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Genova e la supremazia sul Mediterraneo (1257-1311). Vol. 2

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a t t i d e l l a s o c i e t à l i g u r e d i s t o r i a p a t r i a N uova Serie - Vol. XV (LXXXIX)

G EO R G CARO

GENOVA

E L A S U P R E M A Z I A

SUL MEDITERRANEO

(1257 - 1311)

G E N O V A - M C M L X X V N E L L A S E D E D E L L A SO CIETÀ L IG U R E DI STORIA PA TR IA V IA A LBA RO , Il

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A T T I D E L LA SO CIETÀ LIG U R E DI S T O R IA P A T R IA

Nuova Serie - Vol. XV (LXXXIX)

GEORG CARO

GENOVA

E LA S U P R E M A Z I A

SUL MEDITERRANEO

(1257 - 1311)

Vol. II

G E N O V A - M C M L X X V

N ELLA SE D E D EL L A SOCIETÀ L IG U R E DI STORIA PA TR IA VIA ALBARO, 11

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Titolo originale dell’opera Genua und die màchte am Mittelmeer, 1257-1311, Halle 1895-1899, Max Niemayer ed. Traduzione di Onorio Soardi. L’edizione italiana è stata curata da Giovanni Forcheri, Luigi Marchini e Dino Puncuh.

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'Prefazione

Il com pletam ento di questo secondo volum e si è p ro tra tto p iù a lungo di quanto io inizialmente mi aspettassi, perchè altre occupazioni interv en ­ nero a farm elo ritardare. A causa della lunga durata della stam pa, no n mi fu sempre possibile di tener conto, al luogo debito, delle n uo ve o pere p u b ­ blicate. Alcune di esse, che avrei dovuto prendere in considerazione, non potei averle affatto, o solamente per breve tem po, fra le m ani.

La m ateria tra tta ta è analoga a quella del prim o volum e. N o n era questione soltanto di rilevare i m om enti essenziali e decisivi del corso degli avvenimenti, ma si trattava pure di valutarne adeguatam ente le p re­ messe e le circostanze connesse; in tal m odo soltanto si p o tev a dare ri­ sposta alla questione di vedere che cosa influiva sull’ulterio re corso degli eventi, appoggiandosi sopra basi sicure. U na scelta generica di singoli fa tti, riferiti o dati per veri da fonti più o m eno attendibili, conduce inev itab il­ m ente al m ero arbitrio, se prim a non si sia cercato di rico stru ire il quadro complessivo degli avvenimenti dell’epoca nella loro successione cronologica, finché ciò sia possibile, tenuto conto dello stato della docum entazione. Perciò, ad esempio, nel considerare le grandi guerre di G en ov a con P isa e Venezia non mi sono accontentato di narrare le principali b attaglie, m a ho prestato p ure attenzione agli altri avvenim enti concernenti quelle g uerre, i quali p er buona p arte spiegano perchè l ’esito della lo tta fu ta n to vario. Q ui, come in altre p arti, il lavoro non poteva essere co nd otto con u n ifo r­ mità. Con la fine degli Annali cittadini genovesi, si esaurisce la fo n te p rin ­ cipale, che, appunto p er la guerra con Pisa, forniva d ettag liate notizie. A com pletam ento delle scarse notizie che abbiam o dal 1294 in poi, si possono consultare con cautela, scorrette come sono, le relazioni tram and ateci dai Veneziani, m entre Les G estes des Chiprois, nelle loro interessan ti relazioni-, non danno sovente gli anni giusti. Del tu tto fram m entarie sono le fo n ti sto­ riografiche del prim o decennio del X IV secolo, ed ancorché i docum enti

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d a m e c o n s u lta ti offrano nuovi e preziosi schiarim enti, qualcosa di oscuro rim a n e n e ll’epoca in cui lo S tato genovese crollò.

U n a p ro fo n d a disam ina della storia particolare genovese non rim arrà, sp ero , in fru ttu o s a p e r la storia generale d ’Italia e dei suoi circonvicini nel p e rio d o considerato. P rescindendo dai fa tti particolari, un avvenim ento im p o rta n te p e r la storia universale, come la caduta dell’im pero latino, e un ep iso d io so rp ren d en te nella lo tta fra Guelfi e G hibellini, come la m o rte del c o n te U golino, reso celebre da D an te, si presentano, considerati dal pu nto d i v ista genovese, sotto nuovi aspetti. Nella politica d ell’Italia S ettentrio ­ nale d i C arlo I d ’A ngiò dopo la caduta degli Staufen e in quella del suo successore di fro n te alla spedizione rom ana di Enrico V II, 1 rapp orti dei re risp e tto a G enova p resentano aspetti fino ad ora assai poco studiati P er q u el che concerne Bonifacio V I I I dirò che il suo atteggiam ento, chiara­ m e n te riconoscibile attraverso i docum enti verso la ligure città m arittim a, m an d a u n raggio di vivida luce p e r intenderne il carattere. Così può essere giustificata la m ia afferm azione p e r cui il lavoro, che si proponeva 1 inda­ gine dello sviluppo di G enova nel periodo del capitanato, fu in p a n tem po inteso com e u n c o n trib u to alla storia del X III secolo. D ’altra p arte, 1 gran di avvenim enti di u n ’epoca diventano in genere com prensibili qualora se n e considerino le ripercussioni nel lim itato ambito della vita di uno

S tato. .

N o n ho p o tu to m antenere una promessa fatta nella prefazione al p ri­ m o volum e. P e r la compendiosa trattazione dei cambiamenti negli strati sociali e nei vari ram i dell’amministrazione, avvenuti a Genova d u rante il p erio do d escritto, non ho trovato posto nell’ambito di questo lavoro. Forse mi sarà possibile ritornarvi in qualche mio altro studio. In altri campi ciò è d iv en tato com unque superfluo; della finanza e del debito pubblico di G enova tra tta la nota opera del Sieveking con la massima coerenza. P u r­ tro p p o non ho fatto a tem po a utilizzarne il contenuto, nè a sfruttarlo so tto altri aspetti, cosicché altro non mi rimane che esprimere all autore i m iei sen titi ringraziam enti p er la cordialità con la quale egli mise a mia disposizione le bozze di stampa.

Zurigo, ottobre 1898.

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Libro quarto

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Capitolo primo

Lo scoppio della guerra con Pisa

Stato delle cose in Corsica, Giudice di Cinerea. - Spedizione dei Genovesi contro Giudice, 1282. - Sguardo retrospettivo sulle condizioni di Pisa. - Intervento di Pisa nella lotta fra Genova e Giudice. - Inizio della guerra fra Genova e Pisa. - Arma­ menti a Genova.

Carlo d ’Angiò non riuscì ad attuare la prog ettata spedizione m ilitare per la conquista di Costantinopoli. Invece che dinanzi a B isanzio, egli d o ­ vette accamparsi, nell’estate 1282, dinanzi a M essina. L o scoppio della rivoluzione in Sicilia aveva sventato i suoi vasti disegni. C o n l ’arriv o di Pietro a Trapani cominciò la lotta, che durò parecchi an ni, fra le case di Aragona e di Angiò. Quasi contem poraneam ente si accese u n a g u erra fra Genova e Pisa, pure, al pari di quella, com battuta in gran p a rte sul m are, con impiego quasi maggiore di forze e di durata di poco m inore. C i si p u ò chiedere se fra le due guerre vi fosse stato u n nesso originario, tale che l ’una avesse esercitato qualche influenza sull’altra, ovvero se fossero sorte indipendentem ente e senza alcuna relazione l ’una con l ’altra. L a rispo sta viene naturale e da sé, quando vengano esaminate, secondo le fo n ti, le cause dell’inizio e del corso delle lo tte fra G enova e P isa e si considerino i rapporti in cui queste due città si trovavano di fro n te a C arlo e P ie tro .

G li Annali genovesi ci inform ano che certe com plicazioni in C orsica furono causa della rottu ra con Pisa. E ’ quindi necessario a n z itu tto gettare uno sguardo sullo stato dell’isola e sugli avvenim enti che vi avevano avuto luogo prim a che le lotte locali dessero m otivo alla gu erra fra le d u e p o ­ tenze m arittime.

