• Non ci sono risultati.

LE PRIME ELEZIONI A SUFFRAGIO UNIVERSALE DIRETTO In questo capitolo si affronta la prima elezione diretta del Parlamento

2.4 Analisi dei risultat

I sistemi di scrutinio utilizzati per le prime elezioni europee rappresentano un aspetto rilevante per poter effettuare una valutazione approfondita dei risultati finali. Infatti la capacità, da parte degli Stati membri di accettare cambiamenti necessari legati ai sistemi di scrutinio in occasione di elezioni sovranazionali, ha influenzato inevitabilmente il conseguente esito. In particolare, per quanto riguarda i tre Paesi d’interesse, si possono individuare tre sistemi di rappresentanza distinti; si veda il caso italiano, in cui fu applicato quello proporzionale con voto di preferenza su circoscrizioni multiple, il caso francese che optò per la rappresentanza

241 La “fedeltà” elettorale italiana è legata anche al “timore” della sanzionabilità del non voto prevista allora per i cittadini non votanti per le elezioni delle Camere. Secondo quanto previsto dal D.P.R. n. 361 del 30 marzo 1957, che all’articolo 4 citava: ” L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il Paese”. L’articolo 115 precisava inoltre che: “L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco […] L’elenco di coloro che si astengono dal voto […] senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale […] Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta […]”. La norma fu abrogata nel 1993 lasciando il solo “dovere civico” previsto dall’articolo 48 della Costituzione italiana.

proporzionale con liste bloccate e infine il Regno Unito con lo scrutinio uninominale maggioritario al primo turno per la Gran Bretagna insieme al cosiddetto single transferable vote242 relativamente all’Irlanda. Se in Italia non vi furono particolari questioni politiche, nel Regno Unito qualche problema ci fu, soprattutto riguardo al sistema adottato per la Gran Bretagna, il quale contribuì a mettere in dubbio la legittimità degli eurodeputati britannici. Di fatto gli europarlamentari anglosassoni eletti furono votati all’interno di grandi Euroconstituencies, che raggrupparono da otto a dieci circoscrizioni dando origine ad una linea di netta divisione a favore dei Tories. In Francia la questione si incentrò, come visto, più sulla dubbia necessità delle elezioni europee, che sul sistema di scrutinio da applicare. La differenza dei sistemi adottati sottolinea l’essenza nazionale di elezioni che avrebbero dovuto rappresentare un risultato di maggiore unione degli Stati membri, in quel contesto politico sovranazionale capace di dare nuova identità agli stessi partiti. In realtà, come più volte ricordato dalla storiografia, le prime elezioni del 1979 furono nove consultazioni distinte, in grado di costituire uno storico caso di gerrymandering243.

I governi nazionali, in sostanza operarono in direzione di elezioni nazionali, cercando tuttavia di conferire una parvenza europea all’evento elettorale. All’indomani delle elezioni i risultati contribuirono a dare la sensazione che il Parlamento europeo non avesse conquistato quel rafforzamento auspicato attraverso il suffragio universale diretto provocando in alcuni casi, la percezione che fosse meno rappresentativo della precedente Assemblea. Ci si sarebbe aspettati che i partiti affini, dotati di programmi condivisi e proposte europee, fossero in grado di sopraffare l’effetto variabile scaturito

242 Single transferable vote (STV), letteralmente Voto singolo trasferibile è una formula elettorale proporzionale a voto di preferenza che consente all'elettore di assegnare più di una preferenza numerando i candidati sulla scheda elettorale. Questo sistema racchiude due vantaggi: la possibilità di indicare il candidato preferito e la capacità di minimizzare il numero di voti non rappresentati, trasferendoli dai candidati che ne hanno in numero superiore a quello richiesto per l'elezione. Cfr. M.Cotta, D. Dalla Porta, L. Morlino, Fondamenti di scienza politica, Bologna, Il Mulino, 2004.

