8. IL PRESTATORE DI ULTIMA ISTANZA
8.3 Cosa deve fare il prestatore di ultima istanza 1 Alcune problematiche
8.3.4 Il contributo di Bagehot
A questo punto la domanda sorge spontanea: ma chi è che deve fare il prestatore di ultima istanza? Chi mai vorrà, o dovrà, assumersi questa responsabilità (ben sapendo che chi si prende la responsabilità, inevitabilmente, si mette nei guai)?
È meglio che non si individui il prestatore di ultima istanza tra un numero eccessivo di soggetti: all'interno di un gruppo troppo ampio la responsabilità, in definitiva, non compete a nessuno. Nondimeno, quando responsabile è un singolo ente (ad esempio la banca centrale), la pressione perché esso agisca può diventare insostenibile. La situazione ottimale potrebbe essere un limitato numero di agenti, strettamente legati gli uni agli altri da una relazione di tipo oligarchico, con
comunanza di idee e vedute, e pronti ad assumersi le loro responsabilità.
Molti suggeriscono che dovrebbe essere la banca centrale a svolgere il ruolo, se ce fosse bisogno, di prestatore di ultima istanza. Walter Bagehot affronta il problema nel suo celeberrimo Lombard
Street del 1873, e suggerisce che la Banca d'Inghilterra (quindi la banca centrale e non delle singole
banche) dovrebbe detenere delle riserve necessarie a tirar fuori il paese da una situazione di panico. Propone inoltre una regola pratica che dovrebbe guidare il comportamento del prestatore di ultima istanza: quando si verifica una crisi con episodi di panico, la banca centrale deve prestare liberamente a tassi punitivi.
Occorre soffermarsi un momento sul significato di queste parole per evitare che vangano fraintese. Liberamente non significa a tutti. Significa che la banca centrale può prestare senza consultare il governo o richiedere pareri e autorizzazioni a chicchessia. Nondimeno, deve prestare soltanto a debitori solvibili e con buone garanzie, cioè ai soggetti travolti, senza loro diretta colpa (cioè senza aver fatto investimenti o operazioni finanziarie irresponsabili) dal panico e dalla crisi. Certo non si deve prestare a speculatori e filibustieri, anche se nella confusione della crisi spesso accade.
I tassi punitivi poi vogliono far sì che richiedano credito solo persone affidabili, che intendono investire il denaro ottenuto in attività solide e credibili, e non speculatori pronti a scialacquare le proprie risorse.
8.3.5 Thornton e Bagehot
Non si deve dimenticare però che Bagehot deve molte sue considerazioni sul tema del prestatore di ultima istanza ad un grande maestro: Henry Thornton che, con il suo An Enquiry Into
the Nature and Effects of the Paper Credit of Great Britain (1802), ha dato la prima sistematica
trattazione di questo argomento; inoltre ha individuato la Banca d'Inghilterra come soggetto idoneo ad assumere il ruolo di prestatore di ultima istanza.
sue analisi, esposte un paio di secoli fa, conservano tutt'oggi una sorprendente validità):
• detiene riserve di oro da cui tutte le banche possono attingere liquidità: di conseguenza detiene, o crea direttamente, moneta caratterizzata da forte potere d'acquisto (quindi ampiamente accettata negli scambi) che può essere usata per soddisfare la domanda di liquidità in tempi di crisi;
• le riserve di cui dispone devono essere sufficientemente ampie da tranquillizzare i mercati sul fatto che possano essere immediatamente utilizzate in modo efficace qualora dovessero verificarsi episodi di panico;
• al contrario delle banche ordinarie, deve essere consapevole di avere delle responsabilità di ordine pubblico. Mentre le banche commerciali sono responsabili solo nei confronti dei loro azionisti, il prestatore di ultima istanza ha grandi responsabilità nei confronti dell'intero sistema economico: in particolare, il suo compito è quello di difendere la quantità di moneta ed il potere di acquisto della moneta durante il panico e, più in generale, quello di sostenere l'intero sistema finanziario in tempi di crisi. Per fare ciò deve operare in modo opposto rispetto alle banche ordinarie: aumentare cioè la quantità di moneta e concedere nuovi prestiti proprio quando le altre banche si rifiutano di farlo e, anzi, pretendono che i debitori chiudano le loro esposizioni.
