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J., II, 370 Certamente il documento è del 1299; ma che la Credentia agisse auto­

Il nuovo scoppio della guerra con Pisa

homines 34 tantum erant, quibus circa predicta (L.J., II, 294 super guerra Pisarum) data est in omnibus potestas plenaria, questa volta la Credentia non è un consiglio

L. J., II, 370 Certamente il documento è del 1299; ma che la Credentia agisse auto­

nomamente fin da allora, come prima gli 8 nobili nell’amministrazione delle finanze, è pure confermato dai passi di L.J., II, 292, 294 e sgg.; cfr. del resto He y c k, p. 111-

55 Annali, 331 [V, 114]: Dicti etiam sapientes providerunt quod comune Janue

armare poterat galeas 120;, cfr. sopra, pp. 21, 77, n. 26.

56 Nella matricola - Annali, 331 e sgg [V, 115] - sono indicate soltanto le località sulla costa o nelle vicinanze, non però quelle al di là degli Appennini (Gavi etc.), il che corrisponde esattamente alle parole fecerunt divisionem de hominibus ri­

perie.

Il n u o v o s c o p p io d e l l a g u e r r a c o n Pis a

un determ inato numero di uomini; le cifre così fissate come base dove­ vano restare costanti, in modo che, nel caso di armamento di un numero maggiore di galere, ogni località avrebbe dovuto fornire un num ero pro­ porzionatam ente maggiore di uomini; in caso contrario, un altrettanto proporzionale numero minore di essi57. Quanto all’im posizione dell’ob- bligo del servizio personale, come pure riguardo all’intricato sistema delle avarie58, si ritenne opportuno di prescindervi com p letam en te59. Quanto meno la popolazione di Genova desiderava la guerra, tan to più im portante era di renderle meno gravosi i pesi che ne conseguivano.

La Credentia non si diede gran premura di spedire la sq u a d ra 60, perchè le si prospettava l ’occasione che non fosse il Com une a sostenerne da solo le spese. I Guelfi di Toscana non erano riusciti a m ettersi d ’ac­ cordo con Pisa; era quindi naturale che cercassero di riannodare l ’antica alleanza con Genova. Non si venne però ad una lega formale come nel 1285 e sembra addirittura che Genova nemmeno trattasse direttam ente con Firenze. Con Lucca invece si arrivò ad accordi per una guerra comune contro i Pisani; essa doveva pagare metà delle spese per l ’armam ento delle galere, ricevendo in contropartita un terzo del bottino e metà dei prigionieri61.

Il 17 giugno la squadra al comando di Enrico de Mari lasciò il porto

57 Annali, 1. c. Perciò la maggior parte dei numeri nelle matricole (ibid., 1. c. e sgg.) sono divisibili per 10 od almeno per 5; cfr. He y c k, p. 166 e sgg.

58 Cfr. sopra, pp. 22 e sgg., 76 e sgg.

59 Non è chiaro chi scegliesse gli uomini nelle singole località. Ad ogni modo l’equipaggio era pagato: v. Annali, 332, 335 [V, 115, 124]. Le spese erano mani­ festamente coperte dalle entrate ordinarie del Comune: cfr. Annali, 353 [V, 169]. Quanto al contributo di Lucca, v. oltre.

60 Annali, 331 [V, 114], non dicono se il galion che fu subito mandato fuori abbia ottenuto qualche cosa.

61 Annali, 332 [V, 115]. Non furono mandate fuori 10 galere per 4 mesi, ma bensì 6 galere e 1 galion per 6 mesi. Il tempo della convenzione con Lucca non può essere determinato più precisamente. In Fol. Not., I li, 1, c. 125, troviamo al 29 maggio 1290 notizie relative alla flotta, dalle quali sembra potersi ricavare che allora si volessero mandare fuori altre 10 galere; ma già il 5 giugno (Consulte, I, 407), inviati di Lucca chiedevano a Firenze di contribuire alle 18000 lire che dovevano pagare a Genova per l’armamento di 6 galere. Il passo che riferisce che queste erano già andate in mare (iam sunt in mari) è erroneo; del resto Firenze oppose un rifiuto alla domanda fattale.