243 Il Gerrymandering (parola inglese che origina dalla fusione di due termini, quello di Elbridge “Gerry” e “salamander”, salamandra) è un metodo ingannevole per ridisegnare i confini dei collegi nel sistema elettorale maggioritario. Colui che ideò questo sistema fu il politico statunitense e governatore del Massachusetts, Elbridge Gerry (1744-1814). Sapendo che, all’interno d’una certa regione, collegio, dipartimento o stato, ci potevano essere parti della popolazione (ben identificabili) favorevoli ad un partito o ad un politico (ad esempio, seguendo la dicotomia centro– periferia, giovani–vecchi, ceto basso–ceto medio alto), disegnò un nuovo collegio elettorale con confini particolarmente tortuosi, includendo quelle parti della popolazione a lui favorevoli ed escludendo quelli a lui sfavorevoli, garantendosi così un’ipotetica rielezione. La tortuosità delle linee di tale demarcazione facevano sembrare la sua forma come una salamandra (da cui la seconda parte del termine “salamander”). Cfr. D. Fisichella, Elezioni e democrazia. Un'analisi

dalla pluralità dei sistemi elettorali adottati. Inoltre, la presenza di famiglie politiche transnazionali accomunate da correnti condivise, oltre ai partiti europei, avrebbero dovuto contribuire nel portare le opinioni politiche a livello comunitario. Se si vuole dare una collocazione ai partiti politici in Europa prendendo spunto dalla classificazione suggerita da Rokkan244 riferita ai quattro cleavages, occorre tener presente tre principali aree nelle quali inserire il conflitto di classe, il conflitto tra Chiesa e Stato, il conflitto basato sull’esistenza e l’importanza dello Stato insieme ad un ulteriore settore in cui si trova il conflitto tra industrializzazione e ambiente, considerata anche la presenza degli ecologisti nell’arena politica. Le quattro categorie “conflittuali” riconducono ad un’ulteriore categorizzazione di famiglie partitiche che rispondono ai cosiddetti partiti borghesi e operai, ai partiti democratico-cristiani e anticlericali, a quelli centralisti e autonomisti. Queste macro aree, pur consentendo di riunire gruppi di partiti ideologicamente vicini, non raggiunsero l’obiettivo di sviluppare un intento comune indirizzato verso l’Europa piuttosto che verso il proprio Paese. A partire dalla sua istituzione la Comunità stessa ha costituito un sistema politico, ma i Paesi membri, più che organizzare una classe politica adatta alla competizione europea, hanno formato uno spazio economico delegando una parte di potere decisionale ad un livello di governo sovraordinato, attraverso uno spazio istituzionale nel quale il Parlamento europeo trovava una sua collocazione. Rendendolo elettivo si è consentito ai cittadini di prendere parte al processo di decisione comunitaria. In occasione delle prime elezioni a suffragio universale diretto il Parlamento europeo avrebbe potuto interpretare il ruolo di mediatore, aumentando il proprio livello di legittimità e avrebbe potuto così contribuire nel processo d’integrazione spingendolo verso direzioni non del tutto auspicate da parte dei governi nazionali. Una simile ipotesi trova conferma considerando il difficile percorso per arrivare al suffragio universale diretto, al termine del quale si è decisa l’applicazione di sistemi di scrutinio scelti dai Paesi membri.

L’effetto prodotto dalla differenzazione dei sistemi di scrutinio sarebbe stato meno rilevante, laddove una volontà politica europea avesse trovato interpretazione nell’azione svolta dai partiti, che al contrario, si

244 S.M. Lipset, S. Rokkan, Party systems and voters alignement, The Free Press, New York, 1967 e S. Rokkan, Citizens, elections, parties, ECPR press, Colchester, 2008.

dimostrarono piuttosto come véhicule des appétits nationaux245. Anche per

questo motivo le elezioni europee del 1979, sebbene fossero le prime elezioni a carattere internazionale, furono prive di quel tanto ricercato

enjeu246 che sarebbe stato fondamentale per attribuire loro un risalto pari a quelle nazionali. L’analisi dei risultati parte pertanto dal presupposto che il suffragio diretto del 1979 permise l’elezione di delegazioni nazionali al Parlamento europeo attraverso distinti scrutini adottati dai Paesi membri. Gli esiti delle consultazioni esprimono quindi la congiuntura politica presente all’interno di ogni Stato coinvolto.