Non sono pochi coloro che riscontrano un possibile conflitto tra la responsabilità della banca centrale di tenere sotto controllo l'ammontare di moneta in circolazione ed il suo ruolo di prestatore di ultima istanza. Thornton risponde a questa obiezione sostenendo che, in realtà, i due compiti non si escludono a vicenda in quanto il primo (quello di tenere sotto controllo l'ammontare di moneta in circolazione, evidentemente per evitare l'inflazione) è un obiettivo di lungo periodo, mentre il secondo (agire come prestatore di ultima istanza per impedire la propagazione del panico) si riferisce al breve periodo; si potrebbe trattare anche di un periodo brevissimo, addirittura di pochi giorni. L'idea (e la speranza) ovviamente è che se il prestatore di ultima istanza agisce in maniera
pronta e determinata alla minaccia di una crisi di liquidità, il panico possa scomparire il più presto possibile. Inoltre, secondo Thornton, il fatto stesso che gli agenti economici si attendano una risposta efficace dal prestatore di ultima istanza è sufficiente per bloccare la corsa ad accaparrarsi la liquidità. In questo modo la deviazione della quantità di moneta dal suo obiettivo di lungo periodo dovrebbe essere temporanea e molto contenuta, quindi non preoccupante (cioè non dovrebbe comportare di per sé problemi di elevata inflazione).
Può essere utile, a questo punto, fornire uno schema di sintesi sulla visione di Thornton e di Bagehot circa il ruolo del prestare di ultima istanza. Secondo Thornton e Bagehot, il prestare di ultima istanza ha il compito di:
1) tenere sotto controllo l'ammontare di moneta pur evitando crisi di liquidità;
2) supportare l'intero sistema finanziario, e non singoli individui, aziende, banche o istituzioni. Questo è un punto molto importante che merita di essere approfondito: il prestatore di ultima istanza ha delle responsabilità verso il mercato in generale e non verso singole banche o istituzioni. Connesso a questo tema vi è il problema del cosiddetto 'azzardo morale': se singole istituzioni private sanno che ci sarà sempre qualcuno pronto a salvarle (magari con il denaro dei contribuenti o stampando moneta) potrebbero avere incentivo a condurre l'attività bancaria in modo più rischioso, senza curarsi troppo di chiedere solide garanzie e di verificare l'affidabilità creditizia dei soggetti cui concedono prestiti. Per evitare tutto ciò, Thornton ci tiene a sottolineare che l'imprudenza e la spregiudicatezza devono essere punite: è giusto che chi conduce gli affari in modo irresponsabile sopporti le perdite derivanti dalla propria cattiva gestione. Allora quello che deve fare il prestatore di ultima istanza è semplicemente impedire che le perdite che subiscono gli imprudenti, gli speculatori e tutte le categorie di filibustieri degenerino in un panico generalizzato in grado di travolgere anche chi conduce i propri affari in modo ineccepibile. Questo, e solo questo, è il fine del
prestatore di ultima istanza: non deve impedire i fallimenti, ma pompare liquidità nel sistema economico quando alcuni fallimenti rischiano di far insorgere il panico, panico che potrebbe generare un effetto domino con conseguenze davvero gravi per l'intera economia;
3) tenere un comportamento coerente con l'obiettivo di lungo periodo di assicurare una certa stabilità dell'ammontare complessivo della moneta (il che si può fare anche garantendo tassi di crescita costanti e ben noti dell'offerta di moneta);
4) annunciare a tutti gli agenti economici le proprie politiche prima che si verifichino delle crisi, in modo da rimuovere dubbi ed incertezze sul comportamento del prestatore di ultima istanza.
Ancora una cosa: sia Thornton che Bagehot concorderebbero pienamente con coloro i quali, oggi, ritengono che le Open Market Operation, cioè le operazioni di mercato aperto, siano il modo più efficace per fornire liquidità e affrontare le situazioni di panico sistemico. Ai loro tempi queste operazioni non erano molto utilizzate, si preferiva ricorrere a varie forme di prestiti, ma certamente entrambi gli studiosi le ritenevano molto appropriate.
I precetti di Thornton e Bagehot, pochi e semplici, costituiscono ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per una buona pratica di amministrazione delle banche centrali.