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Gli anni della Thatcher (1979-1990):

Nel documento Football Hooliganism: un profilo storico (pagine 56-81)

«La società non esiste» Margareth Thatcher84

Il 3 maggio 1979 il partito conservatore vinse le elezioni generali con alla guida il proprio leader, Margareth Thatcher, che divenne così la prima donna inglese ad essere nominata premier e la prima in Europa ad arrivare ad una carica così elevata. La “Lady di ferro”, come era stata soprannominata da un giornale sovietico, portò il suo partito alla vittoria con un programma chiaro: ritorno ad un liberalismo spinto, denominato poi neoliberalismo.

«[…] la politica che ci prefissiamo di sviluppare è in armonia con il carattere degli inglesi. Ci proponiamo di affrontare temi trascurati come il potere del sindacato, l’eccessivo controllo del governo, le tasse troppo alte e una scarsa distribuzione del capitale».85

83 https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=38197302

84 Raffaele Romanelli, Novecento, Lezioni di storia contemporanea, Società editrice il Mulino, Bologna,

2014, p. 489

56 Il programma che aveva in mente la Thatcher era quindi molto chiaro e si adoperò immediatamente per metterlo in pratica, abbassando le tasse ai più abbienti con un taglio deciso dell’aliquota massima. L’IVA invece venne portata al 15% (con un incremento quasi del 100% essendo in precedenza all’8%), al contrario dell’aliquota fiscale di base che passò dal 33% al 30%, come le detrazioni d’imposta che furono aumentate del 9%, al di sopra del tasso d’inflazione. Furono alzate anche le aliquote sull’acquisto dei beni di lusso che passarono dal 12,5% al 15%.86 La base di tutta la politica economica del primo

governo Thatcher (1979-1983) venne stabilita attraverso il Medium Term financial

Strategy, strategia finanziaria a medio termine (Mtfs).

Nel secondo bilancio (del marzo 1980) si scelse invece di lanciare la M.T.F.S., la quale si poneva l’obiettivo di abbassare l’inflazione, riducendo la crescita del circolante, per mezzo di una decelerazione costante del 4% per quattro anni consecutivi dell’aggregato monetario M3, e contestualmente una riduzione del fabbisogno pubblico, che implicava – tra l’altro – una riduzione progressiva del rapporto deficit/P.I.L. e di quello debito pubblico/P.I.L..87

Come si è visto, questa strategia tentava di arginare il problema dilagante e cronico dell’inflazione tramite un approccio monetarista. Infatti la Thatcher era una convinta sostenitrice di questa teoria, ideata dall’economista Milton Friedman.

Egli [Friedman] elabora una teoria della moneta diversa da quella di Keynes, riprendendo e sviluppando le tesi della vecchia teoria quantitativa. In particolare, nel lungo periodo se non nel breve periodo, il livello di equilibrio del reddito dipende da fattori “reali” come le dotazioni di risorse, la tecnologia e le preferenze

86 Cfr Magazzino, La politica economica di Margareth Thatcher, cit., pp. 74-75 e Romanelli, Novecento,

cit., p. 488

57 dei soggetti economici; la velocità di circolazione della moneta è considerata funzione stabile dei tassi di rendimento dei vari di attività (moneta, titoli, beni, “capitale umano). Friedman sostiene quindi che le vicende monetarie, in particolare l’offerta di moneta (che è considerata esogena), possono influire sul reddito e sull’occupazione solo nel breve periodo; nel lungo periodo le variazioni dell’offerta di moneta influiscono solo sul livello generale dei prezzi. In altri termini, la “curva di Phillips” risulta inclinata negativamente solo nel breve periodo, ma diventa verticale nel lungo periodo. […]Inoltre Friedman condanna gli interventi di politica monetaria e fiscale diretti a sostenere la domanda globale e quindi il reddito e l’occupazione: non solo perché l’efficacia di questi interventi è limitata al breve periodo, ma anche perché gli stessi effetti di breve periodo sono incerti e possono anzi risultare negativi.88

Secondo la Lady di ferro in questo momento la lotta all’inflazione era più importante rispetto alla disoccupazione.