Un altro elemento interessante da prendere in considerazione è il dato partecipativo che assume valore diverso se esaminato rispetto ai singoli Paesi. Nel Regno Unito (insieme alla Danimarca) risultò preponderante la corrente astensionista, spesso definita come il partito vincitore delle elezioni europee, per contro l’Italia ha mostrato un tasso di partecipazione superiore alla media comunitaria (se si esclude il Belgio in cui il dato, pari all’82% derivava dall’obbligatorietà del voto), nonostante la settimana precedente gli elettori fossero stati chiamati alle elezioni politiche, aspetto che riconosce alla “vocazione” al voto italiana un merito particolare, espressione, secondo molti, di una seria convinzione nei confronti dell’unità europea. La Francia si colloca tra i Paesi mediamente partecipativi (insieme a Germania e Irlanda), se si tiene conto che alle legislative la percentuale dei votanti era stata dell’85% rispetto al 61,2% delle europee.

Tenendo conto dell’influenza esercitata dalla tipologia di scrutinio applicata nei Paesi della Comunità per poter ottenere maggiore chiarezza sui risultati dei tre Paesi, si possono inserire Italia e Regno Unito in un contesto di elezioni - sondaggio, mentre per la Francia si può parlare piuttosto di elezioni - sondaggio con enjeu nazionale247: parlare di elezioni – sondaggio

significa sottolineare come in alcuni casi le elezioni europee abbiano assunto il ruolo di monitorare l’influenza dei partiti.

245 D.L. Seiler, Ombres et lumières sur les élections européennes des 7 et 10 juin 1979: ébauche d’une première analyse des résultats, “Etudes internationales” vol. 10, n. 3 1979, p. 572.

246 L’assenza di una vera “posta in gioco” (enjeu) nel corso delle elezioni europee ha contribuito a mantenere la competizione su un piano prevalentemente nazionale. Le prime elezioni dirette del Parlamento europeo a questo proposito hanno rappresentato una sorta di tentativo da perfezionare negli anni a venire, puntando l’attenzione su aspetti, come appunto la necessità di avere l’attrattiva della posta in gioco, che nel futuro avrebbero dovuto aumentare l’europeizzazione delle elezioni.

247 La distinzione trae spunto dallo studio effettuato da Daniel Louis Seiler riportato in Ombres et lumières sur les élections européennes…cit.

% votanti Sondaggio “Eurobarometro” 1977 Paese Europee Legislative Voterà certamente

(%) Voterà probabilmente (%) Italia 85,9 90 64 20 Francia 61,2 85 51 26 Gran Bretagna* 31,3 76 47 26

* Il dato rilevante per il Regno Unito è riferito alla sola Gran Bretagna in quanto l’Irlanda del Nord riportò un dato partecipativo pari al 57%.

Sicuramente il caso italiano rappresenta quello maggiormente significativo grazie alla particolarità di elezioni differenti avvenute, come si diceva, in tempi molto ravvicinati. In più, l’abilità della classe politica italiana, dimostrata nel saper utilizzare le elezioni europee a vantaggio del proprio partito, si è distinta rispetto agli altri Paesi, attraverso un’attenta selezione dei candidati, sia riguardo le personalità di spicco all’interno dei partiti (ricordiamo Benigno Zaccagnini e Flaminio Piccoli per la DC, Enrico Berlinguer, Giancarlo Pajetta e Giorgio Amendola per il PCI, Bettino Craxi per il PSI, Giorgio Almirante per il MSI – DN, Bruno Visentini per il PRI e Marco Pannella per il Partito Radicale), sia nell’individuare personaggi famosi del mondo culturale letterario, televisivo, teatrale, ma anche nel campo sindacale e imprenditoriale. La strategia attuata per la compilazione delle liste ebbe successo anche grazie al voto di preferenza, risultato ampiamente dimostrato a favore di Emilio Colombo (860.000 voti). Tra gli eletti “famosi”, ricordiamo i giornalisti Gustavo Selva (DC), Luciana Castellina (PDUP), Angelo Narducci (DC), Pino Romualdi (MS-DN), oltre a sindacalisti quali Luigi Macario (CISL - DC), Mario Didò (CGIL – PCI), Maria Fabrizia Baduel Glorioso (CGIL – PCI); nel mondo dell’imprenditoria si ricordano inoltre Susanna Agnelli (PRI) e Sergio Pininfarina (PLI).

