La nozione keynesiana di incertezza
4. Gli animal spirits
Il concetto di “animal spirits” ha nuovamente acquisito molta attenzione, dopo un lungo periodo di assenza dalla letteratura economica.15 L’idea ha in realtà
una lunga storia in fisiologia, a partire dai Greci nella trattazione del legame tra la mente e il corpo con il mondo (Matthews 1984; Moggridge 1992). La discussione si è poi spostata sul terreno della filosofia moderna e dell’economia. Tuttavia, “by the 1980s mainstream macroeconomic theory had virtually eliminated any reference to the concept of animal spirits because of its classification as irrationality” (Dow A., Dow S.C. 2011). Negli anni successivi
diversi studiosi keynesiani hanno fatto riemergere il concetto e permesso uno studio approfondito dello stesso, partendo proprio dalla General Theory.
Esaminando nel dettaglio la General Theory possiamo vedere che l’espressione animal spirits appare solo tre volte nel corso di una singola pagina:
1. “Most, probably, of our decisions to do something positive, the full consequences of which will be drawn out over many days to come, can only be taken as a result of animal spirits – of a spontaneous urge to action rather than inaction, and not as to outcome of a weighted average of quantitative benefits multiplied by quantitative probabilities” (Keynes 1936, p. 103).
2. “Thus If the animal spirits are dimmed and the spontaneous optimism falters, leaving us to depend on nothing but a mathematical expectation, enterprise will fade and die; - through fear of loss may have a basis no more reasonable than hopes of profit had before” (Keynes 1936, p. 103).
3. “But individual initiative will only be adequate when reasonable calculation is supplemented and supported by animal spirits, so that the thought of ultimate loss which often overtakes pioneers, as experience undoubtedly tells us and them, is put aside as a healthy man puts aside the expectation of death” (Keynes 1936, p. 103).
Il concetto di animal spirits come “spontaneous urge to action” è secondo Keynes di fondamentale importanza, dato che permette all’economia nel suo insieme di avanzare, eliminando la paura del fallimento. Lo stato di fiducia genera un aumento della spesa che a sua volta rende l’economia più prospera. Infatti se “the animal spirits are dimmed and the spontaneous optimism falters, leaving us to depend on nothing but a mathematical expectation, enterprise will fade and die” (Keynes 1936, p. 103).
La prima domanda che ci si può porre riguarda la fonte del termine “animal spirits” a cui Keynes fa spesso riferimento all’interno dei suoi saggi. A tal proposito esistono diverse interpretazioni che fanno pensare che le fonti da cui lo studioso inglese ha attinto possano essere diverse (Barens 2011).
Per alcuni l’espressione trova la sua fonte prima in Descartes, per cui il corpo è mosso da spiriti animali assimilabili alle particelle del cuore. “With Descartes the discussion of ‘animal spirits’ finally moved beyond the realm of medical research and became the central aspect of the body-soul-problem” (Barens 2011, p. 4). Gli spiriti di cui parla Descartes sono in continuo movimento e compito dell’uomo è direzionarli. Robert C. O. Matthews, in Animal Spirits
(Keynes Lecture) (1984), stabilisce un continuum tra le nozioni dei due autori
dato che sappiamo che nel 1934, mentre stava scrivendo la Genera Theory, Keynes stava attivamente cercando una copia del lavoro di Descartes, The
Un’ulteriore plausibile connessione, fornitaci sempre dallo stesso Matthews (1984), sembra esistere tra la nozione keynesiana e quella humeana. Matthews si riferisce alla parte quarta del saggio A Treatise of Human Nature in cui Hume cita “the course of my animal spirits and passions” (Hume 1739). A sostegno di tale ipotesi sappiamo che Keynes aveva a disposizione una copia del saggio di Hume. Fu infatti lo stesso Keynes, con la cooperazione di Piero Sraffa, a far sì che tale opera, tradizionalmente legata al nome di Adam Smith, venisse attribuita al suo vero autore (Moggridge 1992).
Altri studiosi keynesiani ritengono invece che egli abbia utilizzato delle fonti differenti. Hans Visser (1992), ad esempio, afferma che da un lato Keynes sembra aver ripreso la definizione dell’Oxford English Dictionary – nella quale gli animal spirits vengono definiti come segue: “1. The supposted ‘spirit’ or principle of sensation and voluntary motion, answering the nerve fluid, nerve force, nervous action. 2. Nerve, physical or ‘animal’ courage. 3. Nervous vivacity, natural gayety of disposition, ‘healhy animalism’” (OED 1991) – e dall’altro lato sembra aver attinto dal Crusoe di Defoe o dal romanzo Pride and
prejudice della Austin (Visser 1992).