Nominalmente la Corsica apparteneva alla Chiesa rom ana. L ’effettiva sovranità le era stata poco energicamente contestata quand o essa riten n e di dovere far valere concretamente i suoi d iritti. G enovesi e P isani insiem e avevano difeso la Corsica, come pure la Sardegna, dal pericolo di cadere nelle mani degli Arabi. Successivamente, non solo p er la sovranità effettiva, ma anche per il predominio, essi dovevano com battersi fra loro in guerre ostinate senza giungere ad un risultato definitivo. C on la conquista di Bo­ nifacio, nella punta meridionale dell’isola, nell’anno 1195 S G enova aveva

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L i b r o IV - Cap. p r im o

guadagnato una piazzaforte, che in seguito mantenne vittoriosamente contro gli assalti di Pisa. Il luogo era stato organizzato formalmente come colonia2 e non come una semplice base commerciale. Q uantunque non col­ locato sulla costa ligure, esso faceva parte del territorio genovese al pari di Portovenere. Gli abitanti erano sudditi diretti del Comune. Nel castello vi era un presidio stabile, retto da castellani con giurisdizione3; più tardi, tu tto fu amministrato da un podestà4.

Pisa non possedeva nell’isola un analogo punto d ’appoggio 5. Al di là del territorio appartenente a Bonifacio6, risulta che parecchi proprietari

2 Cfr. Gest. des Chipr., 220, dove è detto che Genova doveva pagare 12 denari al giorno ad ogni maschio nato a Bonifacio fino all’età di 20 anni e 6 denari ad ogni femmina fino all’età di 16 anni, affinchè il luogo rimanesse abitato. Una posta di lire C80 per i burgenses si trova inscritta nei registri contabili dello Stato nel 1303: Cuneo, p. 277. La fondazione della colonia poteva essere avvenuta similmente a quella di Sestri (cfr. Caro, Verif. Gett., p. 12) o a quella del castello presso Ajaccio (cfr. sopra,

vol. I, p. 343, n. 19). Gli antichi abitanti nel 1195 erano stati in gran parte espulsi:

Annali, 111 [II, 55].

3 App. 3, nr. 6: sentenze dei tre castellani del 1238, e così pure documenti rela­ tivi alla nomina di procuratori, per esigere dal Comune salarii (2 novembre 1237, da

Fol. Not., I, c. 323): ad exigendum pro nobis illos soldos, quos recipere debemus a com mi ]anue, scilicet cuilibet nostrum l. 3 ]an. pro mensibus sex, qui (!) stetimus et servivimus ad custodiam castri Bonifacii ultra annum in anno proxime preterito in castellania Andree Aurie.

4 Nel 1258 (L./., I, 1280) 3 castellani; nel 1278 (ibid., 1478) e 1280 (ibidi 1517) un podestà. Inoltre compariscono come podestà di Bonifacio (Fol. Not., Ili, 1, c. 51) il 30 aprile 1286 Benedetto Spinola; l’8 maggio 1287, (ibid. c. 51 v.) d. Con-

radus Pansanus; il 9 marzo 1289 (ibid., c. 52) d. Guillielmus de Merlo de Castro;

nell’ottobre 1289 (ibid., c. 52 v.) d. Ottolinus de Nigro; il 27 dicembre 1290 (ibid., c. 52 v.) d. Jacobus Cigala. Il passaggio dall’amministrazione dei castellani a quella d’un podestà si trova anche nel territorio genovese, però anteriormente: Caro, Verf. Gen., p. 64 e sgg.

5 Che cosa proprio appartenesse a Pisa non è chiaro, poiché di immediati pos­ sessi in Corsica non è fatta alcuna menzione in quest’epoca nei trattati di pace per cessioni fatte a Genova, nè altrimenti. Eccetto alcuni diritti di assoluta signoria feu­ dale e simili, come quelli acquistati nel 1247 mediante contratto ( Dal Borgo, Dipi. Pis., p. 272) sopra i signori di Bagnara, Pisa aveva tenuto soltanto dei possessi.

Rimane oscuro il significato del iudicatus Corsice pro comuni Pisarum, coperto da Guido da Corvara alla fine dell’anno 1271 e 1272: Guido de Co r v., 679.

6 L.]., I, 1517 e sgg.: de flumine Deoso usque in Bonifacio et de Bonifacio

usque ad focern Limonis.

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-Lo S C O P P I O D E L L A G U E R R A C O N P lSA

d i fo n d i, c h i e r i c i 7 e s e c o la ri8, partecipassero alla signoria della Corsica. Si p o tr e b b e a m m e tte re che t u t t i fossero stati in rap p o rti più o meno ri­ la ssa ti c o n G e n o v a e ris p e ttiv a m e n te con Pisa, e che trovassero ora qualche o sta c o lo a lla lo r o illim ita ta indipen den za. I n generale l ’isola si trovava in u n o s ta to d i c iv iltà m o lto basso. G li ab itanti m enavano una vita pastorale e b rig a n te s c a , n e lla q u ale poco eran o m olestati dalle autorità della terra­ fe rm a . I C o rs i si s o tto m e tte v a n o facilm ente alla signoria straniera, per p o i a l t r e tta n t o p re s to scu o tere il giogo che doveva frenare il loro indo­ m a b ile a m o re d i lib e rtà . I successi spesso o tte n u ti su di loro furono s e m p re d i b r e v e d u r a t a 9.

P a re c c h ie tra c c e d im o stra n o che negli anni fra il 1270 e il 1280 G e n o v a fe c e o g n i sforzo sulla co sta occidentale della Corsica per fondare la su a fo rz a s o p ra basi p iù salde 10. R isu lta che m olto spesso fossero sorti

7 Cfr. sopra, vol. I, p. 343, n. 19. Secondo il privilegio di Innocenzo II del 1133 ( L .J ., I , 4 1 ), tre vescovi sottostavano all’autorità metropolitana dell’arcivescovo di G enova.

8 G enovesi, e veri cittadini originari di Genova, ammessi al diritto di cittadinan­ za soltanto più tardi (1289), sono i Signori di Capocorso, nella parte più settentrio­ nale d ell’isola: A n n a li, 327 [V , 103]. Come tali sono nominati gli Avvocati e i De Mari.

9 A n n a li, 330 [V , 110]. Le due sottomissioni della Corsica a Genova sono quelle del 1282 e 1289. D e i marchesi Malaspina, Isnardo andò nell’isola nel 1269 ad requi­

sitio n e m q u o ru n d a m virorum nobilium d e Corsica-, Annali, 265 [IV, 124]. Non è

chiaro quando siano avvenute le reiterate sottomissioni a Pisa.

10 La fondazione del castello nel 1272 (cfr. sopra, vol. I, p. 343, n. 19) coin­ cide con q uesti tentativi. Documenti dell’8 febbraio 1273 (App. 3, nr. 28, c. 17 v.) fanno m enzione di altre relazioni. I Capitani e gli Anziani garantiscono che Andriola, figlia del d efun to N icola Calvo, fidanzata (sponsa) e futura moglie del nobile corso Orlando d e Sala, riceverà dote e antefatto accordatile col documento del 3 febbraio. V iene assunta garanzia, poiché l ’effettuazione del matrimonio era per il Comune assai u tile e non realizzabile in altro modo. N el medesimo giorno i Capitani e gli Anziani eleggono u n sindaco, che deve ricevere da Orlando la cauzione, con la quale questi manleva il Com une dalla garanzia prestata. La minuta del primo documento si trova su un foglietto {ib id ., dietro la c. 16 v.); un altro foglietto {ibid.) contiene la minuta d ’un docum ento d el 4 gennaio 1273, con cui Ottolino da Recco nomina un procuratore per domandare al Comune i 20 soldi che deve riscuotere per salario meo, de eo quod

s te ti in R en o n d o la in Corsica due mesi e più. Il 16 maggio 1276 ( Ca m b ia g i, Ist. di C ors., I , p. 142) i Capitani e gli Anziani deliberarono che homines et burgenses, qui s u n t e t p rò te m p o r e habitabunt in castro vel burgo M ontis Realis de Santa Maria C alvi q u o d est in Corsica, siano in futuro esenti da qualunque imposta, come gli

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Lib r o I V - Ca p. p r i m o

litigi con i lim itrofi signori c o r s i11 però di poca im portanza e nemmeno ricordati negli Annali. Conseguenze di più lunga p o rtata derivarono sol­ tan to dalla contesa con G iu d ic e 12 di Cinercha, un uom o della cui sor­ prendente attività e delle cui vicende le tradizioni locali non dicono ab­ bastanza 13. Secondo notizie contemporanee, che evidentem ente proven­ gono dall’annalista genovese a lui ostile, la sua individualità portava 1 tra tti della razza corsa. Sleale e astuto, superbo in massimo grado e pieno di se ste ss o 14, incapace di comandare in campo aperto le bene armate schiere mercenarie del Comune, seppe magistralmente trarre profitto dai vantaggi che gli offriva il territorio alpestre della sua patria, a lui perfet­ tam ente noto. Saltava or qua or là, rendendosi im prendibile ai lenti ne­ mici, finché, con un improvviso e ardito attacco, riportò una vittoria decisiva.

abitanti di Bonifacio. L’estratto dei documenti risulta del tutto scevro da ^ u , però quello che ci si racconta delle lotte interne dei Corsi, secondo Filippini è mo to dubbio. In G est. des Chipr., 220, è detto che Genova possedeva molti castelli in or sica. Oltre a quelli di Capo Corso (v. sopra, n. 8) le era appartenuto anche quel o di Calvi: L.J., II, 305.

