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II pisano Andrioto Sarraceno, suocero del Giudice, v Annali, 3 TV, 61] si era rifugiato presso costui cfr Annali, 299 [V, 33] e così pure il conte

La continuazione della guerra con Pisa

11 II pisano Andrioto Sarraceno, suocero del Giudice, v Annali, 3 TV, 61] si era rifugiato presso costui cfr Annali, 299 [V, 33] e così pure il conte

Rainerio (Frag. hist. Pis., 649), fratello del conte Facio; cfr. Sopra, cap. II, n. 6. Ciò era senza dubbio in rapporto con la conquistata signoria di Pisa da parte dei Guelfi. Il conte Facio stava alla testa dei Ghibellini - v. Annali, 320 [V , 85] —; la sua casa in città era stata distrutta da Ugolino: v. Giov. Se r c a m b i, I, 43. Sul­ l ’importanza che i Ghibellini pisani annettevano alla sua liberazione, cfr. Annali, 1. c. E ’ dunque molto probabile ch’essi avessero indotto il Giudice di Arborea ad iniziare delle trattative con Genova; i Doria mostrarono più tardi un contegno più mite verso Pisa: v. Annali, 330 [V, 112].

12 Annali, 313 [V, 66],

13 Lettera del 23 luglio 1285: Reg. Hon. IV, p. 92 e sgg. 14 Ibid., p. 93; cfr. sopra, vol. I, p. 363.

15 Consulte, I, 296.

16 Ha r t w ig, Ein Menschenalter, p. 94, ritiene che essi avessero raccomandato ai Fiorentini un’ambasciata alla Curia. Le proposte fatte nel Consiglio il 17 set­ tembre (Consulte, I, 296) si confanno con questa opinione. Del resto gli inviati

La c o n t i n u a z i o n e d e l l a g u e r r a c o n P i s a

notizia d i t r a tt a t iv e fra G enova ed il Giudice di Arborea era stato de­ ciso a F ire n z e d i pregare il papa per lo scioglimento della lega e che pro­ prio allora il c o n te Ugolino aveva offerto ai Fiorentini u n accomodamento am ichevole, d e l q u ale essi trattaron o subito con i confederati to scan in , si può sco rg ere n e lla presenza degli inviati genovesi a Firenze un tentativo partito d a G e n o v a , per m ettere in chiaro le relazioni turbate dai fatti di giugno. I l v ia g g io degli inviati doveva quindi aver avuto luogo quando il co n flitto fra i d u e Capitani era nella fase acuta. Se si può ammettere che O b e rto D o r ia volesse concludere un accomodamento col Giudice di A rborea e risp e ttiv a m e n te con i Ghibellini pisani, la presenza degl’inviati a F irenze d im o s tr a che il suo progetto non era ben calcolato. E ’ quindi fondata la su p p o sizio n e che O b erto Spinola avesse voluto rimanere fe­ dele all’allean za c o n i G uelfi toscani per spuntare la minacciosa introm is­ sione del p a p a , po n en d o quindi ostacoli ai progetti del suo collega. Dal successo o t te n u to , si spiegherebbero il volontario esilio e le dimissioni di O b e rto D o ria .

L ’a n n a lis ta aggiunge che per questo i Genovesi erano in grandi di­ scordie 18. M a lo Spinola avrebbe difficilmente potuto sostenersi, princi­ palm ente p e rc h è le dimissioni del D oria erano avvenute contro la vo­ lontà del p o p o lo 19. Elim inare del tu tto il capitanato sarebbe stato van­ taggioso s o lta n to p e r i G uelfi, i quali, come dimostrano le lagnanze dei Fieschi p re sso il papa, spiavano bramosi ogni occasione per porre osta­ coli ai p ro g e tti d e i loro avversari. Ciò fu riconosciuto a tempo, tanto dai D o ria co m e dagli Spinola, che perciò vennero ad una via di uscita, me­ diante la q u a le v e n n e ristabilito lo stato costituzionale fin qui durato, ba­ sato sulla lo ro b u o n a armonia. Corrado Doria, figlio di O berto, fu eletto C apitano p e r i tr e anni durante i quali suo padre avrebbe dovuto te­ nere la carica. M a n d a to a G enova, prestò giuramento per questo periodo

genovesi non dovevano trattare presso la Curia soltanto per l’affare dei Fieschi, ma anche per le relazioni con Pisa, sulle quali, per altro, era necessaria un’intesa con Firenze.

17 V. C o n su lte, I, 275 e sgg.: 10 e 13 agosto. Secondo Consulte, I, 284 e sgg., del 28 agosto, risulta che le trattative fossero dapprima rimaste senza risultato; cfr. ibid., I , 293.

>8 A nnali, 315 [V , 70],

19 Ja c. d e Va r., 51: d. Ubertus Aurie contra voluntatem p o p u li... resignavit. 20 A nnali, 315 [V, 71]; quanto alia durata della carica, cfr. sopra, vol. I, p. 262.

Lib r o I V - Ca p. s e s t o

Anche quanto alle questioni controverse di politica estera, i D oria finirono p e r accondiscendere. G enova non potè quindi venire ad u n acco­ m odam ento col Giudice di A rborea, e le relazioni con la Toscana si fecero più tese. I l 6 gennaio 1286 i C ap itan i21 conferirono i p o teri a qu attro inviati, p er trattare, insieme con procuratori dei Com uni confederati, sulla continuazione della guerra con Pisa, e per invitarli all’osservanza delle disposizioni del trattato . Ma poiché nel documento gli inviati non figurano presenti, è da supporre che i negoziati avessero avuto inizio già prim a. Com unque non si pervenne ad alcun risultato. Se probabilm ente non fu conclusa una pace effettiva fra Pisa e i Toscani, sta di fa tto pero che negli anni seguenti le ostilità tacquero. Presso la Curia gli inviati genovesi ebbero apparentem ente completo successo; non consta infatti che il papa avesse dato seguito ad ulteriori provvedimenti per la disobbedienza al suo ordine di pace, m entre le differenze con i Fieschi erano state in qualche m odo app ian ate22. Comunque, per la continuazione della guerra con Pisa, G enova rimase sola, senza validi alleati, ma anche senza essere d isturbata da influenze esterne.

L ’esperienza degli ultim i anni aveva mostrato ai Pisani che le loro galere, in cam po aperto, non potevano tener testa a quelle genovesi. Perciò essi rinunziarono all’idea di contrapporre una più grande flotta, che in ogni caso sarebbe stata inferiore, a quella preponderante degli avversari; nem m eno osavano abbandonare i porti sopra navi m ercantili; si lim itarono quindi a tentativi di recar danno ai nemici tram ite bastim enti da corsa e a far viaggiare le loro merci sotto bandiera stra n ie ra 23. Di conseguenza, i Genovesi si videro nella necessità di m utare il sistema di guerra finora seguito. L ’armamento di grandi flotte, il cui scopo era quello di dare battaglie decisive, diventava inutile. Si trattava ora anzi­ tu tto della protezione della riviera e della propria navigazione; scopo che fu raggiunto assai facilmente sorvegliando continuamente i porti pisani, in