Un terzo parere viene da Terutomo Ozawa che nota un forte richiamo al filosofo Karl Marx, che nel parlare del potere collettivo delle masse utilizza proprio il termine animal spirits. Se in Marx gli animal spirits permettono all’individuo di accrescere la sua efficienza per mezzo della cooperazione, in
È importante ora spiegare cosa sono effettivamente gli animal spirits per Keynes e quale ruolo assumono nella General Theory. Tale espressione viene utilizzata per indicare l’istinto guida del comportamento umano nel momento in cui il soggetto deve compiere delle scelte. Gli animal spirits sono un elemento critico per mezzo del quale prendere decisioni e sono ritenuti parte essenziale dell’analisi keynesiana intorno al comportamento umano. La loro erronea identificazione “with ‘black box’ irrationality has been a central feature of the way in which the concept has been used in the mainstream literature since Keynes” (Dow A., Dow S.C. 2011). In realtà è essenziale interpretare l’espressione animal spirits “not as mere caprice but rather as something embedded in decision making” (Dow A., Dow S.C. 2011, p. 2). Quando un investitore deve decidere come agire, avendo poche informazioni a disposizione, l’aspetto psicologico assume un valore centrale. A sottolineare tale centralità Akerlof e Schiller hanno sottotitolato il loro volume del 2009
How Human Psychology Drives the Economy, per mostrare che “animal spirits
can be part of an analysis of behaviour” (Dow A., Dow S.C. 2011). L’investitore sottoposto a una scelta assume come modello di riferimento il tempo presente e proietta tale modello nel futuro. Perciò gli animal spirits si basano sul concetto di analogia, che porta a trasferire le conclusioni di un argomento a quelle di un altro simile, ma non identico. Gli animal spirits operano sotto condizioni di incertezza e possono portare chi ne usufruisce ad incappare in errore. Dall’altro lato, però, tale “istinto” fa sì che l’imprenditore superi la sua
insicurezza e compia delle scelte nel lungo periodo: dunque la loro funzione è di sblocco all’azione.
Un contributo interessante è quello di Dequech (1999), in cui l’autore esamina lo stato di aspettativa del soggetto, risalendo a ritroso fino a comprendere le sue determinanti. Lo stato di attesa a cui sono sottoposti gli individui dipende dalle aspettative e dalla fiducia dei soggetti. L’aspettativa, a sua volta, è influenzata dalla creatività, dalla conoscenza e da uno stato di ottimismo del soggetto. Keynes si riferisce alla creatività nel saggio del 1937 sul
Quarterly Journal of Economics, dedicato a chiarire alcuni passaggi della General Theory. La creatività è dipinta come l’abilità di vedere le cose in modo
nuovo e come la capacità di immaginare un futuro radicalmente diverso da ciò che si attende. Lo stato ottimistico del soggetto, invece, non deve essere confuso con il concetto di animal spirits, non essendo questo basato su uno stato di conoscenza. La fiducia, dall’altro lato, dipende da una percezione dell’incertezza e dal grado di avversione a cui è soggetto l’individuo. Sono quindi l’incertezza, l’avversione all’incertezza e l’ottimismo spontaneo che determinano in ultima istanza gli animal spirits.
Questo procedere da una disposizione ottimistica dell’uomo sino allo stato di aspettativa è rappresentato nella figura 116.
Nel saggio del 1936 Keynes spiega come noto la composizione della domanda aggregata, costituita dalla componente dei consumi e da quella degli investimenti. Se la prima è relativamente stabile, dato che l’agente economico effettua sempre delle scelte conformi le une alle altre, la seconda invece è fortemente instabile. Gli investimenti a loro volta dipendono in parte dal tasso di interesse e dall’altra dall’aspettativa dell’imprenditore. Quest’ultima è fortemente legata agli animal spirits.
Questo è il motivo per cui nell’ottica della macroeconomia keynesiana diviene importante comprendere la metodologia che gli individui seguono nel momento in cui devono prendere delle decisioni:
1. Gli individui possono prendere spunto dal presente e proiettarlo nel futuro. Quindi il domani rappresenta una replica di quelle che sono le condizioni attuali.
2. Gli individui prendono in considerazione gli indicatori economici di prezzi e output prodotto e lo considerano un indicatore economico relativo all’andamento futuro.
3. Gli individui si conformano al comportamento individuale dei più per paura di sbagliare.
Il terzo punto va esaminato più nel dettaglio, in riferimento al c.d. beauty
contest, concetto sviluppato da Keynes nel dodicesimo capitolo della General Theory.
Keynes propone un famoso esempio in cui tale nozione può essere applicata: un concorso di bellezza indetto da un giornale. I partecipanti devono scegliere quale donna rappresenta il volto di maggiore gradimento, ovvero quello maggiormente votato dal totale dei partecipanti, per poter vincere un premio. Anziché scegliere sulla base dei propri gusti personali, gli individui cercano quindi di conformarsi al comportamento di massa e dunque effettuano una scelta sulla base della percezione comune. Come affermato da Keynes: “we have reached the third degree where we devote our intelligences to anticipating what average opinion expects the average opinion to be” (Keynes 1936, p. 100). Prendendo a riferimento il comportamento dei lettori di un
ritenuta più bella, ma su quella più adeguata alle caratteristiche dell’editore. L’intuizione di Keynes è di applicare tale analisi al contesto economico, ipotizzando che un comportamento simile sia in atto ad esempio all’interno del mercato azionario. Il valore delle azioni del mercato non dipende dal valore intrinseco delle stesse, afferma Keynes, ma dall’insieme delle percezioni del mercato riguardo alle azioni quotate. Nei mercati speculativi, infatti, non si vince scegliendo l’investimento più valido, ma scegliendo l’investimento scelto dai più. La conclusione è che: “there is no clear evidence from experience that the investment policy which is socially advantageous coincides with that which is most profitable” (Keynes 1936, p. 100). Keynes si riferiva agli investitori della prima metà del Novecento, ma la sua idea è tornata attuale dopo la grave crisi finanziaria del 2008.