Lib r o V - Ca p. p r im o

e aperse le ostilità con la cattura di tre ch iatte62 alla foce dell’A rno e, nel prosieguo del viaggio verso Portopisano, di una barca, nella quale si tro­ vavano due frati domenicani, portatori delle ultime offerte di pace di Pisa. Il contenuto di esse era che Pisa avrebbe consegnato Cagliari entro un anno, ma in cambio domandava di essere esonerata da tu tti gli altri impegni assunti nel 1288 Quando lo scritto, che conteneva questo ultimatum , fu trasmesso a Genova e letto in Consiglio, produsse gene­ rale indignazione. Pisa non aveva i mezzi per impedire il rinnovo del blocco delle sue coste, e i suoi cittadini, fatti prigionieri presso la Me­ loria, giacevano ancora in carcere; per i Genovesi invece non esisteva alcun ostacolo per la ripresa della guerra interrotta nel 1288; essi rite­ nevano quindi che non vi fosse alcuna valida ragione per rinunciare alle condizioni di pace allora g iu rate64. Tuttavia, per quanto giustificato po­ tesse sembrare il modo di considerare la situazione in quel m om ento, si sottovalutò il fatto che sotto il governo di Guido di M ontefeltro la citta­ dinanza di Pisa aveva riacquistato fiducia nelle proprie forze; e che, dopo i successi ottenuti sui Guelfi di Toscana, da ascriversi alla sua ca­ pacita, essa sapeva ora guardare al contemporaneo attacco per terra e per mare con maggiore fiducia di quella che sarebbe stata necessaria subito dopo la battaglia della Meloria.

L inizio della guerra fu assai favorevole per i Genovesi. Poiché Lu- chetto Doria era ritornato in p a tria 65, venne mandato in Corsica un nuovo vicario generale, Nicola Boccanegra, con cento cavalieri e altret­ tanti balestrieri 66. La flotta da trasporto67 sulla quale doveva navigare I armata ebbe dalla Credentia l ’ordine di devastare per via, unitam ente

62 Annali, 1. c.: cepit in buca Arni piatas tres. Le piate (cfr. He y c k, p. 95) servivano al commercio fra Portopisano e Pisa; cfr. Schaube, Das Konsulat des Meeres in Pisa, p. 100 e sgg.

63 Annali, 332 [V, 116].

M Così (ibid.) si deve interpretare cum ipsi (se. Pisani) non essent melioris

conditionis, nec homines Janue deterioris hoc tempore quam tempore pacis predicte turate.

65 Annali, 329 [V, 109]; cfr. sopra, p. 143 e sgg. 66 Annali, 332 [V, 116].

67 Ibid.-, consisteva di due taride e molte barche.

alle galere di Enrico de M ari, l’isola d ’E lb a 68. Il Boccanegra non eseguì alla lettera l ’ordine, ma concluse con gli abitanti dell’isola, che si erano ritirati in un castello per opporre resistenza all’attacco " , una convenzione secondo cui essi si sottoponevano al Comune, ma in cambio dovevano godere di franchigie pari a quelle accordate agli abitanti di Bonifacio; in pegno della loro fedeltà essi consegnarono quaranta ostaggi, che furono presi a bordo da Enrico de Mari, m entre il Boccanegra continuò il viag­ gio per la C orsica70.

Nel timore che i Pisani potessero disturbare l ’impresa, la Creden­ tia, tre giorni dopo la partenza del Boccanegra da Genova, fece m ettere alle vele tu tte le galere che si trovavano in porto, equipaggiandole con gli abitanti atti alle armi della città e dei territori vicini. Il Capitano C or­ rado Doria ne assunse il comando ed il 12 luglio prese la via per Porto- venere. I Pisani, che intendevano trasportare truppe all’Elba, alla notizia dell’avanzare della flotta, recedettero dal loro p ro p o sito 71. Il Capitano approdò all’isola, munì il castello d ’una guarnigione e ricevette il giura­ mento di fedeltà dagli abitanti. Quando il possesso così ottenuto fu assi­ curato, ritornò in patria. La perdita dell’Elba fu incresciosa per Pisa, perchè i ricchi profitti delle sue miniere di ferro sarebbero an­ dati a vantaggio dei Genovesi a ; ma ben presto essa venne minacciata da un colpo ben più pericoloso. In luglio, inviati di Lucca e del Giudice di

Il n u o v o s c o p p io d e l l a g u e r r a c o n Pis a

68 Ibid.'. eam (se. insulam Elbe) devastarent et depopularent omnino, da in­ tendere come una devastazione analoga a quella avvenuta nel 1283 a Pianosa: Annali, 300 [V, 331; cfr. sopra, p. 30.

