8. IL PRESTATORE DI ULTIMA ISTANZA
8.2 Anatomia delle cris
Prima di procedere a trattare l'argomento del prestatore di ultima istanza, non guasterà avere un quadro di riferimento su come le crisi si sviluppano, deflagrano e si esauriscono. Come non citare, allora, il modello di Minsky? Hyman Minsky è stato un teorico della moneta noto per essere molto pessimista: non manca chi lo considera persino lugubre per l'enfasi con cui sottolinea la debolezza intrinseca del sistema monetario, nonché la sua congenita tendenza al disastro.
Secondo Minsky, gli eventi che conducono ad una crisi cominciano con uno 'spostamento', ossia un qualche fattore esogeno, cioè esterno al sistema economico, la cui natura varia da un boom speculativo all'altro, che cambia le prospettive economiche. Tale spostamento, a condizione che sia sufficientemente ampio, fa sorgere opportunità di profitto in qualche linea di produzione nuova oppure magari già esistente, mentre ne chiude altre. Di conseguenza, le imprese e gli individui che dispongono di risparmi o di crediti tenteranno di sfruttare le prime e si ritireranno dalle seconde. Se le nuove opportunità prevalgono su quelle che vengono meno, gli investimenti ed il livello di produzione si impenneranno. Ed ecco che si sviluppa la dinamica del boom, che finisce per essere inevitabilmente alimentato da un'espansione del credito bancario. Inevitabilmente perché, nonostante i monetaristi sostengano che tanto le fasi di boom quanto quelle di panico potrebbero essere evitate stabilizzando l'offerta di moneta ad un certo livello prefissato, o comunque facendo in modo che cresca ad un ritmo regolare e conosciuto da tutti, la realtà è che la moneta è materia sfuggente, difficile da fissare ad una certa quantità ritenuta idonea per il buon funzionamento dell'economia. Infatti ogni volta che le autorità monetarie stabilizzano o controllano una certa quantità di moneta M, sia in valore assoluto sia fissandone la crescita a tassi predeterminati, nei momenti di euforia si produrrà comunque nuova moneta. Questo anche perché, se la moneta viene definita in termini di particolari attività liquide, ma poi accade che l'euforia 'monetizzi' credito in
modi nuovi, quindi non compresi nella definizione d'origine, la quantità di moneta definita secondo i vecchi criteri non aumenterà, è vero, ma in ogni caso aumenterà la sua velocità di circolazione (che è definita come il rapporto tra il reddito nazionale e l'offerta di moneta).
Tale questione era stata lucidamente affrontata già da John Stuart Mill, il quale osservava che “il potere di acquisto di un individuo in un qualsiasi momento non è misurato dalla moneta che ha materialmente in tasca, sia che per moneta intendiamo quella metallica sia che vi comprendiamo le banconote. Esso consiste, in primo luogo, della moneta in suo possesso; in secondo luogo, di quella in possesso del suo banchiere e di ogni altra quantità di moneta che gli sia dovuta e disponibile a richiesta; in terzo luogo di qualsiasi credito di cui per avventura disponga” (J.S. Mill sulla “Westminster Review”, 41 (1844): 590-1, citato in Jacob Viner, Studies in International Trade, cit., p. 246).
Queste parole di John Stuart Mill sono in grado di chiarire perfettamente come la moneta ed il credito possano facilmente espandersi nei periodi di boom, sfuggendo spesso al controllo delle autorità monetarie. Invano si cercherà di controllare la moneta in circolazione elaborando sempre nuove definizioni: M1 circolante più depositi a vista; M2 pari a M1 più i depositi a termine;
M3 pari a M1 più M2 più titoli governativi ad elevata liquidità... Alcuni studiosi si sono spinti addirittura fino a M7
La verità è che si tratta di un processo interminabile e vano: fissato un qualsiasi livello Mi , nei periodi di boom il mercato creerà nuove forme di moneta per superare i limiti, e renderà necessario fissare una nuova variabile Mj
Una volta che il boom è stato innescato e l'offerta di moneta ha iniziato ad espandersi, non è difficile che si sviluppino delle 'manie': quando si parla di manie ci si riferisce sempre ad una perdita di contatto con la realtà o con la razionalità, ed anche a qualcosa di simile all'isteria o alla follia collettiva. Questo accade quando tutti si gettano a capofitto nelle nuove opportunità di
guadagno in un modo così poco prudente, si direbbe prossimo all'irrazionalità, da potersi definire appunto maniacale. Poi, ad un certo punto, accade qualcosa che rivela agli occhi di tutti il carattere eccessivo della fase ascendente del ciclo: un clamoroso fallimento di una banca o di una grande impresa, qualche soggetto molto in vista che si ritira da un investimento importante, un suicidio, lo smascheramento di furti e truffe, qualcuno che “prende i soldi e scappa”... Insomma, tutti aprono gli occhi e si rendono conto all'improvviso che i guadagni derivanti dalla speculazione quasi sempre non hanno fondamenti reali. Il sistema finanziario si trova così a vivere una sorta di 'angoscia', durante la quale la corsa ad invertire il processo di espansione può diventare tanto precipitosa da somigliare al panico.
Nella fase maniacale le persone ricche o che godono di credito si disfano della moneta o contraggono prestiti per acquistare attività reali o finanziarie non liquide. Nei momenti di panico invece avviene il movimento inverso, dalle attività reali o finanziarie non liquide verso la moneta o la restituzione dei debiti, con il conseguente crollo dei prezzi delle merci, delle case, dei fabbricati, dei terreni, delle scorte, dei titoli e, più in generale, di qualsiasi cosa sia stata oggetto della mania e della speculazione precedenti.
I fallimenti iniziano così a verificarsi numerosi, e un po' dovunque. La liquidazione talvolta può avvenire in maniera ordinata, ma più spesso degenera in panico non appena si comincia a comprendere che la quantità di moneta in circolazione è limitata, cioè insufficiente a consentire a tutti di vendere al massimo. Questo stadio viene indicato con la parola 'rivolgimento' (revulsion). La rivolta contro le merci e i titoli induce le banche a sospendere i prestiti volti a sostenere gli acquisti. All'inizio del XIX secolo questa condizione era nota come 'discredito' (discredit). Il rivolgimento e il discredito non giungono mai senza scene di panico: i tedeschi parlano
Torschlusspanik, il panico della porta chiusa, con la gente che corre agli sportelli delle banche a
prelevare i propri depositi, e si precipita attraverso la porta prima che questa venga fragorosamente sprangata.
Il panico, proprio come la speculazione, si alimenta da sé e si accresce. Il circuito vizioso si autoalimenta finché non si verifica almeno una di queste tre cose: (a) i prezzi cadono così in basso che molti ritrovano interesse per le attività meno liquide; (b) la situazione viene governata ponendo limiti alla diminuzione dei prezzi, chiudendo le borse o comunque impedendo gli scambi; oppure (c) un prestatore di ultima istanza riesce a convincere il mercato che la moneta sarà disponibile in un ammontare sufficiente a far fronte alla domanda di liquidità. Si può ripristinare la fiducia anche senza emettere grandi quantità di moneta a fronte delle altre attività; in genere il solo sapere che si può ottenere la moneta è sufficiente ad eliminarne il desiderio, placando così il panico.
8.3 Cosa deve fare il prestatore di ultima istanza