizzare, cioè quello della severità del danno, e possiamo individuare i seguenti livelli:

• Nessun danno: l’errore non ha provocato alcun danno.

• Lieve: l’errore ha causato un danno temporaneo al paziente e ha reso necessari dei trattamenti diversamente non previsti, oppure ha provocato un aumento dei giorni di degenza al di sopra del valore medio DRG previsto. • Medio: l’errore ha causato un’invalidità temporanea e un aumento dei

giorni di degenza.

• Grave: l’errore ha causato un danno permanente al paziente oppure può addirittura averne provocato la morte.

• Morte: decesso del paziente.

Le varie fasi dell’analisi possono essere condotte con diversi strumenti; uno di questi è la FMEA84 (Failure Modes and effects Analysis): La FMEA è una metodologia utilizzata per analizzare il guasto o il difetto di un processo sviluppata dalle forze armate statunitensi nel 1949. In seguito è stata utilizzata nel 1960 per le missioni spaziali Apollo, negli anni 80 è stata usata dalla Ford per ridurre i rischi visto che la Pinto, un modello di auto, presentava un perenne problema di rottura del serbatoio. La FMECA85 (Failure mode, effects and criticality analysis) è uno sviluppo della FMEA e prevede in più rispetto alla metodologia precedente un’analisi di criticità usata per valutare la gravità delle conseguenze di un guasto collegata con la probabilità che si verifichi che è stata adattata anche al contesto sanitario.

L’obiettivo dunque è quello di abbassare il rischio di difetti in un bene per effetto di operazioni eseguite nel modo sbagliato o non eseguite per nulla.

L’analisi considera preventivamente tutti i possibili errori di esecuzione del processo e permete così di inserire determinati controlli, sviluppare procedure e predisporre contromisure per eventuali reclami.

84 https://www.mitconsulting.it/la-metodologia-fmea-failure-mode-and-effects-analysis/ 85 Arduini R, Luzzi L, Economia e gestione delle aziende sanitarie

83 Innanzitutto viene descritto in termini qualitativi il normale svolgimento dei compiti per realizzare un determinato bene elencando tutti i possibili modi di errore o guasto, i loro effetti e le cause. La FMEA termina con questo processo, da questo momento si valutano le criticità.

A questo punto andremo a considerare gli effetti del guasto che possono essere minimi o arrivare fino a danni molti gravi come la morte.

L’ultimo elemento da considerare è la possibile causa dell’errore o del guasto. Anche in questo caso è di fondamentale importanza la competenza degli esperti. Tentando di riassumere i processi operativi per poter applicare FMECA, è necessario partire innanzitutto dalla definizione e descrizione del processo che deve essere studiato, analizzandolo nel suo corretto funzionamento; svolgere un’analisi qualitativa descrivendo gli errori, e le possibili cause; definire la gravità dell’effetto, la rilevabilità del guasto e la probabilità della causa, calcolare l’indice di priorità del rischio e infine prendere delle decisioni in modo da abbassare il livello di rischio.

Uno dei principali punti di forza di questo strumento riguarda il miglioramento della qualità dei processi assistenziali per mezzo di barriere preventive di sicurezza, e proprio perché adoperate in maniera preventiva consente un notevole risparmio di risorse.

Si tratta di uno strumento facile da comprendere, che comporta costi contenuti e che può essere adattata a tutto il processo di lavoro o ad una sua fase.

Di contro invece, una debolezza è da ricollegare all’efficacia dei risultati in quanto dipendono dalla qualità delle valutazioni che tendono ad essere prettamente soggettive. Onde evitare questo, vengono fissati dei parametri oggettivi con cui condurre la valutazione.

La FMEA, se da un lato è una tecnica flessibile e di facile applicazione, necessita di personale in grado di sintetizzare le situazioni che hanno innescato quel particolare evento, per evitare che questa sia troppo lunga e dispersiva; inoltre è necessaria la presenza di personale specializzato per l’applicazione dello strumento in campo medico.

84 L’importanza, in conclusione, risiede nel fatto di mantenere nel corso del tempo i risultati ottenuti in tema di riduzione di rischi e cercare costantemente di migliorare tali risultati a livello aziendale/regionale86.

86Buscemi A., Il risk management in sanità. Gestione del rischio, errori, responsabilità

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CAPITOLO III

Il RISCHIO CLINICO NELL’AZIENDA SANITARIA

PROVINCIALE DI RAGUSA

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