11 Documenti d’appoggio per gli anni 1238 e sgg. si trovano nell’App- \ ”5’

{Vol. Not., I, c. 322 v. e sgg.). Inoltre in Fol. Not., I li, 1, c. 13 v. (15 aprile 125/j

dai (3) castellani di Bonifacio condemnantur domini de Corcano. Ibid., c. 14 v. novembre 1261): pace fra Brancatius e Guidutius qu. Oberti de Corcano; così pure

Landulfus de Ottanova nomine proprio et nomine hominum de eorum iurisdictione,

da una parte, ed i 3 castellani di Bonifacio in nome del Comune di Genova. Que i promettono salvare in mare et in terra homines januenses et Bonifacii. Itetn promit

tu n t facere pacem et vivam guerram ad voluntatem comunis ]anue et castellanorum Bonifacii. Item promittunt dare Januensibus hostagia, quando Januenses venire vo ent^ in Corsicam contra aliquem de Corsica. Item promittunt iurare burgensiam Bonifacii ad omnem eorum requisitionem . . . I castellani, de mandato Macii de Maciis et Oberti de Vendereto nuntiorum comunis ]anue et d. capitanei ]anue super hoc transmisso- sorum, promettono di mantenere pace con essi e di trattarli come burgenses di Bonifa­

cio, franchi ab omni dacita et erbatico sicut burgenses Bonifacii sunt. Actum Boni

facii in ecclesia S. Marie.

12 Giudice non è un titolo, ma bensì nome, come risulta dai documenti: L.J-,

I, 1280, etc.

13 Fi l i p p i n i, Historia di Corsica, p . 74 e sgg.

14 Ciò è dimostrato specialmente dal documento in L.J., I, 1517, ove il linguag­ gio usato è talmente diverso dalle solite locuzioni formali, da far credere che il docu­ mento sia stato formato sotto dettatura di Giudice.

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L o S C O P P IO D E L L A G U E R R A C O N P l S A

D a p rin c ip io G iudice, com e tu tti i suoi antecessori ’5, era in buona re la zio n e c o n G e n o v a . I l C apitano Boccanegra lo aveva fatto cavaliere e u n a v o lta il C o m u n e gli aveva p rocurato la restituzione dei suoi beni, a llo rq u a n d o e ra s ta to cacciato dalla Corsica dai suoi n e m ic i16. I l fatto va rico lleg a to ag li accom odam enti avvenu ti alla fine del 1258 17, quando G iu ­ d ice e su o fr a te llo L atro avevano d on ato le loro p ro prietà al Com une per rio tte n e r le in fe u d o ; i castellani d i Bonifacio avevano provveduto all’in­ v e s titu ra . E r a n o s ta te aggiunte alcune clausole di amichevole trattam ento dei G e n o v e s i re s id e n ti nel te rrito rio dei Signori di Cinercha. E ’ strano com e n e l d o c u m e n to n o n fosse sta to fa tto alcun cenno della prestazione del g iu ra m e n to d i fed eltà da p a rte dei due vassalli. Se non avessero osser­ v a to le lo ro p ro m esse , avrebb ero p erd u to l ’investitura, che però non sareb b e s ta ta lo r o to lta senza gravi m o tiv i18.

Q u a si v e n t ’a n n i dopo G en ova ebb e m otivo di lagnarsi per danni p ro ­ v o cati d a G iu d ic e n ella terrafe rm a di Bonifacio. Egli aveva occupato delle saline e s is te n tiv i e, con la forza delle arm i, estra tto calce dalle cave di p ie tra e, q u e l c h e era peggio, aveva costruito u n castello presso Bonifacio. G li a b ita n ti d e l lu o g o ne sporsero querela al Com une. Q uesto fece partire d u e in v ia ti, i q u a li, il 27 o tto b re 1277 a P ropriano in Corsica, rivolsero e n erg ich e rim o s tra n z e a G iud ice 19. D opo avere esposto le loro lagnanze, gli fecero p re s e n te — secondo le istruzioni ricevute — quanto il Comune fosse s tu p ito d e l su o m odo di procedere; che esso lo aveva fino ad ora

con-15 A n n a li, 294 [IV , 2 0 ], antecessores. Giudice e Latro sono i figli di Guglielmo di Cinercha: L .J ., I , 1280. Il 5 settembre 1222 (L.J., I, 672) Opicio de Cinercha ger­

m anus E nrici d e Cinercha, e G uillielm us Blacolacius furono dichiarati burgenses di

Bonifacio. Enrico, in ogni caso da identificare coll’omonimo padre di Enrigucio e Rainerio di Cinercha (L .J., II, 42), appare nel documento dell’anno 1239 in App. 3, nr. 6 (Fol. N o t., I, c. 323 e sgg.).

16 A n n a li 294 [V , 2 0 ]. Fi l i p p i n i, p. 75 e sgg., riferisce che Giudice fu poi reintegrato coll’aiuto di Pisa.

17 L .J ., I, 1280, 4 dicembre 1258: convenzione tramite i castellani di Bonifazio con Latro, ratificata da Giudice il 10 gennaio 1259. Fi l i p p i n i, p. 77, ha utilizzato questo documento.

18 L .J ., I , 1281: quod feudum prom ittim us vobis non subtrahere nisi insta de

causa.

19 C ontenute nel documento di A pp. 2, nr. 45. Vi è pure inserita senza data la

carta di accreditamento per i delegati Percival de Baldizonis e Jacobus Beaqua in forma di lettera d el Podestà, Capitani, Anziani, Consiglio e Comune a Giudice.

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L i b r o IV - C a p . p r i m o

siderato com e u n fedele ed onorevole cittadino, anzi come u n figlio stesso »; e che i suoi antecessori erano sem pre stati legati ad esso a e e ta e amicizia; che infine essi gli erano stati m andati p er indagare se le accuse rivoltegli erano vere, ma che, anche in questo caso, si sarebbe comunque proceduto soltanto nella piena osservanza delle form e del diritto, n con form ità a quanto sopra, i delegati lo invitavano a rim ettere ^ territorio nelle mani del Comune che lo possedeva da oltre 60 armi, pronto, in t c so,

a perdonargli. Se infatti egli avesse ritenuto di com portarsi secon ritto , non poteva agire di proprio arbitrio e tan to meno erigersi u n ^ ^ stello; egli invece avrebbe dovuto rivolgersi al Podestà e ai^ apitani, ^ quali non gli avrebbero negato giustizia. M algrado tu tti i più Persua discorsi, Giudice rimase ostinatam ente fermo, rifiutandosi acconsen^ tire alle richieste fattegli. Perciò gli inviati gli fissarono tre term in entro i quali egli o personalmente, o rappresentato da un legittim o prò curatore, doveva com parire a Genova, per difendersi contro le suaccen nate accuse od altre eventuali; altrimenti il Comune avrebbe proce u secondo la propria volontà; fino allo spirare dei term ini, si doveva

spendere da ambo le parti qualunque ostilità.

Giudice si piegò a mala pena. Dal poco energico intervento e mune poteva supporre che esso si sentisse debole, tuttavia egli a ^ di riconoscere la convenzione del 1258, dichiarando che avrebbe nsp e tato i confini di q u a n to 22 possedeva in nome del Comune. Comunqu successivamente, doveva essere scoppiata una guerra, perchè le promess che Giudice fece il 20 gennaio 128023 debbono infatti essere consi erate come formali condizioni di pace. Il podestà di Bonifacio doveva aver predisposto una spedizione m ilitare24 e Giudice si dichiarava ormai pronto

20 App. 2, nr. 45: Cum ipse Judex hucusque per comune ]anue fidelis et ono

rabilis civis et etiam tamquam filius dicti comunis fuerit reputatus et etiatn^ un cessores ipsius Judicis semper fuerunt comunis Janue amici atque fideles. Lespres

sione filius è impiegata ancora spesso nel documento.

21 Ibid. II primo a Natale, il secondo usque carnis privium, il terzo, perentorio, al 1° marzo.

22 L.J., I, 1478: 11 dicembre 1278. 23 L.J., I, 1517.

24 Ciò spiegherebbe perchè nel documento redatto in districtu Bonifacii in locho

ubi dicitur campus de Ena, siano nominati tanti servientes comunis Janue come

testimoni. Risulta che Giudice fosse presente; ma come testimoni sono pure nomi­ nati due suoi delegati, il che accenna a precedenti trattative.