69 Annali, 332 [V, 116-1171. Il nome del castello non è espresso; forse si allude a Capolineri, dove il capitano pisano dell’Elba (Bo n a in i, Stat. Pisa, I, 185; II, 143)

aveva la sua residenza: Dal Borgo, Dipi. Pis., p. 21. Negli Annali non vi è alcun

cenno delle altre località dell’Elba.

70 II giorno dell’occupazione del castello dell’Elba non è indicato negli Annali, 1. c. Il 5 luglio il Boccanegra lasciò Genova (ibid., 1. c.), il 22 luglio era già appro­ dato a Bonifacio, poiché in questo giorno presentò a quel podestà la sua procura e si fece consegnare da lui il castello: Fol. Not., III, 1, c. 52; cfr. Be l g r a n o, I Genovesi,

p. 333. Secondo Ha r t w ig, Ein Menschenalter, p. 113, il messaggero che il 24 luglio

recò a Firenze la notizia della conquista dell’Elba da parte dei Genovesi ricevette 3 lire e 10 soldi. Il tenore degli Annali non autorizza a supporre che il Boccanegra si fosse fermato più di due giorni all’Elba.

71 Annali, 332 [V, 1171.

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G allura trattarono con Firenze per una spedizione contro P is a 73. Non m olto più tardi arrivò a Genova un inviato di Lucca con la proposta di u n ’azione comune contro Portopisano 74. L ’offerta fu accettata ben volen­ tieri; venti galere furono armate, si approntarono macchine d ’assedio ed il 23 agosto la flotta partì da G enova al comando di Corrado D o ria 75. Nel 1285, la conquista di Portopisano era fallita per il mancato concorso dei Guelfi toscani; questa volta invece da parte loro si dimostrava un fer­ vido zelo. I Fiorentini presero quasi subito una decisiva risoluzione circa l ’aiuto da dare a L ucca76; inoltre anche gli altri comuni toscani confe­ derati aderirono a concorrere all’im presa77, mentre i Lucchesi, da parte loro, scesero in campo con tu tta la loro forza bellica73 e ad essi si uni­ rono in grande num ero gli esiliati pisani79.

Guido di M ontefeltro rinunciò preliminarmente ad una difesa del porto, quale era riuscita nel 1285; fece abbattere tu tte le costruzioni al di là delle torri e anche la vicina Livorno venne incendiata®°. Nelle torri del porto mise piccoli presidi, i quali, muniti di tutto il necessario, avevano l ’ordine di non arrendersi a nessun p a tto 81.

Q uando i Genovesi arrivarono dinanzi a Portopisano, l’esercito di terra non era ancora giunto dalla Toscana82; tuttavia essi cominciarono

73 Consulte, I, 413 e sgg.

74 Annali, 333 [V, 118]. La frase eodem quoque mense può riferirsi soltanto al­ l'ultima indicazione cronologica (luglio), poiché la sconfitta del Boccanegra in Corsica, precedentemente riferita senza indicazione di tempo, avvenne soltanto parecchi mesi più tardi. Il 18 luglio nei consigli di Firenze si era già fatta parola del fatto che i Lucchesi volevano andare contro Portopisano: Consulte, I, 415.

75 Annali, 333 [ V , 119]. Secondo Vil l a n i, VII, 141= Corcadi, Cronica, 105

= Cod. Neapol., 289, il numero delle galere viene fatto salire a 40. 76 Consulte, I, 444 e sgg., del 16 agosto e giorni seguenti. 77 Cfr. Frag. hist. Pis., 658 e sgg. La data, fine giugno, è inesatta.

78 Così si deve intendere la frase cum toto comuni civitatis-. Annali, 1. c.; Vi l­ l a n i, 1. c., sarebbe d’accordo su ciò.