Elezioni europee 1979 risultati Italia

Liste Voti % Seggi

Ultimo scrutinio nazionale

(%)

Democrazia Cristiana 12.774.320 36,45 29 38,3

Partito Comunista Italiano 10.361.344 29,57 24 30,4

Partito Socialista Italiano 3.866.946 11,03 9 9,8

Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale 1.909.055 5,45 4 5,3 Partito Socialista Democratico Italiano 1.514.272 4,32 4 3,8

Partito Radicale 1.285.065 3,67 3 3,4

Partito Liberale Italiano 1.271.159 3,63 3 1,9

Partito Repubblicano Italiano 896.139 2,56 2 3

Partito di Unità Proletaria per il comunismo 406.656 1,16 1 1,4

Democrazia Proletaria 252.342 0,72 1 0,9

Südtiroler Volkspartei 196.373 0,56 1 0,6

Federalismo Europa Autonomie 166.393 0,47 - 0,1

Democrazia Nazionale – Costituente di Destra 142.537 0,41 - 0,6

Totale voti e seggi al PE 35.042.601 81

Il caso britannico si distingue nella dicotomia Irlanda del Nord – Gran Bretagna. Il risultato irlandese appare il più semplice, come evidenziato dallo stesso Seiler, in quanto prevedibile. L’assegnazione di un seggio a ciascuna comunità non creò disaccordi tra i cattolici del Social Democratic

Democratic Unionist Party, tutti ebbero la possibilità di rappresentare i

propri elettori nell’assemblea comunitaria. Al contrario per la Gran Bretagna, caratterizzata dall’alto tasso di astensionismo unitamente al complesso sistema di scrutinio, risultava quasi impossibile l’interpretazione dei risultati. “Elles sont une copie grossière et maladroite des élections législatives de mai”248 e come sostengono Butler e Marquand,

in the absence of some of inducements to vote that normally exist in a general election – the opportunity to play a role in the choice of the next Government and the existence of a large number of campaigning pleas and promises from the parties – the electorate decided to stay at home. [...] the electorate did not feel enamoured of the other alternatives available to them; free from having to decide between two alternative sets of Government, they still did not take the chance to express a preference for third or fourth parties249.

Elezioni europee 1979 risultati Regno Unito (GB:78 seggi , Irlanda del Nord: 3)

Liste Voti % Seggi

Partito Conservatore 6.508.493 48,40 60

Partito Laburista 4.253.207 31,63 17

Partito Liberale 1.691.531 12,58 -

Partito Nazionale Scozzese 247.836 1,84 1

Partito Democratico Unionista (Irlanda del Nord) 170.688 1,27 1 Partito Social Democratico e Laburista (Irlanda del Nord) 140.622 1,05 1 Partito Unionista dell'Ulster (Irlanda del Nord) 125.169 0,93 1

Plaid Cymru 83.399 0,62 -

Altri 225.146 1,65 -

Totale 13.446.091 81

248 D.L. Seiler, Ombres et lumières sur les élections européennes des 7 et 10 juin 1979: ébauche d’une première analyse des résultats, cit., p.585.

