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Frag hist Pis., 648 31 Annali, 8 [V, 54].

La battaglia decisiva della Meloria

30 Frag hist Pis., 648 31 Annali, 8 [V, 54].

32 Guido de Corv., 692.

La ba tta g lia d e c is iv a d e l l a Me l o r ia

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dalle 30 galere deUo Zaccaria tenute di riserva e fnori della vista del nemico Era supponibile c h e i Pisani non avrebbero rifiutato uno scontro con forze apparentemente eguali.

Il piano riuscì. I l m attino del giorno fatale, 6 agosto, la flotta pisana era all ancora p re sso le torri del p o r to * Quando la prima linea di quella avversaria fu in v is ta , essa abbandonò il suo ben protetto ancoraggio, si ordino in inea e an d ò incontro ai Genovesi per la rotta dell’isola di Meloria. Solo allora i P isa n i si accorsero della presenza delle galere dello Zaccaria- restandone quasi p aralizza ti* ; ma una ritirata senza com battim ento e ri a questo p u n to im possibile. E ra già giorno avanzato, quando la battaglia incomincio con u n furiosa tempesta di proiettili. La flotta pisana e la pnma squadra genovese stavano ciascuna disposta su di una sola linea di fronte all altra. A l centro della linea genovese stava la nave ammiraglia, accanto ad essa le galere dei Doria e quelle degli Spinola; al centro della linea pisana stav an o la galera sulla quale era innalzata la bandiera del Co­ mune di Pisa e q u e lla che aveva a bordo il Podestà Morosini. Risulta che le ali delle due flo tte avessero continuato a scambiarsi un vicendevole lancio di p ro iettili, m en tre al centro le galere, i cui equipaggi erano formati da combattenti scelti, lottavano da vicino, e intanto anche galere della ri­ serva genovese en tra v a n o in battaglia. Il combattimento finì con l ’abbas­

33 Annali< *• c -: dunque ne furono armate 5 di più che il 31 luglio; il che è ben spiegabile, perchè la gente della riviera allora non era ancora tutta arrivata in città. La forza complessiva della flotta ascendeva a 101 vele; a Pisa fu stimata mag­ giore: Gu id o d e Co r v., 692: 107 galere; Frag. hist. Pis., 648: 110; Gest. des Chip., 224, complessivamente 90 galere, è forse troppo poco; troppo alto invece Sim o n e della To s a, 149: 130 galere.

34 Che essa avesse gettato l’ancora alla foce delPAmo ( He y c k, p. 193; Vil l a n i, V II, 92) contraddice alla precisa indicazione degli Annali, 308 [ V , 55], Quanto alla forza della flotta, cfr. sopra, n. 19; le indicazioni di Gest. des Chip., 224, e Marin Sanudo, Liber, 84, sono troppo alte. Le liste dei capitani delle navi e simili (Maran­ gone, Croniche, 564 e sgg.; Ro n c o n i, Hist. Pis., 609 e sgg.; Tr o n c i, Memorie di Pisa, p. 245; To l a, Cod. dipi. Sard., I , 396) sono molto dubbie.

35 Annali, 308 [ V , 5 5 ]. Nelle Gest. des Chip., 224, è detto che dal mattino fino al vespro le flotte stettero l’una di fronte all’altra, in contraddizione con Annali, 308 [V , 54-55], i quali dicono che solo inter nonam et vesperas la flotta genovese giunse ante Veronicam portus Pisani, e che poi arrivarono i Pisani. Secondo Gu id o de Corv., 692, la battaglia cominciò post nonam. Le indicazioni in Sa l im b e n e, 304 e sgg., sono per la maggior parte inesatte.

Libro I V - Ca p. terzo

samento della bandiera pisana36, mentre anche la galera del Podestà soc­ combette dopo dura lotta. Con ciò le ali della linea pisana, ro tta al centro, si diedero alla fuga, probabilmente divise, cosicché, ciascuna p er suo conto, le galere navigarono intorno alla Meloria. E ’ chiaro come dovesse derivarne parecchia confusione; molte galere furono prese dagli avversari che le inse­ guirono37; sette colarono a fondo; ma anche fra i G enovesi vincitori ac­ cadde qualche disordine, specie a causa dell’oscurità della notte. Si sparse la voce che l ’ammiraglio si fosse ritirato; alcune galere in fatti si affrettarono verso Portovenere ed altre le seguirono; al mattino seguente se ne trova­ rono mancanti circa trenta38. A ciò si attribuiva la colpa del mancato annientamento della flotta pisana e del rifugio dei superstiti dietro la catena di Portopisano. Tutto ciò non poteva tuttavia menomare l ’importanza della vittoria: « Un giudizio di Dio ha deciso la questione », così gli interessati riassumevano nella loro mente l’avvenimento. La flotta genovese era supe­ riore alla pisana sia per numero di navi, sia per l ’abilità degli equipaggi e quindi la cosa non poteva andare altrimenti; per di più aggiungasi la grave perdita dei Pisani in galere e prigionieri: 9272 cittadini di P is a 39 si conta­ rono nelle carceri di Genova, fra cui i più ragguardevoli ed influenti, per il cui riscatto nessun prezzo sarebbe stato stimato troppo alto.