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-L o SCOPPIO D E -L -L A G U E R R A C O N P l S A

a g iu rare al C o m u n e fedeltà, accordando p u re libero commercio nel suo te rrito rio p e r i G en o v esi e p e r gli abitanti di Bonifacio senza pagamento di gabelle. Q u e s ti ultim i potevano portarvi al pascolo gli animali e, per q u esto , a v e re u n gastaldo o console che rendesse giustizia. Giudice ri­ conosceva il te r r ito r io del C om une qual era, ma, p er quanto si può capire dalle o sc u re e sp ressio n i del docum ento, non era disposto ad abbandonarlo senz a ltro ad esso. R iguardo al nuovo castello, il docum ento in generale tace. S em b ra q u a s i che egli volesse giustificarne la costruzione, come fosse a v v e n u ta p e r proteggere i possessi di Genova. Parecchi signori c o rs i25 in fatti a v re b b e ro d im o rato e ru b a to bestiam e in quei territo ri, tan to alla sua g en te co m e a quella di Bonifacio, ed egli vi avrebbe posto rim edio fa­ cendo rito rn a r e la quiete. O ra, p e r conservarla, egli pretendeva che venisse istitu ito u n trib u n a le crim inale con giurisdizione fino alle m ura di Bo­ nifacio.

S econdo la relazione degli A n n a li26, G iudice fu veram ente il peg­ giore d ei m a lfa tto ri. N o n veniva accusato p er cattiva condotta verso i G enovesi, m a P isa n i, Provenzali e altri naviganti approdati in Corsica venivano d a lu i d ep red ati e m a ltrattati; per questi m otivi giungevano spesso lag n an z e a G enova.

N o n è c h ia ro se la convenzione del 1280 sia poi stata ris p e tta ta 71. In ogni caoo il C om u ne, nel 1282, fu ind otto ad agire più energicamente che in p re ced e n za. La convenzione con Enrigucio e R ainerio de C inerch a28 si deve c o n s id e ra re come la prem essa alla progettata campagna. I due Còrsi a c c e tta ro n o d i tenere in feudo da Genova i loro possedim enti, pro­ n unziarono il g iu ra m e n to di vassallaggio e prom isero di incorporarsi nel-1 esercito d ell isola. V enne quindi arruolato un fo rte num ero di mercenari: 200 cavalieri, 3 0 0 uom ini a piedi con lunghe lance e 200 balestrieri ap­ p ro d a ro n o il 2 6 m aggio a B o n ifacio 29. Q u attro galere furono destinate ad appoggiare le operazioni dalla p arte del mare. Il comando supremo fu affidato a F ra n c e sc o de Cam illa e a Nicolino de Petratto. L ’avversario,

25 L .J., I, 1518. Per i Corchanenses cfr. sopra, n. 11. 26 A n n a li, 294 e sgg. [V , 20-21],

27 Ib id . non n e è fatta menzione. Cepit multipliciter homines Bonifacii aggra­

vare può riferirsi ad avvenimenti anteriori, oggetto di parecchie menzionate trattative.

2f L.J., I I, 42: 10 aprile 1282. 29 A n n a li, 295 [V , 21].

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Lib r o I V - Ca p. p r i m o

che aveva raccolto intorno a sè buon numero di armati, non fu in grado d ’im pedire la conquista del castello eretto sul territorio del Comune . Q uando ciò avvenne, egli si ritirò sopra un altura e 1 esercito geno schierò nel piano di fronte a lui, per poi, il 3 giugno, volgere verso a c o s ta 31 p er rifornirsi delle m unizioni e dei viveri che vi venivano tra­ sp ortati a mezzo di navi. Giudice abbandonò la sua posizione sicura per inseguirlo, ma i Genovesi, con un improvviso rivolgimento ed un vio ento

attacco, distrussero le schiere nem iche32. _ ,

La vittoria produsse u n effetto decisivo. L ’esercito si diresse a nor verso i castelli di Giudice, i cui presidi non osarono tentare a cuna resi stenza. In breve e senza fatica, l ’avversario venne privato di^ tu tti 1 suo^ p u n ti di difesa33. N on fu possibile però impossessarsi di lui, nè e8 1 prestò a riacquistare la grazia del Comune, attraverso una comp età tomissione. Fuggì attraverso i m onti ad Aleria, m ontò sopra una arca andò a Pisa ove trovò l ’appoggio che desiderava. Il relativo prezzo u i turalm ente il giuram ento di vassallaggio, che prestò senza alcun riguar ai suoi precedenti impegni. Affinchè egli potesse riconquistare i suoi pos sessi, vennero quindi fatti a Pisa dei preparativi, che adontarono e lizzarono il C o m m e di G e n o v a 34.

La pace fra le due città m arittime durava dal 1258 e, nonostante a cu inevitabili in c id e n ti35, non aveva mai subito seri turbam enti; le vie Pe le quali le due repubbliche erano andate non avevano offerto per u

tem po occasioni di scontro. -v .

N elle lotte degli ultim i Staufen col papato, Pisa si era molto più^w vischiata che non la sua rivale ligure, ove prevaleva sempre 1 idea di ar ogni sforzo per m antenere la neutralità. Pavia aveva preso parte alle raccen

30 Annali, l.c.: 1° giugno.

31 Annali, l.c.: ad, portum Figari. Taluno opina per il golfo di Figari su costa occidentale d~lla Corsica, posto non lungi da Bonifacio.

32 Annali, l.c.

33 Come presi e muniti di presidi gli Annali, l.c., nominano: castrum de Taulis,

castrum Y strie, Ornanni, Roche de Valle, Contendole.

34 Annali, l.c. [V, 22]: comune Pisarum prìvatim milites preparabat. Tali sono manifestamente i milites, che, secondo Annali, 296 [V, 24], approdarono il 24 agosto ad Aleria.

35 Così nel 1277: Annali, 285 [IV, 180], Prestazione per rifusione di danni in un altro caso concerne il documento di App. 2, nr. 49.

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-L o SCO PPI O D E L L A G U E R R A C O N PlSA

ghibelline co n q u a si altre tta n to zelo di Pisa, il cui appoggio soltanto aveva re so p o ss ib ile la spedizione m ilitare di C orradino. La fallita impresa non fu c e rta m e n te causa della rovina della città; m a le po rtò com unque un fiero colpo. L a p ro sp e rità del commercio era orm ai strettam ente connessa alla p o te n z a p o litic a . U n re di Sicilia, che fosse stato debitore della sua elezione ai P is a n i, n o n avrebbe p o tu to lesinare nei privilegi verso i con­ federati, m e n tre q u ello che C arlo concesse ai vinti fu soltanto p er sua m era grazia. M a, anco r più fatale fu per P isa un altro m om ento. Quella città d i co m m erci, in cui possesso era la costa m arittim a, si trovava in natu rale o p p o siz io n e alle città industriali dell’entroterra. I l p o ter ritirare la m ateria p rim a senza im pedim enti e la libertà di p o ter esportare i p ro ­ d o tti delle p ro p r ie m an ifattu re senza dipendere da interessi stranieri co­ stituivano p e r L u c c a e Firenze il perno della loro politica. Loro scopo era quello di ac q u ista rsi dei p o rti e di p oter ritirare da Pisa le loro merci franche da g ab elle. L a città m arittim a cercava di realizzare il proprio inte­ resse a p p o g g ian d o si al p artito regio, m entre a loro volta i Com uni interni abbracciarono la causa della Chiesa. O ve il p artito regio fosse rim asto soccom bente, n e sareb b e derivato danno irreparabile alla città sua seguace.

C om e a F ire n z e pochi erano i G hibellini, altrettanto accadeva a Pisa q uanto ai G u e lfi. Q u i il Populus, che si era sviluppato prim a e su basi ben p iù so lid e c h e a G enova, intendeva farsi valere non soltanto come semplice s o s te n ito re di un p a rtito aristocratico, ma ghibellino era il suo spirito d o m in a n te . G u e rre disastrose sconvolsero fra gli anni ’70 e ’80 la repu b b lica. I G u e lfi cacciati avevano trovato appoggio nei loro p arti­ giani d i t u t ta la Toscana. Essi erano stati spinti a ritirarsi da ragioni di calcolo, n o n p e r debolezza.