88 Alessandro Roncaglia, La ricchezza delle idee, storia del pensiero economico, Editori Laterza, Bari,

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Questa tabella, inserita nel Financial Statement and Budget Report del 1980-81, ci fa ben capire quanto prima detto riguardo le teorie economiche-monetariste che la Thatcher aveva in mente e come secondo lei avrebbero dovuto risollevare l’economia della Gran Bretagna. La realtà però fu diversa rispetto alle aspettative della premier, infatti secondo un importante storico inglese

A metà degli anni ’80 il monetarismo venne discretamente abbandonato: la realtà aveva trionfato anche sulla signora Thatcher, che a partire da quel momento cercò il successo elettorale ricorrendo al venerando

59 strumento del boom dei consumi.90

Come precedentemente detto, uno degli obiettivi che si era proposta la Thatcher era quello di rivedere il potere del sindacato, che considerava tra le cause della cattiva condizione economica inglese. La premier però, almeno nel suo primo mandato, non andò allo scontrò frontale, ma cercò piano piano di erodere il loro potere, grazie a due provvedimenti: l’Employement Act del 1980 e il Tebbit Act del 1982. Il primo metteva fuori legge i picchetti secondari (ovvero non sul luogo di lavoro) e prevedeva che per l’introduzione del closed shop91, ci dovesse essere una larga maggioranza tra i lavoratori.

il Tebbit Act, invece aumentava il risarcimento per i licenziati a causa del closed shop e rendeva i sindacati responsabili delle loro azioni, limitandone quindi le immunità di cui fino ad allora avevano goduto. Nel 1981 si sarebbe potuto verificare il primo scontro tra la Thatcher e la NUM ma questo fu scongiurato. Infatti in quell’anno una crisi colpì il settore carbonifero e una delle proposte sul tavolo del governo era quella di chiudere alcune fabbriche inattive provocando così lo sciopero dei lavoratori. La Thatcher con il suo segretario David Howell ritennero non ancora maturo il momento per uno scontro frontale accantonando momentaneamente l’idea. La condizione economica tuttavia non migliorava e anzi nel biennio 1981-82 la disoccupazione continuò ad aumentare e questo portò i ceti sociali più colpiti a manifestazioni di protesta che spesso di trasformarono in

90 Mark Mazower, Le ombre dell’Europa, Democrazie e totalitarismi del XX secolo, Garzanti Libri S.p.a.,

Milano, 2006, p. 325

91 Definizione di closed shop: Espressione tipica dell’ordinamento nordamericano (letteralmente

«negozio chiuso»), che fa riferimento a clausole poste in contratti collettivi settoriali o aziendali, tendenti a subordinare l’occupazione di un lavoratore alla sua affiliazione sindacale, oppure a obbligare il datore di lavoro a estrometterlo dal suo posto in caso di non iscrizione o di mancato pagamento delle quote associative a favore del sindacato stipulante. Uno degli obiettivi del c. s. è quello di scoraggiare l’astensionismo o il parassitismo sindacale. In http://www.treccani.it/enciclopedia/closed-

60 veri e propri tumulti e scontri di piazza che colpirono le città di Londra, in particolare nel quartiere di Brixton, Manchester, Liverpool.92

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Nel suo primo mandato la Thatcher si trovò ad affrontare molte situazioni spinose per quanto riguardava l’ordine pubblico interno e in politica estera. La prima questione che risolse fu quella che oramai il governo inglese si portava dietro da almeno 10 anni, ovvero la Rhodesia del Sud. Nel 1979 la Thatcher levò l’appoggio a Ian Smith a favore del leader della comunità nera Robert Mugabe, che divenne presidente nel 1980 dello Zimbabwe, nome che si dette l’ex Rhodesia del Sud.94 Il 30 aprile 1980 un commando terrorista

composta da sei membri arabi assaltò l'ambasciata iraniana a Londra. Una volta occupata l’ambasciata e preso in ostaggio 26 persone, chiesero il rilascio di 91 arabi detenuti in