Non era il caso di parlare di un immediato sfruttam ento della vit­ toria, e un attacco alle torri fortificate del porto nemico non offriva pro­ babilità di successo. Oberto Doria si contentò quindi di rendere inservibili le macchine che erano sui battelli destinate al bombardamento di Genova, poi partì per Portovenere. La flotta vi giunse appena in tempo, perchè w, come gettò le ancore, scoppiò un violento uragano; perciò i vincitori rag­

36 Annali, 308 [V, 55] e sgg.; cfr. Gest. des Chip., 225.

37 Secondo Annali, 309 [V , 563, fu ro n o prese 29 galere, m e n tr e 7 d o v ev an o es­ se re colate a fo n d o ; aU’incirca lo stesso dicono Ann. Plac., 578. L ’isc riz io n e sulla chiesa di S. M a tte o (Doria, La chiesa di S. Matteo, p. 18, e , p e g g io , in Canale, I I I , p. 32) dice 33 prese (e così p u re Jac. de Var., 13 e 51), 7 affondate;

Frag. hist. Pis., 648: 27 galere e gallioni presi; Gu ido de Co r v., 692: o ltre 30 ga­ le re ; Sim on e della Tosa, 149: 40; Gest. des Chip., 225: 48.

38 Annali, 309 [V, 56],

39 I n Annali, 1. c., e nell’iscrizione d i cui alla n . 37 s o n o in d ic a ti anche i p rigionieri fa tti in precedenti occasioni. L e indicazioni in Frag. hist. Pis., 648, Gest. des Chip., 226, Ann. Plac., 578, Vil l a n i, V I I, 92, Ptol. L u e ., Ann. eccl., 1193,

Id., Ann. Lue., 93, so n o quindi tro p p o alte; più esatte in Ann. Parm. 697. 40 Annali, 1. c. [V , 57]; Guido de Corv., 682: 7 agosto.

La b a tta g l ia d e c is iv a d e l l a Me l o r ia

giunsero G enova solo il 9 a e o sto 41 r „ • • j n

, . . , gosto . La gioia della vittoria venne tuttavia funestata p er il l u tto dei molti c a d u ti42.

Non sem bra ch e in questo stesso anno vi fossero stati altri combatti- men, U 3 prirna ase della guerra era chiusa, da ora in poi Pisa non avrebbe combattuto p iù p e r la signoria del mare, ma solo per la sua esistenza. Le contìnue sconfitte le avevano tolto irreparabilmente la speranza di ottenere qualsiasi suprem azia ed essa fu costretta ad accettare la pace a costo di grandi sacrifici. M eg lio sarebbe stato che essa fosse stata conclusa subito, ma non risulta ch e avessero avuto luogo seri negoziati. Difficilmente si sarebbe p o tu to fa r conto su di un convegno a Genova. Q ui le speranze erano strao rd in ariam en te aum entate e si voleva annientare com pletam ente la rivale alla q u ale prestava aiuto la lega guelfa di Toscana.

Per ben consid erare gli sviluppi che derivarono da tu tto ciò, è ne­ cessario g ettare u n o sguardo alla posizione presa da Genova e da Pisa nella lotta fra C arlo d ’Angiò e Pietro d ’Aragona. Si può infatti tenere per certo dall esam e d i tu tto quello che risulta dalle particolareggiate cir­ costanze fin q u i esposte, che nessuno dei due, come del resto gli altri principi, si era im p eg n ato nella guerra fra le due città marittime. I comuni avevano agito del tu tto indipendentem ente e combattuto esclusivamente per i loro p ro p ri interessi. E ra stata l ’intromissione di Pisa nelle cose di Corsica a fare e sp lo d e re l ’antica discordia, che da lungo tempo era assopita. I cittadini di e n tra m b e le città avevano colto avidamente l ’occasione per guadagnare senza fa tic a ricchezze con azioni corsare mentre l ’odio dei m er­ canti concorrenti p o te v a sfogarsi in alto mare. Il governo di Genova, fon­ dato su solide b asi e determ inato da unità di vedute, era in grado di porre argine al crescente e impaziente desiderio di combattere, m entre invece nelle riunioni dei C onsigli a Pisa ben meno erano ascoltate le voci della ra­ gione. La gu erra e ra scoppiata senza alcuna relazione con la lotta per la Sicilia; se i d u e C om uni avevano potuto combattere la loro guerra indi- sturbati, questo e ra stato reso possibile dalla situazione degli avvenimenti dell’epoca.

Nessuna g ra n d e potenza si introm ise per far cessare il conflitto. La

41 Ibid.

42 Annali, 309 [V , 55], è detto chiaramente cum nostrorum modico detrimento; Guido d e Co r v., 692, dice che molti da ambo le parti furono gli uccisi e annegati; cfr. anche Co r io, St. d i Milano, I , p. 624. Secondo Ann. Plac., 578, specialmente I Genovesi ebbero m olti morti.

Libro IV - Ca p. terzo

lotta decisiva fra Genova e Venezia si era dovuta rim andare perche, allora, il papa e il re di Francia, aiutati da Carlo d ’Angiò, avevano costretto i belligeranti a una tregua. Adesso, invece, Martino IV com batteva con tutte le forze della Chiesa il successore di Manfredi per im pedire che il vassallo della Curia Romana soccombesse. Filippo I I I si armava p e r conquistare per suo figlio il regno d’Aragona; il sovrano tedesco da lontano guardava con indifferenza gli intrighi del Meridione, senza effetto restavano i rumori delle armi e dei deboli tentativi di negoziati che erano intrapresi; Genova prendeva tempo per una definitiva resa dei conti con la rivale.