Segui q u in d i u n a serie di anni di pace. La città non era troppo deca­ du ta dalla su a a n tic a grandezza, ma non aveva potuto seguire di pari passo l ’ascesa di G e n o v a . Le sue galere non comparvero mai nelle acque della R om ania p e r p a rte c ip a re alla guerra fra G enova e Venezia, nè per aiutare od osteg g iare i G re ci. La caduta d ell’im pero latino non po rtò ai Pisani vantaggi d i s o rta , ma essi riuscirono soltanto a conservarne alcuni dei pochi ch e a v e v a n o o tte n u to a Costantinopoli, senza acquistare alcuna mag­ giore im p o r ta n z a 36. N elle relazioni degli scrittori bizantini riguardanti G e­

36 Pa c h y m., I, 168.

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L i b r o IV - C a p . p r i m o

novesi e V eneziani, raramente è fatta parola dei cittadini p isa n i37, i quali seppero tu tta v ia mantenere in proprio possesso A c ri38. Gli avvenimenti del 1258 e la lega con Venezia li avevano decisamente favoriti. Tuttavia, l ’im portanza della costa siriaca per il commercio m ondiale stava per finire. I l m ercante cercava nuove vie per il trasporto dei prod otti dell Oriente. Le antiche piazze, in cui si effettuava lo scambio delle merci, erano sce­ m ate di considerazione, altri centri commerciali erano fioriti, m entre Pisa non tenne dietro sufficientemente a tale movimento. La sua flotta da guerra avrebbe dovuto conquistare la Sicilia, ma non si era fatta vedere nel bacino orientale del Mediterraneo. I torbidi cittadini ed i continui dissidi con le città dell’interno furono la causa principale di tu tto questo. G enova aveva evitato di lasciarsi invischiare e c c e s s i v a m e n t e nelle lotte di partito della Lombardia; m entre all’opposto ogni insuccesso dei Ghibellini di Toscana toccava direttamente Pisa.

Nel 1282 la città offriva ancora un quadro flo rid o 39. Vi era stata una pausa nel suo sviluppo, ma non, come già detto, un regresso. Di ciò i Pisani avevano la sensazione, per cui colsero l ’occasione, che le offerte di Giudice loro fornivano, per affrontare la rivale ligure prim a che fosse troppo tardi. L ’antica lotta per la Corsica non poteva essere dimenticata, ma una volta scoppiata la guerra non si sarebbe trattato più di quella sola questione. La guerra sarebbe stata combattuta e s c l u s i v a m e n t e per mare. Se nelle proprie acque la flotta pisana si fosse m ostrata superiore, essa avrebbe riguadagnato la primitiva importanza in Oriente, mentre si poteva anche prevedere quello che sarebbe accaduto nel caso contrario. La coalizione di Genova con i Guelfi toscani aveva sconfitto Pisa nel-1 anno nel-1256 arrecandole grandi perdite, ma la sua ricostituzione era al di fuori di qualsiasi possibilità.

N on abbiamo elementi per considerare se, prima di accettare le of­ fe rte di Giudice, Pisa avesse pesato tutte le eventualità. P r e c i p i t o s a m e n t e venne p o s t a avanti alla cittadinanza la decisiva questione se si volesse g u erra o p a c e . Il governo genovese mandò un ambasciatore, Palmerio Mi- gnardo, il quale doveva fare le sue rimostranze per il progettato aiuto ai

37 Cfr. per le scarse notizie Heyd, I, p. 472 e sgg.

38 Cfr. Docc. sulle rei. delle città toscane Coll’Oriente, I, p. 102 e sgg. 39 Cfr. Vi l l a n i, VII, 84.

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-LO SCOPPIO D E L L A G U E R R A C O N PlSA

Còrsi. E g li d o v e v a esporre dettagliatam ente il contegno di G enova in questa faccenda, p e r giustificare la pretesa che il Com une di Pisa non dovesse in tro m e tte rs i nelle cose del vassallo genovese. N on fu data im ­ m ediata risp o sta a tale dom anda, ma essa sarebbe stata recata a G enova da in v iati d i P isa . A G enova sorse il sospetto che si tendesse a procra­ stinare la d e c isio n e , tan to più che a Pisa continuava l ’arruolam ento di m ercenari. Si com inciò p er conseguenza ad allestire galere.

F ra tta n to gli inv iati pisani giunsero a Genova. Le parole da loro pro n u n ciate in C onsiglio suonarono poco pacifiche. Essi avanzarono m olte accuse c o n tro i G eno vesi, concludendo con la dichiarazione che Giudice era vassallo d e l C o m u n e di P isa e suo buon amico e che perciò non po­ tevano co n seg n arlo nelle loro mani. O gni possibilità di accordo era così troncata. A G e n o v a si ascrisse p arte della colpa di tale insuccesso ai due inviati. Q u a n d o q u e sti rito rnarono a Pisa, si lagnarono per l ’indegno tra tta m e n to ch e e ra stato loro riservato, rendendo così il dissidio irrim e­ diabile 40. S e m b ra ch e nel frattem po qualche incidente fosse già sorto, nè è da esc lu d e re ch e il grido di « guerra a Pisa » fosse risuonato per le vie della città in d u c e n d o i delegati ad una partenza a ffre tta ta 41.

C o m u n q u e G e n o v a armò una flotta, il cui com ando venne affidato a N icolino S p in o la. Anche il C apitano D oria andò a bordo, per essere pron to in caso d i eventuali tra tta tiv e di p a c e 42. Lo scopo principale era quello d ’im p e d ire che i Pisani trasportassero in Corsica trup pe in aiuto di G iudice. Q u a n d o le 23 galere e i 12 « panfili » com parvero fra la foce

40 A n n a li, 295 [V , 22-231; cfr. G est. des Chipr., 220 e sgg.

41 Gest. des C hipr., 221. Merita riflettere sulla coincidenza che il grido di guerra a Genova appare collegato con i fatti di Tripoli e Acri, riferiti ibid., 210 e sgg. Come loro data viene citato il 12 gennaio 1282. Perciò sono da porsi nel 1283, poiché per le G est. des Chipr. l’anno termina il 24 marzo: ibid., 216; cfr. il documento in Mas L a tr ie , H ist. de Chypre, III, p. 662 e sgg.; Reg. Regni Hieros., nr. 1444, la cui data è 26 febbraio 1282, ind. XI. Perciò si tratta del 1283, come indica l’indi­ zione. Le G est. des C hipr., 221, potrebbero forse alludere ad altre lotte fra Pisani e Ge­ novesi in Acri: cfr. C an ale, III, p. 179. Gli Annali, 295 [V, 23], non negano che po­ tessero essere avvenuti degli inconvenienti a Genova. Il nomignolo di bramapaxe, che i Pisani davano ai Genovesi - Annali, 296 [V, 23] - accenna in ogni caso al desi­ derio di guerra da cui erano dominate le masse di fronte al contegno pacifico del go­ verno.

42 A nnali, 295 e sgg. [V , 23 e sgg.].

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Lib r o I V - Ca p. p r i m o

d ell’A rno e P o rto P isa n o 43, 32 galere nemiche con m olte barche che le accom pagnavano abbandonarono il porto. I Genovesi evitarono uno scon­ tro con u n avversario superiore di forze, fuggendo e m ettendosi al co­ p e rto d ietro l ’isola della M e lo ria 44. I Pisani non intrapresero alcun at­ tacco e verso sera la flotta genovese cominciò a ritirarsi verso Portove- nere. F orse si sperava ancora d ’aver così evitato lo scoppio d ’una guerra aperta. In ta n to si stava avvicinando il tempo della vendemm ia, p er cui gli equipaggi della flotta dovettero venir licenziati45.

Forse era quello che attendevano i Pisani. Il mare era finalmente libero. D a lungo tempo cavalieri e fanti per Giudice erano pronti. Al prin­ cipio di se tte m b re 46 vennero imbarcati e trasportati senza contrasti ad Aleria. Nel frattem po era scaduto il termine per il quale i m ercenari ge­ novesi si erano impegnati a prestare servizio e di conseguenza essi ritor­ narono alle loro case, m entre i castelli presi furono affidati a persone del luogo. Il risultato fu che Giudice riprese rapidamente i suoi possessi, come altrettanto rapidamente li aveva perduti. In tal guisa l ’azione di G enova contro di lui fallì completamente e, finché i Pisani non fossero stati vinti, qualunque nuovo attacco contro il loro alleato poteva a priori considerarsi impossibile.

N on è chiaro se le navi da trasporto, nella traversata per la Cor­ sica, fossero scortate da galere. Queste, al comando di Ginicello de

43 Gu id o d e Corv., 689, 26 a g o s to . Secondo Annali, 296 [ V , 23], la f lo tta sa­

r e b b e p a r t i ta d a G e n o v a già il 10 ag o sto . L a d a ta m e rita q u a lc h e rifle s sio n e , p o ic h é s e c o n d o u n a n o tiz ia d e l 19 ag o sto 1282 (Fol. Not., I I I , 1, c. 78), l ’a rm a m e n to d e lla f l o t t a n o n e ra a n c o ra c o m p iu to . I n Sim o n e della Tosa, 148 = Anon. Fior, in La u,

V eneto v. Vie., p. 69 = Vil l a n i, V I I , 84, è d e tto so lta n to « in a g o sto ».