92 Cfr Romanelli, Novecento, cit., p. 488

93 Kim Aldis, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15534195

94 Gianpaolo Calchi Novati, Pierluigi Valsecchi, Africa: la storia ritrovata, Dalle prime forme politiche alle

61 Iran, entro le 12 del giorno successivo: se le loro condizioni non fossero state accettate avrebbero ucciso tutti e 26 gli ostaggi e avrebbero fatto saltare in aria l’ambasciata. La Thatcher prese direttamente nelle sue mani la gestione della crisi che si risolse il 5 maggio con un blitz delle forze speciali che uccisero cinque dei sei componenti del commando e arrestarono il sesto. Tutta la vicenda ebbe una copertura televisiva mondiale alimentando il mito della Lady di ferro. La Thatcher, come i suoi predecessori, dovette affrontare la questione dell’Ulster e dei membri dell‘IRA. Il 1° marzo 1981 il leader dell’IRA, Bobby Sands, mentre era incarcerato cominciò uno sciopero della fame affinché fosse riconosciuto a lui e ai membri della sua organizzazione arrestati lo status di prigionieri politici e non quello di comuni ladri. La Thatcher, come nel caso dei terroristi arabi dell’ambasciata iraniano dell’anno prima, non trattò e Sands morì il 5 maggio. Tutti i membri incarcerati dell’IRA aderirono allo sciopero ma ancora una volta la premier non si piegò e l’organizzazione fu costretta a sospendere lo sciopero della fame nell’ottobre dello stesso anno, non prima però che ad altri sei membri toccasse la stessa sorte di Sands

[…] Bobby Sands, subì incriminazioni, arresti, detenzioni e sevizie. Sarebbe morto in carcere per uno sciopero della fame tre settimane dopo essere stato eletto deputato del Parlamento del Regno Unito, al quale non poté accedere perché una legge apposita vietò ai detenuti la partecipazioni alle elezioni.95

In questo clima non facile, la posizione politica della Thatcher era messa a dura prova anche dal fatto che la sua politica economica non dava i frutti sperati e che anzi la disoccupazione e l’inflazione stavano aumentando e, ciò che era peggio per il governo conservatore, che le elezioni erano alle porte. A risolvere questa situazione critica, ci

62 pensò un piccolo avamposto nell’oceano Atlantico, residuo del vecchio impero coloniale inglese, che risulterà essere la salvezza politica della Thatcher. Questo avamposto sono le isole Falkland, o Malvinas secondo la dicitura argentina. Questo piccolo gruppo di isole, abitate da allevatori di pecore inglese, era da anni frutto di un contenzioso tra la Gran Bretagna e l’Argentina: nel 1980 infatti il ministero degli esteri inglese propose di cedere la sovranità delle isole allo stato sudamericano chiedendo in cambio però di poter continuare l’amministrazione dell’isola per un tempo concordato. La Camera dei Comuni nel dicembre del medesimo anno bocciò questa opzione e così tra i tagli al bilancio che effettuò il governo ci fu anche questo sperduto gruppo di isole atlantiche, poiché la nave militare inglese che proteggeva le Falkland venne fatta rientrare per alleggerire il bilancio, nonostante l’opinione contraria del ministro degli esteri.96 Il 2 aprile 1982 l’Argentina

con un’incursione improvvisa occupa l’arcipelago della Falkland. La giunta militare che era al governo della nazione sudamericana era in difficoltà a causa di una fortissima crisi economica che stava portando sul lastrico il paese, così cercò una maniera di recuperare consensi occupando questo territorio conteso da anni e proprio in quei giorni cadeva il 150esimo anniversario di possedimento inglese delle Falkland, con la Gran Bretagna. Anche questa volta la Thatcher prese in mano la situazione, non perse tempo e in tre giorni un corpo di spedizioni era pronto: 44 navi militari e 45 navi civili, requisite per l’attacco, supportati da 38 aerei da combattimento erano pronti.

“The Government have now decided that a large task force will sail as soon as all preparations are complete. HMS Invincible will be in the lead and will leave port on Monday.” Then she concluded with some pompous but equally potent generalities: “The people of the Falkland Islands, like the people of the

63 United Kingdom, are an island race. Their way of life in British.”97

La distanza era notevole, circa 8000 miglia, ma da tutta la Gran Bretagna si chiedeva una risposta forte, anche da parte del partito laburista.98 La Thatcher riuscì ad ottenere

l’appoggio della comunità internazionale e degli Stati Uniti d’America. Decisivo per le sorti della guerra fu l’affondamento dell’incrociatore argentino Belgrano, che causò la morte di ben 368 soldati. La notizia fu accolta con furore in patria tanto da far esclamare al Sun: ”Gotcha”.99 A maggio i soldati inglesi sbarcarono nell’arcipelago e il 14 giugno

la guerra si concluse con la vittoria britannica. Nel complesso la guerra durò 74 giorni provocando 907 morti, 649 argentini, 255 britannici e 3 civili

«Abbiamo smesso di essere una nazione in declino. Abbiamo invece trovato nuova fiducia, nata dalle battaglie economiche in patria e messa alla prova e verificata nella sua validità a 8.000 miglia di distanza.»100