79 Annali, 334 [V, 120].

80 Frag. hist. Pis., 659. Quanto a Livorno, cfr. Annali, 333 [V, 120], « Ibid., 1. c.

82 Ibid., 333 [ V , 119]. Secondo Vil l a n i, V I I , 141, i Fiorentini partirono soltanto il 2 settembre; cfr. anche le altre fonti (oltre a quelle citate alla n. 75, tratte dallo pseudo Br u n e t t o La t in i da Hartw ig, Quellen, II, p. 231) in Gesta Florentinorum-, quanto all’assedio di Portopisano, cfr. anche Pto l. Lue., Ann. Lue., 96 e sgg. e Pie r o Pa o l in o, Cronica, 45.

Il n u o v o s c o p p io d e l l a g u e r r a c o n P i s a

subito a porre un regolare assedio. Il primo assalto fu diretto contro la torre occidentale del po rto detta M alterchiata, che, per quanto rovinata, fu precariamente tenuta in piedi con opere di legname. E poiché il p re­ sidio non intendeva arrendersi, vi venne appiccato il fuoco. La to rre p re­ cipitò; dei valorosi difensori, parte perirono sotto le macerie, altri si get­ tarono in mare ove furono catturati dai Genovesi I Lucchesi fecero in tempo ad arrivare per poter assistere a tale spettacolo M. La loro avanzata era proceduta senza ostacoli. Certam ente Guido di M ontefeltro aveva pensato di assalirli per via, però i pericoli che avrebbero potuto minac­ ciare Pisa in caso di una sconfìtta gli erano parsi maggiori di quelli a cui sarebbe potuto andare incontro ove avesse osato affrontare il grosso eser­ cito nemico in campo aperto Tanto meno tentò di liberare dall’assedio le restanti torri del porto. I loro presidi, vista l’impossibilità di una u lte ­ riore resistenza, si arresero contro promessa di libera u s c ita 86. In tan to , m entre i Lucchesi distruggevano completamente Livorno, i Genovesi rasero al suolo le fortificazioni del porto, ostruirono le im boccature dei canali e ne devastarono senza misericordia i dintorni; ma di più non fecero. D i assalire Pisa non fu fatta parola; un attacco contro il paese più vicino alla costa, Vada, risultò inefficace87.

Nello scoraggiamento e nella confusione che regnavano a Pisa nel 1285, un colpo come quello dell’occupazione del porto sarebbe stato decisivo; nel 1290 passò senza gravi conseguenze. In tan to , alle spalle del nemico, G uido compì arditi colpi di mano che contribuirono non poco a far retrocedere in fretta i Toscani88, felici di prendere la strada del

83 Annali, 1. c.; Frag. hist. Pis., 659; Vi l l a n i, VII, 141; cfr. Bo n a in i, Stat. Pisa, III, 378.

84 Secondo Annali, 1. c., essi arrivarono quando le opere in legname erano già in fiamme e la torre crollò prima ancora che si fossero accampati. Il crollo della torre deve essere avvenuto l’8 settembre. Che però l’arrivo dei Lucchesi presso Porto­ pisano abbia avuto luogo nel medesimo giorno è dubbio, perchè la notizia dell’arrivo dell’esercito a Portopisano nel giorno precedente pervenne a Firenze l’8 settembre:

Consulte, I, 456.

85 Frag. hist. Pis., 658 e sgg.; cfr. sopra, n. 77.

86 Frag. hist. Pis., 659; Annali, 333 [V, 120]. Il 13 settembre giunse a Fi­ renze la notizia della occupazione delle torri: Consulte, I, 461.

87 Annali, 334 [ V , 1 2 1 ]; cfr. Vil l a n i, V I I , 141 etc. Secondo un’iscrizione in Do r ia, p. 23, la distruzione del porto avvenne il 10 settembre.

88 Frag. hist. Pis., 659; Pt o l. Lue., Ann. Lue., 97; cfr. Consulte, I, 464.

L i b r o V - C a p . p r i m o

rito rn o senza notevoli perdite **.