44 Annali, 296 [ V , 23]; Gu id o d e Corv., 689. Veronica è identificabile col­ l ’isola della M eloria - cfr. Annali, 308 [ V , 54-55] e Frag. hist. Pis., 648 - posta di­ nanzi a Portopisano; cfr. Atlante idrografico T. Luxoro, tav. 3. Ante Veronicam

n o n significa fra 1 isola e il continente, ma sulla parte dell’isola rivolta al mare aperto: cfr. Annali, 208 [ V , 55]

45 Annali, 296 [V, 24].

^ Gu id o d e Corv., 690, 5 settembre l’approdo. Il numero delle truppe è mag­ giore di quello in Annali, 296, [ V , 24], la data molto più probabile di quella qui indicata del 24 agosto, poiché l’arrivo dei Genovesi dinanzi a Portopisano deve essere posto il 26 agosto; v. sopra, n. 43. Le due fonti concordano sulla circostanza dell’arrivo in Corsica avvenuto dopo la partenza della flotta genovese da Portopisano.

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-L o SCOPPIO D E -L -L A G U E R R A C O N PlSA

Sism ondi, fe cero , l ’8 se tte m b re 47, una scorreria che fu l ’inizio di aperte ostilità, d e v a sta n d o la piccola isola presso P ortovenere e facendo rito rn o la sera. U n e v e n to naturale rese però fatale la traversata. N ella n o tte si scatenò u n a te m p e s ta che all’indom ani fece naufragare u n a p arte della f lo tta 48. I suoi r e s ti non poterono m antenere la ro tta e d o vettero rifu­ giarsi a P o rto v e n e re a causa del vento contrario. L ’involontaria sosta di tre giorni v e n n e m essa com unque a p ro fitto p er nuove dev astazio n i49. Alla v ista dei n au frag h i rito rnati a Pisa, si erano sparse voci, forse anche esagerate, rig u a rd o a questo sinistro accidente. La melanconica im pres­ sione che n e d e riv o fu considerata di cattivo auspicio p e r la continua­ zione della g u e rra così ingloriosam ente incom inciata50. Il governo geno­ vese in ta n to si e ra finalm ente fatto la convinzione che non era p iù il caso di pen sare al m an ten im en to della pace.

V enne a rm a ta u n a galera, che navigò intorno alle isole di Sardegna e di C orsica, p e r inform are gli abitanti delle città ove faceva sosta che le ostilità eran o incom inciate. La stagione era già troppo avanzata perchè fossero p ossibili azioni di grande rilievo e quindi tanto più fervido fu il lavoro di p re p a ra z io n e per la campagna della prossim a estate. U n C on­ siglio ris tre tto , c re a to a tale scopo, che venne denom inato Credentia, ebbe pieni p o te ri d i p re n d ere , insiem e con i Capitani, tu tti i provvedim enti necessari p e r la continuazione della g u e rra 51. In tal m odo fu attu ato un considerevole concentram ento di forze. Q uanto minore fosse stato il n u ­ mero delle p e rso n e che dirigevano questo lavoro di preparazione, tanto più facilm ente si sarebbe p o tu to m antenere il segreto sui piani d ’azione. La com petenza d e lla Credentia non si lim itò alle cose m ilitari soltanto;

47 C o s ì Gu i d o d e Co r v., 690. Sim o n e d e l l a To s a, 148 = Anon. Fior., 69, (Vi l l a n i, V II, 84) i n s e tte m b r e .

48 A nnali, 296 [ V , 24], 17 g a le r e ; Gu id o d e Co r v., 1. c .; Sim o n e d e l l a To s a, I. c. = A non. Flor., 1. c . ( Vi l l a n i, 1. c .).

49 Gu i d o d e Co r v., 1. c. Il 18 settembre le galere ritornarono alla città d i Pisa; in porto dovevano quindi essere arrivate ancora prima. La notizia di n u o v i armamenti a Genova - Annali, 296 [V , 24] - può aver accelerato la seconda par tenza da Portovenere.

50 Si m o n e d e l l a To s a, 148 = Anon. Fior., 69 e sgg. = Vi l l a n i, V I I , 84. Le p e r d ite d i v i t e u m a n e p o t e v a n o t u t t a v i a e s s e r e s t a te m o lto in s ig n ific a n ti.

51 A nnali, 296 e sg g . [V , 25].

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-Lib r o I V - Ca p. p r i m o

m a essa inviò anche am basciatori52, e la conclusione di tra tta ti venne de­ cisa in certi casi soltanto da essa, senza la partecipazione del Consiglio Ge­ nerale o di quello degli Anziani.

C apitani e Credentia approntarono anche il piano di mobilitazione, de­ stin ato a servire di b a se 54 al futuro allestimento delle flotte. Furono rite­ n u te necessarie 120 galere55, al cui armamento dovevano contribuire in p arte la città stessa ed in parte i singoli luoghi del territorio . Perchè l ’onere fosse equamente distribuito, si formò una matricola, nella quale era specificato quanti uomini dovevano dare ogni luogo o distretto e quello che ino ltre essi dovevano fornire per l’armamento delle 120 galere. Per l ’arm am ento di u n num ero minore di navi la contribuzione veniva ridotta in proporzione del to ta le 57.

T u tto ciò non era una novità. Il giuramento della Compagna preve­ deva l ’obbligo incondizionato del servizio militare per tu tti i cittadini.

52 App. 2, nr. 59 (6 gennaio 1286): i Capitani, de consensu et beneplacito atque

voluntate consilii credentie comunis Janue, conferiscono poteri a sindici per trattare

con i comuni toscani.

53 L.J., I I , 55: 28 agosto 1283. Il che significa come tale istituzione si fosse consolidata. L ’opinione di Heyck, p. I l i , non è giusta.

54 Annali, 296 [V, 25]; cfr. Heyck, p. 165.

55 Annali, 1. c.: Facta fuit cernea de galeis 120. Siccome il Comune possedeva soltanto 12 galere, - Annali, 295 e 297 [V, 23 e 26] - se ne dovevano essere prese da privati.

56 Annali, 296 [V, 25]: que (se. galee) divise fu e ru n t... in civitate Janue et per loca districtus armande.

57 Annali, 1. c. Ancora prima troviamo disposizioni per la formazione d una matricola. V. Ca r o, Verf. Gen., p. 142. La lista in Annali, 311 e sgg. [V, 62 e sgg.],

del 1285, è probabilmente formata sulla base di una antecedente. Nel 1282, stando alla lettera degli Annali, non sarebbe assolutamente dimostrato quanti uomini ogni località o distretto doveva dare, ma soltanto quante galere ciascuno di essi doveva provvedere di equipaggio e armamento. Poiché occorreva un numero costante di mem­ b ri dell’equipaggio per ogni galera e così pure una quantità pressoché analoga di attrezzi, munizioni e provviste, era la stessa cosa dire quante galere dovesse prov­ vedere di equipaggio e armamento la potestatia Bisannis, se 120 era il totale delle galere d a armare; ovvero dire, come gli Annali, 311 [V, 62] allorché, nel 1285, vennero arm ate 65 galere, che la potestatia Bisannis provvide 28 nauclerii e 900 vogherii. Se ■si calcolano 120 rematori per galera - cfr. Annali, 305 [V, 47] - da questa potesta­

tia sarebbero state equipaggiate di rematori e timonieri 7 galere e mezza. Supersalientes

e balistarii per queste galere possono essere stati presi da altri luoghi ove erano in ecce­ denza, ovvero la tota nobilitas ac bonitas Janue - che non avrebbe dovuto remare

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-L o SCOPPIO D E -L -L A G U E R R A C O N P l S A

Privilegi im p e ria li concedevano al Com une di G enova il d iritto di chia­ mare alle arm i la popolazione delle due riviere in caso di guerre n a v a li58, e di tali p riv ileg i e ra sem pre stato fa tto uso. D a u n grande num ero di do­ cum enti r ile v ia m o 59 che l ’obbligo p er gli abitanti del territo rio di p re­ stare servizio d i g u erra sulle galere era sempre esistito; chi intendeva li­ berarsene d o v e v a fa rsi sostituire da u n altro che, a pagam ento, andasse a bordo in sua vece. N e era venuto di conseguenza che una gran p arte degli equipaggi d e lle g a le re era form ata da m ercen ari60. Le auto rità a cui in­ combeva la cu ra d eH ’arm a m en to 61 dovevano stabilire se la sostituzione di persone era ac cettab ile; le osservazioni sulla capacità del so stitu to come uomo di m are e ra n o sempre state frequenti. Uom ini di terraferm a non sapevano s o p p o rta re il rollio delle navi; in m om enti decisivi potevano essere colp iti d a l m al di m are e invece di com battere doversi coricare con dolori di capo e d i sto m aco 62. L ’inabilità dei m ercenari lom bardi alla guerra m a rittim a fu indubbiam ente riconosciuta a G enova dopo gl’insuc­ cessi del se ttim o decennio.