97 Andy Beckett, Promised you a miracle, Why 1980-82 Made Modern Britain, Penguin Books, 2016,

p.267

98 Cfr Romanelli, Novecento, cit., p. 488 99 Cfr Clarke, Speranze e Gloria, cit., p. 479 100 Ivi

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Un forte vento nazionalista spirò sulla Gran Bretagna durante questa guerra e la Thatcher lo seppe brillantemente sfruttare, tanto che il suo indice di gradimento durante il conflitto arrivò a toccare l’84%102, grazie alla sua condotta dura e senza esitazioni. Inoltre nel 1983

la situazione economica migliorò: la disoccupazione scese sotto la soglia dei 3 milioni e soprattutto l’indice dei prezzi al consumo scese sotto il 5%. Il 9 giugno 1983 alle elezioni politiche generali il partito conservatore prese il 42,4 % dei voti aggiudicandosi 397 seggi. Il numero così alto dei seggi fu possibile a causa della spaccatura in seno al partito laburista che si presentò alle votazioni con due liste, quella classica del labour che prese

101 Department of History, United States Military Academy - www.westpoint.edu, Pubblico dominio,

https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8539213

65 il 27,6 % dei voti e quella del nuovo soggetto politico che si era venuto a creare nel 1981, ovvero il Partito social democratico che raggiunse l’11,5 % dei voti.

Il secondo mandato di Margareth Thatcher viene ricordato principalmente per la sua lotta con ai sindacati e per la svolta in politica economica data al paese. Se come si è visto prima nel 1981 la premier inglese preferì non andare allo scontro diretto con il potente sindacato dei minatori, questa tattica prudente non si ripeté nel 1984. Alla decisione da parte del governo conservatore di chiudere le miniere di carbone passive, il presidente del NUM, Arthur Scargill, dichiarò lo sciopero dei minatori in tutto il paese, senza però dichiarare mai lo sciopero nazionale, contando sulle adesioni spontanee di tutte le circoscrizioni.103

«La strategia della Thatcher di accantonare ampie riserve di carbone prima di dare l’annuncio della chiusura delle miniere evitò al Paese i problemi energetici su cui il sindacato aveva basato il suo potere in passato. Alla fine, dopo un anno, gli scioperanti capitolarono e tornarono a lavoro.»104

La decisone della Thatcher di chiudere la maggioranza delle miniere è dovuto a motivi economici. Infatti conveniva maggiormente importare carbone da altri stati che estrarlo in loco, oltretutto era anche meno inquinante rispetto a quello inglese. Il carbone era sempre meno richiesto perché erano state sviluppate fonti energetiche alternative, sia fossili come metano e petrolio, sia di altra natura, come l’energia idroelettrica, elettrica, turbine a gas e nucleare. Queste sostituzioni erano già in atto da parecchi decenni, come si può evincere dalla tabella sotto riportata che mostra il numero di minatori in Gran Bretagna tra il 1913 e il 1991.

103 Cfr Clarke, Speranza e Gloria, cit., p. 482

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Lo sciopero fu lungo e violento; durò quasi un anno nel quale sia la Thatcher che Scargill, non cercarono mai un accordo poiché entrambi puntavano alla vittoria totale. Per i minatori fu una prova molto dura, persero moltissimi giorni di lavoro e quindi sia loro che le loro famiglie dovettero affrontare situazioni complicate, superate solo grazie alla forza di volontà e alla dedizione verso la causa. Causa però che non venne sostenuta da tutti i minatori. Precedentemente si è visto che il segretario Scargill non dichiarò lo sciopero nazionale, contando sulla solidarietà di tutte le sedi locali, invece i minatori dello Nottinghamshire non aderirono allo sciopero poiché le loro miniere non erano a rischio chiusura.106 Questo sciopero divenne famoso oltre che per la sua durata anche per la

violenza degli scontri107 che si ebbero tra le forze della polizia e i manifestanti, scontri

che venivano riportati sia dai giornali che dalle televisioni.

105 Magazzino, La politica economica di Margareth Thatcher, cit., p. 102 106 Cfr Clarke, Speranza e Gloria, cit., p. 482

107 Lo scontro più famoso si ebbe a Orgreave dopo si affrontarono a migliaia tra minatori e poliziotti, con

un bilancio finale di quasi 100 arresti e oltre 100 feriti. Lo scontro divenne famoso con il nome di battaglia di Orgreave, tanto fu grosso e violento.