Il prosieguo della guerra p er terra fu molto favorevole a Pisa. L arte di G u id o , di prendere castelli per assalto o tradimento, ebbe ancora una v o lta c o n ferm a90, ed i Genovesi stessi ebbero modo di imparare a cono­ scerla. Il 20 settem bre la loro flo tta rientrò nei suoi porti, ricevuta festo­ sam ente dalla cittadinanza 91. Ben presto però brutte notizie dalla Corsica dovevano offuscare la gioia per i successi ottenuti. Nicola Boccanegra, il nuovo vicario generale, era arrivato a Bonifacio 92. Dopo breve sosta, si diresse con le schiere dei mercenari alla regione di Ornano, affinchè Giu­ dice non potesse rientrare nei suoi possessi. Ma un nemico più fiero dei Còrsi, il clim a, fu fatale ai G enovesi; la maggior parte delle truppe si ammalò e il vicario si vide costretto a ritirarsi a Bonifacio. Un attacco tentato da G iudice sulle schiere in ritirata venne respinto; ma esse rima­ sero inerti in Bonifacio fino alla scadenza dei quattro mesi per i quali ave­ vano ricevuto il soldo. Giudice mosse quindi guerra ai castelli che gli erano stati tolti. N el tentativ o di fare ancora qualcosa in loro difesa, il Bocca­ negra raccolse in fre tta i mercenari che erano ancora atti alla guerra e sui cavalli degli am m alati fece m ontare gli abitanti di Bonifacio. Arrivato sul posto, il vicario consegnò i castelli agli antichi confederati di Genova, Enrigucio e R ainerio di C inercha93, prendendo poi incautamente nel ri­ torno la via dei m onti. In una gola Giudice assalì le truppe genovesi che lasciarono sul terreno 80 tra m orti e prigionieri. Dopo tale sconfitta il Boc­ canegra abbandonò tosto l ’iso la94 e Giudice riprese così i suoi possessi. Il tentativo di vincerlo era completamente fallito, nè fu presto ripetuto, ta n to più che egli ora aveva trovato di nuovo un sostengo in Pisa .

89 Cfr. Consulte, I, 462 e sgg.

90 Frag. hist. Pis., 659 e sgg.; cfr. Consulte, I, 498.

91 Annali, 1. c. Riguardo alla catena del porto di Portopisano portata via, v.

Frag. hist. Pis., 659; cfr. sopra, libro IV, cap. VI, n. 57.

92 Annali, 333 [V , 118]; Fol. Not., I li, 1, c. 52; cfr. sopra, n. 70. 93 Annali, 1. c.; quanto ad essi cfr. sopra, p. 15.

94 Annali, 1. c. Riguardo al tempo, lo si deve porre nel novembre 1290; il 27 dicembre 1290 si trova in Fol. Not., I li, 1, c. 52 v., d. Jacobus Cigala potestas Bo­

nifacii.

95 Annali, 1. c.; dall’usque nunc si deve dedurre che Giudice, almeno fino al 1294, non era stato ancora sottomesso. Non risulta se poi vi siano state altre lotte in Corsica. Bonifacio rimase naturalmente in potere dei Genovesi che vi tennero un presidio; in Fol. N ot., I l i , 1, c. 52 v., sono citati documenti del giugno e luglio

Il n u o v o s c o p p io d e l l a g u e r r a con Pis a

La guerra m arittim a interrotta nel 1288 venne ripresa nel 1291 I Pisani rinunciarono a mandar fuori una flotta poderosa, ma le loro navi corsare percorrevano arditamente la costa ligure fino in P rovenza96 Per proteggere la riviera, Genova teneva di nuovo alcune galeotte in mare m entre squadre maggiori incrociavano lungo la costa toscana per impedire l ’im portazione di viveri a Pisa; a tale scopo Lucca pagava la metà delle spese, ricevendo in cambio un terzo del b o ttin o 97. Tale condotta di guerra non era idonea per raggiungere concreti successi. P er costringere i P i­ sani a sottom ettersi per fame, sarebbe stato necessario tagliar loro l ’im­ portazione anche p er via di terra. Ma ancorché nelle intenzioni dei T o­ scani vi fosse quella di devastare i dintorni di Pisa a mezzo di una grande spedizione m ilitare, essa non ebbe tuttavia luo go 98, e quindi il blocco dei porti non raggiunse un effetto decisivo.