L e m isu re p re s e nel 1282, per porre rim edio agli inconvenienti del sistema delle so stitu z io n i, non si erano dim ostrate idonee. Esse si lim i­ tavano a re g o la re so ltan to in form a definitiva ciò che fino allora aveva corrisposto ad u n a consuetudine. G ià da tem po si era riconosciuta l ’op- portum tà d i eq u ip ag g iare i banchi dei rem atori esclusivamente con la

po-poteva essere in parte sulle galere, alle quali i rematori della potestatia Bisannis erano stati applicati. D el resto furono fornite anche galere con rematori genovesi: Annali, 308 [V, 54 ]; altre potevano aver avuto a bordo esclusivamente gente del territorio, come - Annali, 308 [V, 55] — nel 1284 la galea de Vinario. Gli equipaggi provvisti da Finale nel 1285 - A n n a li, 311 [V, 63] - furono di 4 nauclerii, 120 vogherii, 80

supersalientes e balistarii, sufficienti proprio per una galera. Nel 1282 venne certa­

mente compilato soltanto lo schema generale, dal quale, secondo le particolarità dei singoli casi, venne derogato, così come, oltre alle galere armate ad apodisias, ne ve­ nivano solitamente armate anche ad solidos: Annali, 299 [V, 32], etc.

58 C f r . Ca r o, V e rf. Gen., p . 5 6 .

59 Per quelli sulle sostituzioni, v. sopra, vol. I, p. 180, n. 9 etc. e per quelli sulla leva, sopra, vol. I, p. 191, n. 2.

60 V. sopra, vol. I, p. 183, n. 21. 61 V. sopra, vol. I, p. 186, n. 31.

62 Ja c. d e Va r., 14. Il medesimo inconveniente si verificò quando sudditi geno­ vesi delle regioni m ontane formarono l’equipaggio - Annali, 304 [ V , 43] - ma non sapevano remare.

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L i b r o IV - C a p . p r i m o

polazione d ed ita alla marineria e alla pesca della costa ligure; soltanto che no n si era mai osato costringere quella gente a m ettere in gioco la propria vita, lo n tan a p er lunghi mesi dalla patria. Ciò avrebbe po tu to accrescere l ’anim osità contro l ’im perante aristocrazia, dei cui interessi commerciali si era tra tta to prevalentemente nella guerra con Venezia, senza che il paese fosse minacciato da invasioni. Invece, nel 1282, alla testa della re­ pubblica sedeva un governo popolare, che dalla vicina Pisa vedeva minac­ ciata tu tta la riviera in maniera molto maggiore di quanto non lo fosse dalla lontana Venezia. Vi era quindi il vantaggio di poter equipaggiare le galere con uom ini abituati al mare e i Capitani avevano la forza di por­ tare a esecuzione tale disegno. Quando si fosse armata una flotta in tal m odo, non sarebbe stato più permesso ad alcuno di sottrarsi al proprio d o v e re 63. Chi p er età o per malattia era inabile al servizio poteva rima­ nere a casa, ma nessun altro motivo era ammesso. I nobili diedero il buon esempio di andare per primi, e molti di essi si imbarcarono sulle galere per la lotta contro l’antico nemico della patria.

I l desiderio generale di condurre gloriosamente la iniziata guerra risulta anche dal fatto che fu possibile una misura tanto severa come quella del divieto di navigare fino al 1° agosto 1283 65. N on minore zelo guerresco regnava a Pisa. Fra le due città nacque una vera e propria gara. A Sampierdarena furono costruite 50 nuove galere ed i Pisani credettero necessario di predisporne un numero eguale. Spioni davano notizie certe circa i provvedimenti presi dagli avversari e le loro comunicazioni au m entavano il desiderio di ciascuna delle parti di superare 1 altra con pode rosi armamenti. Tale attività di spionaggio era presto iniziata nelle due citta: Pisa aveva collocato un suo scrivano a Genova, che aveva

63 Annali, 299 [V , 33]: nec ullus se poterat nec volebat occasione aliqua excu­

sare, nisi esset infirmitate vel senectute gravatus. Può però essere messo in dubbio se

cio sia stato strettamente osservato. Fol. Not., II, c. 166 v. (23 giugno 1283): Jacobus

de Portuveneris promette di partire in sostituzione d’un altro in presenti exercitu galearum comunis pro pretio sol. 40 pro singulo mense. Jac. de Var., 14, dice espres­ samente che appunto in questa guerra con Pisa andarono a bordo delle galere sola­ mente dei nativi. A tale circostanza egli ascrive in modo particolare la vittoria di Genova.

64 Annali, 299, 307, 311 [V, 33, 53, 62]. 65 Annali, 296 [V , 25]; cfr. Vil l a n i, V II, 84.

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accesso o v u n q u e e che doveva com unicarle ogni sua osservazione m ediante lettere o m essaggeri. Alla stessa guisa si com portava quello genovese a Pisa. C iò d u rò alcu n i mesi, finché q u est’ultim a espulse il genovese, per cui anche il p isa n o fu costretto ad allontanarsi da G e n o v a 66.

L o SCOPPI O D E L L A G U E R R A C O N PlSA

“ A m a li, 297 [ V , 26-27].

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-Capitolo secondo

Gli avvenimenti di guerra del 1283

Guerra in Corsica. - Sguardo retrospettivo sulle condizioni della Sardegna. - Operazioni della flotta genovese sotto Tomaso Spinola. - La flotta pisana sotto Andrioto Sarra- ceno conquista Alghero. - Una flotta genovese sotto Corrado Doria blocca una parte dei Pisani nel porto Farexie e vince l’altra parte. - Colpo di mano dei Pisani a Por­ tovenere. - Alleati di Genova in Sardegna. - Piraterie.

La guerra fra Genova e Pisa scoppiò per la Corsica, ma 1 isola non fu il vero teatro ove essa si svolse. Verso la fine del 1282 sette galere pisane tentarono di prendere il castello di Calvi. Non vi riuscirono, come pure non raggiunsero lo scopo per il quale manifestamente erano state m andate, quello cioè di catturare quattro galere genovesi che portavano rinforzi al presidio di Bonifacio1. Al principio dell’anno seguente Pisa mandò fan ti e cavalli in Corsica per assalire i Genovesi nel loro possedi­ mento di Capo Corso. Genova armò nove galere per ostacolarne la tra­ versata, m a u n malinteso impedì l ’esecuzione del ben ponderato piano In appresso i Pisani, insieme con Giudice, devastarono i dintorni di Bo nifacio3, ma non osarono attaccare il castello. Questo rimase un prezioso punto di difesa per le flotte genovesi e per i colpi di mano dei corsari, dalla parte di terra non risulta che mai fossero avvenuti fatti d armi.

M olto più importante fu il corso degli avvenimenti nella vicina Sar degna, che costituiva, come la Corsica, antico oggetto di contesa com­ merciale fra i due comuni, per i suoi molteplici prodotti naturali espor tabili su larga scala.

Circa il Giudicato di Cagliari4 era stata presa una decisione nel 1258. I l suo stesso capoluogo si trovava in possesso immediato del Comune di P isa e costituiva il baluardo della sua forza nell’isola, mentre il suo ter­ rito rio rimaneva diviso fra il Giudice di Arborea, il Giudice di Gal­

1 Annali, 297 [V, 27],

2 Annali, 298 e sgg. [V, 30 e sgg.]. 3 Annali, 298 [V, 30],

4 V. sopra, vol. I, pp. 72, 234.

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-Gl i a v v e n im e n t i d i g u e r r a d e l 1 2 8 3

lura ed il c o n te d i D o n o ra tic o 5, per una terza parte ciascuno. La famiglia di q u e st u ltim o si era divisa in due linee, fra le quali si frazionò la p arte di sua spettanza: una m età toccò a Ugolino, l ’altra ai due figli di G herardo . C o m e i visconti di G a llu ra 7, anche costoro annettevano più importanza ad a v e re una posizione influente in Pisa che ad essere sem ­ plicemente signori in dipen denti in Sardegna. Li troviam o fortem en te im ­ pegnati nelle g u e rre dei Guelfi e G h ib ellin i8. G enova avrebbe p o tu to far lega con d in asti sa rd i, come più volte aveva fatto in passato, m a da cit­ tadini di o rig in e p isa n a non poteva attendersi altro che inimicizia. Diversa era invece la p o sizio n e del Giudice di Arborea. M entre i p rim i appartene­ vano alla n o b iltà d e l Com une, per costui l ’ammissione al d iritto di cittad i­ nanza non era a ltro che una form a, che faceva da paravento alla propria dipendenza9. D u r a n te tu tto il corso della guerra non m ostrò la m inima propensione ad im ita re l ’esempio dell’infelice Chiano 10, nè G enova trovò in lui un co n fed erato .

