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L’andamento dei mercati internazional

La situazione a livello internazionale è sostanzialmente la medesima evidenziata nel mercato italiano; dopo le difficoltà del periodo 2008/2009, il commercio mondiale nel suo complesso ha registrato una ripartenza generale con una crescita del 22% nel 2010 rispetto al suddetto periodo; è evidente che questo dato deve essere contestualizzato in un settore come quello del mercato tessile/abbigliamento che ha registrato perdite di quote ingenti nel biennio di crisi 2008/2009.

Di seguito tabelle di sintesi:

Per quanto riguarda il PIL, i dati tratti dall’ente Sistema Moda Italia ci mostrano una variazione positiva del +5,5% rispetto al 2009 con le economie emergenti in grado di ripartire molto più rapidamente (+7%) rispetto alle economie cosiddette avanzate (+3%).

Le proiezioni sul 2011 e 2012 evidenziano un settore che dovrebbe mantenere i tassi di crescita registrati nel 2010. E’ altrettanto vero che la crescita appare ancora inferiore ai livelli precedenti la crisi.

Per quanto riguarda il mercato dell’abbigliamento, i valori sono allineati a quelli sopra esposti con variazioni percentuali positive per l’area euro e l’area USA:

Analizzando questi ultimi dati possiamo evidenziare che gli effetti della crisi 2009 e la successiva ripresa del 2010 hanno accelerato lo spostamento della produzione manifatturiera verso i paesi emergenti, a danno degli Stati Uniti e dell’Europa in generale.

La Cina, terza potenza del settore agli inizi del 2000, dopo una rapida ascesa ha largamente raggiunto il primato con oltre il 21% delle quote totali di produzione manifatturiera, scavalcando gli Stati Uniti che si piazzano al secondo posto con il 15,6%19. Nel corso di questi dieci anni, le parabole dei due giganti del settore sono state

di fatto contrarie, con un trend positivo nel mercato asiatico a cui è corrisposta una variazione negativa in quello americano. Dell’andamento positivo del mercato ha beneficiato anche l’India, che raggiunge il quinto posto con il 3,7% delle quote, superando tra le altre anche l’Italia ferma all’ottavo. Altri importanti passi avanti sono stati fatti dall’Indonesia, Tailandia e Brasile.

Le difficoltà riscontrate dal vecchio continente sono confermate anche dai risultati per nulla incoraggianti di Russia e Turchia, ovvero dei principali paesi emergenti della zona europea.

Tra i paesi ad alta industrializzazione solamente il Giappone è riuscito a conservare un livello produttivo elevato, mantenendo la terza posizione con una quota sostanzialmente identica a quella del 2007 (9,1%); effetto di un livello di specializzazione elevatissimo e difficilmente sostituibile. Per quanto riguarda le altre economie europee registriamo una perdita generale di quote; Germania -1,5%, Francia - 0,9%, UK -1%, Spagna -0,7% e Italia -1,1%. Tra l’altro è importante tenere in considerazione che i valori correnti riflettono le significative oscillazioni dei tassi di cambio registrate nel periodo; il loro apprezzamento, destinato a continuare nei prossimi anni darà ulteriore spinta al valore delle varie produzioni estere convertite in moneta comune.

Nel campo dell’export mondiale l’Italia si assesta al secondo posto mantenendo la posizione del 2004.

Differentemente la Cina ha guadagnato, in termini di quota percentuale sulle esportazioni mondiali di abbigliamento, ben undici punti rispetto al 2004, raggiungendo il 36% delle quote; tutto ciò considerando che il colosso asiatico già nel 2004 rappresentava il maggior esportatore del settore controllandone circa il 25%. Questi incrementi sono chiaramente correlati agli ingenti aumenti di capacità produttiva.

Tutto ciò ha avuto effetti diretti anche sull’import del paese che ad oggi è secondo, dopo gli Stati Uniti, per importazioni di prodotti tessili con una quota di poco inferiore al 10%. In questo mercato, risultati positivi sono stati conseguiti anche dalla Germania e Hong Kong. Per quanto riguarda i prodotti di abbigliamento, gli Stati Uniti rimangono i padroni assoluti del mercato con circa il 23% delle quote totali, ma in calo rispetto al 2004 di circa 5 punti percentuali. Tale fenomeno è legato all’incremento dell’import a basso costo di molti paesi emergenti tra cui il Messico e ovviamente la Cina.

In sostanza, dall’analisi della situazione internazionale provengono sia segnali preoccupanti che note positive: concentrandoci su queste ultime possiamo sostenere come, la ripresa del 2010 e il mantenimento del peso relativo delle vendite extra-UE sul totale fatturato estero (quote attorno al 42%-44%) sono indicatori della capacità di reazione di un comparto che, pur caratterizzandosi ancora per imprese di ridotte dimensioni, è attrezzato, come sistema, per competere anche sui mercati “ lontani” , i più difficili da approcciare per le PMI.

2.10 Conclusioni

Al termine dell’analisi introduttiva sul sistema moda e sul settore tessile/abbigliamento in particolare, possiamo concludere che il mercato è attraversato da un vero e proprio ciclone chiamato Cina che, grazie a manodopera a basso costo, alla riduzione della propensione generale al consumo di abbigliamento a livello internazionale e alle

difficoltà del mercato europeo e del Made in Italy è riuscita ad imporre una riduzione generale dei prezzi a discapito del fattore qualitativo.

Questo ci fa dedurre che il consumatore medio è di fatto maggiormente influenzato dalla variabile prezzo che gioca un ruolo primario nel contesto attuale soprattutto nel settore del tessile/abbigliamento; ciò comporta che i produttori italiani, non avendo la possibilità di competere su un campo in cui i paesi emergenti la fanno da padroni, devono concentrarsi su fattori quali l’innovazione e lo stile, per poter indirizzare il mercato ad un focus differente da quello intrapreso negli ultimi anni.

Andremo, nel corso della tesi, a descrivere come la stessa Benetton, sia riuscita ad adeguarsi alla situazione attuale, sfruttando direttamente i paesi produttori in via di sviluppo tramite l’esternalizzazione di buona parte del processo produttivo.

La società di Ponzano è riuscita a trarre un vantaggio competitivo su questo lato, soffrendo però la concorrenza di alcuni competitor quali H&M e Inditex-Zara, che, grazie a un’operatività diversa e a una differente percezione del prodotto stanno riscontrando enorme successo.

Capitolo 3