67 108 109 108 https://www.theguardian.com/politics/2017/may/18/scandal-of-orgreave-miners-strike- hillsborough-theresa-may 109 http://www.dailymail.co.uk/news/article-2571744/The-miners-strike-30-years-Amazing- photographs-industrial-dispute-tore-Britain-apart.html

68 Queste immagini forti colpirono profondamente l’opinione pubblica, che si schierò dalla parte dei minatori, ma la Thatcher non si piegò, andò avanti per la sua strada e alla fine la ebbe vinta lei.

Dopo oltre 51 settimane di lotta, durante le quali tra i lavoratori si registrarono due morti, 710 licenziamenti e 10.000 procedimenti giudiziari, un congresso straordinario del NUM votò a stretta maggioranza (98 a 91) la ripresa del lavoro.110

Mentre il sindacato dei minatori ne uscì distrutto perdendo metà dei suoi iscritti, la Thatcher stava per mettere a segno un’altra grande vittoria contro un altro dei più potenti sindacati inglesi, quella dei tipografi. Il casus belli fu la decisone del Tycoon Rupert Murdoch, proprietario del gruppo Times Newspapers, di non stampare più a Fleet street, creando un’enorme centro tipografico a Wapping. Questa nuova struttura era all’avanguardia per quanto riguardava le tecniche di stampa. Lo sciopero, iniziato il 24 gennaio gennaio 1986, durò 54 settimane, ben 3 in più dei quello dei minatori, ma anche in questo caso i sindacati ne uscirono sconfitti e il 5 febbraio 1987 dichiararono la fine della protesta.

Parte integrante della politica economica del secondo mandato della Thatcher furono le privatizzazioni delle grandi imprese statali,

Nel giro di sei anni (1981-1987) furono privatizzate la “British Telecom” (già nel 1984), la “British Gas (1986), la “British Petroleum”, la “Britoil” (1983), la “British Airways” (1987), la “British Aerospace”, la “British Airport Authority”, la “National Freight Consortium”, la “British Ports”, la “Jaguar”, la “Rover”, la “Rolls-Royce”, la “British Leyland”, la “National Bus Company”, la “British Sugar

69 Corporation”, la British Steel” (1988), la “British Rail Hotels”, la “Cable & Wireless”, “Amersham International”, “Ferranti”, “Sealink Ferries”, alcune ferrovie e la produzione e distribuzione dell’acqua.

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Il governo grazie a queste privatizzazioni dimezzò il numero delle aziende pubbliche da esso controllato, con un calo di dipendenti da circa 8 milioni a 3 milioni e una conseguente diminuzione del loro costo relativamente al P.I.L. (dal 10% al 5%).112 Una delle

privatizzazioni più complesse per la Thatcher, con conseguenze pesanti all’interno del suo governo, fu quella relativa alla Westland. La Westland era una fabbrica di elicotteri inglese, che pur in difficoltà economica, cooperava già con molte fabbriche europee e per questo il ministro della difesa Heseltine, spingeva affinché la compagnia fosse venduta a una cordata europea. Di parere differente era invece la Thatcher, che appoggiava l’dea del segretario di stato per l’industria Leon Brittan, di favorire una cordata italo-americana. Il ministro della difesa provò più volte ad avere un incontro con la Thatcher senza mai riuscirci. Alla fine prevalse la linea della Thatcher. La rilevanza del caso Westland deriva dal fatto che subito dopo Heseltine fu costretto alle dimissioni a causa di alcuni scoop arrivati ai tabloid inglesi. La Thatcher fu sospettata di essere la mandante di tale scandalo.

In un tentativo di neutralizzarlo, un funzionario del ministero di Brittan venne indotto a lasciar filtrare materiale scottante alla stampa, apparentemente con la connivenza di Downing Street. […] la pista conduceva al Primo ministro e la sua apparente duplicità rese improvvisamente la sua posizione assai debole. Fu molto aiutata dalle dimissioni di Brittan: dolorose ma, soprattutto, discrete […].113

111 Magazzino, La politica economica di Margareth Thatcher, cit., pp. 98-99 112 Cfr Clarke, Speranza e Gloria, cit., p. 487

70 La Thatcher si salvò grazie alle divisioni dei laburisti alla camera lasciando però dubbi all’interno del partito riguardo al suo modo di agire anche nei confronti degli stessi alleati.

Nel documento Football Hooliganism: un profilo storico (pagine 56-81)

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