Su tre q u a rti d e ll’isola la preponderanza di Pisa si doveva considerare solidamente fo n d a ta . N on così profondam ente radicata era invece nel G iu ­ dicato di T o rres. P arecchie lotte, non sempre del tu tto note, vi erano state com battute; la lo ro conseguenza fu la dissoluzione dello Stato in parec­ chie signorie. La lo calità più im portante, Sassari, costituiva un C om une del

5 V. sopra, vol. I, p. 71.

6 H.P.M., Cod. dipi. Eccles., 317: Bonifacius e Rainerius, figli di Gerardus,

domini sexte partis regni Kallaretani. Il medesimo titolo aveva Ugolino: ibid., 319,

etc. Risulta che queste ripartizioni fossero state realmente effettuate e non soltanto nominalmente; per questo Ugolino possedeva villa ecclesie (Iglesias): ibid., 1. c. Anche il conte Anseimo (d e Capriata: To l a, Cod. dipi. Sard., I, 440) deve aver avuto dei

possedimenti: Bo n a i n i, Stai. Pisa, I, 50, etc.

7 Nel 1282 governava in ogni caso Ugolinus vicecomes, denominato Nino: Frag.

list. Pis., 649; Bo n a i n i, Stat. Pisa, I, 640, etc. Cfr. To l a, Dizionario biografico degli uomini ili. di Sard., I I I , 22. Suo tutore era allora ancora il conte Ugolino: Bo n a in i,

Stat. Pisa, I, 275, nota.

8 Gu id o d e Co r v., 682 e sgg., etc.

9 II contratto di Pisa con Marianus donnicellus, Arboree baiulus, e nello stesso tempo tutore di N icbolaus, conte di Capraria, figlio di Guglielmo, del 17 giugno 1265 in Bo n a i n i, Stat. Pisa, I, 595 e sgg. Il padre di Nicola governava nel 1257:

cfr. sopra, vol. I, p. 33. Nel 1283 è nominato Mariano come giudice di Arborea:

Annali, 299 [V , 3 3 ] .

10 Cfr. sopra, vol. I , p. 25 e sgg.

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-L i b r o IV - C a p . s e c o n d o

tu tto sim ile a quelli del continente n. Nel nono decennio esso stava alle dipendenze di Pisa conformemente alle convenzioni e questa vi inviava ogni anno u n Podestà 12. Il Giudice di Arborea vi possedeva un certo nu­ m ero di c a s te lli13 ed anche i marchesi Malaspina avevano beni nel Giudi­ cato di T orres 14. Ma, riguardo alla guerra fra Genova e Pisa, aveva avuto im portanza massima la circostanza che appunto in Sardegna una parte n on insignificante del territorio apparteneva alla famiglia genovese dei D oria.

Le relazioni dei Doria con la Sardegna erano di antica origine 15. Nel 1262 i loro possessi erano andati perduti, e con l ’aiuto di Manfredi ave­ vano procurato di ricuperarli. Il Comune di Genova li aveva sostenuti con denaro 16, ma poi non si era curato più degli avvenimenti dell isola. La occupazione del Giudicato di Torres da parte di M anfredi17 era stata co­ m unque strettam ente connessa col ristabilimento dei Doria, ai cui parti­ giani in G enova toccò forse qualche briciola del bottino I8. Pisa non potè sollevare alcuna protesta, poiché il suo atteggiamento politico non le con­ sentiva di ricorrere a Manfredi. Il Giudice di Arborea invece aveva pre­ teso Torres per sè, nè Urbano IV aveva mancato d ’incoraggiarlo perchè raggiungesse il suo in te n to 19. Nella guerra che era scoppiata20 i Doria

11 Certamente nel 1269 (non 1270, secondo l’indizione e il giorno della setti­ mana): Win k e l m a n n, II, 7 37.

12 Bo n a in i, Stat. Pisa, I , 331.

13 I quattro castra de Logodorio: L.]., II, 138 e sgg., 170; v. oltre, cap. VII. 14 Annali, 3 0 4 [V, 431.

15 L.J., I, 3 44 e sgg. Il 3 0 novembre 1186, compare Andrea Doria come suo­ cero di Barisone, judex Turritanus. Il padre di Brancaleone Doria era ammogliato con

Pretiosa, figlia illegittima di Mariano, giudice di Torres: Reg. Bon. V ili , II, p. 519. Un privilegio del aprile 1238, ind. X, riguardante possessi dei Doria, è citato in

L.J-, II, 9 1 e sgg.

16 L.J., I, 1401, 6 aprile 1262.

17 M.G.H., Epist. sec. XIII, III, 528, secondo cui l’occupazione doveva essere accaduta nell’anno 1262.

18 Cfr. Belgrano, Re. a Cod. dipi. Eccles., p. 149, Daniele Spinola; ibid., p. 148, Pasqualino di Negro.

19 M.G.H., Epist. sec. XII I, 1. c. 20 To l a, Cod. dipi. Sard., I, 382 e sgg.

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-Gl i a v v e n im e n t i d i g u e r r a d e l 1 2 8 3

parteciparono com e difensori della causa di M anfredi, e non furono v in ti21. Ma dopo la c a d u ta d el loro sostegno, il conte Ugolino, aiutato dai Pisani si era im padronito d el Giudicato di T o rre s 22. M olti principi si erano p re­ sentati al papa, allo scopo di ottenere in feudo la Sardegna dalla Chiesa romana, m a eb b e ro tu tti un rifiu to a . O ppositori dei Pisani, e prim i fra essi i vescovi della diocesi di Torres, avevano cercato poi appoggio presso Carlo d A n g io , il cui figlio Filippo era stato da loro scelto com e re di Sardegna , m a, m e n tre il Comune di Sassari si era interessato, G enova era rimasta e stra n ea a tu tto questo. I Doria non si erano associati al p ar­ tito ecclesiastico, d a cu i certam ente il m ovimento partiva, il che era coe­ rente^ con 1 atteg g iam en to da essi tenuto in patria. I d iritti dei conti di Donoratico d eriv a v an o dal re Enzo, la cui figlia Elena aveva sposato Guelfo, figlio di U g o lin o 25. Ma i conti si trovarono in difficoltà, perchè Gregorio X si d av a d a fare per allontanare i Pisani dalla S ard e g n a26 mentre Ugolino finì in discordia con la sua città n a tiv a 27; e se questa quindi sottom ise S a s s a ri28, la cosa certam ente non tornò a suo profitto.

Nulla sappiam o se Genova avesse avuto p arte in questi fa tti. I D oria però riuscirono a m an ten e re la loro posizione in mezzo a tanta confusione 29 e nel 1282 parecchi castelli dovevano trovarsi nelle loro m ani, e forse

21 De l Gi u d i c e, D on Arrigo, p. 25, n. = Mi n i e r i Ri c c i o, Alcuni fatti, p. 22. Se­

condo queste citazioni, Manfredi dovrebbe aver avuto fino alla sua fine dei funzio­ nari in Sardegna, mentre il giudice Guglielmo di Arborea risulta morto subito dopo il 1263; cfr. sopra, n. 9.

22 To l a, Cod. dipi. Sard., I , 387.

23 L’infante Enrico di Castiglia, il re d’Aragona e Carlo d’Angiò: ibid., 386; quanto a i marchesi Malaspina, v . Po t t h a s t, nr. 20262.

24 Wi n k e l m a n n, I I, 737 e sgg.

25 T o l a , Cod. dipi. Sard., I, 389; cfr. per l’albero genealogico D a l B o r g o , Disi. Pis., II, p. 412. Il conte Ugolino era il capo della famiglia e rappresentava i diritti

dei suoi nipoti: D a l B o r g o , Dipi. Pis., p. 15. 26 Reg. Grég. X , p . 7 6 , e tc .

27 Gu id o d e Co r v., 681 e sgg.

28 L’elezione del re nel 1269 è inconcepibile, se a quel tempo si trovava a Sassari un podestà pisano. Può mettersi in dubbio se il contratto citato dal Bo n a in i,

Stat. Pisa, I, 331, fosse stato già concluso nel 1275: cfr. ibid., 50, contro 274, 278

e sgg.

29 1278, ind. 6, 15 kal. dee. (quindi 17 novembre 1277): Barixon Aurie e homi­

nes Saxari conclusero un armistizio: L.J., II, 98, 103 e sgg., 109.

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