In Francia, dove i dubbi emersero riguardo alla necessità di un suffragio europeo, si può parlare, come accennato, di sondaggio con enjeu nazionale in quanto le elezioni europee assunsero l’onere di affinare le strategie utili in vista degli obiettivi nazionali. Anche in questo caso fu riservata una certa cautela nella selezione dei candidati, in particolar modo da parte dell’UDF, in cui la scelta nei confronti di Simone Veil rivelò particolare attenzione per una preferenza di genere; si ricorda peraltro che la stessa Veil assunse la carica di Presidente del Parlamento europeo. Le dispute di partito, evidenziate nel corso del primo paragrafo, confermano la priorità dell’interesse nazionale durante la competizione europea. Anche i sondaggi ricordati dimostrano il poco interesse da parte dell’opinione pubblica. Lo scrutinio francese mise in luce un certo livello di astensionismo collocando il Paese al sesto posto tra i nove, con uno scarto del 22,5% rispetto alle ultime elezioni nazionali. L’astensionismo rilevato si potrebbe ricondurre all’opinione comune che la situazione economica francese avrebbe subito un peggioramento connesso ad una maggiore integrazione europea. Secondo dati emersi da un sondaggio redatto dalla SOFRES tra il 13 e il 18 giugno 1979 per Le Nouvel Observateur, si rileva tuttavia che soltanto il 12% degli astenuti dichiarati tra gli intervistati giudicò le elezioni europee come una

mauvaise chose, percentuale bassa che attenne al 9 % dei votanti

complessivi. Il tasso dei “senza opinione”, pari al 16%, può far notare invece che l’astensionismo francese sia stato legato più al disinteresse per le elezioni che all’idea del rifiuto di votare. Un altro aspetto dei risultati collegati alla Francia è il successo ottenuto dalle liste minori, misurabile intorno al 12%, leggermente maggiore delle presidenziali del 1974 e delle legislative del marzo 1978. Da questo punto di vista i risultati conseguiti dalle liste minori in occasione delle elezioni europee hanno contribuito a riclassificare le forze politiche, offrendo nello stesso tempo spunti di riflessione sugli orientamenti di voto in vista delle successive elezioni presidenziali del 1981. Secondo Seiler “En dépit du folklore qui l’entoure, l’élection des députés français au Parlement européen s’avère lourde de signification pour la course à la présidence de la République”250.

250 D.L. Seiler, Ombres et lumières sur les élections européennes des 7 et 10 juin 1979: ébauche d’une première analyse des résultats, cit., p. 587.

Elezioni europee 1979 risultati Francia

Liste Voti % Seggi

Unione per la Democrazia Francese 5.666.984 27,87 25

Partito Socialista 4.763.026 23,43 22

Partito Comunista Francese 4.153.710 20,43 19

Raggruppamento per la Repubblica 3.301.980 16,24 15

I Verdi 891.683 4,39 -

Lotta Operaia - Lega Comunista Rivoluzionaria 623.663 3,07 -

Altri 930.454 4,58 -

Totale 20.331.490 81

Un ultimo sguardo ai dati emersi dai risultati ci conduce alla valutazione della campagna elettorale. Quanta parte ha giocato nell’esito finale delle elezioni europee?

Considerata la natura prettamente nazionale dell’organizzazione elettorale in ciascun Paese della Comunità, l’attenzione si rivolge alla campagna europea, la quale in un contesto completamente nuovo sia per la parte politica degli Stati, che per l’opinione pubblica in essi presente, ha assunto un ruolo di notevole importanza. Come ricordato, informare i cittadini europei non fu cosa facile, dal momento che il terreno si presentava piuttosto accidentato, vuoi per la disinformazione, vuoi per il rifiuto verso elezioni considerate inutili, vuoi per la difficoltà di capire fino in fondo la dinamica elettorale e il successivo ruolo dell’istituzione parlamentare europea.

