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Gli anni ‘70:

Nel documento Football Hooliganism: un profilo storico (pagine 48-56)

Il partito conservatore vinse le elezioni con il 46,3% dei voti contro il 43,1% dei laburisti e il 7,5% dei liberali. Edward Heath fu nominato premier. Uno degli slogan della campagna elettorale fu quello di rifiutare il controllo obbligatorio dei salari. Come ministro dell’istruzione fu scelta una giovane donna destinata nel decennio successivo a fare la storia della Gran Bretagna, Margareth Thatcher. Heath cercò di intervenire sul mondo del lavoro e sui rapporti con i sindacati tramite la creazione di una nuova Industrial

Relations Court che prevedeva che uno sciopero si sarebbe potuto svolgere solo dopo un

voto sindacale. Il Tuc (Trade Unions Congress) riuscì facilmente ad aggirare questo organo grazie ad un cavillo: infatti questo nuovo comitato aveva potere solo con i sindacati che avrebbero deciso di iscriversi ad esso. Per il governo fu un duro colpo ma lo scontro vero e proprio con i sindacati si sarebbe verificato in seguito, con conseguenze devastanti per i conservatori. Nel frattempo Heath si trovò a gestire una enorme patata bollente dal nome Rolls-Royce. L’azienda privata, prima fornitrice di motori per aeroplani e famosa in tutto il mondo per le sue macchine di lusso, era sull’orlo del

48 fallimento. Il premier si vide costretto a fare l’unica cosa che non voleva, ovvero nazionalizzare la Rolls-Royce cosa che avvenne nel 1971. La notizia venne accolta come un trionfo da parte dei sindacati e dei laburisti, in quanto la politica della nazionalizzazione era sempre stata un loro punto distintivo.74 Come detto in precedenza, lo scontrò tra Heath e i sindacati si ebbe in seguito ovvero nel gennaio del 1972 quando il potente sindacato della N.U.M., ovvero quello dei minatori, annunciò lo sciopero generale. Il governo tentò di resistere tramite lo stato di emergenza prima e successivamente con l’introduzione della settimana lavorativa di tre giorni ma alla fine si dovette arrendere alle richieste della N.U.M. Fu così che nel 1972 il salario dei minatori aumentò del 16%, ovvero più del doppio rispetto al tasso di inflazione, ottenendo inoltre concessioni su vacanze, straordinari e pensioni. Durante il governo Heath a causa degli scioperi si persero qualcosa come settanta milioni di giornate di lavoro.

Per Heath si trattò di una sconfitta morale ed ideologica oltreché economica e politica: i minatori si assicurarono il sostegno popolare, ed il premier dovette ripiegare sul modello europeo continentale di relazioni industriali, ossia un approccio neocorporativista, interventista ed associato alla pratica wilsoniana (esattamente il contrario di quanto aveva annunciato in campagna elettorale). 75

In questo contesto, è importante notare che la prima legge finanziaria del cancelliere dello scacchiere Anthony Barber aveva ridotto l’imposizione sui redditi in maniera molto sensibile, passando da un avanzo di bilancio di oltre il 5% di PIL lasciato dal suo

74 Cfr Clarke, Speranza e Gloria, cit., p. 423 e Magazzino, La politica economica di Margareth Thatcher,

cit., pp. 38-39

49 predecessore Roy Jenkins ad un deficit di oltre il 6%, misura che in quattro anni portò una contrazione delle entrate fiscali almeno del 7% come quota del PNL. Questa manovra di deficit spending determinò il così detto “Barber boom” che portò il tasso di crescita annua al 7,4% annua nel 1973. Ma questa fase economica fu causata anche da politiche monetarie espansive che portarono i tassi di interesse reali negativi. Nel contesto economico inglese dominato dalla stagflazione, era evidente che l’esecutivo stesse implicitamente scegliendo di lottare contro la disoccupazione al costo di un’ulteriore aumento dell’inflazione. E’ giusto sottolineare però che questa scelta rappresentava il rovesciamento della piattaforma elettorale con la quale i tory si erano presentati alle elezioni politiche vincendole.76

