5. IL MODELLO DI MASCIANDARO E ROMELL
5.2 Il modello: le ipotesi alla base e la sua schematizzazione e formalizzazione 1 Le ipotesi di base
5.2.2 La funzione di utilità sociale (o dei cittadini)
I cittadini giudicano l'efficacia di un determinato assetto della banca centrale in base ad una funzione di utilità concava del tipo: u=U ( y)
Il benessere sociale che caratterizza un determinato paese aumenta mano mano che, attraverso una serie di riforme istituzionali, si perviene al livello ottimo di indipendenza della banca centrale o CBI. Si precisa inoltre che nel modello di Masciandaro e Romelli vengono adottate delle preferenze lineari del tipo: U ( y )= y
In una democrazia, i cittadini assegnano ai politici eletti il compito di determinare il livello ottimale di CBI, cioè l'assetto che garantisce la maggior efficacia della politica monetaria.
L'ipotesi di fondo, come emerge anche dagli studi di Posen (1995), Moser (1999) e Hayo (1998), è che il grado di CBI sia un fattore endogeno, cioè interno al sistema economico, e quindi controllabile.
implementare il livello ottimo di CBI. Ovviamente i politici ambiscono a compiacere i loro elettori (in questo modello Masciandaro e Romelli partono dal presupposto che i politici non mirino a soddisfare certe lobby o degli interessi specifici). Può tuttavia accadere che il livello finale di CBI che si raggiunge sia diverso da quello socialmente ottimo. Il livello γ di CBI è determinato dall'abilità Ω dei politici e dalla loro determinazione a nel perseguire il risultato:
γ=a+Ω (17)
5.2.3 La schematizzazione
Vediamo dunque qual è la sequenza di eventi che si verificano secondo la schematizzazione operata nel modello di cui si sta discutendo:
1. la società sceglie di delegare ai politici il compito di determinare il livello ottimo di CBI; 2. il governo eletto stabilisce il suo livello di determinazione, indicato con a,
nell'implementare tale livello ottimo di CBI, prima ancora di sapere quale sarà effettivamente la sua abilità Ω nel conseguire un tale obiettivo (infatti implementare la CBI non è una cosa che viene fatta frequentemente, né un'operazione che si può portare avanti giorno per giorno, un pezzetto alla volta);
3. i policymaker implementano il regime di CBI rivelando la propria abilità Ω;
4. i cittadini possono osservare il livello di CBI ma non la relazione tra impegno e abilità; infatti non hanno modo di distinguere fra il talento innato e lo sforzo contingente dei policymaker, e di conseguenza non possono rimunerare in modo adeguato (cioè con il proprio voto) il governo eletto per aver raggiunto i suoi obiettivi.
La funzione di utilità dei policymaker ZHH è definita come segue:
ZHH=R(u)−C (a)
dove R(u) è la funzione di rimunerazione (cioè, in pratica, il voto dei cittadini) mentre C(a) è la funzione di costo dei policymaker.
La rimunerazione, intesa come successo politico (riscontrabile e conseguibile nelle elezioni successive al periodo in cui i politici implementano, o cercano di implementare, il livello ottimo di CBI), è funzione dell'utilità sociale che viene raggiunta nel corso della vita del governo in carica; i costi (si tratta sempre di costi in termine di successo politico/elettorale) invece dipendono dalla sforzo impiegato dai policymaker nel conseguire l'obiettivo di CBI prefissato. Ovviamente i policymaker valutano ogni aspetto dei loro obiettivi tenendo conto della rimunerazione in termini di successo politico e dei costi da sostenere per implementare un determinato livello di CBI.
Di seguito sono presentate le tre caratteristiche fondamentali dei policymaker individuate da Masciandaro e Romelli:
A) l'abilità;
B) la rimunerazione in termini di successo politico e/o elettorale; C) i costi, sempre in termini di successo politico e/o elettorale.
L'abilità dei policymaker è una variabile casuale che, per ipotesi, presenta una distribuzione normale (e la si denota con ΩAV ). Il modello di Masciandaro e Romelli, da questo punto di vista,
presenta un'impostazione piuttosto statica: si suppone che l'abilità del policymaker sia una variabile esogena, data. Semplicemente, ci sono dei policymaker più bravi di altri nel fare il proprio mestiere! Questa semplificazione certamente rende il modello più adatto ad essere applicato in casi concreti: è più facile, cioè, fare i calcoli, utilizzare i numeri e dare una dimensione quantitativa a variabili e aspetti che, di per sé, sarebbero puramente qualitativi. La realtà, tuttavia, non è sempre così semplice e quindi non si dovrebbe scartare l'ipotesi che un governo possa beneficiare di economie di esperienza, cioè che possa imparare facendo (un learning by doing, insomma). Introdurre questa ipotesi renderebbe senz'altro più dinamico il modello di Masciandaro e Romelli.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, bisogna sempre ricordare che i policymaker in carica mirano ad essere rieletti. In vista di questo scopo, dunque, il governo eletto deve rivelarsi in grado di incrementare sufficientemente l'utilità della maggioranza dei propri elettori (ma possibilmente
anche di coloro che non l'avevano votato nelle elezioni che l'hanno eletto). Sulla base di queste considerazioni, e per semplificare l'analisi, si può ragionevolmente ipotizzare che la funzione di utilità dei policymaker risulterà positivamente correlata con la funzione U del benessere sociale (che poi in definitiva è la funzione di utilità degli elettori).
Stando così le cose, i policymaker, per compiacere gli elettori, avranno cura di allineare quanto più possibile i propri interessi a quelli dei cittadini.
Sorge allora un complicazione: come già detto, proprio perché mirano ad essere rieletti nella successiva consultazione elettorale, i politici, inevitabilmente, finiscono per avere (nella grande maggioranza dei casi) una visione di breve periodo. Allora in certe circostanze, siccome implementare il livello ottimale di CBI risulterebbe 'impopolare' (magari si tratta di una rigorosa politica anti-inflazionistica, che potrebbe avere ripercussioni negative sulla crescita e sul tasso di disoccupazione), i policymaker potrebbero avere scarso interesse a perseguire tale obiettivo di CBI. Dal loro punto di vista, dunque, conseguire determinati livelli di CBI in un contesto di democrazia rappresentativa può risultare più o meno conveniente a seconda delle circostanze (politiche e sociali).
Gli autori denotano il valore politico che i policymaker assegnano all'implementazione di uno specifico livello di CBI con β, e può essere 0≤β≤1 . Ne deriva che:
R(u)=β⋅U
L'allineamento degli incentivi tra i policymaker e i cittadini è una condizione necessaria e sufficiente per individuare il comportamento ottimo che i policymaker devono tenere per massimizzare la propria funzione di utilità.
La rimunerazione e la funzione di costo dei policymaker verranno analizzate rispettivamente ai paragrafi 5.2.4 e 5.2.6.