Nei tre Paesi esaminati l’efficacia della propaganda comunitaria è stata giudicata in modo diverso tenendo conto dei numeri riportati dalle statistiche legate ai risultati. E’ facile d’altronde ritenere la campagna europea molto efficace di fronte ad un dato partecipativo come quello

italiano. Non si potrebbe di certo parlare di successo nel caso dei risultati britannici. Riguardo alla Francia, l’atteggiamento adottato nei confronti delle elezioni è lo stesso per tutto ciò che alle elezioni è collegato. In realtà, la campagna elettorale europea ha posto, a livello nazionale, interrogativi e preoccupazioni comuni sull’evoluzione del processo di costruzione europea; ha inoltre collaudato i legami transnazionali stabiliti dalla maggioranza dei partiti europei e fatto nascere, sia tra Paesi che tra partiti, affinità trasversali che hanno rimesso in questione l’esistenza dei gruppi e delle famiglie politiche. Infine, si può ipotizzare che le modalità di scrutinio, la predominanza dei partiti maggiori e la “vicinanza” con le consultazioni nazionali, abbiano deluso coloro che avrebbero preferito l’Europa dei cittadini all’Europa degli Stati e dei partiti251. Le difficoltà e le criticità incontrate nel corso di tutto ciò che ha riguardato le prime elezioni a suffragio universale diretto, a partire dal dibattito nazionale degli Stati membri, alla scelta dei candidati, alla propaganda elettorale, al rapporto con i media, ai risultati finali, sono state utili per capire che trattandosi di consultazioni nettamente diverse dalle nazionali, avrebbero necessitato, in seguito, di maggiore approccio europeo, soprattutto da parte della classe politica nazionale. E’ vero che trattandosi di una prima volta l’impatto fu più pubblicitario che politico, è vero anche che la volontà politica non si è rivelata adatta alla portata dell’avvenimento ed i sistemi di scrutinio adottati ne rappresentano una diretta dimostrazione. Per citare ancora Seiler

Dépourvues d’enjeux politiques européens, les élections au Parlement de Strasbourg, si elles furent rarement l’occasion d’évoquer le destin de l’Europe, parfois celle de débattre des choix politiques, se révèlerent trop souvent l’exutoire des rancœurs, des mesquineries et des petites intrigues politiciennes 252.

In tante difficoltà e novità l’elezione di Simone Veil alla presidenza del Parlamento europeo rappresenta comunque una sorpresa che, tuttavia, ancora una volta conferma la vittoria dei governi sull’istituzione parlamentare comunitaria253.

251 Cfr. F. De La Serre, M.C. Smouts, G. Bibes, H. Ménudier, Une élection nationale à prétexte européen, in “ Revue française de science politique ”, XXIX n.6, décembre 1979, pp. 981-1063.

252 D.L. Seiler, Ombres et lumières sur les élections européennes des 7 et 10 juin 1979: ébauche d’une première analyse des résultats, cit., p. 588.

253 Una particolarità che caratterizzò il suo mandato fu l’introduzione di un esempio di “buone relazioni tra il Parlamento e il Consiglio”. Si ricorda in proposito un episodio particolare della storia delle relazioni tra il Parlamento e il Consiglio dei ministri. Nel 1981, Simone Veil invitò ufficialmente Margaret Thatcher, l'allora presidente del Consiglio europeo, a parlare dinanzi all'Assemblea. Nacque in quell'occasione, a quanto pare, la consuetudine secondo

Mantenendo l’attenzione sugli eletti al Parlamento europeo va senz’altro evidenziato come, già all’indomani della tornata elettorale essi mostrarono maggiore interesse per le istituzioni nazionali rispetto a quelli europei. Molti di loro avvalendosi del “doppio mandato” decisero di mantenere entrambi gli incarichi, ma è vero anche che altri lasciarono il Parlamento europeo preferendo la politica nazionale, ritenuta più ricca di allettanti opportunità. Emblematico apparve il comportamento dei gaullisti francesi che misero in atto il cosiddetto tourniquet254 definito dagli stessi come legittima strategia

di partito255. La classe politica francese, inoltre fu interessata dall’ affaire

Pisani/Debatisse che tenne occupata la stampa nell’ottobre 1979256 in attesa di essere risolto con una sentenza del Consiglio di Stato emanata nello stesso periodo. Si trattò di ridefinire l’assegnazione di un seggio al