Durante il governo Heath ci fu il periodo più sanguinoso nella lotta per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord che vide il suo culmine nella strage che avvenne il 30 gennaio 1972 a Derry, divenuta tristemente famosa come “Bloody Sunday”. In questa città si stava svolgendo una manifestazione pacifica per i diritti civili quando i manifestanti furono caricati dal 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico a colpi di arma da fuoco. Tredici persone rimasero uccise sul terreno, di cui sei minorenni, una quattordicesima morì invece quattro mesi dopo in ospedale a cause delle ferite riportate. Fu aperta una prima inchiesta, il Widgery Tribunal, che però assolse i militari e le autorità britanniche dando la colpa ai manifestanti. Questa sentenza, combinata con la strage di Derry, portò linfa vitale all’IRA, che vide ingrossarsi in maniera importante le proprie file. Nel 1998 il caso venne nuovamente esaminato da una nuova commissione, Saville

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Inquiry, che concluse i suoi lavori nel 2010. Le conclusioni furono lette dal premier

dell’epoca David Cameron difronte alla House of Commons:

The Secretary of State for Northern Ireland is publishing the report of the Saville inquiry - the tribunal set up by the previous government to investigate the tragic events of 30 January 1972, a day more commonly known as Bloody Sunday. We have acted in good faith by publishing the tribunal's findings as soon as possible after the general election. Mr Speaker, I am deeply patriotic. I never want to believe anything bad about our country. I never want to call into question the behaviour of our soldiers and our army, who I believe to be the finest in the world. And I have seen for myself the very difficult and dangerous circumstances in which we ask our soldiers to serve. But the conclusions of this report are absolutely clear. There is no doubt, there is nothing equivocal, there are no ambiguities. What happened on Bloody Sunday was both unjustified and unjustifiable. It was wrong.77

La più importante conquista che riuscì a portare a casa Heath fu quella di far entrare la Gran Bretagna nella Comunità economica europea (CEE). Questo avvenne il 1 gennaio 1973. Heath approfittò abilmente del fatto che in Francia nel 1969 c’era stata l’uscita di scena di De Gaulle, il principale ostacolo per l’ingresso del Regno Unito nella CEE: infatti il nuovo presidente francese Pompidou si dimostrò più pragmatico così, dopo un incontro del 1971, Heath riuscì a portarlo dalla sua parte e ricevere finalmente l’appoggio francese.

Cionnonostante Heath si sentiva sempre più minacciato e accerchiato dai sindacati, così pensò di sfidarli tramite elezioni anticipate. La sua idea e quella di molti all’interno del suo partito era quella di ottenere una forte legittimazione popolare per affrontare

51 nuovamente e definitivamente il Tuc.78 Ci vollero ben due elezioni nel 1974, una a febbraio e una a ottobre, perché si potesse formare un governo. A presiederlo fu Harold Wilson. Infatti i laburisti riuscirono a ottenere sì una maggioranza, ma solo relativa e poterono governare solo grazie all’appoggio dei partiti minori. Queste elezioni ebbero conseguenze anche sul partito conservatore stesso che vide un cambio al vertice tra Heath e la Thatcher. Wilson decise di non andare contro i sindacati in quanto alleati naturali del partito labour. Nel biennio di Wilson infatti gli scioperi calarono in maniera drastica a fronte di aumenti salariali del 19% nel 1974 e del 23 % nel 1975. Nominò segretario di Stato per l’Occupazione Michael Foot, leader dei laboristi moderati, e Benn, leader dell’estrema sinistra antieuropeista, venne nominato ministro del Commercio e dell’Industria. Il 5 giugno 1975 si tenne in Gran Bretagna un referendum per decidere se rimanere all’interno del Mercato unico europeo. Il no era fortemente sostenuto da Benn che si dovette dimettere dopo l’esito del voto che vide prevalere in maniera netta il sì con il 67,23% dei voti. Con la sconfitta dell’ala più estrema del partito labour ebbero di conseguenza il sopravvento i moderati che riuscirono a trovare un accordo con il Tuc per un aumento moderato dei salari con un’aliquota fissa. Questa decisione fu presa per cercare di arginare la crisi inflazionistica che stava sempre di più colpendo il Regno Unito. Nell’aprile del 1976 Wilson decise di dimettersi dalla carica di primo ministro per ritirarsi a vita privata. La decisione fu presa poiché pensava di essere all’apice della sua carriera e voleva ritirarsi quindi in modo brillante.79 Come suo successore il partito labourista scelse James Callaghan che assunse la carica di Premier il 5 aprile 1976.