Vero è che i prezzi dei viveri a Pisa avevano raggiunto u n ’altezza tale che im pensieriva99; Portopisano era distrutto; di fronte a Piom bino, all’Elba, le galere genovesi avevano fissato il loro quartiere, dal quale potevano catturare con facilita le navi cariche di grano provenienti dalla Sicilia e dalla Sardegna. E ra dunque ima impellente necessità per Pisa la riconquista dell’isola e per questo Guido di M ontefeltro si mise all’opera con la consueta accortezza. Quando una squadra genovese partì senza che l ’altra che doveva sostituirla fosse ancora arrivata, si imbarcarono a Piom ­ bino su barche, che erano sempre state tenute pronte all’uopo, 150 cava-

1291 dai quali si rileva che i servientes locali avevano nominato procuratori per richiedere il loro soldo dal Comune. App. 3, nr. 17, c. 170 e sgg., contiene docu­ menti del 1297 e sgg., nei quali il milanese Pietro Cane, iudex et assessor d. Ma­

rini Aurie vicarii Corsice et potestatis Bonifacii, pronuncia sentenze e sbriga altre

funzioni giudiziarie. Il podestà stesso nomina (ibid., c. 175, 2 1 giugno 1297), con l’ap­ provazione degli anziani e consiglieri, un sindaco per ricevere pagamenti a dd.

Capitaneis sive clavigeris comunis Janue; il 19 marzo 1298 (ibid., c. 190), 60 ser­ vientes, con l’approvazione del podestà, nominano procuratori per ricevere il loro

soldo per il tempo durante il quale avevano servito a guardia del castello. Nel 1303 (Cu n e o, p. 277 e sgg.) sono stipendiati dal Comune in Bonifacio: 1 podestà con 2 o 3 servientes armigeri, 1 scriba, i burgenses (cfr. sopra, libro IV, cap. I, n. 2 ) e 100

servientes.

96 Annali, 336 e sgg. [V, 126-127]. 97 Annali, 336 [V, 127],

98 Annali, 1. c. [V, 126]; cfr. in Consulte, II, 32, 40, 44 etc., le delibere fio­ rentine relative ad una spedizione militare contro Pisa.

99 Annali, 1. c.

L i b r o V - C a p . p r i m o

lieri e 60 fanti. Il loro approdo all’isola avvenne senza difficoltà; soltanto dal castello, ove esisteva un presidio genovese, fu fatta resistenza. Prima però che esso fosse preso d ’assalto, la nuova squadra comandata da G re­ gorio D oria entrò in porto 10°. Così fu tagliata la ritirata ai Pisani, che, m ancanti di viveri, avrebbero dovuto arrendersi se non fossero riusciti a indurre gli abitanti del castello a rompere il giuramento di fedeltà pre­ stato a Genova 101. I Pisani intim arono perciò al castellano di allontanarsi con i suoi servientes, accordando loro libera uscita come a tu tti gli altri Genovesi che si trovavano all’Elba. Così al capitano delle galere non rimase altro da fare che prendere a bordo i fuggiaschi. L ’Elba era per­ duta ItE.

100 Annali, 339 [V, 134]. La data degli avvenimenti dell’Elba non è esatta­ mente indicata. Gregorio Doria era partito da Genova il 12 gennaio 1292.

101 A nnali, 1. c. [V, 135]. Quel Tedisio che influì particolarmente sugli abitanti del castello in favore di Pisa è identificabile con l’omonimo amministratore del pub­ blico erario di tutta l’isola d’Elba: Dal Borgo, Dipi. Pis., p. 21.

102 Annali, 1. c. Per i Doria la perdita fu tanto più sensibile, poiché Federico Doria aveva preso in appalto per un anno le miniere di ferro per 8500 lire: Annali, 335 [V , 125]; non esiste contraddizione con Annali, 333 [V, 118], perchè questo passo si riferisce evidentemente al primo contratto d’appalto per 8000 lire dal luglio 1290 al luglio 1291. Che anche altri Doria abbiano partecipato all’appalto risulta dal Fol. Not.,

I, c. 247 v. (26 marzo 1292): Ego Manuel Aurie f. qu. Gavini confiteor tibi Federico