78 Cfr Clarke, Speranza e Gloria, cit., p. 431 79 Cfr Ibid., p. 447

52 Nel settembre del 1976 Callaghan durante il congresso del partito Labour disse che non si poteva più pensare, se mai fosse stato possibile, di uscire dalla recessione aumentando sempre la spesa pubblica. Infatti agli aumenti salariali corrispondevano poi aumenti dei prezzi, senza dimenticare l’alta disoccupazione che affliggeva la Nazione. Altro fattore di forte instabilità economica che il governo laburista dovette affrontare era quella della recessione, causata dagli shock petroliferi che tenevano bassa l’estrazione dei barili di petrolio, di cui la Gran Bretagna, grazie alla piena produzione dei propri pozzi nel Mare del Nord, poteva attutirne gli effetti.80 La situazione per il governo di Callaghan era

sempre più dura:

La più grave di queste crisi fu la svalutazione della sterlina del settembre 1976. La cosa più demoralizzante era la permanenza di tanti allarmanti indicatori: oltre 1.250.000 disoccupati, un deficit di bilancia che sfiorava il miliardo di sterline, l’inflazione annua al 16 per cento, la sterlina scesa a 1,57 dollari, il tasso di sconto salito al 15 per cento, e la spesa del governo apparentemente fuori controllo, col risultato di un deficit di bilancio record.81

A causa delle disastrose elezioni suppletive dell’aprile del 1977 il partito labourista perse la sua maggioranza parlamentare e riuscì a sopravvivere grazie ad un accordo col partito liberale. Questo nuovo governo resistette fino all’autunno del 1978 grazie al Lib-Lab pact. Nel corso degli anni ‘70 all’interno del mondo delle Trade Unions stavano prendendo sempre maggiore peso e importanza due sindacati: il National Association of Local

Government Officers (NALGO) e il National Union of Public Employees (NUPE). I

80 Cfr Clarke, Speranza e Gloria, cit., pp. 448-449 81 Ibid., p. 449

53 sindacati dei così detti “colletti bianchi “potevano contare insieme su più di un milione e quattrocentomila iscritti, un numero elevatissimo se si pensa che il potente sindacato dei minatori contava circa trecentomila iscritti. I dipendenti pubblici erano quindi toccati da ogni taglio che il governo faceva alla spesa pubblica. In una congiuntura economica così difficile questo avveniva spesso. La decisione del governo di mettere un tetto massimo di aumento salariale al 5 % portò a quello che divenne famoso come l’inverno dello “scontento” (Winter of Discontent). L’inverno in questione (1978/79) fu uno dei più freddi nella storia dell’Inghilterra del 900 e vide scioperi imponenti e ben pubblicizzati soprattutto nel settore pubblico, in particolare nella nettezza urbana e nella sanità.

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82https://www.google.it/search?q=Winter+of+Discontent&safe=off&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved

54 Il “Lib-Lab pact” resse fino al settembre del 1978, ma Callaghan riuscì a governare fino al 29 marzo del 1979 quando andò sotto in parlamento di un solo voto per il mancato appoggio del Snp (Scottish National Party). Questo decise di togliere il sostegno al governo dopo aver perso il referendum sullo Scottish e Wales devolution. Infatti il 1° marzo 1979 si tennero in Scozia e in Galles due referendum per una possibile devolution per i due Paesi ma in entrambi i casi non passò anche se per motivi diversi. Per il referendum scozzese per i sostenitori del Si c’era un quorum del 40% del totale aventi diritto di voto. Il si prese il 51,6% dei voti contro il 48,4% del no. Votarono il 64% degli aventi diritti e questo vuole dire che la quota che votò effettivamente per il Si rappresentava solo il 32,9% dell'elettorato registrato. Molto più lineare fu il voto in Galles dove voto il 59,01% aventi diritti al voto. Il Si prese un misero 20,26%.

In previsione delle nuove elezioni generali il partito conservatore puntò perciò la propria campagna elettorale sull’immobilità del partito labour e sul loro “non lavorare”, sulla loro incapacità di trattare con i sindacati. Il motto di un famoso striscione elettorale era “Labour isn’t working”. Col 1979 iniziò un periodo storico che vide il partito Labour all’opposizione per quasi vent’anni ovvero fino alla vittoria del leader labourista Tony Blair alle elezioni del 1 maggio 1997, con una piattaforma elettorale completamente diversa da quella dei vecchi leader del Labour.

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